Uochi Toki
La chiave del 20 (w/ Eterea Postbong Band) 2007 - Noise, Hip-Hop

La chiave del 20 (w/ Eterea Postbong Band)

Hanno creato il disco che vi illuminerà l’arco vitale. Quello che quando l’altro giorno eravate su Emule o con gli occhi poggiati sugli scaffali della Fnac non avete trovato. Il quarto album (tolta la primissima autoproduzione) di ‘sti Uochi Toki è fighissimo. E’il più alto esempio di avanguardismo dialogico che tende alla nuova frontiera della poesia non-cantata e del rap non-qualunquista. E’ un disco epocale a cui non diamo il PrimaScelta semplicemente perché non abbiamo studiato abbastanza. Mancava giusto lo 0,00001% di sapere biopsichico ed era quasi fatta. Se per un attimo il suono vi sembrerà quello del primo Dizzie Rascal avrete capito tutto. Subito. Al volo. Canzoni non-negre stratosfericamente immaginativo-sociali che superano la superficiale banalità. E’ avant-rap stonato, che va a tempissimo con gli experimental-beat e crea sacrosante riflessioni. E’ un po’ come se il più idrofobo dei Beppe Grillo facesse il cantastorie negli Offlaga Disco Pax. Ma anche di più. E’ come sentire Caparezza che reagisce arrabbiato agli scleri della madre. Questa è musica. E le basi le ballerebbero nei club tanto quanto nelle balere adriatiche. Sono ba-lla-bi-lissime. E soprattutto pia-ce-vo-lissime. Perfette quasi. I suoni sono l’amalgama esatto di cartoons-effects e rullanti electro da video game. Ma soprattutto, come dicono loro, non appartengono ad un ambito e non ascoltano “Ok Computer”. Se Eterea Postbong Band fa il richiamo all’Incredible Bongo Band allora sono dei geni assoluti. Fanno danni sociali nei pezzi e skit teatral-posseduti-dal-diavolo che spezzano il mood spigoloso. E ce li abbiamo qui, in Italia. "La Chiave del 20" è un disco mastodontico. Il seguito di “Laze Biose”, il primo per Wallace Rec., è il doppio più intelligente. Suona neoplatonico. Così pragmaticamente psichedelico che devi avercelo pefforza per incrementare la tua quotidiana irritabilità intramuscolare, pompare i nervi e fracassarlo in centomila piccoli pezzettini nel minor tempo possibile. Perché il quarto album (tolta la primissima autoproduzione) di ‘stì Uochi Toki è ingegnoso per i nerdacchiosi come loro. E’ un tritatutto simpatico-demenziale che suona estremamente/musicalmente/concettualmente non-sense. Cioè è un disco sibillino nel senso di trash-cagata-inutile. Per cui vaffanculo, non è vero niente!

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