I Camillas - I CAMILLAS E LA TECNOLOGIA: Impegno quattro, The prato issue

La grandi distese da un lato i sistemi di chiusura che ogni strumento tecnologico ha bisogno per funzionare: un bel dilemma. Tornano I Camillas con la loro rubrica, si interrogano sui tanti modi di chiudere. A Fabrizio Festa, invece, tocca illustrare tutto ciò che è aperto. Questa doppia analisi si chiama The Prato Issue, il quarto episodio de I Camillas e la Tecnologia.





Mi disturba spesso il sonno quell'aria da commendatore che il mio viso involontariamente assume, ogni volta che i miei sogni iniziano ad impilarsi su un unico oggetto del desiderio.

Questa frase, vergata con inchiostro ad elevata potenza imprimente sulla schiena di Ruben, è posta a suggello della riflessione sulla tecnologia, che i Camillas stanno faticosamente portando avanti, ostacolati in molti modi dagli eventi e dalle discussioni.
Nelle mattine che scorrono lente, come lumache ritardatarie ma perennemente di corsa, Zagor e Ruben adorano contemplare le loro difficoltà, disponendole in pile ordinate, partendo dalle più piccole, che vengono appoggiate a terra per prime, salendo poi su su fino a quelle davvero grandi, che deposte con cura in cima alla colonna, la fanno ondeggiare ed emozionare.
Vedi Ruben, quelli siamo noi!
Noi chi? E poi, cosa siamo noi? Lo stare in equilibrio? Il disordine nell'accumulo? Il rischio ed il pericolo della caduta? La stupidità dell'azione di impilamento? Cosa siamo noi?
urlò Ruben che sembrava un matto, tutto sudato, tutto accaldato, un fiume di vapori e occhi sbarrati e testa che ciondola di lato, pericolosamente di lato.... e poi di nuovo si mette a correre in cerchio, sollevando nuvole di ciottoli, che cadendo producono un ronzio dolcissimo, una ninna nanna ninna o, di quelle che non finiscono mai.
I sassi volanti ed il corpo che li solleva con il suo movimento... E' la fine della tecnologia come utilizzo degli strumenti per produrre altri strumenti? Siamo arrivati, così, come se stessimo passeggiando con gli amici delle medie dopo la cena di classe, l'estate è iniziata da poco e tu ci hai proprio voglia di prendere un tandem da 4 e farti tutte le rotatorie della città, ululando e cercando di dimenticare i vapori degli amori e delle rivolte?...Zagor, siamo arrivati ad una fine?
Saggiamente Zagor scosse la testa con calma. Nuvole di moscerini del Po si allontanarono disturbati e le carpe intonarono melodie nuove, come uno strusciarsi delle labbra di pesce l'una sull'altra, uno sfrigolare dolce ed inoffensivo, con i denti lì sullo sfondo a battere le manine... Tranquillo Ruben, deponi le tue ansie e sciogli i capelli! Rannicchiati nell'acqua fredda di quel ruscello e senti come l'acqua sposta le rocce e le sbriciola con calma. Fatti acqua. Fatti libellula e sfreccia tra le ortensie e le malve, diventa, con una piroetta, l'ombra di quel platano e spezzetta il tempo coinvolgendo i raggi del sole in giochi equivoci. Diventa un acero, un lillà, un lepidottero qualunque, stretto ed accaldato nel suo completino beige.... fatti da parte, se in mezzo c' è puzza... Ruben dormiva.



Fondamentale, nell'assetto e nella stabilizzazione del destino tecnologico dell'uomo, è l'elaborazione continua dei sistemi di chiusura. Essendo molto stimolanti (infatti inducono all'apertura) ed efficaci come il tratto di pennarello nero che circonfonde i fumetti (stabiliscono infatti la compresenza possibile di due stati di realtà, uno interno ed uno esterno, rispetto a cui il sistema di chiusura si pone in maniera tassativa e determinante... pennarellistica, cioè...), i sistemi di chiusura sono sostanziali per lo sviluppo e la propensione futuristica della tecnologia: infatti essa procede con un'andatura che potremmo definire della 'tartaruga stanca'. Dieci passi avanti e poi via, dentro a riposare. Chiudere il carapace. Rinforzare le difese. Attendere il momento opportuno. E poi di nuovo avanti, qualche passettino e poi dentro.
In alternativa, per facilitare la comprensione del processo di avanzamento della tecnologia e della sua connessione con i sistemi di chiusura, potremmo usare anche l'immagine del 'paguro ubriaco', che avanza un po' sul fondo sabbioso, poi si addormenta e chiude lo sportellino, viene trascinato dalla corrente, riapre lo sportellino, due o tre zompetti da granchio in roulotte, giramento di testa, chiudere sportellino e via pisolino. Sperando non arrivi la tempesta. Sperando che lo sviluppo sia sempre verso un avanti. Sperando che siamo tutti d'accordo su quale sia il dietro di questo davanti e non ci si debba accorgere, dopo anni di sportellini e carapaci, che il mio davanti era il tuo dietro ed il mare si è prosciugato ed il sole ci sta a bruciare, guarda che fine ha fatto quella tartaruga laggiù! Affrontiamo alcuni sistemi di chiusura, cogliamone la profonda dignità e serietà con cui svolgono la loro funzione di motrici dello sviluppo tecnologico, incontriamoli nel loro darsi come negazione: nella loro -eventuale- apertura.



Intervistiamo Zagor sulla questione che gli batte nel cuore: musica registrata e sviluppo tecnologico. Ci sono alternative alla digitalizzazione? Anche Dio possiede un Ipod (l'ipodDio), dentro cui noi viviamo, inconsapevolmente inseriti in playlist dove ci muoviamo a colpi di shuffle? E' possibile deviare il corso della tecnologia, chiudendo per un secondo tutti il mondo dentro di sé, per poi farlo sgorgare fuori all'improvviso, in un vortice di iperrealtà?

i cd sono impacchettati . plastica trasparente li contiene . a volte con adesivo . a volte con bollino siae .
c'è chi conserva la plastica esterna del cd . c'è chi invece non conserva nemmeno la custodia . c'è anche chi non ha cd . quando compro cd fuori Pesaro lascio dentro la custodia addirittura lo scontrino . non mi piacciono i digipack . mi piace la plastica . alcuni hanno difficolta nel rompere la plastica che impacchetta il cd . io no . lavoro in un negozio di dischi e ho sviluppato diverse tecniche di spacchettamento :
LA TECNICA DEL SOFFIO : soffiate più forte che potete per circa 30 secondi sul cd . sfoglia di plastica vedrete volare
LA TECNICA DEL MUMBLE MUMBLE : mostrate il vostro disappunto al cd . vi chiederà scusa aprendosi LA TECNICA DEL GIAGUARO : graffiate la plastica con scatti felini . verrà un topo ad aprirvela LA TECNICA DEL MACINATO : minacciate il cd . ditegli che potrebbe diventar salsiccia . si spoglierà della sua plastica con fare da macellaio
LA TECNICA DEL SESSO : lasciate che il cd vi guardi mentre fate l'amore . si spoglierà molto presto


Ruben, ci sono dei sistemi di chiusura a cui sei particolarmente affezionato?
io credo che la tecnologia non avrebbe senso senza chiusure. Credo che i televisori dovrebbero avere delle persiane, per farci capire bene quando sono chiusi. Le password, che regolano l'accesso a siti e computer, dovrebbero essere dette a voce alta da tutti gli umani nello stesso momento, per vedere se si apre qualcosa di davvero grosso. Credo che le chiavi con telecomando per aprire sportelli e cancelli dovrebbero avere codici di accesso che devono essere cantati ogni volta dal possessore delle chiavi stesse. Credo che i portelloni delle mietitrebbie dovrebbero riportare i nomi dei topolini di campagna triturati l'anno precedente in fase di raccolta del grano. Credo anche che le migliori menti della nostra società debbano affrontare e risolvere alcuni sistemi di chiusura che mi lasciano insoddisfatto: ombrelloni al mare (quanta ciccia tra il pollice e l'indice ho lasciato distesa lungo il legno dell'ombrellone!?!), bagni dell'autogrill, contenitori di plastica dilatatisi con il calore, cerniere lampo prive di sistema di bloccaggio, portellone in metallo della base segreta sotto il Gran Sasso (ma avete sentito come cigola?). Credo che la mani chiuse a pugno siano minaccia, ma anche desiderio di tenere qualcosa proprio per sé.



I due si svegliarono. Aprirono gli occhi un momento come fosse un lampo. Poi li richiusero.



 

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L'articolo I Camillas - I CAMILLAS E LA TECNOLOGIA: Impegno quattro, The prato issue di Redazione è apparso su Rockit.it il 2010-08-23 00:00:00

Tag: speciale

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