Afterhours - Afterhours + The Twilight Singers - Milano - Alcatraz



Due anni orsono toccò agli strabilianti Mercury Rev aprire le danze di 4 concerti, suscitando un discreto successo tra le fila del pubblico accorso per vedere i cinque milanesi. Stavolta è invece toccato ai Twilight Singers di quel Greg Dulli che probabilmente alcuni (pochi) ricorderanno già nelle fila degli Afghan Whigs, mentre magari altri (il resto, ma non tutti) lo avranno conosciuto guardando il suo faccione nella copertina del numero di gennaio di “Rumore”, al cui interno il leader degli Afterhours narrava le vicende che lo hanno portato a conoscere e frequentare l’ex leader degli afghani.

Racconti a parte, il live di stasera doveva per forza di cose essere ‘speciale’, perché solcavano il palco due formazioni che negli anni ’90 hanno significato per il sottoscritto. Sono infatti convinto che la nuova creatura di Greg Dulli sia in qualche modo l’esempio lampante che anche in musica ‘nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma’. E il suo “Blackberry belle” ne è la riprova, con le tipiche sfumature ‘soul’ da sempre marchio di fabbrica del Nostro. E vengono i brividi quando, passate da poco le 21.30, attacca “Esta noche”, song trascinante che rispetto al disco guadagna in ‘sporcizia’ e ‘pacca’ sonora; tutta la band, infatti, macina rock‘n’roll come solo oltreOceano sanno fare, anche se la voce di Greg non ci sembra - ahinoi - a livelli ottimali. Subito dopo tocca a “Teenage wristband”, altro episodio ‘tirato’ a rompere il ghiaccio con un pubblico che sembra comunque curioso e interessato. A sorpresa, infatti, gli intervenuti paiono apprezzare i primi 60’ dello spettacolo, sostenendo il gruppo anche quando ripetuti problemi tecnici, legati all’alimentazione elettrica del locale, non consentirebbero la prosecuzione dello spettacolo.

Sicché i cinque californiani decidono di inserire in scaletta una cover assolutamente surreale di “Hey ya”, il tormentone degli Outkast che trasformano in una versione pompatissima assolutamente riuscita. Ma oltre a questo ripescaggio, occorre segnalare il featuring del padrone di casa durante l’esecuzione di “Papillon”, ‘chicca’ che - in tutta sincerità - ci è parsa prescindibile ai fini dello show. Anyway, questa prima ora ha avuto il suo perché, e le facce soddisfatte tra il pubblico si contavano a decine.

Mezz’ora di cambio palco (e sinceramente fatichiamo a capire perché i roadies ci abbiano messo così tanto, dovendo solo sistemare qualche monitor e spostare una batteria già montata) ed ecco entrare in scena i protagonisti tanto attesi. Luci soffuse e Manuel siede al rhodes per intonare “La canzone di Marinella” nella versione che ormai buona parte degli astanti conosce. Subito dopo è il turno di “Milano circonvallazione esterna” e “Quello che non c’è”, canzoni che si ascoltano sempre con molto piacere ma che nell’economia della scaletta hanno un po’ stancato se posti sempre all’inizio. Tanto che, se occorre segnalare una nota negativa, è da riferirsi all’ordine dei brani, fin troppo statico da diverso tempo a questa parte. Anzi, ad essere sinceri, avremmo preferito qualche scelta più rischiosa, perché non basta il recupero di “Mio fratello è figlio unico”, “Germi” e “Non si esce vivi dagli anni ‘80” a rendere un concerto speciale. In compenso, bisogna ammettere che le variazioni minime apportate a “Dentro Marylin” e la sferragliante versione di “1.9.9.6.” si sono rivelate gradite sorprese, almeno quanto l’esecuzione di “Rapace”.

Nota stonata, infine, durante la coda della serata, quando le due band, insieme sul palco, intonano “I wanna be your dog”, anthem degli Stooges che lascia ammutolito il 90% del pubblico. Ma probabilmente così tanta gente era intervenuta solo per sentire nuovamente “Male di miele” piuttosto che “Non è per sempre”; il che in sé non costituisce certo un ‘peccato’, ma avremmo preferito un finale travolgente visto che gli ingredienti c’erano tutti.



Bisogna proprio essere fiduciosi nella vita e sperare che ogni tanto la passione che nutriamo per la musica ci riveli sempre più spesso piacevoli sorprese. Non possiamo quindi nascondere che quella di stasera si sia rivelata quasi all’altezza delle aspettative. E il merito, per tutto ciò, va dato non solo agli organizzatori, ma anche ai musicisti prodigatisi affinché ciò avvenisse; tanto di cappello, quindi, a Manuel Agnelli che ha nuovamente deciso di ospitare una band straniera per aprire alcune date di una mini-tournée ideata appositamente per l’occasione.

---
L'articolo Afterhours - Afterhours + The Twilight Singers - Milano - Alcatraz di Faustiko Murizzi è apparso su Rockit.it il 2004-02-11 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia