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Germogli d’irregolarità meccanica 2000 - Cantautoriale, Pop, Acustico

Germogli d’irregolarità meccanica

E va bene: i Bluvertigo han fatto scuola, ma già bastavano Morgan & co. a dirci che è possibile un revival delle sonorità anni ’80. Tutti gli altri, esclusi i La Sintesi, potrebbero tranquillamente evitare di sforzarsi a copiare pedissequamente il gruppo lombardo. Fra questi, mettiamo gli Invitro, anch’essi brianzoli, o giù di lì, impegnati a rubare tempo e spazio sia a loro stessi che ad altre formazioni.

Potrei sembrare cattivo rileggendomi, ma il mio scopo non è questo, bensì cercare di c-a-p-i-r-e cosa spinga quattro ragazzi a incidere un demo del genere e mandarlo in giro per dire: “Questa è la nostra arte”. Certo, siamo in un paese democratico e ognuno è libero di fare ciò che vuole, ma un minimo di autocoscienza è indispensabile; basta ascoltare l’iniziale “Loop 23”, con un intro saccheggiato pari-pari da “Zero” (solo con qualche bpm in più), brano di cui vi lasciamo il piacere di scoprire a chi appartenga. Il resto, poi, è una vera discesa verso gli inferi: synth, loop, batterie elettroniche e tutto ciò che “fa elettronica” mischiati in un calderone che non vi dico, tanto che il processo di mixaggio sembra esser fatto ad occhi chiusi.

Del resto dei brani non saprei cosa salvare; forse “Photosintesi” (mi raccomando il ‘ph’!!!!), ma no… è solo un abbaglio. E allora ripieghiamo su “Germogli irregolari”, guarda caso l’unica traccia con atmosfere minimali e un sapiente uso dell’elettronica - quasi a lambire alcune cose tipiche del post-rock. Ma, ahinoi, dura poco più di 3 minuti e mezzo, un nulla rispetto al naufragio di questo “Germogli d’irregolarità meccanica”.

Dispiace, sarà per la prossima (forse…).

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