Dalle Canarie alla Sicilia senza ritorno

Tra vulcani dormienti, canti di sirene e acque sulfuree, il duo di stanza a Bologna ci ha raccontato il loro nuovo album, "Immaginari, pt. 1", portandolo nel Mediterraneo e associando a ogni traccia un'isola siciliana

Andrea Pulcini e Paola Mirabella, i Canarie - foto stampa
Andrea Pulcini e Paola Mirabella, i Canarie - foto stampa
04/05/2021 - 10:36 Scritto da Redazione canarie 1

Una trappola in cui i siciliani cadono volentieri: pretendere di capire la Sicilia prima di capire se stessi. (Gesualdo Bufalino)

Il duo Canarie, formato da Paola Mirabella e Andrea Pulcini, ha un rapporto stretto con l’immaginario dell’isola. Lo si può già intuire dal nome con cui hanno deciso di chiamare il loro progetto e il loro disco d’esordio del 2019, Tristi tropici, non fa altro che confermarlo. Lo scorso aprile è uscito Immaginari, pt. 1, secondo album della band, in cui la fascinazione per queste terre balneari rimane incastonata nella loro musica, in maniera ancora più evocativa e romantica.

In Immaginari, pt. 1 troviamo 8 tracce che vanno ad esplorare le relazioni sentimentali, dove ogni storia che viene raccontata si muove tra il sogno e la realtà. Un album in cui l’amore viene declinato in momenti di scanzonato ed elegante pop immerso nella malinconia, con qualche passaggio che si avvicina alla psichedelia dei Tame Impala. Brani intensi, stratificati, ricchi di spunti e suggestioni che vanno al di là del semplice pop. Paola e Andrea, per raccontare il loro disco, hanno associato ogni traccia con un’isola siciliana, per arricchire ancora di più il loro frastagliato arcipelago musicale.

La copertina di Immaginari, pt. 1 - grafica di Gianluigi Toccafondo
La copertina di Immaginari, pt. 1 - grafica di Gianluigi Toccafondo

Quadri ribelli – Stromboli

L’inizio di Immaginari è affidato a una ballata ribelle come quel vulcano che rifiuta di esalare l’ultima  colata lavica e arrendersi all’immobilità di isola. Stromboli, chiamata Terra di Dio nella splendida pellicola di Roberto Rossellini, è una terra di bilanci finali che ognuno di noi fa della propria esistenza e deposita in un mangianastri. Un’isola che incanta, carezzata da venti di mellotron che consolano e terremoti che proiettano ombre sul proprio futuro. Terra di prese di coscienza e azioni coraggiose, come la fuga di Ingrid Bergman nel finale del film.

Brodo – Linosa

In questa splendida perla nera delle isole Pelagie nidifica la berta, un uccello che d’inverno può rimanere in mare per settimane senza toccare terra. Il suo canto nostalgico, simile a quello di un bambino, ha ispirato il mito delle sirene. Una ‘maledetta nostalgia’ da cantare a squarciagola come un ritornello liberatorio per non impazzire di noia e solitudine. Meglio restare insieme, fermi a fissare le ragnatele e chiedersi ‘cosa mangiare finché il cuore si muove’. Magari lenticchie in brodo che, guarda caso, si coltivano nell’isola.

Topexan – Lampedusa

Una ballata narcotica e monocorde dove ambientare i primi amori adolescenziali accoccolati alle canzoni di Baglioni, dentro cale che nascondono spiagge meravigliose che anche Modugno amava guardare al tramonto, nel loro blu dipinto di blu. Topexan contiene un’ansia di dover cambiare che si scioglie in un finale catartico, come la speranza di chi cerca da anni di attraversare l’immaginario (e spesso crudele) ponte tra Europa e Nordafrica.

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Estate italiana – Sicilia

Un’orgia inaudita di colori, profumi, sapori e luci; habitat ideale per passare l’estate italiana per eccellenza. Facile essere felici in Sicilia, ma come ha detto qualcuno, è un’operazione che richiede un adattamento biologico e culturale: ‘bisogna imparare a vivere il tempo alla maniera siciliana’, che come quello del brano in questione è sincopato, pieno di tradizioni e civiltà, con qualche aritmia storica e silenzio antartico che occorre mandare giù senza masticare troppo.

Ciclopi – Isola Lachea

La più grande fra le isole dei Ciclopi, erosa dall’azione delle onde e l’umore del mare; per questo frastagliata, spigolosa, austera e rock. Distaccata dalla terra quel tanto che basta per osservare il proprio corpo da lontano. Come un tuffo in un’altra dimensione onirica, fuori dal tempo, per comprendere qualcosa di più del nostro interno.

Basmati – Salina

Per scrivere il proprio Caro Diario – alcune scene del film di Moretti sono state girate nell’isola – sulle personali vicende amorose, si ha bisogno di un luogo fertile, ricco di sapori enogastronomici come capperi o malvasia che possano dare nuovo carattere a un triste piatto di riso basmati. C’è bisogno di poesia, di un cinema circondato dal mare per trascorrere le ultime innocenti evasioni prima dell’ultimo respiro. ‘Vieni a prenderti un posto in prima fila insieme a me’.

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Universo – Pantelleria

Un universo nel Mediterraneo, singolare per il suo paesaggio, dove vulcani, saune naturali e acque sulfuree si incontrano come pensieri associativi sul rapporto tra l’uomo e il complesso contenitore di pianeti che in qualche modo influenza i nostri destini. Un luogo nel quale immergersi dentro arpeggiatori, venti, drum machine, dammusi e perfino laghi di acqua dolce, (il cosiddetto Specchio di Venere), al quale domandare ‘se farà caldo o pioverà nell’aldilà’.

Avvoltoi – Lampione

Ad Avvoltoi è affidata la chiusura della prima parte di Immaginari. È la straziante storia di un relazione che non riesce a concludersi prima che i due amanti divorino le loro carcasse a vicenda come rapaci. Secondo la leggenda Lampione era in origine un masso sfuggito dalle mani di un Ciclope. Dopo una frattura insanabile dalla terraferma, il suo destino è ormai alla deriva. Oggi è grande scoglio disabitato e l’unico segno della presenza umana è un faro automatico, che continuerà a essere illuminato a memoria di un amore, prima che le onde lo travolgano per tornare a ‘farsi mare’.

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L'articolo Dalle Canarie alla Sicilia senza ritorno di Redazione è apparso su Rockit.it il 2021-05-04 10:36:00

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