232 Mixtape: il rap è la via di fuga

Si è parlato molto dell'"evasione" di Natale al Beccaria di Milano. Questa, invece, è una storia di rime e riscatto, di come un disco possa aiutare i ragazzi a uscire da ogni gabbia. Il racconto dei protagonisti

Alcuni dei partecipanti a 232 Mixtape
Alcuni dei partecipanti a 232 Mixtape
09/01/2023 - 08:32 Scritto da Giulia Callino

Il 25 dicembre 2022, approfittando di un momento di distrazione di una guardia e della presenza di un cantiere, un gruppo di sette ragazzi evade dall’Istituto Penale per Minori Cesare Beccaria di Milano. Un episodio che si chiude con la cattura di tutti i fuggitivi, dopo aver però riaperto il dibattito intorno alle condizioni dell’istituto, passato negli anni da carcere modello a esempio di abbandono e specchio delle criticità strutturali dell’intero sistema detentivo italiano – sovraffollamento, spazi sottodimensionati e mancanza di personale, con una coesistenza di situazioni di ampia complessità e profondo disagio, difficili da intercettare e gestire per mancanza di risorse e inadeguatezza delle strutture carcerarie .

Nelle parole della referente di Associazione Antigone per la Lombardia Valeria Verdolini, “chi viene mandato in carcere ha bisogno ancora più degli altri di qualcuno che possa fornirgli alternative”. È così che può essere letto 232 Mixtape: primo progetto discografico di 10 rapper e 3 produttori giovanissimi legati all’Associazione 232 APS – dal numero di telefono interno della sala di musica del Beccaria –, che dal 2019 promuove percorsi artistici ed educativi attraverso l’hip hop rivolti a minori e giovani adulti in difficoltà al Beccaria, nella casa circondariale San Vittore, nelle comunità penali Kayros e Le 3 fontane, ma anche in centri di aggregazione giovanile o di prima accoglienza. Otto tracce di dolore e rivalsa, disponibili sul canale YouTube di 232, prodotte con la supervisione di Renzo Stone e realizzate in collaborazione con Carosello Records, che ha messo a disposizione dei giovani artisti il proprio studio di registrazione e la propria professionalità nell’industria musicale.

“Volevamo dare vita a un disco che fosse per i ragazzi, che li mettesse nella condizione di potersi confrontare per la prima volta con una pubblicazione ufficiale – spiega Fabrizio Bruno, vicepresidente di Associazione 232 APS ed educatore – Dalla sinergia con Carosello è nato un progetto aperto ai ragazzi che frequentano i nostri laboratori all’interno del carcere minorile ma non solo, così da poter sia raccontare il nostro lavoro nei vari interventi che abbiamo all’attivo, sia riportare una sorta di normalità, anche se spesso in queste storie di normalità ce n’è poca, nel modo in cui l’adolescenza viene vissuta dai ragazzi che seguiamo”. Nel rispetto dell’anonimato di alcuni dei partecipanti, in carico ai servizi sociali o minorenni, le copertine delle tracce sono state affidate al disegnatore Loris De Marco: “Non potendo utilizzare i volti dei ragazzi gli abbiamo chiesto di illustrarli, trasformando un grosso limite in una possibilità e una risorsa”. 

Fabrizio non ha dubbi sul valore del rap per un progetto di questo tipo: “Il suo grande potere è essere alla portata di chiunque e di arrivare in un modo molto diretto: è un genere che smuove un ampio panorama di sentimenti ed emozioni, offrendoli all’ascoltatore, ma anche a chi lo fa. Noi lo utilizziamo come strumento per aumentare l’empatia del ragazzo, perché, nella maggior parte dei casi, ciò che l’ha condotto a commettere un reato è stato proprio considerare i propri bisogni come prioritari, non vedendo l’altro. Nel momento in cui vieni acclamato per un brano che hai scelto tu di creare, un testo che hai deciso tu di scrivere, in generale qualcosa di bello che hai fatto tu all’interno delle regole e della legge, per noi è un grande successo”. 

Ognuno degli otto brani diventa così un’istantanea della storia dei rapper coinvolti, in cui emergono ricordi dolorosi e momenti di difficoltà, ma anche sogni e aspettative per il futuro: “Il tema dell’esperienza detentiva ritorna anche in brani che non parlano di carcere, che sottolineano le pressioni della società in termini di aspettative e di standard anche economici da raggiungere – prosegue Fabrizio – Il nostro obiettivo era creare un prodotto che non fosse ghettizzante, che lasciasse l’ascoltatore un po’ sul filo, senza che fosse troppo chiara la provenienza di ogni artista”.

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In Simo, un brano scritto in carcere e prodotto da Voluptyk, il rapper Kenzoo condivide la propria esperienza di detenzione, ma anche le proprie speranze: Spero che arriva il giorno dove mi dicono prepara le tue choses / Trovarmi fuori la mia famiglia ad aspettarmi avec les fleurs. “La musica mi ha insegnato che al posto di prendermela con il mondo posso iniziare a scrivere – ci racconta – Ho scritto il brano in un momento molto difficile della mia vita, è tutto lì”.

 

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In Giro, prodotta da Jodzi, il rapper Uelbo tratta invece una relazione tossica: “Mi sono avvicinato al mondo del rap quando avevo 13 o 14 anni: a scuola ascoltavamo spesso Ghali, Sfera e Izi e mi sono ritrovato in quello che dicevano. Ho iniziato a fare freestyle e mi è piaciuto sempre più, finché ho iniziato a scrivere i miei primi brani. La frase che preferisco del testo è Un ti amo sbiadisce col tempo, perché penso sia così”.

 

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“Ho scritto il pezzo una mattina d’estate, in hangover dal compleanno di un amico la sera prima – spiega Jen, che ha preso parte al mixtape con Anche col maltempo – Quando scrivo, sono io: il pezzo rappresenta una parte della mia persona, che riesco a far arrivare a pochi”. A produrre il brano è il beatmaker MØ.BRA: “Il pezzo per me è il primo tuffo nel mondo della musica. Mi sono avvicinato al mondo della musica grazie a mio padre, che è un noto dj degli anni 90/2000. Per produrre devi avere fantasia e creatività: sogno di diventare un dj e di produrre artisti italiani importanti nella scena rap, trap e drill”.

 

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Ballo con la morte dentro la mia cella, scrive Luchino in Storia triste, prodotta da Brosky Secret Weapon e dedicata al dolore provato per la perdita di una ragazza a causa del suo arresto: “Avevo visto rapper famosi che grazie al rap si erano salvati: sono convinto possa salvare anche me. Il momento più bello di quest’esperienza è stata la scrittura del brano: ero in cella e stavo male, ma, mentre scrivevo, mi sono sentito benissimo. Attraverso la musica, sogno di far capire a tutti quello che ho passato, perché me lo merito”.

 

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Il mixtape include anche il racconto a tre voci di Scrivo per rinascere, prodotta da Lazzino e scritta dai Torricelli Posse. “Il pezzo – racconta Daalee – nasce da un laboratorio scolastico post scuola. Mai mi sarei immaginato che una scuola potesse dare vita a progetti così belli. All’inizio per me il brano rappresentava la mia curiosità verso il mondo rap, dalla produzione alla pubblicazione di un prodotto. Ora invece è fratellanza, esperienze e casa”. Prosegue Ale: “Eravamo entusiasti di provare una nuova esperienza e volevamo farlo lasciando qualcosa di nostro. Per me è stata una sfida visto che non avevo mai scritto un pezzo, inizialmente ero anche un po’ spaesato. Il momento più importante è stato il giorno in cui siamo andati alla Carosello: ci sono passati alcuni dei miei capisaldi, per me è come un tempio”. A sottolineare la fame di rivalsa e di svolta del brano è infine Ivo: “Il verso che più amo e che più mi racconta è: Sono alla partenza, qua parte la gavetta, perché ho fame di tantissime esperienze”.

 

Pensavo di non esser niente ma poi dopo crebbi. Sono i versi preferiti di Yambore, rapper di Parto, brano prodotto da Skuza: “Registrare il brano mi ha aiutato molto a capire i miei errori. Mi sono avvicinato al rap quando da piccolo, crescendo a Bergamo in una comunità perlopiù africana, vedevo i grandi fare freestyle. I miei sogni? Non si dicono, ma spero si faranno vedere”.

 

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Il pezzo di Perruz, Soldi, “nasce in comunità e rappresenta l’obiettivo dei soldi”. A produrlo, Nuar: “Ho iniziato a fine 2020 per caso, sentivo la necessità di esprimermi. Il beat del pezzo è nato dopo essermi avvicinato al rapper americano J Cole, che ritengo una fonte di ispirazione. Quando è arrivato il primo pezzo di prova con la voce di Perruz, ho capito che stavamo facendo la cosa giusta”.

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A chiudere il mixtape è Bussano alla porta, prodotto da Donn Suave e in cui a rappare è Elija: “Mi sono avvicinato al rap in un periodo non bello della mia crescita, quando nel 2018 ero nella prima comunità. È nato come un gioco per occupare il tempo: a darmi la spinta decisiva sono stati due amici che mi hanno aiutato molto dopo la conclusione di quel percorso. Da lì è diventata una routine, un modo per sfogarmi e liberare la testa, soprattutto perché non sono una persona che parla molto dei propri fatti personali. Più che sogni, quelli per il futuro li definirei piani: sto lavorando full day per questo e ci sto puntando tutto”.

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Associazione 232 intende portare l’esperienza del disco anche dal vivo: “Il pubblico che applaude, grida e inneggia al ragazzo che si sta esibendo – racconta Fabrizio – crea un momento estremamente forte sia per il ragazzo che per il pubblico stesso. Una restituzione, una ricucitura dello strappo avvenuto dalla società, soprattutto per i ragazzi che fanno parte del circuito penale”. E in esse la scoperta importante che riesco a esprimermi meglio di quanto mi aspettassi.

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L'articolo 232 Mixtape: il rap è la via di fuga di Giulia Callino è apparso su Rockit.it il 2023-01-09 08:32:00

Tag: rap album

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