The Child Of A Creek
Unicorns still make me feel fine 2008 - Folk

Unicorns still make me feel fine

Strano animale questo Child Of A Creek da Livorno, figlio diafano di quel fugace e sontuoso incontro che dall'orizzonte solo Padre-Mare e Madre-Sole ci sanno regalare. Lo potete anche incontrare in qualche remoto villaggio tra le montagne, vi accorgerete di lui perché nell'oscurità del crepuscolo la sedia in vimini su cui è seduto scricchiolerà sotto il peso di una chitarra acustica del '76. Potreste anche scorgerlo con le gambe a penzoloni tra le primaverili frasche di un platano in campagna, o seguire le sue tracce lievi in una soffice mattinata nevosa di Brumaio.

"Unicorns Still Make Me Feel Fine", ovvero quando il titolo ci dice già tutto, ovvero quando l'animo insegue quegli alati manti bianchi che il chiarore della luna fa sembrare così reali. La forza di questo cantautore folk sta infatti tutta in questo approccio misticamente naif, che riesce a miscelare intimi e soffusi tocchi psichedelici ad un immaginario fiabesco che sposa la beatitudine un po' New Age della contemplazione del Creato (e poco importa di quale Mondo si stia parlando).

E se è vero che alcuni tra voi potrebbero squalificare questo strano animale per eccesso di vibrato alla Devendra Banhart, la mezz'ora abbondante di questo disco ci conferma che dopo il buon esordio di "Once Upon A Time Through The Trees" (2005), The Child Of A Creek continua fortunatamente a non crescere, alla deriva nel suo rinfrancante limbo di visioni e struggenti lontananze. Grazie al Cielo (inteso come elemento in cui immergersi, perdersi e poi ritrovarsi) se ne sono accorti anche lassù, perché l'album esce per l'etichetta d'Albione Dust Wind Tales. In futuro ne risentiremo ancora parlare.

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