Bandcamp dimostra che un altro music business è possibile

Sempre più artisti indipendenti scelgono il servizio, perché più equo nei "pagamenti", meno spersonalizzante delle altre piattaforme streaming e impegnato politicamente. Perché la musica smetta di essere solo rumore di fondo

Artwork dalla recente campagna benefit di Bandcamp per il Covid-19
Artwork dalla recente campagna benefit di Bandcamp per il Covid-19

Mai sentito parlare di Bandcamp? A meno che non facciate attivamente musica, probabilmente la risposta è no, visto che ascoltare musica oggi in Italia significa schiacciare automaticamente play su Spotify, Apple Music, YouTube, o al massimo SoundCloud. Altrove, invece, a partire dagli Stati Uniti, il successo di Bandcamp comincia a farsi sentire e rappresenta a tutti gli effetti una sfida allo status quo dei giganti dello streaming.

Ma di cosa stiamo parlando? Bandcamp è un servizio musicale fondato nel 2007 in California, a Oakland, a oggi utilizzato da centinaia di migliaia di artisti e oltre 3.000 etichette. Permette agli artisti indipendenti di promuovere e distribuire la loro musica online secondo un modello differente dalle maggiori piattaforme streaming: è più vantaggioso per gli artisti – soprattutto in termini di profitti – e crea un legame empatico tra artista e ascoltatore e tra piattaforma e utenti  – attraverso, ad esempio, le ultime iniziative di sostegno alla lotta contro il Coronavirus o al movimento Black Lives Matter.

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Bandcamp non solo offre un servizio di musica streaming modello Spotify&Co., ma ha anche servi che le altre piattaforme non hanno. Una spinta dal basso che potrebbe servire a migliorare le cose nel mondo della musica.

Su Bandcamp gli artisti hanno larga autonomia e possono personalizzare la propria presenza sulla piattaforma, al contrario delle interfacce monolitiche dei servizi streaming mainstream: l’artista crea il proprio spazio per raccontare la sua storia e il proprio negozio online per vendere la sua musica in formato sia fisico sia digitale. Ogni artista ha controllo sui prezzi, sulle opzioni di prevendita, sui costi di spedizione delle proprie merci e i pagamenti sono flessibili: gli artisti stabiliscono un prezzo minimo di acquisto, ma gli utenti possono decidere se donare qualcos'altro direttamente all'artista.

Dal suo lancio nel 2007, Bandcamp ha "aiutato" gli artisti a guadagnare circa 470 milioni di dollari attraverso vendite di album digitali, vinili, CD e merch assortiti con 10,2 milioni erogati solo nell’ultimo mese. Questo, semplicemente perché le modalità sono più favorevoli che altrove.

La piattaforma garantisce agli artisti un sostegno economico diretto, senza intermediari, elaborando in meno di 48 ore i pagamenti agli artisti, di cui trattiene circa il 15% su ogni vendita digitale e il 10% su ogni acquisto di merce. Mentre Bandcamp permette agli artisti di aggirare intermediazioni di etichette e società di distribuzione, su iTunes quando un brano viene venduto a 0,99 dollari, il 50% viene immediatamente pagato ad Apple, che però smista il guadagno tra etichette, società di distribuzione ecc. con i risultato di una royalties all’artista del valore di meno di 0,05 dollari.

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Grazie a questo meccanismo, la piattaforma sta attirando sempre più artisti indipendenti. Un altro aspetto interessante di Bandcamp riguarda l’interazione e la condivisione tra artista e ascoltatore: la piattaforma consente di vedere cosa ascoltano o comprano le persone all'interno della cerchia seguita, sia amici sia artisti. Inoltre, la piattaforma si comporta come una newsletter, inviando automaticamente a tutti i follower notizie sui tour o sulle nuove uscite dell’artista, creando una connessione tra pubblico e artista senza abuso.

Un rapporto recuperato che fa la differenza: "Tralasciando il fatto che non sceglierei mai il modello Spotify per motivi personali e politici, considero la piattaforma più come una radio, mentre Bandcamp e soluzioni simili somigliano molto ai negozi di dischi indipendenti e ai tavoli di merchandising", spiega Jes Skolnik, caporedattore di Bandcamp Daily, filiale editoriale lanciata dalla piattaforma per integrare alle operazioni di acquisto e streaming della musica, la promozione attraverso articoli degli artisti presenti sul sito.

"Sin dall'inizio", continua Skolnik, "la missione di Bandcamp è sempre stata quella di fornire uno sguardo ampio e profondo della musica dal punto di vista degli umani, non degli algoritmi, per tornare a scoprire la musica come si faceva in un gigantesco negozio di dischi".

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C'è poi la parte benefit, che in queste settimane abbiamo visto funzionare a mille. Durante l’emergenza sanitaria Bandcamp ha istituito il #BandcampFriday: durante il 20 marzo e il primo maggio, la piattaforma ha rinunciato alle commissioni di vendita del 10-15% per aiutare gli artisti colpiti dalla crisi. In due giorni ha raccolto un totale di circa 11, 4 milioni di dollari a favore dei musicisti. Un aiuto concreto, ben diverso dalla famosa "tip jar" di Spotify.

Il duo newyorkese 75 Dollar Bill in occasione del 1 maggio ha pubblicato un album in digitale in esclusiva su Bandcamp, raccogliendo in soli due giorni donazioni da parte di quasi 700 ascoltatori e generando circa 4.200 dollari, una cifra che supera il totale guadagnato negli ultimi sei anni dal duo attraverso piattaforme streaming come Spotify, Apple Music e YouTube. "Per una traccia da 580 ascolti su Spotify, la retribuzione potrebbe essere di 0,20 dollari", dichiara Chen, chitarrista del duo. Di esempi del genere se ne potrebbero fare ancora e ancora.

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Da sempre Bandcamp mira a essere non solo una piattaforma streaming di musica, ma luogo di partecipazione e sensibilizzazione su determinati temi e questioni, schierandosi anche politicamente, come nel caso del 2017, quando Trump vietò l'arruolamento nell'esercito militare americano ai transgender. In quell'occasione, Bandcamp decise di donare la sua quota di entrate al Transgender Law Center, un'organizzazione no profit di Oakland.

In risposta ai recenti avvenimenti di Minneapolis, all’omicidio di George Floyd e di Rayshard Brooks, Bandcamp si è schierata dalla parte del movimento Black Lives Matter, annunciando altri #BandcampFriday in cui anche le etichettepossono decidere di donare i loro proventi alle iniziative BLM e ad altre organizzazioni antirazzismo. Il 19 giugno, questo venerdì, Bandcamp donerà il 100% della propria quota di entrare al fondo difesa legale NAACP e ciascuna etichetta ha già dichiarato il proprio impegno in quest’iniziativa.

Il monopolio dello streaming basato sull’abbonamento e le pubblicità sembra aver spazzato via la concorrenza e nel mondo della musica se oggi non sei su Spotify, non sei. Ma la presenza di una realtà come Bandcamp dimostra che altre vie sono possibili: il suo modello economico porta a una retribuzione più equa e diretta agli artisti, il suo assetto ricostruisce un legame tra ascoltatore a artista e riduce l’alienazione dei fan alimentata finora dai giganti dello streaming. C'è partecipazione, scambio, ma anche di idee e di valori. Musica insomma, e non solo rumore di sottofondo

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L'articolo Bandcamp dimostra che un altro music business è possibile di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2020-06-16 12:54:00

COMMENTI (2)

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  • MatteoTestoni11 mesi faRispondi

    se acquisto un brano su bandcamp posso utilizzarlo per quanto riguarda il copyright?

  • theflyingcats3 anni faRispondi

    Ottimo articolo. Non menziona però la APP di bandcamp che risponde appunto a quell' esigenza dell'ascoltatore medio odierno, di schiacciare il bottone e sentire la musica, senza rinunciare ai vantaggi di usare bandcamp.
    Ti consiglierei di aggiornarlo o di scriverne uno nuovo dato che ci sono semrpe delle novità, Cmq brava. Max Marinaio maxmarinaio.com