Esterina
Diferoedibotte2008 - Rock

Diferoedibotte

Mia nonna si chiamava Esterina, veniva da un piccolo paesino fra i monti della mia terra e ogni mattina alle prime luci dell’alba si infilava un paio di stivali marroni logori, lacerati dal tempo e dalla fatica quotidiana e andava a lavorare i due ettari di terra che i suoi genitori, entrambi contadini, le avevano lasciato.

Se avesse avuto le parole giuste per raccontare la sua storia lo avrebbe fatto con un pezzo come “Razza di conquista”, avrebbe urlato “dell’ossigeno e della strada che non basta, della tramontana che secca, di una cucina stretta e del fango che può stendere”. Chi fa musica oggi per lei è un quintetto di Massarosa in Toscana, che racconta storie che vengono dritte dal sapore della terra, proprio con il suo nome: Esterina. Il loro “Diferoedibotte” è un album che ha il sapore della pasta fatta in casa, della schiettezza della provincia, delle parole che possono diventare tossiche se confezionano ipocrisie ma soprattutto è un disco che sa parlare di capacità d’indignazione (“Senza resa”), di chi non è stanco di cercare la pienezza nella vita (“Baciapile”). La scrittura importante è sorretta da una struttura musicale solida che riesce a combinare con naturalezza, la capacità di rottura e la grazia della canzone d’autore italiana, l’immediatezza e la malinconie delle ballate popolari, intagli e accelerate elettriche che si impastano a battiti sintetici . La varietà di strumenti che attraversa questo “Dieferoedibotte”: dalle spruzzate di synth, agli accenni folk della fisarmonica, passando per il vibrafano, il theremin, suggeriscono un gradevole eclettismo compositivo e buona contaminazione musicale.

E’ un disco diretto, fatto di canzoni che hanno un bel respiro. Un album che passa dai territori del pop ma ha un cuore grezzo, distorto, impetuoso. Un tuffo in quel passato musicale in cui le copertine avevano un profumo di menta e limo e il colore dei fiori di campo.

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