Al grande karaoke indie di Calcutta

È intorno alle 22:30 che una voce terrorizzata al mio fianco si lascia sfuggire la domanda: "Ma dove vanno???". Appartiene a una ragazzina di circa 15 anni accompagnata dal suo ragazzo, sinceramente preoccupata che Calcutta e la sua band siano appena scesi dal palco per non fare più ritorno. Un po' più in là si staglia una minaccia poco credibile: "Oh, vi conviene tornare sul palco, e velocemente anche!". E sì che il cantante di Latina e la sua band non si sono risparmiati fino a quel momento, con una ventina di canzoni con ogni singola sillaba cantata a pieni polmoni dal pubblico indemoniato del palazzetto.

Sono solo due esempi della voglia al confine con la psicosi che c'è al Forum di Assago per la prima delle due date milanesi del tour di Relax di Calcutta, forse complice anche la paura di vedersi annullare la data dopo che Edoardo era stato costretto a cancellare i concerti di Napoli e di Padova per problemi di salute. La ragione principe, chiaramente, è il fenomeno che Calcutta è diventato negli ultimi anni: il suo ritorno 5 anni dopo Evergreen, e una cosuccia chiamata pandemia nel mezzo, risponde a un bisogno che nel pubblico presente al Forum – così come alle date precedenti del tour – diventa febbrile.

"Mi facilitate il lavoro così", scherza Edoardo alla fine della terza – se escludiamo l'intro registrato di Coro con qualche manipolazione sulle voci qua e là – canzone: Due minuti, Cosa mi manchi a fare e Controtempo sono state solo un assaggio del gran karaoke della serata, con Calcutta spesso lascia che sia il Forum a cantare per lui. E questo vale sia per i giovanissimi presenti che per chi è più sui trenta che sui venti, le due categorie di persone che a occhio compongono la stragrande maggioranza dei presenti alla serata. Rimango in particolare ipnotizzato dal curioso terzetto seduto un paio di file davanti a me, a ridosso del parterre: due amiche stanno in piedi abbracciate a cantarsi in faccia tutta la scaletta del live filmando il palco, alle loro spalle un amico riprende la scena. È il pubblico che diventa spettacolo in primis per TikTok, ma anche Calcutta sembra godersi l'affetto straripante della sua platea.

È sempre nel primo quarto d'ora che dall'esterno mi arriva la comunicazione di chi è a casa e sta già vivendo il concerto di riflesso nelle storie di Instagram. Siamo appena alla quinta canzone e la gente sta già andando in overposting totale, neanche la pazienza di aspettare la fine del concerto per condividere online quello che sta succedendo sul palco. Una dinamica parecchio sdoganata, ma qua l'impressione è che ci si trovi di fronte un tentativo di battere un qualche record di diffusione social in tempo quasi reale di un concerto.

Nel complesso, il concerto è una bomba i 7 sul palco suonano parecchio bene, riuscendo a non farsi compromettere da un paio di problemini tecnici che si presentano nel corso della serata. "Sarà il karma, visto che parlo sempre male di Milano", scherza Edoardo, venendo accolto da un boato, come per tutti gli altri momenti parlati del concerto. Che, a dir la verità, sono molto pochi, lasciando a tirare dritto sulla musica. Molto meglio così, soprattutto di fronte alla fame e ai polmoni che ci sono nelle migliaia di persone di fronte a lui.

Anche la scaletta è ben mescolata, con un agile rimbalzo tra i brani di Mainstream, Evergreen e Relax. Per il pubblico non fa nessuna differenza, si canta tutto all'impazzata, pure nel momento retrofuturista alla Kavinsky di Intermezzo 3 la gente è fomentatissima. C'è giusto qualche momento di stanca maggiore su Preoccuparmi, compensata dalle strida che coprono l'impianto quando parte subito dietro Frosinone. A sensazione è questa a raggiungere la tacca più alta sul decibelometro, seguita a ruota da Paracetamolo e Pesto nei bis. I visual invece sono qualcosa di surreale: si passa dagli umani da sonda Voyager a un momento psichedelico con le foto ritagliate di animali vari, fino al sorriso finto appicciato sul pubblico inquadrato in Milano Dateo.

"Se stavamo qua a elencare tutti quelli che dovrei ringraziare facevamo le 4 di mattina", commenta Calcutta sul finale, non senza tradire una genuina emozione. "Siiiiiiiiiiiiii", fa la voce alle mie spalle di chi si sarebbe passato volentieri la nottata a riascoltarsi tutto il live un paio di volte. Per quanto sia stato un concerto pienissimo (25 canzoni!), c'è qualcuno che ne vuole ancora. Come la ragazza che borbotta in fila per uscire con l'amica: "Certo che finire il concerto così, ciao a tutti e buonanotte, anche no". "Ma scusa, cos'altro avrebbe dovuto fare?" chiede l'amica. Qualche secondo di freeze, poi la sbrigativa risposta: "Eh vabbè ne aveva di altre canzoni in repertorio!". E ho come l'impressione che, avesse potuto, Calcutta gliele avrebbe fatte cantare volentieri.

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L'articolo Al grande karaoke indie di Calcutta di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2023-12-19 10:30:00