Se un rapper si veste da donna: Achille Lauro e gli omofobi nel rap italiano

Se rapper si sfila dall'immagine di "uomo duro" succede il finimondo: chiedetelo ad Achille Lauro

achille lauro
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Sul dizionario di Oxford, alla voce "entitlement" una delle definizioni fornite è: "the belief that one is inherently deserving of privileges or special treatment". Insomma, è il pensare di essere nella posizione di meritarsi qualcosa in più, fosse anche il diritto di giudicare. È così che spesso quando si parla di "entitlement" si parla anche di chi pensa di avere le giuste credenziali per imporre il proprio metro di giudizio sulle persone e le cose attorno a loro.
Spesso si comporta così l'opinione pubblica americana riguardo la politica del Medio Oriente, i critici che impongono la loro catalogazione arbitraria su nuova tendenza o, perché no, anche i fan che credono di sapere cosa sia meglio per la carriera di un artista, come se questo non avesse la sua testa, un team di collaboratori competenti ad aiutarlo e la possibilità di fare qualsiasi cosa, d'essere libero.

Sartre fondò la sua ontologia sull'idea di una libertà radicale, pilastro e peculiarità della condizione umana: siamo condannati alla libertà, ammette il filosofo francese, responsabili di ogni nostra scelta. Ed è proprio da questa sospensione che dobbiamo partire, realizzarci in una progettualità, nel compiere qualcosa che ci sembri autentico e ci faccia sfuggire all'angoscia del dover vivere un'esistenza priva di significato.

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Dov'è che s'inserisce Achille Lauro in tutto questo? Il rapper romano ha sempre dimostrato un attaccamento particolare alla libertà, specialmente quella artistica: non ha nessuna voglia di farsi categorizzare facilmente né di rendersi molto prevedibile. Quello che stupisce del "Vangelo secondo uno stronzo" è l'estrema coerenza: che si tratti di una canzone dai toni intimi in unplugged o della prossima suoneria del tuo pusher di fiducia, Lauro mantiene una sua visione del mondo totalizzante, precisa e riconoscibile, anche se mai del tutto lineare.

In questo pieno esercizio della propria libertà, il rapper ha anche avviato una battaglia (forse in modo involontario) contro la classificazione di genere e contro l'omofobia, spesso endemica in ambito rap.
Sicuramente c'è dello scherno nell'indossare degli "occhiali da donna" e una parrucca rosa, parodiando il machismo del rapper italiano che manca di ironia, ma le reazioni scatenate da questo semplice gesto sono state davvero violente, e per questo interessanti.

È abbastanza lampante che il problema non è che un rapper si mascheri (quello lo fa già Salmo, e pare non susciti critiche), ma che un rapper si mascheri da donna. Se la canzone-tormentone "Occhiali da donna" poteva far leva su una certa sottile ironia tutto sommato accettabile dai fan, a seguito della diffusione del servizio fotografico con la parrucca rosa moltissimi ascoltatori, quelli che lo stesso rapper romano definisce "i limitati" si sono scatenati in un tripudio di battute omofobe.

A quanto pare, ai fan di Lauro non importa che di esempi eccellenti in questa direzione ce ne siano a bizzeffe (Bowie o Renato Zero, per dirne un paio, o Young Thug per rimanere in ambito rap), e non importa nemmeno che ad oggi il rapper non abbia mai ufficializzato la propria posizione circa le questioni di genere. 

A differenza di rapper come Mykki Blanco o Big Freedia che espongono veramente una parte della propria sessualità e sono in questo senso dei veri e propri "game-changer", Lauro fa sempre un passo indietro. Il suo è un personaggio nato dall'esasperazione di dover subire all'infinito l'icona dell'italico-rapper-maschio-alpha, e per questo il suo è un personaggio che può portare qualcosa d'inaspettato, nel suo pubblico e forse anche nella musica italiana.

Probabilmente nel breve termine non cambierà molto: le battute omofobe sul look inusuale del rapper romano continueranno, anche perché quest'ultimo non ha alcuna voglia di spiegarsi più di quanto abbia già fatto.
È anche vero però che quando un personaggio così in vista sceglie di andare in una direzione diversa dalla massa, qualcosa in fondo rimane - insomma, non è un caso se gli occhiali da sole (da donna, ovviamente) tempestati di brillantini messi in vendita sullo shop di Roccia Music sono andati sold-out.

Quella di Lauro è una battaglia che non ha nulla di consapevole in senso stretto, ma tramite l'autoironia rivendica qualcosa di molto importante: la libertà d'espressione di ognuno, a qualsiasi livello, che passa per forza di cose da "un'educazione" coatta e anti-omofoba.

 

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L'articolo Se un rapper si veste da donna: Achille Lauro e gli omofobi nel rap italiano di Raffaele Lauretti è apparso su Rockit.it il 2016-07-21 14:14:00

Tag: opinione

COMMENTI (1)

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  • toni.meola1 8 anni fa Rispondi

    Ma davvero hai dovuto fare un articolo su "l'omofobia nel rap italiano" prendendo spunto da Achille Lauro? E come se io parlassi della "questione sicurezza" della Formula 1 citando Riccardo Paletti (rip.)