Le 20 canzoni più belle del decennio

Da Marracash a Calcutta, da Maria Antonietta a Vasco Brondi: ecco tutte le nostre scelte

10 anni in 20 canzoni, in mezzo al bombardamento di musica cui siamo sottoposti ogni giorno. Buona fortuna a noi. I generi che hanno dominato il decennio sono due: da una parte l'esplosione della musica cosiddetta indie, passata in un amen da riserva indiana a nuovo pop, dall'altro il rap e tutto ciò che attorno vi gravita.

In mezzo tutto il resto, dal cantautorato quasi incazzato all'elettronica, dal rock quasi incazzato fino alle sperimentazioni. Qua i singoli che più ci hanno colpito di questi due lustri di rivoluzione liquida per la musica di casa nostra.

20) Thegiornalisti Promiscuità (2014)

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Quando i Thegiornalisti erano ancora gli alfieri dell’indie e Tommaso Paradiso non era ancora Tommaso Paradiso. Un inno al sesso orgiastico e all’amore libero, in un tripudio di sintetizzatori di puro eros.

19) Club DogoMinchia Boh! (2012)

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I Dogo degli anni ’10, dopo i fasti del decennio precedente, accettano anche di prendersi in giro: arroganti e sfacciati, ignoranti si direbbe oggi dopo i nuovi significati acquisiti dalla parola. Qua al loro apogeo di zarraggine.

18) Carl Brave & Franco126 Pellaria (2017)

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L’istantanea della Polaroid di Carl Brave e Franco126 è un viaggio nostalgico in un mondo spensierato tra il pop, il rap e la trap. Le sigarette spente a metà, gli amori giovanili e le serate nei fumi dell’alcol, il tutto con Roma sullo sfondo. A suo modo epocale

17) Maria AntoniettaQuesta è la mia festa (2012)

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Chitarra e voce, un’accoppiata tanto abusata quanto sempre capace di conquistare. Si presenta così al pubblico Maria Antonietta, con una incalzante e malinconica confessione in acustico sulla sua visione dell’amore, del mondo e della vita. Tanta bellezza. 

16) Motta La fine dei vent’anni (2016)

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L’esordio di uno dei cantautori più illuminati della nuova generazione, tanto talentuoso da fare fallire ogni tentativo di etichettarlo. Consapevole e sofferto ritratto dall’animo punk della giovinezza che sta svanendo, con tutte le difficoltà del diventare adulti in un mondo sempre più ostile. Biografico e commuovente.

15) Marracash & Guè PequenoNulla accade (2016)

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La coppia che più di chiunque altro ha segnato il rap nel nostro Paese. Guè e Marra al picco della loro carriera alzano ulteriormente l’asticella del gioco per tutti, con un album di sole hit (Santeria) e un brano dal sapore sudamericano, sudato come il loro successo. 

14) BirthhChlorine (2016)

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The XX? Daughter? No, Birthh è l’italianissima Alice Bisi, che ad appena vent’anni sforna un esordio plasmato su chitarre sognanti in delay e dal sapore internazionale. Uno dei pochissimi brani in inglese della nostra classifica, meritato più che mai.

13) Frah Quintale e Giorgio Poi Missili (2018)

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Una delle collaborazioni più riuscite dell’itpop nostrano: da una parte Frah Quintale, fresco di esordio da solista, dall’altra Giorgio Poi, in ascesa fra il brillante Fa Niente e la conferma di Smog. “M’hai fatto a pezzi la voce”, canta rassegnato Giorgio Poi, mentre la chitarrona in levare ci fa volare sopra i Caraibi.

12) Il teatro degli orrori Direzioni diverse (2010)

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Capovilla e compagni entrano a gamba tesa nel decennio appena concluso (il singolo cade nel 2010, anche se il disco arriva prima del cambio di cifra) con questo struggente sfogo di un amore che finisce per un qualcosa più grande di noi. “Sarebbe stato bello invecchiare insieme”, canta con le allucinazioni capovilliane. E sgorgano i lacrimoni.

11) Drink to meFuture days (2012)

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Appena prima che Marco Jacopo Bianchi iniziasse a infiammare i palchi con il delirio techno di Cosmo, i Drink to me erano la sua meravigliosa creatura. In un climax elettronico à la MGMT, Future days cattura l’immagine di un mondo che ci mette in ginocchio, ma a cui non ci arrendiamo.

10) Quentin 40, Achille Lauro e Gemitaiz Thoiry Remix (2018)

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L’afrobeat che incontra l’hip hop della metropoli: l’omaggio a L'odio da parte della scena rap nostrana è l’esperimento più riuscito di quella che lo stesso Achille Lauro ha chiamato samba-trap. Il delirio animalesco della giungla urbana è una trascinante danza fuori controllo (nonostante Milano e i suoi lustrini). Senza dimenticare la doverosa citazione al brano originale di Quentin40, che non ha grande pubblicità, ma è fortissimo. 

9) Le luci della centrale elettrica Quando tornerai dall’estero (2010)

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Vasco Brondi, con il suo rabbioso cantato monocorde, ha raccontato la frustrazione della sua generazione in un flusso di coscienza dove scompare la melodia, ma rimane la sofferenza. Pugni serrati nelle tasche, si continua a respirare e vivere. Nel decennio precedente forse nessuno ci ha cantato meglio di lui, ma anche in quello che si va a concludere decisamente non aveva finito gli argomenti. 

8) Mahmood Soldi (2019)

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La Cenerentola dell’ultimo Sanremo del decennio: da completo sconosciuto a campione, sbaragliando il vincitore annunciato dal pubblico nazional-popolare Ultimo. Fuoco di paglia? Tutt’altro: ventata d’aria fresca per tutta la musica di casa nostra, e non solo per l'Ariston, e successo mondiale grazie alla vittoria sfiorata all’Eurovision. Uno dei pezzi più convincenti sotto ogni punto di vista degli ultimi anni, pop di qualità suprema.

7) I cani Il posto più freddo (2015)

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Niccolò Contessa ha fatto scuola a tutto l’indie che sarebbe venuto dopo di lui. Se Aurora è il punto esclamativo della sua discografia, Il posto più freddo è ciò che lo rende memorabile. Pezzone disperato che spezza il cuore, mentre a cantare si sente il nodo stringersi in gola.

6) CalcuttaCosa mi manchi a fare (2015)

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La chiave di volta di un'autentica rivoluzione basata su parole nuove, uno stile basato sulle sottrazioni e sonorità antiche che suonano estremamente contemporanee. Tutto inizia da questo singolo, il primo estratto da Mainstream, perla di un artista che adesso incendia le arene

5) Machete King’s Supreme (2016)

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Il manifesto della Machete Empire Records, ambizioso progetto partorito da Salmo e soci. Basterebbe elencare gli ospiti del singolo per spiegare perché si trovi in questa classifica: Hell Raton, Ensi, lo stesso Salmo, En?gma, Bassi Maestro, Rocco Hunt, Gemitaiz. Mezza scena rap è in questo brano, quasi tutti ben prima di diventare gli hit maker che oggi sono. E non c’è uno che non spacchi la traccia in due, anzi, ognuno “taglia le teste tipo mujaheddin”. 

4) IosonouncaneStormi (2015)

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Un uomo disperso in mezzo al mare, in bilico fra la vita e la morte; la sua amata, sulla terraferma, terrorizzata dall’idea di non vederlo più. Gioiello più brillante di quel capolavoro che è DIE, Stormi è in bilico fra le divagazioni battistiane di Anima Latina e il cantautorato più contemporaneo, riuscendo a sperimentare senza perdere il suo spirito pop. Una lenta, ma inesorabile progressione sostenuta da un semplicissimo giro di chitarra, che culmina in un’esplosione di fiati e sintetizzatori. Mentre ci spegniamo di gioia e dolore. 

3) Brunori SasLa verità (2016)

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La canzone che ha fatto capire al grande pubblico perché Brunori Sas è un punto fermo della musica nostrana. Scompare il taglio ironico dei dischi precedenti, si punta dritto al cuore. Dario ci affonda con tutta la sua umanità, ci mette davanti alla paura di non rischiare mai e ci sprona ad affrontarla, a prenderci qualche rischio, a essere coraggiosi. Parole che possono far male come fa male la verità, ma “il dolore serve proprio come serve la felicità”. Questa frase sarebbe da incidere nel cervello, per non scordarla mai.

2) LiberatoTu t’e scurdat’ ‘e me (2017)

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Se 9 maggio ci ha fatto drizzare le orecchie, e ha fatto nascere la domanda “chi è Liberato?”, Tu t’e scurdat’ ‘e me è stata l’esplosione su scala nazionale di questo fenomeno, la deflagrazione di un hype incontrollato. Esperimento riuscitissimo e che ancora non ne vuole sapere di uscirci dalla testa: la musica neomelodica incontra la trap e gioca con l’autotune, il napoletano si fonde con l’inglese, mentre da Nord a Sud tutti si fanno cullare dall'anonimo più noto della nostra musica. Liberato, chiunque tu sia: grazie di questa brezza.

1) AppinoIl testamento (2013)

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Una commovente dedica al regista Mario Monicelli e al suo tragico suicidio si prende la vetta di questa classifica. Appino sveste i panni di leader degli Zen Circus, ma mantiene la vena punk incendiaria che fa ardere questa canzone, in un crescendo man mano che si prende consapevolezza del tragico evento. Un violino straziante sostiene tutta la canzone, mentre Appino racconta la drammatica di morte del genio in prima persona. La decisione di morire a testa alta, rivendicando tutte le scelte e gli sbagli della vita per andarsene con la dignità intatta. Un pezzo incredibilmente politico e allo stesso tempo arte ai più alti livelli.

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L'articolo Le 20 canzoni più belle del decennio di Redazione è apparso su Rockit.it il 2019-12-20 19:55:00

COMMENTI (2)

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  • OrlandoFurioso 4 anni fa Rispondi

    maaaaa...il sistema decimale non parte a contare da 1? (lo 0 non è un numero), cioè la nuova decade non è quella che inizia con 11, 21, 31 ecc..come il 2001 che era il primo anno del nuovo millennio? cioè il decennio degli anni dieci non va dal 2011 al 2020 compreso? Abbiamo quindi la classifica del decennio un anno in anticipo, o ci siamo dimenticati un anno...o l'anno prossimo se rifà tutto? ditemelo o non riesco più a dormire vi supplico

  • aragostomisto 5 anni fa Rispondi

    Mamma mia, ma chi ha stilato questa classifica che trip si è fatto? Allucinante a dir poco.