Anche dal divano di casa puoi andare a un concerto

La musica in streaming oggi è una delle risposte possibili ai tempi assurdi che siamo chiamati ad affrontare. L'esempio di Milano Suona Ora

Un momento di Milano Suona Ora - Mariachiara Manelli
Un momento di Milano Suona Ora - Mariachiara Manelli
09/03/2020 - 15:15 Scritto da Mattia Nesto

Come può essere utile la musica in questo momento, in cui non ci può nemmeno più abbracciare? In tanti modi, ci vogliono idee, coraggio. Un esempio è quello che viene da Milano Suona Ora, evento che tra sabato e scorso e il prossimo porterà numerosi artisti a suonare in una location fisica cittadina, per essere ripresi e mandati in onda in streaming nelle case di tutti quanti. Il primo evento è stato al Circolo Ohibò il 7 marzo con una line up composta da  Il Triangolo, Generic Animal e Auroro Borealo, Brenneke e Nikki. Il secondo momento sarà il 14 marzo all'Apollo Club.

Gli appuntamenti sono sviluppati da Music Innovation Hub e ZERO Milan, con il supporto di Nastro Azzurro. Voce del verbo: fare (di necessità virtù). Il General Manager di Music Innovation Hub Dino Lupelli e Alice Salvalai, Project Manager di MIH, hanno risposto alle nostre domande.

Cosa significa un'iniziativa di questo tipo oggi?

Milano Suona Ora nasce dalla necessità di trovare nuove formule per riproporre il concetto di evento dal vivo in un contesto in cui purtroppo l’evento dal vivo così come lo conosciamo non può trovare spazio. L’idea è nata da due necessità e urgenze: la prima è fare in modo che il pubblico possa comunque avere la possibilità di fruire della musica dal vivo in un momento difficile e incerto, in cui la musica può avere un ruolo importante di coesione e di supporto. Crediamo fermamente che in qualsiasi situazione la musica sia un elemento fondamentale per creare un’idea di comunità e di collettività, oltre che un sollievo dai problemi quotidiani.

E poi c'è l'idea che il "sistema musica" debba parlarsi, darsi una mano, reagire.

Abbiamo avvertito l’esigenza di intervenire a sostegno di tutti quei soggetti che hanno subito immediatamente il contraccolpo dell’ordinanza che ha reso impossibile realizzare eventi dal vivo: primi tra tutti sicuramente i promoter, che hanno vissuto da subito le conseguenze della cancellazione di innumerevoli serate e concerti, ma anche gli artisti, che hanno dovuto interrompere i tour, e che si trovano impossibilitati a esercitare le classiche modalità di promozione delle uscite discografiche, dal concerto ai release party. La situazione che stiamo vivendo a Milano (ma ormai il problema è di portata nazionale e internazionale) è indubbiamente difficile per tutti coloro che lavorano nel settore dello spettacolo dal vivo, dai promoter ai liberi professionisti come tecnici, fonici, turnisti, che da un giorno all’altro vedono venir meno le entrate che pensavano fossero assicurate. Lungi dal poterci fare portavoce del settore dello spettacolo dal vivo e dei suoi lavoratori, e consapevoli di non avere una soluzione in tasca rispetto a questa situazione complessa, volevamo comunque fare qualcosa. Milano Suona Ora non è una presa di posizione, né un’azione politica, ma piuttosto il sintomo di un bisogno, prima di tutto personale, ma anche collettivo, di un’esigenza di continuare in qualche modo a suonare e a tenere le cose in movimento anche in un momento di stallo come quello che stiamo vivendo.

Da qui potrebbe anche nascere un nuovo modello di business?

Una parola che continua a girare nelle nostre teste in questi giorni, per quanto sia ormai stata usata talmente spesso e talmente a caso da aver perso significato, è “resilienza”: pensiamo che in questo momento la filiera musicale debba provare a immaginare nuove soluzioni e nuove vie che tentino di ristrutturare i modelli correnti. Con Milano Suona Ora abbiamo fatto una doppia scommessa: la prima, lo streaming, che rappresenta in ogni caso una nuova modalità di fruizione, che ha indubbiamente dei limiti rispetto alla fruizione “in presenza”, ma anche delle potenzialità ancora da esplorare, che possono offrire un’esperienza del live completamente diversa da quella che abbiamo conosciuto fino a qui. La seconda, la modalità pay-per-view.

Ma Internet "non era gratis", direbbe qualcuno...

Se è vero che la gente si è dimostrata fino a questo momento poco incline a pagare per i contenuti digitali, vedi il caso degli abbonamenti a Spotify o dei download, è anche vero però che in questo momento particolare la tecnologia può offrire un supporto che è in grado di sintonizzarsi con la necessità degli esseri umani di ascoltare musica e di divertirsi, da soli o con gli altri, ed è arrivato il momento di considerare l’ipotesi che il pubblico possa arrivare a capire il valore dello streaming e l’impatto positivo che queste tecnologie ci offrono. Se sei disposto a comprare un biglietto per andare a un concerto, perché non dovresti pagare anche per vedere un concerto in streaming, direttamente da casa tua?

Già, perchè?

Nel caso specifico di Milano Suona Ora, inoltre, volevamo anche intervenire con un’azione concreta a supporto dei promoter: tutto il ricavato dello streaming sarà interamente devoluto alla venue di riferimento (nel caso di sabato 7 marzo, il Circolo Ohibò). Oltre al contenuto fruibile in diretta streaming sarà a breve disponibile anche il video della serata dedicata all’Ohibò, sempre in modalità streaming in pay per view sulla piattaforma di Pogo Productions. Anche in questo caso il ricavato sarà devoluto all’Ohibò, e sarà disponibile per tutti coloro che non hanno visto il live in diretta ma hanno comunque intenzione di recuperarlo. È un piccolo supporto, un’azione di certo non rivoluzionaria, che però vuole coinvolgere la comunità che gravita intorno all’Ohibò, tutti coloro che lo frequentano abitualmente, coloro che per indole o per spirito si sentono particolarmente vicini a questa realtà.

A livello organizzativo, mettere in piedi un evento del genere è più o meno facile di un concerto normale?

È ben più complicato di un normale concerto: ci sono mille fattori da considerare, piccoli elementi che ti costringono in fase organizzativa a fare uno switch mentale e a passare da tutti quelli che sono i processi standard di pianificazione di un live a qualcosa di completamente nuovo. Un concerto in diretta streaming assomiglia molto di più a una trasmissione televisiva che a un evento: prima di tutto, non si può lasciare nulla al caso. È più difficile gestire gli imprevisti tecnici, perché rispetto a un live normale le cose che potrebbero andare storte si moltiplicano. E i ritmi sono diversi da quelli di un live normale: i cambi palco che in un evento dal vivo si riempiono con musica in diffusione risultano terribilmente noiosi in un concerto in streaming, quindi, al di là delle complessità pratiche e tecniche, la realizzazione di un evento in diretta streaming comporta un lavoro di progettazione dei contenuti radicalmente diverso da quello del live così come lo conosciamo.

Quali sono le difficoltà di un concerto in streaming?

Dal punto di vista tecnico, ci sono diverse insidie: la connessione che salta, il server che non regge il traffico, qualcosa che va storto durante le riprese… Ma soprattutto c’è la possibilità che il live in streaming non regga il confronto con un live classico alla presenza del pubblico. Per gli artisti suonare senza persone che applaudono è sicuramente un’esperienza particolare, e non tutti riescono a rendere al 100%: rischia di perdersi un po’ l’energia del live tradizionale. È ancora un terreno da esplorare in questo senso, ma ci sono moltissimi potenzialità nel live streaming, possibilità che un live classico non offre.

Quali sono le potenzialità?

Una su tutte: l’accessibilità. I concerti nei club non sono sempre pienamente fruibili da chi, per esempio, è affetto da disabilità motorie, senza contare che per molti può essere, per vari motivi, problematico raggiungere la venue, tornare a casa di notte, stare in mezzo alla gente. In questo senso lo streaming è una soluzione molto più inclusiva, e dà la possibilità a chiunque di seguirsi un concerto comodamente seduto sul divano, nella vasca da bagno, mentre si cucina. Lo streaming offre sicuramente una maggiore flessibilità in questo senso, e pensiamo che per l’utente sia un fattore importante.

Qual è la qualità dell'ascolto?

Noi abbiamo la possibilità di offrire in streaming un live con il suono spazializzato, che è una cosa che in un live normale difficilmente può accadere: è una sensazione stranissima da sentire in cuffia, riesci a percepire il suono intorno a te, ed è un’esperienza immersiva particolarmente interessante. Siamo sicuri che in futuro le tecnologie permetteranno di esplorare ancora di più queste possibilità, rendendo il live “a distanza” un’esperienza unica e “aumentata” rispetto a un concerto in un club.

Tutta la Milano della musica si è mobilitata? 

Crediamo molto nelle potenzialità del “fare rete”: in questo momento tutti coloro che lavorano nel settore dello spettacolo dal vivo vivono un momento di sospensione e forte incertezza, e ci sembrava utile cercare di offrire a quante più realtà possibili un supporto, o quanto meno un piccolo appiglio. La cosa che personalmente mi ha colpito è il clima di collaborazione che si è creato: Milano è una città apparentemente grande, ma in fondo in questi ambienti ci si conosce tutti, ed è bello vedere come non ci sia competizione tra gli attori coinvolti, ma anzi una piena volontà di stringersi tutti insieme intorno a quello che muove tutti noi, cioè la passione per la musica e la consapevolezza che questa sia un elemento fondamentale per la collettività. Il pubblico ha risposto bene a questa iniziativa, perché evidentemente siamo riusciti, grazie all’aiuto delle venue coinvolte, a intercettare un bisogno primario delle persone, quello di continuare ad ascoltare musica, anche se in una nuova modalità.

Spostiamo un attimo il focus sugli artisti della prima serata: come sono stati scelti?

Gli artisti di questa prima puntata di Milano Suona Ora sono stati scelti proprio dal Circolo Ohibò, a cui abbiamo affidato la direzione artistica della serata: noi abbiamo aperto il nostro spazio offrendo le tecnologie che abbiamo a disposizione e il nostro staff. Il senso di questa serata era di mostrare al pubblico cos’è il Circolo Ohibò, qual è la sua essenza, chi sono le persone che lo fanno vivere, concerto dopo concerto, come se Milano Suona Ora fosse una finestra che ci permette di affacciarci sia sulla comunità di fedelissimi che frequentano l’Ohibò, sia sugli artisti che ci hanno suonato in questi anni, sia ancora sul dietro le quinte e sulle persone che concretamente ci lavorano e lo mantengono vivo.

Ma gli artisti vengono volentieri a suonare in streaming? 

Questa è una domanda per Simone Castello del Circolo Ohibò, che in pochi giorni è riuscito a coinvolgere 5 diversi artisti e a costruire un live interessante e con un senso compiuto. In generale abbiamo avuto ottime risposte e grande collaborazione ed entusiasmo da parte degli artisti, interessati a salire a bordo di questo progetto.

Della seconda serata invece, prevista per sabato 14 marzo, cosa ci potete dire?

Nei prossimi giorni avremo sicuramente più dettagli, ma per il momento possiamo dire che stiamo definendo la programmazione, e quello che ci piacerebbe fare è mantenere più o meno invariata la formula di questa prima puntata: abbiamo 3 ore di tempo per raccontare il club, la sua comunità, gli amici che negli anni l’hanno sostenuto, gli artisti che hanno instaurato un legame particolare con questa realtà, per dare al pubblico la possibilità di continuare a seguire la venue e le sue atmosfere, anche se in un altro spazio.

Per fare un veloce riassunto delle puntate, anzi della puntata precedente come è andata?

Molto bene, siamo soddisfatti della resa finale e soprattutto della risposta positiva di artisti e pubblico e del senso generale di questa iniziativa: c’è stata una grande partecipazione e collaborazione da parte di tutti, e questo è sempre gratificante.

Vi aspettavate un seguito del genere?

Ci speravamo, ma siamo sempre stati convinti che lo streaming potesse rappresentare un elemento di interesse per il pubblico, particolarmente in un momento in cui ci viene consigliato di stare a casa, e allora è ancora più naturale pensare che dopo dieci puntate di un telefilm magari la gente abbia voglia di godersi un contenuto un po’ diverso. Per la serie trovare il pelo nell’uovo che cosa vi piacerebbe migliorare per sabato prossimo? Forse si possono ancora migliorare alcuni dettagli tecnici, e soprattutto possiamo lavorare ancora meglio sullo sviluppo dei contenuti, soprattutto dei contenuti extra, per rendere ancora più chiaro e più efficace il racconto che costruiamo intorno alla venue.

Avete davvero la sensazione di aver messo in moto qualcosa di non solo creativo, questo crediamo sia indubbio, ma anche di duraturo e di spendibile nel futuro con questo Milano Suona Ora?

Il futuro al momento è un grande punto di domanda per tutti, però sì, siamo convinti che Milano Suona Ora possa andare avanti, in questa forma o trovando altre forme, a seconda di quello che sarà il contesto della musica dal vivo nei prossimi mesi. Credo che in ogni caso sia interessante, in questo momento storico ma anche in futuro, approfondire in modo verticale la storia e la realtà dei locali di Milano, per conoscere meglio le scene che gravitano intorno a questi e ricostruire una sorta di topografia della musica dal vivo a Milano. Permettimi poi di aggiungere una cosa, non di secondaria importanza. In dieci giorni e grazie al sostegno di un partner commerciale come Nastro Azzurro (con cui Rockit aveva collaborato nel Tour Didascalico)  e di Fondazione Cariplo abbiamo messo insieme con Zero Milano un format che redistribuirà 12k euro alla filiera musicale raccogliendone online altri a beneficio dei promoter. La regola fondamentale è non fare streaming gratuito ma monetizzare! Mi piacerebbe che questo modello venisse copiato e che coprisse l’intero territorio, mi piacerebbe che la stampa ne parlasse come possibile soluzione alla crisi contingente aiutandoci a diffonderlo, mi piacerebbe che il pubblico capisse il valore del sostegno ai professionisti e che gli sponsor ed i partner si facessero avanti. Sapremo rispettare le ordinanze, continuando a fare il nostro lavoro, nonostante tutto.

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L'articolo Anche dal divano di casa puoi andare a un concerto di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2020-03-09 15:15:00

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