I Bloody Beetroots, maschere, remix e i tour sold-out

I Bloody Beetroots sono un caso quasi unico nella musica italiana: l'estetica punk incontra l'elettronica

I Bloody Beetroots sono un caso quasi unico nella musica italiana: l'estetica punk incontra l'elettronica
I Bloody Beetroots sono un caso quasi unico nella musica italiana: l'estetica punk incontra l'elettronica

Dietro la black mask dei Bloody Beetroots c'è un dj tutto italiano: Simone Cogo AKA Sir Bob Cornelius Rifo, che sul palco si fa accompagnare da Tommy Tea ai controller live. Remix, “Romborama”, la grande collaborazione con Steve Aoki, del punk e dell'electro, del DIY su un sequencer e di tour sold out da impazziti del dancefloor, del fare dei Misfits e dei Daft Punk un'unica grande famiglia. Di questo e molto altro i Bloody Beetroots sono diventati portavoce e icona per il futuro, un futuro che unisce il passato del punk alla musica elettronica, in un mix che è stato più volte definito rivoluzionario.

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Sir Bob Cornelius Rifo (nato nel 1977, proprio come il punk) inizia da bambino a studiare musica classica, ma presto scopre il punk e gli strumenti elettronici, iniziando a sperimentare con diversi generi, dalla new wave alla drum'n'bass, dall'hip hop alla house. Si dedica ad alcune sonorizzazioni tra cui “Nosferatu” di Murnau, mentre inizia a collaborare con gli inglesi Cafeaudi, grazie ai quali il suo nome comincia a circolare con riscontri positivi in Inghilterra, mentre mantiene i contatti con l'Italia collaborando con i Roller Inc. e Dj Villary dei Casino Royale.
Nel 2006 Sir Bob Cornelius Rifo mette a punto il progetto Bloody Beetroots con Tommy Tea, richiamando l'attenzione dei dj producers francesi Etienne de Crécy e Alex Gopher. I Bloody Beetroots iniziano da subito ad indossare sul palco e nelle foto ufficiali la maschera di Venom, diventata il loro simbolo, e pubblicano nel 2008 gli EP “Rombo” e “Cornelius”, una valanga di suono hard-house miscelato a un'attitudine spiccatamente punk, insieme al remix di “Discommunication” di Timbaland, con il titolo “Dimmakmmunication”, che gli permette di approdare alla Dim Mak Records del producer americano Steve Aoki. Proprio con Steve Aoki, nel 2009, i Bloody Beetroots pubblicano l'EP “Warp” preludio del primo album “Romborama”.

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“Romborama” esce alla fine del 2009, raccoglie brani già editi nei precedenti EP e nuovi remix, ed è ricchissimo di collaborazioni, non solo con Aoki, ma anche con personaggi della scena hardcore punk e hip hop americana come Justin Pearson (Locust) e i Cool Kids o il rapper italiano Marracash nel brano “Come la Cina”.

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Sempre nel 2009, Rifo cura la produzione del brano "Direzioni diverse", tratto da "A sangue freddo" de Il teatro degli orrori.
Da “Romborama” in poi, il nome dei Bloody Beetroots è sempre presente nelle classifiche di musica elettronica, e parte un tour mondiale con il nome di Bloody Beetroots Death Crew 77; pubblicano l'EP “Christmas Vendetta...spares of Romborama”, realizzato in occasione del sodalizio col marchio di abbigliamento Vendetta. Intanto esce l'EP “Domino” che porta a una rivoluzione nei live: ora la BBDC77 apre a chitarre, theremin, batteria. Dal vivo quindi non mancano ospiti importanti e inaspettati, come Tommy Lee dei Motley Crue o Dennis Lyxzén dei Refused. Proprio con quest'ultimo Rifo fonda nel 2010 il movimento Church of noise, una community on line in cui sviluppare un discorso musicale “libero da ogni giudizio”, forte dell'estetica punk e DIY.
Nel 2011 esce il “Best of...remixes”, che raggruppa i migliori remix realizzati dai Bloody Beetroots, tra cui “Dissolve” dei Chemical Brothers e “Funk” e “Welcome” di Etienne de Crécy, ma anche Tiga e Goose.
I Bloody Beetroots sono ormai ospiti fissi di tutti i principali festival di musica elettronica del mondo, e contano innumerevoli collaborazioni, remix e featuring in tutto il mondo: un caso unico nella musica italiana.

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L'articolo I Bloody Beetroots, maschere, remix e i tour sold-out di Redazione è apparso su Rockit.it il 2013-03-01 14:15:38

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