Ada Oda: l'irresistibile post punk dei nostri ritals

Vengono da Bruxelles, sono in quattro e per il loro disco di inni all'amore disperato hanno scelto la lingua dei genitori di Victoria, la cantante, figlia di immigrati palermitani negli anni '50. Il risultato è unico e delirante

Se c'è una cosa a cui gli italiani sui social non riescono a resistere è sbroccare male nel vedere i nostri piatti tipici totalmente sminchiati dal resto del mondo. C'è un meccanismo atavico che scatta dentro la ghiandola di orgoglio nazionale che anche il meno patriottico di noi nasconde dentro di sé. Facciamo una prova: "carbonara con la panna". L'avete sentito un afflusso di sangue improvviso al cervello? Tutto regolare. Per riuscire a fare passare un orrore culinario in secondo piano a un italiano vuol dire che devi essere particolarmente bravo. Motivo per cui è sorprendente aprire la sezione commenti del video qua sotto e notare che nessuno ha avuto da ridire sul peccato mortale commesso circa 10 secondi dopo l'inizio, in cui un piatto di spaghetti condito con uno stitico sugo al pomodoro viene sottoposto a una tortura che manco Pasolini in Salò si è permesso di attuare: gli spaghetti vengono tagliati con un coltello.

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Come mai nessuno sembra farci caso? Per quanto la band dietro al video sia ancora piccola, è comunque strano che nessuno si sia lanciato in difesa del leso tricolore. A noi piace pensare che sia perché la band in questione sia troppo forte. Loro sono gli Ada Oda, sono nati a Bruxelles – il che spiega l'atrocità farinacea commessa – e hanno una particolarità abbastanza evidente: tutti i pezzi sono cantati in italiano. Un italiano che però suona strano, spigoloso, spezzato, sia nel suono che nelle costruzioni verbali, e per questo irresistibile. La voce è quella di Victoria Barracato, figlia di un palermitano emigrato in Belgio negli anni '50, ed è la protagonista assoluta del primo album della band belga, intitolato Un amore debole e pubblicato lo scorso 25 novembre.

"Vogliamo trovare il punto di incontro tra il post punk anni '80 e la canzone italiana", è la missione che gli Ada Oda si sono dati. Tutto comincia quando Cesar Laloux, musicista attivo nella scena di Bruxelles con i progetti The Tellers, BRNS e Italian Boyfriend, vuole creare un progetto musicale con una voce olandese. Almeno, questo fino a che non si imbatte in Victoria online, a cui manda le demo dei pezzi a cui stava lavorando. Chiacchierandoci nota il cognome e le chiede se lei parli l'italiano. La risposta è sì, quindi per gioco si mettono a scrivere testi italiani e vedere se portano da qualche parte.

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Il risultato è notevole: 10 tracce di post punk asciutto, serrato e danzereccio al tempo stesso, che brillano di originalità – dopo che, col ritorno di fiamma del genere negli ultimi 5 anni il rischio di risultare stantii è abbastanza alto – e ruotano attorno a storie d'amore finite male, cuori spezzati e relazioni tossiche. A cominciare dalla title-track, messa proprio all'inizio del brano. "È un amore debole o è solo un'assenza di amore?", si chiede disperata Victoria, su un riff essenziale di chitarra raddoppiato da un corposo basso.

La combinazione di parole scelte da Victoria, così fuori dall'ordinario per chi si trova all'interno dello Stivale, con gli accenti sballati e i suoni ruvidi, con il suo timbro acuto, squillante, in cui più che cantare si lascia andare a flussi di coscienza parlati e urlati tutti di un fiato, diventa qualcosa di ipnotico fin dal primo ascolto. Un po' come aveva fatto recentemente – in maniera diversa per contesto culturale e genere musicale, ma simile per effetto sorpresa e, casualmente, città di origine dei genitori – Pufuleti, con le sue barre in un italiano scombinato.

Attraverso i 10 brani di Un amore debole il nervosismo degli arrangiamenti diventa un tappeto sonoro costante e asfittico, che si ripete allo sfinimento per esasperare la frustrazione di Victoria, preda di una sfilza di relazioni maledette. Lo sfogo di fronte a queste delusioni sentimentali è specchio di una fragilità interna di cui è ben consapevole, come si sente nelle brucianti urla di Non so che cosa ne sarà di me, o nella parentesi malinconica di La maschera, o nel rendersi conto di aver sbagliato tutto di Avevo torto. Al punto di ritrovarsi naturalmente a urlare sopra la voce di Victoria, a scatenarsi come pazzi nei momenti più trascinanti del disco e, soprattutto, farci dimenticare totalmente come quei poveri spaghetti sono stati trattati.

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L'articolo Ada Oda: l'irresistibile post punk dei nostri ritals di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2022-11-29 10:15:00

Tag: album

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