Nel campo di cocaina del fiorentino Lemònd

Il 27enne dal nome alla francese (in realtà si chiama Duccio ed è molto toscano) esordisce con una riflessione sulla vita non qualunque, e con un balletto che ci turba parecchio

Un frame dal video di "Cocaina"
Un frame dal video di "Cocaina"
15/11/2019 - 09:36 Scritto da Redazione Lemònd 0

La cosa più bella in assoluto è il campo da basket, ma questo perché siamo malati di palle nei cesti. Anche, tutto il resto, però, funziona. È Cocaina, singolo estratto da RIVER,RIVER, il primo ep di Lemònd, disponibile in streaming dal 20 novembre, prodotto da Samuele Cangi e Tommaso Giuliani. Lui, che si chiama Duccio, ha 27 anni e viene da Firenze. Salta un po' fuori dal nulla e fa una bella cosa.

Il brano fila via liscio e l'ascolto è piacevole, la voce comunica subito qualcosa. Poi c'è il balletto del video, che prima ti dici "fermati, ti prego" e alla fine ti ha conquistato. E la faccia giusta. C'è dell'x-factorismo di quello più sano, ma il risultato complessivo ci sembra interessante. Allora abbiamo voluto fare una breve chiacchiera con Lemònd e proporvi qua di seguito il suo video. 

video frame placeholder

"Nessuna origine, francese", esordisce. "Scritto in questo modo il nome che ho scelto non significa niente. Letteralmente parlando, sarebbe più corretto dire Le Monde, che in francese significa appunto "il mondo", ma io mi sento di appartenere a un qualcosa e quel 'qualcosa' non è 'questo mondo'". Impegnativo. "Sì, diciamo che in realtà il nome nasce da due bottiglie di vino con un amico intimo e da un gioco di parole che, comprendendo il mio cognome (non è dovuto saperlo, vero?), andrà a formare Lemònd. E poi amo la Francia, quello sì".

Basta con gli artisti anonimi, però. "Ok, mi chiamo Duccio, sono nato e cresciuto tra i viottoli del centro storico fiorentino e ho cominciato a scrivere testi all'età di 8 anni". Influenze? "Non del tutto definite: ascolto un po' di tutto e sì, può sembrare un affermazione banale, ma è proprio così. Basti sapere che ascolto dall'indie (genere al quale vengo accostato al primo ascolto), alla più colorata dance anni '80, alla più smielata r&b, passando dal vecchio cantautorato italiano e cascando al prog metal contemporaneo e non. Insomma, un casino".

L'ultima domanda è sul titolo del brano, Cocaina. Probabilmente la cosa che ci convince meno del suo progetto, perché non vorremmo sia stata solo una scelta provocatoria e catchy, fine a se stessa. "Non è facile spiegare del perché io abbia chiamato Cocaina questo brano" racconta. "Alla base della scelta subentra l'essenza stessa che il testo vuol trasmettere all'ascoltatore. Effetto cocaina, non per alludere ad un eccitamento scatenato dall'ascolto della canzone stessa, tutt'altro. La cocaina è un eccitante, ma resta sempre una droga, un qualcosa che col tempo ti rovina e che crea dipendenza. Dipendenza della quale parla anche il personaggio nel testo stesso. La canzone è, metaforicamente parlando, un totale inno alla disperazione. Nonostante tu ti possa sentire stanco, affranto e prosciugato, continui a 'scegliere la vita', perché l'istinto di sopravvivenza prevale, per cui 'no, non c'è una ragione per morire'. Continuo a vivere come cazzo mi pare, e quindi male. Il concetto balordo è un po' questo". 

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L'articolo Nel campo di cocaina del fiorentino Lemònd di Redazione è apparso su Rockit.it il 2019-11-15 09:36:00

Tag: singolo

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