Guasto rumore

Batterista, dj, produttore, autore, ora cantante, Carlame è una figura mitologica per la scena underground italiana. "Sabotaggi" è il suo primo disco solista, un album da "tante fantasie ma nessun piano, come nella vita", nato per manomettere il panorama musicale attorno a sé

23/10/2023 - 10:08 Scritto da giorgiomoltisanti

Se avete seguito almeno un po' le decine di nostri articoli e approfondimenti sulla scena (per brevità detta) punk italiana, vi dovrebbe essere ormai abbastanza chiaro che questa può essere divisa in due macrosistemi. Il primo, che definiremo mediano, o se preferite classico, determinato da un pubblico classicista, supportato dal pubblico classicista, e insieme sollecitato a muoversi nella direzione che più aggrada il pubblico classicista. Perché pare – e chi sa per quale ragione – che alla gente importi più del passato, più o meno remoto, incapace o quasi di fare male ad alcuno, che dell'avvenire, più o meno prossimo, sempre, come ben sappiamo, minaccioso e incombente.

Ma c'è un secondo gruppo, che definiremo avanti, o se preferite dei sabotatori, composto da quanti, inquieti in quella composta perfezionare, riesce a trovare altri agganci musicali in questa nuova scena mondiale, balorda quanto vi pare, ma reale e crescente. Lo trova con questa Italia, e lo trova anche con l'altra Italia, quella di sotto, quella delle radici, dei gruppi del Get In The Van e del DIY, Negazione o Eversor che fossero.

Tra queste due Italie, che poi sono la miniatura del Mondo, che si barcamenano per non deprimersi, come spesso accade, l'Italia punk dei secondi prova e (a volte) riesce a trovare l'ideale mediazione. Dopo alcune (Gomma, Bull Brigade, Winter Dust, Jaguero, Exhibit, Moin, Lleroy...) uscite, enormi, degli ultimi tempi, in questi giorni viene pubblicato quello che potrebbe esser un (il?) Manifesto per questa corrente: Sabotaggi (Professional Punkers, 2023), ovvero il primo disco solista di Carlame, al secolo Carlo Mischiatti, mente dietro svariati progetti che hanno segnato la scena underground italiana dai primi anni 90 a oggi. Carlame ha sempre avuto la nomea del tipo simpatico e un po' matto. Uno di quelli che tutti vorrebbero in comitiva. Nasce batterista, poi dj e produttore, ora cantante, ma sempre autore e compositore per le band di cui ha fatto parte.

Già dalla copertina di indizi ce ne sono. La fotografia appare sincera, contemporanea, cristallina e, anche se l'ambiente simile al video di The Kids Aren't Alright degli Offspring può risultare furbo, il rimando alla grafica del disco più musicale ed esistenziale dei Black Sabbath, Sabotage del 1975, col titolo simile scritto sull'enorme specchio racchiuso in una cornice neobarocca, ci fa capire che la voglia di mettersi in gioco non manca affatto. “Il concetto di fondo è l'ammissione di essere un peso massimo dell'auto-sabotaggio, ma anche della confusione, della solitudine, della disperazione", mi dice Carlame. "La copertina in particolare gioca con la questione specchi, di cui parlo spesso nei miei testi, forse proprio perché mi ricordano chi è il mio peggiore nemico”.

La sottolineatura, quindi, è tutt'altro che pignola: rispetto a poco più di un anno e mezzo fa, quando i Discomostro hanno fatto uscire il loro fortissimo (va là, detto alla Celentano) e fortunato Mostropatia (Professional Punkers, 2022), con una veste ancorata “abbestia” agli standard del genere (grafica in B/N, teschio, lacrime, devilock e pioggia), una copertina così non è mai soltanto una copertina, ma un'idea più compatta, coesa e determinata. Un sabotaggio dell'ordine costituito in piena regola, insomma, una condizione personale ritrovata dopo una serie di anni a suonare e ragionare in gruppo (e prima dei Discomostro negli Skruigners, Laforcah, Bestiamadonna, eccetera...) e riversata sul pubblico all'indomani di un periodo vissuto solo con se stesso. “A causa delle varie restrizioni Covid non riuscivamo nemmeno a provare. Mi sono detto che avrei potuto fare anche da solo. E così ho fatto: senza nessuno che mi rallenta, che mi distrae, a cui dover spiegare dove voglio arrivare, nessuna giustificazione per le mie scelte”.

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Fin qua nulla di particolare – ça va sans dire – o almeno di particolarmente inedito, eccetto il fatto che risorse quali entusiasmo e volontà di mettersi in gioco tornino a essere a portata di mano e tali da consentire a Carlame di divertirsi nell'agone del punk con ancora più energia e inventiva di quanto ci si potesse immaginare. “Il titolo ha per me un duplice significato: auto-sabotaggio della vita che descrivo nei testi, e sabotaggio di un panorama musicale che puzza di vecchio e ha paura di cambiare. Il primo è una confessione, il secondo un auspicio ambizioso”. Carlame è quindi un altro iperattivo? Pure fosse, sarebbe più alla maniera di un Mike Patton che auto-indulgente di un Henry Rollins – che è cosa buona e giusta.

Così, dopo le tremila date in giro per l'Italia con i Discomostro (l'ultima al Metal Punk Fest con Forseen e Game Over), una partecipazione a praticamente tutti i più importanti raduni punk della penisola e quella caotica quanto eclettica kermesse annuale che è lo Sherwood Festival di Padova, una notevolissima mole di t-shirt sparpagliate in giro e un po' di travestitismo vario ed eventuale nei videoclip per proporre la propria musica, ecco sette nuovi brani incisi in perfetta solitudine tra una cosa e l'altra: se non è questo ecumenismo punk, è qualcosa che gli somiglia parecchio. “Sabotaggi nasce quasi tutto in casa con mezzi di fortuna. Senza attrezzature specifiche e quasi sempre senza ubriacarmi. Ho creato, elaborato, mischiato, cercando di dare vita a un suono nuovo che accompagnasse i miei lamenti, la mia rabbia, le mie battaglie, le mie paranoie, le mie ansie, il mio modo di stare al mondo”.

Se non avvertissi il preciso timore che un giudizio troppo ammirato ed entusiastico rischia di nuocere parecchio e un lavoro che pure tanto elogio se lo meriterebbe, darei subito la stura al più vasto repertorio di encomi di cui mi sento capace. Non mi esimerei anche dal sottolineare con decisione ed enfasi maggiori di quanti io mi voglia consentire la raggiunta statura individuale di Carlame, al pari di quei vari nomi internazionali che ormai vengono quasi persi a sé, indipendentemente dalla band in cui suonano, la loro piena e convincente maturità artistica, l'autorevolezza con la quale sono capaci di porsi a modello di una vagonata di altra gente, come Milo Aukerman o Tim Armstrong volando bassi, con l'aggiunta di un'evidente insufficienza di un'etichetta come “hardcore” per categorizzare la musica e soprattutto la creatività. Non eviterei, in buona sostanza, di ricorrere a iperboli e forse paradossi per giungere alla banalissima conclusione di candidare questo disco dal titolo tanto stringato quanto esplicito a una delle posizioni più nobili della poll annuale.

Eppure, una piccola smagliatura nella fitta rete auto-censoria che mi sono dato è tuttavia rimasta e bastevole, quella falla preme e urla (maddai!) il verso di una canzone di un tale neanche troppo alieno a chi legge queste pagine, le parole del vecchio successo di Gianni Morandi (!!!) che recita testualmente: uno su mille ce la fa. Perché, dopo l'ascolto di Sabotaggi, è fuori da ogni dubbio che Carlame ce l'abbia nel suo piccolo fatta. A crescere di anno in anno, di disco in disco, di gruppo in gruppo, dagli anni '90 a oggi, innanzitutto, ma probabilmente anche da prima, e a dimostrare di sapere andar splendidamente oltre le chiocce delle aspettative della solita ciurma punk nazionale (chi una volta disse che in Italia la cosa peggiore del punk sono i punk?). “Sabotaggi non ha alcun vincolo di genere, non ha paura di mettermi in gioco, come non mi vergogno di mettermi a nudo, senza smettere di essere me stesso”: lo dice lui stesso. Permettendosi il lusso di lavorare un po' al progresso del genere e non solo alla conservazione perpetua di questo o di quel cliché.

Non so cosa potrà succedere nel futuro di una mente così incontentabile, Carlame intanto però ce l'ha fatta: ad allestire in poco più di una mezza dozzina di canzoni (di una parsimonia quasi “slayeriana”) una raccolta che, per usare forse uno dei titoli più riusciti degli Skruigners, accende la rivoluzione nella classe, con energia e lucida e mai tronfia auto-consapevolezza. Tutto traspare in maniera tangibile dalle nuove canzoni, vigorose e ardenti come nella tradizione, ricche e articolate come mai prima d'ora. “I contro arrivano ora che non so esattamente come affrontare una questione live. Quindi ho deciso che questa volta sarà il disco a dettare l'eventuale agenda. Voglio vedere come verrà accolto, se verrà accolto, se desterà interesse o se dovrò seppellirlo in giardino e dimenticarmene. Insomma, tante fantasie ma nessun piano. Come nella vita”. Comunque vada, per ora, grazie di tutto Carlame.

Da dove viene il nome Carlame?

È il soprannome che mi hanno dato i primissimi Skruigners, avevo penso quattordici anni. E non significa assolutamente nulla. Mi prendevano in giro così. Ancora non so cosa ci fosse di divertente, ma è rimasto negli anni.

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Che ricordo hai della tua prima band?

La prima vera band sono stati appunto gli Skruigners. Il mio primo concerto però a 12 anni insieme a una compagna di classe delle medie, in un oratorio, c'erano delle suore e ho rotto le bacchette.

Qual è la cosa più imbarazzante che ti è successa dal vivo?

Credo di essermi imbarazzato di più per cose che dicevano i miei cantanti quando suonavo la batteria. Una volta comunque mi sono cagato addosso.

Qual è la canzone di un altro gruppo che avresti voluto scrivere?

Five Years di David Bowie.

La tua top 5 di dischi immondi che adori?

Nel senso più ampio che si possa intendere ti direi: Haezer – The Wrong Kid Died, Placebo – Placebo, Arturo – Isterico, Converge – Petitioning The Empty Sky, Descendents – Everything Sucks.

C'è qualcuno della scena che non vorresti mai incontrare in un vicolo cieco?

Manuel dei Discomostro dopo la grappa.

Sii onesto: la canzone peggiore che hai scritto?

Credo nel primo album Skruigners ce ne sia pure più di una, ma è facile dirlo con il senno di poi. Venticinque anni dopo. Per esser un quattordicenne disagiato di provincia con i primi problemi di alcolismo tutto sommato forse non me la sono cavata male.

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L'articolo Guasto rumore di giorgiomoltisanti è apparso su Rockit.it il 2023-10-23 10:08:00

Tag: punk album

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