Un Paese di musichette mentre fuori c'è la morte

Ferragosto, il pianeta si sta ribellando e noi tracciamo un po' di bilanci. Tra un tormentone e un altro, in piena emergenza climatica e sanitaria avremmo bisogno di artisti più coraggiosi, capaci di descrivere il difficile momento storico invece di cercare il singolo d'intrattenimento della svolta

Valerio Aprea e Francesco Pannofino nel celebre monologo tratto da Boris, ma declinati al Ferragosto
Valerio Aprea e Francesco Pannofino nel celebre monologo tratto da Boris, ma declinati al Ferragosto

La settimana di Ferragosto in Italia la conosciamo tutti, ogni anno replica se stessa in un rituale fatto di disimpegno, perdita della memoria e dell'indirizzo casa propria. Più di un anno e mezzo di pandemia che neanche si avvia alla conclusione ha picchiato duro nelle vite e in testa di tutti gli abitanti del pianeta Terra e per una settimana o due, tutti stanno tentando di vivere una vita diversa. Gli artisti suonano nelle piazze e nei luoghi dei concerti per un pubblico ristretto di persone a cui la legge impedisce di alzarsi dalle sedie per ballare e intanto gli stabilimenti balneari, le città turistiche e i borghi sono assediati da orde di turisti ammassati ovunque.

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La colonna sonora dell'esodo della dimenticanza è il tormentone che parla di storie d'amore sotto l'ombrellone, mentre il suddetto pianeta muore. No, questa è una ridondanza imperdonabile: il pianeta Terra ha qualche anno più di noi e sa benissimo come sopravvivere ai disastri dell'umanità, casomai è quest'ultima che si sente poco bene. La notizia degli ultimi giorni, evitando quelle sul covid che pare ci farà compagnia anche nel 2022, alla faccia dei festeggiamenti di capodanno 2021: il cambiamento climatico tanto evocato da Greta Thumberg e dai detrattori di destra che chiamavano gretini quelli che ci credevano, ha mostrato la sua faccia meno simpatica.

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Indondazioni, piogge torrenziali hanno messo in ginocchio il centro Europa, grandinate incredibili hanno spaccato auto in Italia, dove è arrivato Lucifero a rendere l'aria rovente. A Floridia, in Sicilia, è stata registrata la temperatura più alta d'Europa: mercoledì 11 agosto il termometro ha segnato 48,8 gradi. Gli incendi stanno devastando le isole e i boschi del nostro Paese ma una volta scavallato Ferragosto torneranno le tempeste. Un'analisi del National Center for Climate Restoration australiano dà gli esseri umani spacciati a causa del climate change da qui al 2050, le stime della NASA parlano dell'innalzamento delle acque dai 30 agli 80 cm da qui al 2100. Magari fosse tutto un copy della nuova serie distopica di Netflix, è tutto vero. 

Così stanno bruciando il mare
Così stanno uccidendo il mare
Così stanno umiliando il mare
Così stanno piegando il mare

Lucio Dalla in una delle sue canzoni più celebri diceva queste parole e anche se la metafora era più larga e meno letterale di così, non possiamo neanche più permetterci il lusso di dare la colpa agli altri: ogni minimo gesto che siamo abituati a fare quotidianamente influisce a devastare la terra e il mare, e se ne stanno accorgendo anche i telegiornali che in questi giorni bombardano di notizie apocalittiche facendoci aumentare l'ansia già di suo bella strutturata. D'altra parte l'ambientalismo, così come la salute mentale, sono due generi merceologici che vanno per la maggiore in questi tempi disastrati, vengono usati da ogni parte politica per il proprio tornaconto, spesso senza vero interesse.

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Ciò che stupisce in questo panorama non proprio festaiolo è la mancanza di attenzione da parte dell'arte, in questo caso della musica, al contesto sociale, politico e ambientale. Negli anni '50 il rock and roll si ribellava alla mentalità perbenista, negli anni '60 il beat e la Summer of Love si battevano per la liberazione individuale e sessuale, gli anni '70 sono stati quelli della contestazione politica e i cantautori e le band facevano a gara a chi era più impegnato. Pure negli anni del disimpegno, gli scintillanti '80 c'era la paura per la Guerra Fredda e per l'atomica che veniva fuori da molte canzoni anche delle star del pop.

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I '90 poi hanno trasformato i glitter in rabbia gridata in faccia col grunge e le distorsioni, col rap e le parole usate come armi. I 2000 sono stati la pietra tombale della canzone di protesta sociale: il nu metal e l'emo non hanno fatto altro che parlare dei problemi psicologici e personali degli artisti, che comunque è già qualcosa, ma in band come RATM o SOAD si trovava ancora la voglia di sbattere in faccia al mondo le proprie contraddizioni. Gli anni '10, se togliamo l'exploit di Chilidish Gambino e la sua This is America, hanno come nascosto la testa sotto la sabbia e, specie in Italia, quando ci siamo trovati ad affrontare battaglie più grosse di noi abbiamo avuto come colonna sonora i trapper che parlavano di spaccio, soldi e ragazze facili e i cantautori di terza generazione che frignavano su storie d'amore finite male ai tempi dell'iPhone

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Pochi hanno voluto raccontare la cruda realtà, come se ci fosse una sorta di censura del reale, come se le notizie facessero troppa paura. Beh, paura o no, questo è ciò che c'è oggi e come ascoltatori ci meritiamo artisti con più coraggio, che sappiano digerire la realtà e rendercela poesia o pugno in faccia per farci riflettere, per sensibilizzarci e togliere questa patina di luccicante falsità alla musica che non può essere solo intrattenimento, non in tempi come questi. 

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Ecco perché nella settimana di Ferragosto abbiamo deciso di rendere Ambienti e rovine di PLUHM disco della settimana. Una scelta politica che va oltre i meriti di un album pur bello nella sua cupezza. Vogliamo allo stesso tempo parlare di ciò che sta accadendo intorno a noi e premiare un artista che dedica la sua ricerca musicale all'ambiente che ci circonda e che ci ingloba, soprattutto all'immensità delle acque che ricoprono 3/4 del pianeta.

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L'oceano mare che abbiamo smesso di rispettare e che si ribella, insieme alla Terra, viene musicato da Lucio Leonardi con un ambient sinistro fatto di droni liquidi e insieme disperati, che spazzano via tutto il disimpegno ferragostano e ci riportano crudamente alla realtà che forse siamo ancora in grado di cambiare. In quel "forse" sta tutta l'importanza di un disco come questo.

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L'articolo Un Paese di musichette mentre fuori c'è la morte di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2021-08-13 10:16:00

COMMENTI (8)

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  • AlexEscheband3 anni faRispondi

    Ciao @simonestefanini ,
    tutto vero.
    Noi abbiamo pubblicato diversi brani sul tema. Tra l'altro dovreste avere una richiesta di recensione.
    Mi permetto anch'io di segnalare album e video presenti anche su rockit:
    rockit.it/escheband
    rockit.it/escheband/video/h…
    rockit.it/escheband/video/2…
    Grazie e ancora complimenti per l'articolo.
    Alex

  • FabioManavella13 anni faRispondi

    Ho letto con molto interesse l'articolo, complimenti.
    Nel nostro piccolo, come band di inediti torinese, durante questa pandemia abbiamo provato a realizzare una canzone fuori dai soliti stereotipi cuore/sole/amore e raccontare cosa abbia significato per tutto il mondo dell'arte il COVID-19.. Mi permetto di segnalarvi dunque il videoclip "Movimento" dedicato alla rinascita dei teatri italiani, quale messaggio di speranza per tutto il mondo dell'arte.

    Le riprese del videoclip "Movimento" hanno messo insieme musica, danza, recitazione e circo contemporaneo, le 4 arti che nei teatri trovano la loro massima espressione, puntando, in modo evocativo, a mostrare la morsa in cui la pandemia le ha sigillate per mesi.

    Questo videoclip vuole sottolineare che i teatri non sono un elemento accessorio alla società, ma il suo valore distintivo e culturalmente fondante, come di recente ricordato dal nostro Presidente della Repubblica.

    Qui sotto il link del videoclip "Movimento"

    youtu.be/HgyNt6b60js

    e qui invece il backstage delle riprese

    youtu.be/dMrkwoGufsQ

    Grazie fin da ora per l'attenzione che potrete darci nel diffondere questo lavoro nato su iniziativa spontanea del gruppo musicale UDS e dedicato a tutto il mondo dell'arte.

    I migliori saluti.

    Fabio Manavella
    udsrock.it

  • giacomocantellimusica3 anni faRispondi

    Permettetemi di consigliarvi anche i Tagliatelle Per Satana con la loro "G in mare" e "solo una bambina". Li trovate agevolmente su Spotify. Ciao a tutti!

  • CanebiancoMax3 anni faRispondi

    All'ertava ??? chiedo scusa. Ho il brutto vizio di non rileggere prima di inviare. ?

  • CanebiancoMax3 anni faRispondi

    Purtroppo l'impegno nel sociale in musica non paga.
    Era il 2015 quando con i Canebianco facemmo uscire "INTIGNATO". Un album che all'ertava sulla condizione climatica, sulla inesorabile superficialità di un umanità assente. youtu.be/0sQMZYhZQVw

    Poi nel 2020 realizzammo questo singolo che ebbe un discreto risultato, ma il mondo della musica è troppo impegnato a seguire i nuovi canali artistici attraverso i talent show.
    Liberato è un brano che aveva previsto la sostanza di una società in preda alle divisioni. Una generazione incapace di fare analisi e priva di memoria.
    La pandemia vista da un autore che lamenta da sempre il peso delle responsabilità dell'informazione.
    youtu.be/0sQMZYhZQVw

    Ma questo non interessa a nessuno in questo mondo di dilettanti autoreferenziati in cerca di visibilità. E lo capisco senza polemizzare più di tanto. Ogni epoca ha la sua fine.
    @maxcasoli #maxcasoli

  • UrbanTeller3 anni faRispondi

    Artisti impegnati e con sonorità innovative esistono, solo che non viene dato loro il giusto spazio. La scena attuale underground torinese punta molto su artisti con testi impegnati socialmente, penso a una Bombe in Colombe di Francamente (sul tema dell'omofobia) , a 25MAG e Granchietti di Narratore Urbano (immigrazione e razzismo), a I Boschi Bruciano degli Atlante (ambientalismo), Future Fratture degli Igloo (pandemia e effetti psicologici), Bla Bla di Rossana De Pace (gap generazionale) e potrei continuare...
    Il problema è che le testate giornalistiche considerano solo la scena romana (ormai esaurita dal punto di vista creativo in quanto tutti i nomi ormai sono emersi) e la scena milanese (è pervenuta?). Il mio consiglio è perciò ogni tanto di buttare un occhio anche su ciò che sta accadendo negli ultimi 2 anni nel capoluogo piemontese :)

  • theoccasionals3 anni faRispondi

    ..i cantautori italiani non scrivono più canzoni “impegnate”?
    Le scrivono eccome, e magari ci vincono anche Sanremo Rock…maremma diavola.

    youtu.be/zQlX0P0OBhg

  • marco.ferazzi3 anni faRispondi

    Avete perfettamente ragione. Vi invito all'ascolto di "Babele" di marco ferazzi su Spotify, canzone uscita a giugno 2021