Arianna Pasini è una punk che sa suonare

Siamo andati a Lido Adriano, dalle parti di Ravenna, per il live di presentazione di "Verso una casa" , primo disco della brava musicista già vista con Soviet Soviet, Generic Animal e tanti altri. Un ritorno alla sua terra, dove mostrar le proprie moltitudini, dall'anima più elegante a quella noise

Arianna Pasini – foto di Chiara Gambuto
Arianna Pasini – foto di Chiara Gambuto

"Firenze Rimini Ferrara, la piana e l'autostrada". Gli Zen Circus lo sapevano benissimo anche stando dall'altra parte dell'Appennino. Arrivi in Romagna (tra Rimini e Ferrara, Firenze la lasciamo agli Zen) e ti sposti dalla montagna al mare. In mezzo c'è la "piana", sorniona e ipnotica. Dai piedi degli Appennini la fai tutta lungo l'autostrada, fino a quella costa che fa tanto viveur d'estate. Ma il venerdì sera a marzo per fortuna succede anche altro nel lato oscuro della costa (che prima era il nome di una band, ora rende bene l'idea della zona).

Tra le varie uscite dello scorso giovedì notte c'era anche Verso una casa, il primo disco di Arianna Pasini. Il disco era pronto da parecchio, ma è rimasto nel cassetto mentre Arianna, comunque, di musica ne ha fatta. È una della piana, che ha suonato in giro per tutta la Romagna, poi quando ormai le stava stretta ha puntato a Milano. Ha suonato il basso con Generic Animal, la chitarra con i Soviet Soviet e ora con Any Other. Ma anche Urali e Manuel Pistacchio. Mescola questi due atteggiamenti, uno super noise, rumoroso e distruttivo, l'altro pacato ed elegante. In un modo particolare lo fa anche nel suo disco, che suona per la prima volta nella piana, alla fine dell'autostrada, a due passi dal mare.

Lido Adriano, centro culturale CISIM. Un posto che fa un po' Midwest, una porta illuminata in mezzo alla notte silenziosissima. "Il lato oscuro della costa", c'è pure un quadro. Non c'è altro posto dove immaginarsi le 10 canzoni dell'album. Sembrano uscite dalla nebbia di questa piana. Intime, delicate, ma con una venatura punk che si nasconde tra i versi dei testi. Coi primi tre singoli – BurroneTempo Colla – questo atteggiamento c'era poco. Bei pezzi, con un sound dolce che ti abbraccia e ti culla, come il resto del disco. Tutto suona come una ballata lenta, chitarre sfiorate e una voce sussurrata. La parola chiave è "eleganza", mica poco, ma a dare quella spinta in più è altro.

Arrivano AngoloGravitàSpettatrice, e succede qualcosa. Gerundi, participi, tempi composti, avverbi, congiunzioni. Tutta roba che non va nei testi delle canzoni. Troppo complessi da assimilare. È una disattenzione alle regole, alla digeribilità, ai testi, che ricorda il punk dei primi ‘80. Sono pezzi spontanei, che sembrano scritti di getto. E chissene frega se non sono facili da canticchiare, se la metrica pare sghemba o un po' trascinata. Anzi, tanto meglio. Dietro agli arrangiamenti morbidi c'è un gran "chissene frega degli stream".

aspettando invano la soluzione
mi ritrovo ad essere
la più grande spettatrice di me

Questo pezzo di Spettatrice, per esempio. È complesso, pesante, e chi te lo fa fare di scrivere così? Opporsi così tanto a una scrittura facile e intuitiva? È sintomo di spontaneità, e di quel sanissimo chissene frega se non è facile da canticchiare. Nel disco un po' si sente, ma live si avverte parecchio.

Arianna nella piana – foto di Chiara Gambuto
Arianna nella piana – foto di Chiara Gambuto

In un angolo della piana, al CISIM, Arianna sale sul palco per suonare per la prima volta il disco. La seconda è stata domenica all'Arci Bellezza di Milano. Perché la prima volta qui? "Sono affezionata al posto. Se esci e fai un chilometro verso il mare c'è lo studio dove è stato registrato l'album", mi dice dopo il concerto. Ma anche il posto è affezionato a lei.

La sala si riempie in fretta dopo il live di Girless che ha aperto la serata. La chitarra acustica rosso fuoco fa ancora più folk, ancora più Mid-West. Quando Arianna inizia a cantare la gente urla, ma urla davvero. Rapporto quantità di pubblico-volume degli urli: incredibile. C'è affezione vera. Alla scena, al posto, alle persone. C'è anche l'eccitazione della famiglia, che presenzia sparsa per la sala. Ma di gente ce n'è, non possono essere tutti familiari. Ci sono musicisti, band, Girless. Tutti hanno un attaccamento viscerale al posto, ai pezzi e alle persone che ci hanno lavorato.

Le canzoni si susseguono con un basso dal timbro pieno e le note leggere della chitarra. Poi Arianna non riesce più a trattenersi. Va bene il lato punk dei testi ingarbugliati, ma qui c'è anche da schitarrare come si deve. E c'è poco da dire, lo sa fare bene. A metà di Settembre parte un assolo psichedelico, noise, rumorosissimo. Arianna si schiaccia contro l'amplificatore, poi si chiude a riccio sui pedali per terra. Non è così facile infilare un assolo al vetriolo dentro un concerto composto ed elegante. Lei è in trance. La gente è impazzita.

Anche la produzione dell'album è radicata nel territorio grazie al sostegno dell'etichetta ravennate Brutture Moderne, lo studio di Brisighella Crinale Lab e il collettivo Urlaub. "Il disco era pronto ormai da più di un anno", mi dice Tommaso Gavioli (nonché Girless). È una delle persone che hanno fondato Urlaub, "è un'etichetta, ma non è proprio solo un etichetta". È un gruppo di persone, di base a Rimini, ma sparse per tutta la piana con un solo scopo: spingere la scena romagnola dal basso. Prima del Covid organizzavano concerti, poi si è fermato tutto, e loro – come tanti, come tutti – si sono dovuti fermare. Tommaso mi racconta che Urlaub è rinata come etichetta proprio per il disco di Arianna. "Secondo me il disco è bello, non c'era un'etichetta, e allora ho detto ad Arianna: facciamola noi". Semplice, pulito, dal basso.

Testi, etichetta nata apposta per il disco, tanta gente che arriva perché-suona-Arianna-Pasini, l'attaccamento al posto. Non è provincialismo, è una scena radicata. Se vivi e suoni a Milano, e vuoi suonare per la prima volta il tuo disco a Lido Adriano, c'è davvero una rete fitta, una scena che ti sostiene, e ci credo che poi ci vuoi tornare, per cantare alla perfezione delle canzoni apparentemente sghembe, dolcissime ma con un'anima noise. Tutto questo mi ricorda il punk, i Nabat, i Raf Punk, non nel sound, ma nello spirito. Una scena unita e un'artista che sa suonare, e non ha paura di farlo nella maniera più personale possibile.

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L'articolo Arianna Pasini è una punk che sa suonare di Martino Fiumi è apparso su Rockit.it il 2024-03-18 10:28:00

COMMENTI (1)

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  • MarioMiano 41 giorni fa Rispondi

    Posso spendere una parola per tanta meraviglia? Non credo di aver mai ascoltato una musica che raggiunge picchi stratosferici mescolando cose tanto contrastanti. "Angolo" potrebbe essere un anthem grunge ma proprio quando vuole esplodere rientra di gran carriera nel canzoniere Italiano classico, dai Tenco alla Vanoni un pò brasiliana. Tutto è perfetto e meraviglioso in questo disco, dalla voce a come è suonato in maniera superba. Le parole e il ritmo sono un tutt'uno, sono davvero stupefatto da tanta bellezza, e nonostante se ne parli un pochino, non credo che si sia compreso la portata rivoluzionaria di questa musica: rivoluzionaria perché unire una tale avanguardia al più nobile canzoniere italiano è davvero inedito. Quando ho sentito "colla" mi è venuta in mente la bellezza de "il cielo in una stanza". E dopo alcuni ascolti ho pensato che il testo della canzone potrebbe anche alludere ad una bambina che subisce abusi ma raccontato attraverso una poesia sublime. Sarebbe un peccato che passasse inosservato, questo è uno dei dischi più belli che abbia mai sentito.