“Bachelite” degli Offlaga Disco Pax non è un disco per dilettanti laburisti

Il secondo album degli ODP compie 15 anni, eppure rimane di un’attualità disarmante, potente e complesso come quando fu concepito. Dalla genesi di “Ventrale” alla storia di “Sensibile”, abbiamo chiesto a Max Collini un track by track emozionale, per celebrare la ristampa di questa pietra miliare

Offlaga Disco Pax in avenida paulista nel luglio 2012
Offlaga Disco Pax in avenida paulista nel luglio 2012

Che annata quella del 2008, per quanto riguarda i dischi di quella che una volta veniva chiamata scena alternativa, indipendente o, seguendo una certa esterofilia, indie: nella Top 3 di Rockit ci sono il primo album de Le Luci della Centrale Elettrica, Amen dei Baustelle e Bachelite degli Offlaga Disco Pax, che sorpassarono Villa Inferno degli Zen Circus (e Brian Ritchie). Altri tempi, qualcuno dirà. Decisamente, aggiungiamo. Quando abbiamo sentito della ristampa di Bachelite degli ODP in doppio vinile grigio e in CD, pubblicato 15 anni fa nel febbraio del 2008 e pronto per girare ancora sui supporti e far commuovere e ridere amaro e ricordare i fan e non solo, abbiamo chiesto a Max Collini di scrivere per noi un pezzo con aneddoti e memorie di quel tempo, un track by track che contiene anche i brani extra: Isla Dawson, Onomastica nella versione col trio d'archi di Ginko Narayana e Sensibile live a San Paolo in Brasile. 

Il disco o cd lo preordinate qui. Gli aneddoti, senza prezzo, leggeteli qui sotto.

La grafica della ristampa di
La grafica della ristampa di

 

Pensieri e parole di Max Collini, voce e autore dei testi degli Offlaga Disco Pax, su ogni brano del disco

 


Aprire l’album dei ricordi legati a Bachelite, il nostro secondo album come Offlaga Disco Pax, a distanza di quindici anni dalla sua pubblicazione è davvero commovente.
A differenza dell’esordio Socialismo Tascabile, registrato con pochi mezzi e sulle ali dell’entusiasmo e della totale assenza di aspettative, Bachelite fu invece un parto molto lungo. Restammo in studio tantissimo tempo, complessivamente circa quaranta giorni, che per noi era anche uno sforzo economico importante (come sempre l’accordo con la nostra etichetta era che avremmo consegnato il disco finito a fronte di un anticipo, che però in questo caso era largamente insufficiente a pagare le spese di produzione) e il clima divenne abbastanza effervescente. Da una parte eravamo positivi e contenti rispetto ai brani e al lavoro sul suono, ma la valutazione rispetto ad alcune scelte musicali, di missaggio e artistiche fu complicata, anche in relazione ai tempi di chiusura delle registrazioni. Alla fine trovammo comunque una quadra, dopo scazzi inenarrabili, e il risultato finale credo porti con sé il nostro disco più interessante e completo dal punto di vista sia del lavoro sulla voce e sui testi che negli arrangiamenti e nelle scelte sonore, decisamente meno minimaliste di quelle fatte per Socialismo Tascabile.

Alcuni dei pezzi del disco erano già stati pensati e scritti durante il tour infinito del primo album (158 date in venti mesi, una cosa oggi inimmaginabile) e già presentati dal vivo in una forma ancora un po’ indefinita. Una sorta di anteprima dello stato dell’arte avvenne al MI AMI del 2007, dove al nostro concerto presentammo almeno quattro dei brani che poi, meglio vestiti, finirono su Bachelite diversi mesi dopo. Altre canzoni invece furono elaborate solo in sala prove e poi in studio ed erano completamente nuove anche per noi. A distanza di tre lustri mi sembra ancora un lavoro molto attuale, se non addirittura migliore di quanto mi parve allora. Proviamo a ricostruire assieme la genesi di ogni singolo pezzo, sempre che la memoria non mi freghi in qualche modo.

 

ODP in studio con Jukka Reverberi, 2007 - Foto di Max Collini
ODP in studio con Jukka Reverberi, 2007 - Foto di Max Collini

Superchiome

Il disco si apre citando la ritmica di Kappler, il brano iniziale del disco precedente, ma è solo uno scherzo. Il racconto lo scrissi molto prima che gli Offlaga Disco Pax si formassero e Superchiome era già stato suonato dal vivo in diverse tappe del tour di Socialismo Tascabile. Col senno di poi il testo di Superchiome non lo giudico particolarmente riuscito e nel mio cuore resta un brano minore, anche se la frase “non c’era Erode al tempo del punk ad Albinea” mi strappa sempre un sorriso, anche perché “Tempo che non ritorna” degli Erode è un disco che campeggia da anni nella mia collezione. Nel racconto cito anche il titolo di un Ep degli anni ottanta più underground italiani, si tratta di Riflessi Conseguenti, un minialbum dei Detonazione del 1984, ma l’ho usato per descrivere il colore dei capelli di Carlotta, non so se valga ugualmente. Carlotta vive sempre ad Albinea, ora maritata con prole. Da ragazza assomigliava vagamente alla Fornarina di Raffaello, o forse era solo una mia impressione.
Non la incontro da secoli, ci sarà un perché.

 

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Ventrale

Il primo singolo di Bachelite e il primo videoclip tratti dall’album. L’epopea di Vladimir Yashchenko, incredibile talento dell’atletica sovietica e ultimo grande saltatore in alto che utilizzasse la tecnica ventrale nel superamento dell’asticella, ebbe il suo apice il 12 Marzo del 1978, pochi giorni dopo la finale di Sanremo in cui Anna Oxa presentò “Un’emozione da poco”. Vladimir realizzò a Milano un record mondiale al coperto completamente fuori dal tempo e, in un certo senso, anche fuori dallo spazio.
Il me quasi undicenne era presente al palasport di San Siro quel giorno e ne trasse una grande impressione. Quando qualche anno dopo quel palazzetto crollò sotto l’incredibile nevicata del 1985 ne rimasi quasi traumatizzato. Mio padre Metuccio scattò delle fotografie in bianco e nero dei salti di Yashchenko, le ho cercate ovunque in questi giorni, ma non le trovo più. Odio il mio disordine. Vladimir Yashchenko morì solo, nel suo paese di origine, nel 1999. La sua carriera venne stroncata quasi subito da un infortunio al ginocchio che i dirigenti sportivi dell’URSS non seppero far curare adeguatamente. Tornò a fare una vita normale, che fu assai difficile e con vari problemi esistenziali, nella sua Zaporizhzhia, la città ucraina in cui era nato e dove ha sempre vissuto e dove non ha dovuto sopportare la guerra che oggi sta flagellando quel territorio. Per il mastering di Bachelite ci affidammo a un americano, Greg Calbi, e Francesco “Burro” Donadello, il tecnico del suono che ha lavorato al disco assieme a noi, gli fece avere le tracce ai suoi Sterling Studios negli USA. Dell’opinione di Calbi sul nostro lavoro non abbiamo molte informazioni, se non per questo brano, Ventrale appunto, che definiì il più interessante del disco. Per chi non lo sapesse Greg Calbi è il signore che lavorò al master di Oracular Spectacular dei MGMT, che all’epoca avevo letteralmente consumato. Su Wikipedia potete vedere su quali dischi abbia messo le mani: lustratevi gli occhi. Nell’elenco c’è pure il nostro, non ci si crede.

 


Dove ho messo la Golf?

Il risultato finale che è finito nell’album è frutto di mesi di sala prove e diversi giorni di registrazioni all’Apha Dept di Bologna. Il testo si prestava per una suite non particolarmente stringata e le prime versioni andavano in quella direzione. Solo durante le registrazioni, grazie anche a una suggestione del nostro tecnico del suono Francesco Donadello, ci convincemmo che poteva essere un pezzo un po’ kraut e con un ritmo più motoristico. Il risultato finale mi pare interessante ancora oggi e credo che la storia sviluppata dal testo, che riassume senza alcuna licenza poetica gli eventi esattamente come si svolsero realmente, dia una idea abbastanza precisa della vita incasinata che avevo negli anni novanta. Ho rincontrato per caso a distanza di due decenni dai fatti Morgana, la vigilessa citata nel brano, quando il disco era già stato pubblicato da tempo. Non l’avrei mai riconosciuta ma lo ha fatto lei, raccontandomi che quella canzone le causò molte prese in giro, speriamo bonarie, da parte di tanti suoi colleghi. L’ha presa bene, insomma. Mi avessero raccontato mentre registravamo il pezzo che qualche anno dopo quella canzone l’avremmo suonata dal vivo a San Paolo in Brasile, nel paese di Lula, non ci avrei mai creduto. Dove ho messo la Golf? diventò immediatamente uno dei momenti più importanti dei nostri concerti e dal 2008 fino alla scomparsa di Enrico nel 2014 non credo ci sia mai stato un nostro live senza quel pezzo in scaletta.

 

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Sensibile

Non siamo mai stati bravissimi, secondo me, a scegliere i singoli (ad eccezione di Robespierre, ovviamente) e col senno di poi Sensibile avrebbe meritato di diventarlo, vuoi per gli argomenti trattati, vuoi per il lavoro in studio su arrangiamenti e dinamiche. E’ uno dei nostri brani più amati dal pubblico e uno dei più nettamente schierati, nonostante resti aperto in alcuni passaggi a varie interpretazioni. Ad aumentarne drammaticità e pathos c’è il violoncello di Deborah Walker, ma in questo pezzo c’è anche tutta la capacità compositiva e produttiva di Enrico Fontanelli, che assieme a Daniele Carretti ha messo attorno alla mia voce un intero mondo sonoro. Per quanto mi riguarda è uno dei cinque brani degli ODP che salverei da un eventuale futuro tsunami. Sulla strage di Bologna, perché anche di questo parla il brano, hanno scritto una canzone anche i regaz de Lo Stato Sociale (Linea 30), pezzo che loro hanno sempre dichiarato come un omaggio agli ODP. Sarà un caso ma è anche la canzone di quel gruppo che amo di più.

 


Lungimiranza

Ricordo esattamente il momento in cui ho scritto la prima stesura del racconto. Era la mattina del primo gennaio 2007 e volevo inaugurare il nuovo anno dispari con qualcosa di significativo. In studio la registrammo poi in poche ore e l’ho sempre trovata molto divertente. Il fonico evocato dal testo era, ovviamente, un Luciano Ligabue agli albori della sua incredibile carriera, il cantautore sul palco invece un giovane Vinicio Capossela. Non avrei scommesso un euro su nessuno dei due, ma io ero anche convinto che, all’inizio del 1989, il Socialismo avrebbe trionfato a breve. Certamente. Come no. Per anni diverse persone ci hanno scritto lamentando che il cd o il vinile, a seconda dei casi, aveva un difetto perché alla fine del pezzo “strappa, si incanta, è registrato male, ecc”. Nessun difetto, tranquilli, è un effetto voluto e lo si può capire dal fatto che mentre la musica sembra appunto interrompersi, andare a strattoni, incantarsi, riapparire la voce resta invece inalterata. Credo che Enrico volesse solo dare l’impressione in modo anche materiale del disgregarsi di un mondo, quel mondo sociale, politico, culturale che noi avevamo scelto come immaginario di riferimento. Il Partito risultava non pervenuto già quindici anni fa. Almeno in questo lungimiranti lo siamo stati. Purtroppo.

 

Enrico Fontanelli in studio a Bologna nel 2007 - Foto di Max Collini
Enrico Fontanelli in studio a Bologna nel 2007 - Foto di Max Collini


Cioccolato IACP

È il brano più lungo sia in termini di durata che di lunghezza del testo della nostra storia artistica. E’ anche un pezzo storico, lo presentavamo già dal vivo nei primi concerti del gruppo, quando ancora dovevamo pubblicare Socialismo Tascabile. Descrive perfettamente da dove sono venuto e il suo contesto sociale e Daniele ed Enrico gli hanno dato una veste quasi siberiana. Il suono sembra uscito da una tempesta di vento e neve nelle steppe oltre gli Urali, anche per le voci trattate ed effettate prestate al brano da Jukka Reverberi dei Giardini di Mirò e del violino soffocato di Nicola Manzan (noto anche come Bologna Violenta). In termini lirici e musicali è davvero una delle cose più significative del nostro percorso e, nonostante la sua evidente drammaticità, l’immagine dei tossici che giocano a tombola con le pensionate credo resti una delle cose più efficaci che siano uscite dalla mia scrittura. Il campetto che si trova all’inizio di via Compagnoni a Reggio Emilia, proprio di fronte alle finestre della casa in cui sono cresciuto, oggi è completamente deserto. Il quartiere è stato quasi completamente demolito e poi ricostruito solo in parte. Quella ex casa popolare alla scomparsa di mia madre qualche anno fa è diventata di nuovo mia, ma non credo avrò mail il coraggio di tornare a viverci.

 


Fermo!

La storia di Fermo! è una di quelle che amavo raccontare a bordo del Doblò nelle infinite trasferte del tour di Socialismo Tascabile. Il problema è che l’avrò fatto, sempre nello stesso modo, per decine di volte. Sono uno che tende a ripetersi, insomma, e furono i miei due soci a suggerirmi di scriverla, giusto per emanciparsi da quella ossessione per i Monti Sibillini e anche per liberare loro stessi dalla noia di quel racconto sempre uguale sul Chirocefalo e tutto il resto. Durante il periodo delle registrazioni del disco al Lago di Pilato e sul Monte Vettore sono andato veramente, giusto per verificare meglio la faccenda. Quando arrivai sulle rive di quella pozza d’acqua, decisamente impervia e a quasi duemila metri di altezza, mi accolse inaspettatamente una folla di chirocefali avvolti nelle loro bandiere rosse. Circa. Durante quella scalata ci furono anche due episodi avvenuti veramente, sono molto curiosi e credo meritino di essere raccontati: una volta iniziata la salita (a quota 1500 metri sulla Forca di Presta) si presentò un cane pastore bianco maremmano-abruzzese, solitario. Non venne mai troppo vicino, semplicemente accompagnò per un paio d’ore la mia salita al Vettore, quasi a controllare che tutto andasse bene e mantenendo sempre una distanza di sicurezza di circa venti/trenta metri. Si sganciò solo verso la fine della camminata e trovai quel comportamento davvero inusuale e molto protettivo. Siccome sono un uomo suggestionabile mi sono convinto che in qualche modo fosse stato mio padre, già scomparso da dieci anni, a mandare quella magnifica bestia ad accompagnarmi fin lassù. Il secondo episodio è ancora più surreale: arrivato al rifugio Zilioli, che si trova a pochi passi dalla cima del monte Vettore e all’epoca non ancora abbattuto dal terribile terremoto del 2016 (ma ora è già stato ricostruito), mi resi conto che l’unica stanza che componeva il rifugio era stata imbiancata da poco. Su una parete troneggiava una sola scritta, enorme: FORESTALE TESTA DI CAZZO. Ero quasi svenuto dalla fatica dopo aver superato ottocento e passa metri di dislivello, ma non riuscii a trattenere una risata liberatoria. Il Vettore, i Monti Sibillini, Castelluccio di Norcia, Castelsantangelo sul Nera, Visso, Arquata del Tronto sono alcuni dei posti del mio cuore, non abbandonateli, hanno bisogno di tutti per tornare a vivere.

 

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Onomastica

Madò, Onomastica, che roba oh! Il testo nasce da una intuizione di Corrado Nuccini dei Giardini di Mirò. Un giorno, chiacchierando, mi propose di scrivere assieme un pezzo sulla tradizione anarco-socialista e poi comunista di dare ai figli nomi non presenti sul calendario, cioè nomi non portati dai santi cattolici. Conoscevo perfettamente l’argomento perché in gioventù aiutai un amico che stava scrivendo un libro, credo poi mai terminato, sul medesimo tema. Preso dall’euforia mi misi all’opera e nel giro di qualche settimana la prima bozza del testo era pronta. Stavamo già lavorando a Bachelite e rimirando l’opera pensai: sai che c’è, Corrado? Mi sa che questa cosa la faccio col mio gruppo. Proposi l’idea a Enrico e Daniele e una volta approvata a Nuccini non restò che prendersi il merito per l’ispirazione. Per l’uso della voce, la ritmica d’assalto, i campionamenti e le elettroniche e il lavoro fatto sul giro di basso assassino di Daniele credo che Onomastica sia una delle nostre vette compositive in assoluto, perché un nome era tutto quel che davi. La canzone ha due versioni, entrambe presenti nella ristampa a cui stiamo lavorando. Una è quella originale, con le parti di sax molto free di Andy Fumagalli dei Bluvertigo, piombato in studio a Bologna grazie alla conoscenza in comune di una nostra amica di Parma (Alice Mazzini), l’altra invece vede al lavoro assieme a noi il trio d’archi Ginko Narayana e fu questa seconda versione, pubblicata nell’omonimo maxi single in vinile trasparente del 2009, che scegliemmo per il videoclip del brano, brano che fu il secondo singolo del disco. Il video venne realizzato da Marco Molinelli, lo stesso regista del videclip di Robespierre.

 

 

Venti minuti

Il disco si chiude con un tema universale, quello della morte del padre. Non volevo che quel racconto diventasse un brano degli Offlaga Disco Pax. Temevo fosse “troppo” intimo e personale e troppo doloroso. Fu Enrico a convincermi, forse anche lui alle prese con rapporti familiari difficili. Fu un lungo lavoro ai fianchi, ma il fatto che a Enrico il mio testo piacesse così tanto mi lusingò, vista la sua ritrosia a fare complimenti e a esternare apprezzamenti per le cose che scrivevo. Alla fine mi convinsi, ma quando iniziammo a registrare dovetti affrontare un problema inaspettato. Non riuscivo ad arrivare in fondo al brano, travolto dalla commozione evocata dalla storia. Enrico si rese conto che per me la situazione era più difficile di quanto avesse pensato e a un certo punto propose anche di lasciar perdere, che se doveva essere così complicato anche lui preferiva fare un passo indietro. Vuoi perché avevo detto di sì, vuoi perché le musiche che compose sono, credo, di una bellezza che non credevo di meritare, non mi diedi per vinto. Alla fine è probabilmente il momento più alto, in termini poetici, della nostra storia artistica. Grazie Enrico. Davvero. Per tutto.

 

Enrico e Daniele nello studio a Bologna, 2007 - Foto di Max Collini
Enrico e Daniele nello studio a Bologna, 2007 - Foto di Max Collini


CONTENUTI SPECIALI

 


Isla Dawson

Nella ristampa sono previsti alcuni contenuti speciali, tra cui tre brani extra. Il primo come dicevo è la versione con gli archi del trio Ginko Narayana di Onomastica, il secondo è Isla Dawson, l’unico dell’epoca che non pubblicammo in una nostra uscita ufficiale. Isla Dawson venne inserito nel 2010 nella compilazione Materiali Resistenti realizzata in occasione dei quindici anni di Materiale Resistente, il mitico disco del Consorzio dedicato ai 50 anni della Liberazione dal nazifascismo. A quella compilazione seguì un grande concerto in Piazza Martiri a Carpi (MO) il 25 Aprile 2010, concerto seguito da migliaia e migliaia di persone. Su quel palco oltre a noialtri Offlaga Disco Pax suonarono anche i Giardini di Mirò, Mara Redeghieri, Il Teatro degli Orrori, Massimo Zamboni (con cui facemmo una bellissima cover di Allarme dei CCCP che trovate in rete) e molti altri artisti. Siamo molto affezionati a Isla Dawson, vuoi per il testo, dedicato alla repressione in Cile durante la dittatura di Pinochet, vuoi per la forma, dal punto di vista musicale particolarmente sperimentale ma ugualmente accessibile. Il testo fu ispirato dalla lettura, decisamente formativa, del libro di Sergio Vuskovic Rojo "Dawson - Cileni in campo di concentramento nell'isola australe". Vuskovic era il sindaco comunista di Valparaiso, poi arrestato dopo il colpo di stato del 1973 e internato per anni a Dawson e in altri campi di detenzione e infine, dopo indicibili torture, esule a Bologna, dove ha insegnato per anni storia della filosofia all'Alma Mater. Sergio Vuskovic Rojo è scomparso nel 2021 nella sua Valparaiso.

 

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Sensibile - Live in San Paolo (Brasile), 25 Luglio 2012

ll terzo e ultimo brano extra che troverete in scaletta è una testimonianza dal vivo dell’unico concerto all’estero della nostra storia. Non si tenne a Lugano, a Capodistria o a San Marino come ci si potrebbe aspettare, ma in un altro continente, a San Paolo. Fummo invitati per la rassegna internazionale “SESC de Artes 2012” e l’organizzazione veramente impeccabile del festival rese possibile la traduzione simultanea in portoghese dei testi sul palco attraverso un “prompt” per noi avveniristico. Al teatro “Sesc Consolação” di San Paolo quella sera vennero circa duecento persone a sentire un gruppo completamente sconosciuto e qualcuno alla fine si comprò perfino i nostri cd. Scoprimmo, incredibilmente, che in sala c’era chi sapeva già chi fossimo: un giornalista musicale che scrisse di noi ben prima di quell’arrivo inaspettato sulle riviste specializzate locali, un paio di ragazze che ci ascoltavano in rete perché appassionate di underground italiano (la gente è strana, si sa: una ci disse che i suoi gruppi preferiti in assoluto, non solo italiani quindi, eravamo noi e i Marlene Kuntz) e qualche italiano che viveva da tempo nella più grande metropoli australe del mondo. Un mondo che stava diventando piccolo, evidentemente, cosa di cui noi non ci eravamo ancora accorti del tutto. Avendo inviato per tempo i testi per la traduzione simultanea mi feci aiutare dalla nostra guida in loco a tradurre anche una piccola presentazione in portoghese per ogni brano del concerto, per cui all’inizio della registrazione sentirete un paio di frasi dette da me in una sorta di portoghese improvvisato. Per farvi capire il livello della rassegna sappiate che la sera prima fummo invitati a una ospitata televisiva a Record.tv, la seconda rete allnews brasiliana dopo Rete Globo. Ci intervistarono alle otto di sera, in pieno prime time, e potemmo fare due brani dal vivo. Abbiamo stimato che in quel momento davanti ai televisori brasiliani a vederci ci siano stati diversi milioni di telespettatori, probabilmente esterrefatti da quella apparizione mariana. La testimonianza integrale della comparsata la trovate su youtube e la trasferta a San Paolo fu una delle esperienze più incredibili dei nostri undici anni di storia.

 


Offlaga Disco Pax – Rockumentary

Chi acquisterà la ristampa di Bachelite avrà accesso attraverso un link dedicato a una versione rimasterizzata del documentario di Pierr Nosari dedicato al making del disco e girato dal filmaker bergamasco tra il 2007 e il 2008. Uscito nel 2009 solo in dvd è poi stato reso disponibile nel tempo anche in rete, ma in occasione del 15° anniversario Nosari sta realizzando ulteriori 15 minuti di contenuti inediti tratti dalle tante ore di girato ancora a sua disposizione e mai viste prima. Oltre alla versione rimasterizzata del documentario ci saranno quindi questi quindici minuti di testimonianze ulteriori che permetteranno un nuovo tuffo nella lavorazione di Bachelite. Le riprese di Pierr furono realizzate tra studio di registrazione, sala prove, concerti live dell’epoca e nelle nostre case private, dove venimmo intervistati singolarmente. In termini di ricostruzione di quel periodo sia umano che artistico è decisamente il reperto più significativo esistente e per chi allora non lo ha visto o per chi allora non ci conosceva sarà un bel modo di farsi una idea di chi e cosa sono stati gli Offlaga Disco Pax.

 

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L'articolo “Bachelite” degli Offlaga Disco Pax non è un disco per dilettanti laburisti di Max Collini è apparso su Rockit.it il 2023-02-28 10:16:00

COMMENTI (1)

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  • DavideValentino 13 mesi fa Rispondi

    Ciao Max, grazie a te e a Rockit che ti ha ospitato. A proposito delle stranezze della gente e di passioni inusitate per l'alternative italiano, mi hai richiamato alla mente un episodio per certi versi speculare a quello tuo brasiliano. Due anni fa, a Castelvolturno, sulla stessa sabbia poi solcata da decine di migliaia di piedi per il "più grande party musicale dell'estate", ci siamo imbattuti in due ragazze americane in vacanza in Italia giunte fin lì, a centinaia di metri dal più vicino luogo... abitato, apposta per vedere i simpatici Soviet Soviet. Una delle poche prodezze del villaggio globale!