Ballano i vampiri alla fine del mondo

"Forever Speeding Through Darkness" è il debutto di sensuale e malinconica deep house degli European Vampire: musica dissoluta, elegante e decadente, devota tanto a Chet Baker quanto a Bret Easton Ellis, in cui si cela il sogno accelerazionista di veder bruciare il capitalismo. Lasciatevi sedurre

European Vampire - foto di Federico De Angelis
European Vampire - foto di Federico De Angelis

C'è una nuova figura che si muove nelle pieghe oscure della notte più profonda, pallida in viso e splendente di una decadente grazia, per invitarci nel suo club dell'incubo. Abito elegante, fascino letale, sguardo spento ma così penetrante da bucare l'anima. È un peccatore che vive nel lusso più effimero, tormentato dalla contraddizione di essere, al tempo stesso, vittima e carnefice di un sistema da cui non riesce a – o forse non vuole – liberarsi. È un European Vampire, una creatura maledetta concepita dal cantante e modello Lorenzo Sutto e dal produttore Mark Ceiling – vero nome Riccardo Marsili Feliciangeli –, con il contributo di Michele Formica, Camilla Rocca, Mago del Blocco e Alessandro Scolaro, i quali hanno "creato la parte visiva, rifinito quella musicale, ultimato quella ideologica", come ci raccontano i suoi creatori. E che con il disco Forever Speeding Through Darkness, 12 tracce ossessive di oscura ed enigmatica deep house, fa il suo carismatico debutto.

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"European Vampire è una maschera, un tramite che ci permette di narrare la realtà che ci circonda e il nostro stato emotivo in totale libertà", spiega il duo nel raccontare la genesi della propria controfigura artistica. "È un personaggio che ha come suo habitat naturale i salotti buoni, le suite degli hotel, i club esclusivi. Gode e soffre allo stesso tempo questi ambienti, ne sente la seduzione e partecipa al gioco, ne subisce le conseguenze a livello morale". E nel costruire questa realtà prende come riferimento mille personaggi, situazioni, opere e luoghi in cui ritrovano una sincera affinità.

Foto di Federico De Angelis
Foto di Federico De Angelis

Dai film di Fellini alle visioni di Tom Ford, dai romanzi di Bret Easton Ellis – "Abbiamo preso molto dal suo distacco snob ma allo stesso tempo completamente coinvolto nel mondo della moda, nel jet set e nell’ambiente notturno", dicono Lorenzo e Mark – al climax del Bolero di Ravel, questo vampiro afferra le sfuggenti immagini che turbinano attorno a noi per inglobarle nella propria estetica, imprimendole alle pareti del proprio dancefloor ovattato e sotterraneo. Un luogo in cui rivivono tantissimi idoli decadenti, il primo dei quali è Chet Baker, un angelo corrotto finito preda dei suoi demoni interiori e la cui voce, così come la sua tromba, è coperta da un'eterna malinconia. E poi King Krule, Yung Lean, Luigi Tenco, Francis Delacroix, Mina, Richey Edwards (se mai lo troveranno) River Phoenix, Miles Davis, Celine, Yves Saint Laurent, Lapalux, Andy Stott, tutte figure notturne che il vampiro riconosce come propri simili.

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Un assaggio visivo di questo seducente, pericoloso e rarefatto mondo sonoro si ha nei curatissimi video con cui gli European Vampire accompagnano il loro progetto. L'ultimo dei quali, Mightsee, è diretto dai giovanissimi Thru Collected: "Apprezziamo moltissimo quello che i Thru stanno facendo, sia a livello musicale che più in  generale a livello di collettivo, quindi la scelta di affidare loro il video di Mightsee è stata più che naturale. Il video è un ibrido tra American Psycho e Bergman, le ultime ore di un vampiro prima  della fine", spiega il vampiro.

European Vampire durante un live - Foto di Giacomo Ricciardi
European Vampire durante un live - Foto di Giacomo Ricciardi

In questo gioco sensuale ha un ruolo primario anche l'uso del francese, che spesso viene alternato all'inglese all'interno dei testi del disco. Una scelta che è sia dovuta dalla necessità di "distanziarsi da quello che succede in Italia a livello musicale", sia all'effetto che il suono della lingua ha, come raccontato da loro stessi: "Il francese rispetto all’inglese permette di utilizzare molti più suoni che potremmo definire sensuali, che quindi danno subito un’idea diversa rispetto all’utilizzo inflazionato di termini anglosassoni. Per esempio, Paris Bipolar inizia con “amour”, che richiama subito un mondo meno conosciuto rispetto a qualsiasi cosa posso dire partendo da "love". Da lì inizia tutto il gioco di intrecci e di giochi di parole ritmici, che sembrano dire qualcosa di romantico, di insaziabile e quasi sexy, ma che in verità non raccontano altro che di una serata a Parigi di questa ragazza che finisce sempre a drogarsi o a far festa e nemmeno lei sa il motivo,  con una vaga storia d’amore in sottofondo".

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Ma tutta questo fascino decadente e questa sorta di lusso abbandonato sono solo un velo dietro cui si nasconde un'opera che è prima di tutto politica: "La musica, l’arte in generale non può non essere in conflitto con l’ideologia capitalista. Pensare alla musica come prodotto, come merce che trova la sua qualità nella quantità di stream che accumula, crea pressione sul petto, tende ad omogeneizzare l’output creativo a scapito della ricerca personale", sottolinea il duo. Lo stesso titolo del disco, d'altronde, sembra richiamare la filosofia accelerazionista, ossia quella teoria secondo cui il superamento del capitalismo può essere raggiunto esasperandone i processi che lo caratterizzano. "Il concetto di accelerazione viaggia su due linee parallele: da una parte c’è una rappresentazione ed una critica della dinamo impazzita che è il neoliberismo, dall’altra l’accelerazione è personale, l’impulso e la necessità di correre forte verso l’ignoto", rivelano gli European Vampire. "Vorremmo altro, vorremmo fermarci e prendere fiato, ma sembra impossibile, sembra non ci siano altre soluzioni. Di conseguenza acceleriamo il più possibile, facciamo urlare il motore fino al limitatore, sperando che tutto, ad un certo punto, finisca". 

Polaroid - foto di Viola Rolando
Polaroid - foto di Viola Rolando

Eppure, come qualcuno disse, è più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo, visto che ancora ci troviamo incatenati a un sistema economico brutale e dalla violenza intrinseca. Cosa aspettarsi, quindi? La risposta prova darla la band: "Pensiamo che nell’immaginario del vampiro la fine non sia contemplata come una cosa negativa, ma come qualcosa che semplicemente accade, come una certezza da accettare e basta. È come se questa macchina lanciata verso la notte andrà inevitabilmente a sbattere ad un certo punto, ma nel frattempo cerchiamo di godere del panorama distorto e surreale che abbiamo davanti agli occhi".

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L'articolo Ballano i vampiri alla fine del mondo di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2022-02-11 14:08:00

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