Come se la passano gli artisti di strada italiani?

È legale suonare per strada in Italia? Sì e no: ecco come funziona

- immagine via bbc.co.uk
22/03/2016 - 14:29 Scritto da Doriana Tozzi

Correndo da un luogo all'altro o anche solo passeggiando per la città può capitare di venire catturati da estemporanee espressioni artistiche che si offrono generosamente ai passanti: succede ogni volta che la strada che si percorre è stata debitamente trasformata in una “sala da concerto” oppure in un circo o teatro. Una cosa che accade quotidianamente in tutto il mondo sin dai tempi dell’antica Grecia grazie ad instancabili artisti di strada: sono professionisti di ogni genere (dal musicista al clown, dal giocoliere al ritrattista, dal madonnaro all’attore…), che mettono in scena la propria arte sul palcoscenico delle nostre città. Una pratica antica che ha sempre affascinato cantautori, registi, poeti e creativi di ogni epoca, tanto per la libertà della sua forma quanto per la nobiltà del suo intento di portare l’arte fuori dai “palazzi”, fuori dai luoghi convenzionali generalmente rivolti a ristrette élite, offrendola a tutti, lungo le vie, le piazze, le stazioni e i luoghi pubblici delle città.

E così il cinema, la musica e la letteratura sono ricchi di riferimenti a questo affascinante modo di esibirsi: da “La Strada” di Fellini (con le avventure dell’artista di strada Zampanò e della dolcissima Gelsomina nell’Italia degli anni ’50) a “Pezzi di Vetro” di De Gregori (in cui secondo molti “l’uomo che cammina sui pezzi di vetro” è proprio un artista di strada) o al divertente ed eclettico Bert, amico di Mary Poppins, che sbarcava il lunario tra performance musicali per le strade e dipinti con i gessetti realizzati sui pavimenti di una Londra degli inizi del ’900, giusto per fare alcuni esempi tra i più noti. D’altronde proprio attraverso performance in strada hanno cominciato a farsi apprezzare grandi attori come Robin Williams, Pierce Brosnan, Dario Fo o musicisti come Rod Stewart, Tracy Chapman, Ed Sheeran, Sting, Zaz, Glen Hansard e tantissimi altri, segno evidente che l’arte di strada è un fenomeno culturale di grande interesse, che andrebbe oggi più che mai - in un mondo tanto globalizzato quanto bisognoso di bellezza - rispettato e tutelato.

A differenza di quanto accadeva spesso in passato, oggi l’arte di strada vanta soprattutto performer di altissimo livello e le manifestazioni ad essa dedicate sono sempre più seguite. Per quale ragione, allora, l’Italia si ostina a non riconoscere adeguatamente l’importanza di questo fenomeno artistico?

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(Dario Rossi, lo straordinario batterista di strada che abbiamo invitato al nostro Better Days Festival)

Nella nostra penisola scarseggiano siti web opportunamente organizzati dedicati agli artisti di strada in attività: il miglior punto di riferimento in tal senso è il sito della FNAS (Federazione Nazionale Arte di Strada), unica organizzazione di categoria a carattere nazionale, che fornisce indicazioni utili tanto ai busker quanto agli organizzatori di festival d’arte di strada o ai semplici curiosi. Nulla o pochissimo altro si trova in rete (prevalentemente pagine facebook dei singoli gruppi, artisti e associazioni, difficili da trovare se non se ne ha già una conoscenza diretta). Ma quel che è peggio, è che dal punto di vista della regolamentazione di questa pratica si è passati da una disposizione univoca e piuttosto chiara, certo migliorabile ma che poteva costituirsi come un buon punto di partenza per una legge nazionale, all’attuale moltitudine di regolamenti differenti e non sempre adeguatamente rispettosi nei confronti della dignità degli artisti.
Fino al 2001, infatti, era in vigore l'art.121 del TULPS (Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza), secondo il quale, per esprimere liberamente la propria arte in strada, era sufficiente essere iscritti al Registro dei Mestieri Girovaghi e richiedere al Comune il permesso temporaneo per potersi esibire. Il DPR. del 28 maggio 2001 n.311, all'art. 6, invece, ha abrogato i commi primo e secondo dell’art.121 del TULPS, affidando, in pratica, a ciascun Comune la possibilità di regolamentare le forme di spettacolo in strada. L’intento era quello di semplificare la procedura burocratica, ma per ottenere ciò è implicito che tutti i Comuni si sarebbero dovuti preoccupare di varare norme in materia per il proprio territorio, e ciò non ovunque è accaduto o non sempre in maniera coerente e lungimirante.

Nel corso del 2003, le prime regioni italiane a mostrarsi attente nei confronti di questa problematica sono state Piemonte e Puglia, le quali hanno regolamentato l’arte di strada all’interno dei propri Comuni con provvedimenti entrati in vigore dal 2004; questi provvedimenti conferiscono sempre ai Comuni la possibilità di emanare specifici regolamenti sulle forme di spettacolo nel proprio territorio, ma quando ciò non avviene fa fede la legge regionale, che considera il territorio “interamente libero”.

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La città italiana che però più si mostra attenta, attiva e fertile per l’arte di strada è Milano, che è stata inoltre la prima ad aderire al progetto Strad@perta, promosso sempre dalla FNAS e utilissimo per favorire gli spettacoli in strada tutelando tanto gli artisti quanto i cittadini. La piattaforma, che presto sarà disponibile anche per le esibizioni nel territorio di Trieste e da lì si spera anche in molte altre città, permette infatti di prenotare gli spazi disponibili all’interno delle località aderenti, assicurandosi il rispetto delle basilari norme soprattutto in merito ai livelli del volume e agli orari delle esibizioni, e contemporaneamente permette agli utenti di sapere dove e quando è possibile assistere ai determinati spettacoli in strada.

Diversa è per ora la situazione in altre città d’arte italiane. Nella capitale, ad esempio, nel 2012 era stato varato un regolamento decisamente restrittivo che ha scatenato subito la reazione degli artisti, i quali, con un ricorso al TAR, sono riusciti ad ottenere importanti modifiche sul testo precedente; questo inizialmente vietava l’esibizione “con strumenti a percussione di qualsiasi natura” e “con strumenti o attrezzature che per loro natura comportino disturbo alla quiete pubblica quali, ad esempio, tromba, sassofono, piatti”, imponeva il veto ad utilizzare qualunque impianto di amplificazione e “nei casi di grave violazione della quiete pubblica per l'uso di amplificazioni” era previsto anche “il sequestro degli strumenti e amplificazione ad opera della Polizia di Roma Capitale”. Fortunatamente dopo il ricorso al TAR questi commi sono stati abrogati. A Firenze, invece, era in vigore un regolamento secondo il quale ci si poteva esibire in città solo se residenti, norma opportunamente eliminata nel nuovo regolamento in vigore da marzo del 2014 con il quale la città toscana ha iniziato a mostrare una maggior consapevolezza dell’importanza artistico-culturale ma anche turistica di queste forme di spettacolo itinerante.

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Tutto ciò dimostra certo quanto siano recenti e ancora in piena ridefinizione le discussioni in materia di regolamentazione dell’arte di strada nel nostro Paese, ma permette anche di poter nutrire ancora ottime speranze di poter raggiungere presto una situazione ottimale in cui possa convivere il rispetto per la città e i cittadini con quello altrettanto importante nei confronti di questi professionisti che quotidianamente scelgono di elargire la propria arte alla collettività scambiandosi emozioni con essa. E questa speranza risulta ancor più fondata a giudicare dal crescente numero di festival nazionali dedicati all’arte di strada, nati soprattutto a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90 ma in continua evoluzione. Dal Ferrara Buskers al Teatro di strada di Certaldo, dal festival degli artisti di strada di Ostuni a quello di Sorrento, da Chieti a Torino… sono tantissime le città italiane che ospitano i propri festival di artisti di strada accogliendo puntualmente numerosi visitatori da tutto il mondo.

Oggi, insomma, non ci si ritrova quasi più a proporre la propria arte in strada per necessità: la maggior parte degli artisti che incrociamo durante le nostre giornate sono professionisti che hanno scelto di esibirsi “a cappello” ma che spesso si esibiscono anche a cachet, talenti straordinari che animano il mondo donandogli emozioni positive e messaggi di libertà e che quindi, prima ancora di una normativa che ne tuteli il lavoro e la dignità, meritano una parentesi più o meno lunga del nostro tempo.

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L'articolo Come se la passano gli artisti di strada italiani? di Doriana Tozzi è apparso su Rockit.it il 2016-03-22 14:29:00

Tag: politica

COMMENTI (2)

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  • mambocomix 5 anni fa Rispondi

    A Roma la prima delibera era del 2000,
    la prima delibera di una grande città europea ed era fantastica anche se perfettibile, la delibera del 2012 fù invece fortemente punitiva e per fortuna ci fù il ricorso al TAR ma da ottobre del 2019 le cose sono improvvisamente peggiorate in base a scelte discutibili e molto probabilmente illegali da parte del comando dei vigili che ora, senza base legislativa e in forte odore di illegalità stanno effettuando sequestri e in alcuni casi addirittura denunce penali, gli artisti di strada di Roma stanno lottando...

  • ramarpitt 7 anni fa Rispondi

    una precisazione, a Firenze non è mai stata richiesta la residenza, ma è vero che per una città d'arte come Firenze, l'Arte di Strada non é valorizzata come si dovrebbe.
    Il regolamento approvato ieri 11 luglio 2017 ne è la prova: imposto da una maggioranza sorda a qualsiasi richiesta della categoria.