I can see clearly now”. Cantava così Jimmy Cliff, che ha da poco lasciato questa Terra dopo un’esistenza vissuta nel futuro.
Anche a noi ora sembra di vederci più chiaro. Diradate le nebbie dell’algoritmo, terminato il diluvio del giorno di release, asciugata la condensa del quarto sold out, ci godiamo un paesaggio che sa ancora emozionarci. Lo state scrollando. Sono i nomi dei 18 artisti che per noi segneranno i prossimi mesi della musica in Italia. Quella che vale e che conta davvero, che le metriche dicano quel che ritengono.
CBCR (acronimo – invecchiato maluccio, ma che volete, ci siamo affezionati – di Cresci Bene Che Ripasso) è il format con cui Rockit “scommette” sul futuro dei più promettenti tra i giovani nomi di casa nostra. Negli anni, ben prima del successo nazionalpopolare, abbiamo messo il nostro faro su Calcutta e thasup, Blanco e Tananai. Ma anche, in tempi recenti, Tamango ed Ele A, Delicatoni e okgiorgio.
Se – soprattutto ora che non c’è più sua maesta Pippo Baudo – volete provare l’ebrezza di dire “l’ho scoperto io”, leggete le loro storie e andate ad ascoltarli. E poi venite ad ascoltarli live in un maxi showcase esclusivo che si terrà il 17 gennaio 2026 al Circolo Magnolia di Milano (l'anno scorso è andata così, e dobbiamo ancora riprenderci). 18 concerti più un dj set finale, 10 ore di musica (a 15 euro, più dp!!!), con tutti i nuovi nomi della musica italiana ad avvicendarsi senza sosta sul palco.
I biglietti sono pochi, eli trovate qui. Imperdibile, come un passaggio offerto dal futuro.
SKT
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Cos'hanno in comune Joe Cassano, morto nel 1999 a 26 anni, e SKT, che di anni ne compie 27 in questi giorni?
Il flow, l'attitudine e l'orgoglio. In sei lettere l'hip hop. Se ce l'hai dentro prima o poi verrà fuori, che tu sia nato a Bologna da una famiglia italo-americana o che tu sia nato in Calabria ma cresciuto sin dai bambino nei sobborghi del Sud di Londra. Questa è la storia di uno dei nomi più forti del nuovo rap italiano, una scena completamente "saturata" dove però è stato impossibile non accorgersi della scintillante unicità di Stefano Enrico Tombetta, produttore e mc capace di unire il doppio sguardo tra le radici hip hop italiane e la scena grime britannica.
Energia e malinconia, strada e introspezione, frammenti di vita sporchi e reali. Nelle sue rime c'è tutto questo e molto di più, con l'aggiunta di uno stile inconfondibile. Precocissimo, ha pubblicato le sue cose su SoundCloud molto giovane. All'inizio canta in inglese ed entra nell'orbita di etichette dell'isola, poi passa all'italiano (ma spesso le due cose convivono, così come anche il dialetto calabrese).
Apre a Sfera a Londra, butta fuori molta roba nuova e si fa conoscere sempre più. Arrivano l'omaggio a Joe Cassano, i feat. con Diss Gacha e quello recentissimo con Guè. C'era un asso oltre la Manica, per fortuna l'abbiamo trovato.
Sara Baroni
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Per Sara Baroni al momento fare concerti deve incastrarsi con un impegno abbastanza inderogabile: la scuola. 18 anni ancora da compiere – li farà poco dopo La Notte dei CBCR, il 17 gennaio –, sa già molto bene raccontare il proprio mondo post-adolescenziale attraverso un bedroom pop in inglese che ti scalda come un abbraccio, sulla scia di artiste come Gracie Abrams, Olivia Rodrigo o, se guardiamo in casa nostra, Ariete.
A questo si aggiunge la particolarità del suo background personale, visto che la ragazza è nata e cresciuta a Singapore e solo da poco è arrivata in Italia, Paese d'origine del padre, e sta pian piano imparando la lingua. Con la stessa curiosità e stupore con cui noi stiamo scoprendo questo piccolo diamante grezzo del nostro cantautorato.
Ha un pubblico folto, internazionale, appassionatissimo. Live si è già esibita in venue importanti nel mondo, ora tocca a noi italiani prenderci una cotta per lei.
Caleydo
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“Pronto. Ciao sono Bassi Maestro”.
Quando hai 25 anni dall’altro capo del telefono c’è una leggenda del rap italiano, significa che tu hai qualcosa di speciale. Soprattutto se la proposta non è una “collabo qualunque”, ma fare un disco assieme. E così ecco Panopticon, disco del vicentino Caleydo e di Bassi uscito a ottobre per Double Trouble ed EMI.
Lui viene da Vicenza, nella sua musica finisce ogni sua passione e ogni suo studio. Le battle freestyle che riempivano le sue giornate alle superiori e De Andrè, Stromae e Tyler, the Creator.
Eclettico, colto e coraggioso, per nulla indifferente a quel che succede attorno a lui, come dimostrano le 10 tracce dell’album, ispirato alla prigione ideale teorizzata da Jeremy Bentham e ripresa da George Orwell in 1984. Ogni riferimento ai giorni che viviamo non è affatto casuale. Nel disco spiccano i feat. di Willie Peyote ed Eleazaro Rossi e soprattutto la sua capacità di stare sui soliti beat senza tempo di Bassi.
E voi a 25 anni cosa stavate facendo?
Gioia Lucia

Dobbiamo confessare un errore: Lucia avremmo dovuto già chiamarla ai CBCR dell’anno scorso, quando l’abbiamo vista brillare nel corso del contest Palchi Belli. Quel suo live diceva tutto di lei e della sua straordinaria dote – ancora totalmente fuori dai radar della discografia che conta – di coinvolgere e fare sentire a casa un pubblico largo e preso benissimo. Per dire, la gente cantava a squarciagola i pezzi ancora inediti: quanti big non possono vantare una simile skill sul curriculum?
Ma non è solo una questione di presa – che comunque non è affatto poco, soprattutto in questi tempi "a-relazionali" – su chi sta sotto al suo palco (e non a caso è reduce da un tour lunghissimo e ricco di soddisfazioni): Lucia ha una gran penna e una voce super stilosa, srotola i drammi quotidiani dei suoi 23 anni in un pop che gioca col funk, con l'r&b, trasformando anche il più traumatico dei crepacuore in una scusa per ballare (vedi alla voce Morta d'amore).
Forse un giorno, il suo disco uscito lo scorso maggio, ha questo sguardo verso un futuro appena intuibile all'orizzonte. Per noi è ben più vicino di quanto lei si possa immaginare.
Eva Bloo

Elettronica e romantica. Sono le due anime – ma abbiamo il dubbio che dentro di sè ne nasconda molte altre – di Eva Bloo, nata a Bassano del Grappa del 2003, che sin da quando ha 15 anni sta immersa nella musica e nella sperimentazione.
Nel 2020, durante il lockdown, produce le sue prime tracce e si fa notare. Quando si può tornare a respirare all'aria aperta, è già tempo dei suoi primi set, irrefrenabili. Sono esperienze di pura energia, dove sonorità breaks e hiphop si mescolano a una varia di generi, dal techno al drum'n'bass. Non è un caso che abbia già portato i suoi set in festival di fama italiana e internazionale, come Sziget, Poplar, Terraviva e Decibel.
Ora il suo mosaico musicale si sta componebdo con una serie di singoli usciti per Sony. In questi nuovi brani Eva Bloo tira fuori aspetti sempre nuovi della sua personalità e riferimenti del tutto inaspettati, vista la traiettoria fin qua. Alla cassa in quattro si aggiunge una chitarra acustica avvolgente. Dal rave si passa alla seduta interiore.
Se ci trovate dell'incoerenza, probabilmente non vi ricordate più cosa voglia dire avere 22 anni.
Ciliegia suicidio

Quante volte vi capita di ascoltare un disco e, finita l’ultima traccia, sentirsi come svuotati?
È quel che accade terminato l’Outro di è la nostra storia, la scriviamo assieme, secondo disco che segna – da ogni punto di vista! – un ulteriore livello completato per i Ciliegia Suicidio dopo l’esordio molesto e molto convincente con i mostri col cazzo che si nascondono sotto alle lenzuola.
La sintesi nei titoli, lo avrete capito, non è il forte della band “post tutto” composta da Gabrio ed Elisa, che deve il suo nome ai Suicide e alla loro Cheree.
Il loro suono è lo-fi till the end, ci sono passaggi oscuri, suoni acustici ed elettronici, un’urgenza espressiva quasi asfissiante e che pare (volutamente) mal riposta. È un folk molto indie, pure troppo. Tutto quanto è disordinato, un po’ scalcinato, i testi commuovono e disorientano, le incisioni sono faticose (il disco, uscito per Bomba, è nato tra continui spostamenti, registrazioni su telefoni e vecchi registratori a nastro).
Siamo svuotati. Svuotati e felici che esistano ancora progetti musicali così.
Karakaz

A questo punto dovrebbero essere chiare due cose. a) che ci piacciono quelli che danno nomi improponibili alle proprie canzoni. b) che ci sono vari modi di fare musica, ma se ti prende le viscere stai andando alla grande.
È quel che succede con Karakaz, che negli scorsi giorni ha pubblicato ATTRICI ATTORI FEROCI MOTORI (Island), primo capitolo di una nuova saga in arrivo.
Michele è nato nel 1999 a Vasto, in Abruzzo. Scrive per un periodo in inglese, nel 2022 esce con il suo primo EP in italiano, Carme, collaborando anche con Giulio Ragno Favero de Il Teatro degli Orrori. Segue altra musica, ma anche lunghi e corroboranti periodi di isolamento. In ogni caso fa in tempo a collaborare con artisti come Rkomi e Night Skinny.
Etichettarlo è impresa vana e sprovvista di costrutto: nella sua formazione c’è di tutto, dall’industrial al clubbing, dal post punk all’hip hop, miscelati con sapienza e senza troppi calcoli nelle sue canzoni. Che giocano con il pop per denunciare una società in cui siamo l’oliva nel nostro stesso aperitivo.
Provocatorio, a tratti feroce, mette in scena la grande commedia in cui siamo tutti al contempo vittime e carnefici. Amo noi…
Zara Colombo

Zara Colombo è un duo unito da quel tipo di amore che si guarda da fuori con meraviglia e un punticino di invidia.
I protagonisti sono Luca (uno che è già cresciuto benissimo, ma in un altro campo rispetto alla musica), e Zara, modella italo-argentina che ha un magnetismo irresistibile nella voce, una sorta di realismo magico – che proprio a Buenos Aires aveva trovato uno dei suoi precursori più geniali, Jorge Luis Borges – in musica.
Sarà l'accento sudamericano che dà un sapore diverso alle parole, sarà la leggerezza del timbro, ma basta davvero un attimo per cadere a corpo morto dentro il loro universo sonoro. Che, in realtà, è ancora tutto da scoprire, visto che ancora non hanno pubblicato niente. Succederà a breve, e la sensazione è che ancora una volta l'etichetta Sugar ci abbia visto lungo.
Noi intanto vi chiediamo l'atto di fede di chiudere gli occhi e seguire la loro promessa: "Sai, la magia è per chi ci crede".
Jungle Julia

Nasce in Maremma, terza di sei figli, all'interno della comunità del Cammino Neocatecumenale.
Bucolica e spirituale: è stata così l'infanzia di Giulia Covitto, in arte Jungle Julia, che in quell'ambiente ha modellato il suo mondo artistico e alimentato il suo rapporto con la parola, la spiritualità e l’introspezione.
A 18 anni si trasferisce a Roma, dove vince il bando di Officina Pasolini, formandosi con artisti come Tosca e Giovanni Truppi, prima di vincere il premio come Migliore Performance al Premio Bianca D’Aponte. Le piacciono PJ Harvey e gli Idles, i Radiohead e gli Alabama Shakes. E infatti nella sua musica emotività e ruvidità convivono con grazia.
Lo scopriranno tutti coloro che dal 5 dicembre ascolteranno il suo vedo esordio discografico, Vespro, il primo di tre episodi (ciascuno composto di due brani) che porterà a un disco nel 2026 (Island Records). Ci sta lavorando gente fortissima, come Fabio Rondanini e Daniele Fiaschi, perché sono in tanti a notare una luce in quegli occhi e in quelle canzoni.
Che per lei sono anche "modi di arrendersi" e ci pare una definizione meravigliosa. Musica come urgenza fisica ed emotiva, con cui abbandonarsi totalmente e liberarsi dalle catene mentali. Vi proponiamo di farlo tutti assieme, dal vivo, al Circolo Magnolia.
Ottobre

Ottobre è Giulia ed è incazzata nera.
Non è l’incipt del nuovo romanzo di Enrico Brizzi, né una canzone dei Prozac. È la bio di questa artista che fa parta del roster di Thamsanqa, la squad di Naska, Panetti e gli altri.
Ottobre nasce musicalmente dal pop rock dei primi anni 2000, dai Paramore e Avril Lavigne, giungendo fino a Olivia Rodrigo. Su queste basi erige la sua idea di musica, che rinforza e non di poco con sonorità metal e nu metal, sempre più evidenti e convincenti nelle sue nuove creazioni.
Nelle sue canzoni parla di vite vissute, di amore e distruzione, fragilità e lotta per non farsi spezzare. Temi e tensioni che si trovano tutti nel suo primo ep, Gomme da masticare, uscito un anno fa. E che trovano ancora più forza espressiva nel suo nuovo singolo,Gomme masticate, in arrivo il 5 dicembre.
Ottobre è ruvida e ammaliante, metal e pop assieme. Sa anche essere buona, ma nel dubbio non fatela incazzare ancora di più.
Irossa

Il nome arriva da una poesia di Prevert e anche il suono non sembra scostarsi da quel mondo lì, con una certa prospettiva romantica che trasforma tutto ciò che ci circonda. Loro sono le Irossa da Torino, città che ultimamente sembra essere attraversata da una nuova aria di creatività (vedi i loro colleghi CBCR del 2023 Tamango), e hanno le orecchie tese verso quella sognante scena inglese che ha partorito negli ultimi anni gruppi come Black Country, New Road o English Teacher.
Fedeli alla logica dall'autoproduzione, convinti fino alle estreme conseguenze che sbattersi a morte per quel che si ama sia l'unica cosa sensata da fare, hanno messo a punto un live che lascia basiti anche senza l'F4.
C'è però anche una gentilezza non comune che si insinua nei loro brani, a cominciare da quelli dell'ultimo album La mia stella aggressiva si nasconde nelle virgole e nei punti (ve l'avevamo detto che abbiamo una passione per i titoli che vanno a capo). La stessa che, secondo qualcuno, salverà il mondo. Se loro sono qua è perché ci crediamo anche noi.
Sara Gioielli

Non fa affatto rap, nonostante i brillocchi nel cognome. Ma potrebbe flexare delle collabo che Tony Effe scansati: Roberto De Simone, Zubin Mehta e Andrea Bocelli.
Già perchè questa cantautrice e produttrice napoletana ha una biografia artistica davvero unica, soprattutto considerati i 24 anni di età. Inizia a suonare a 4 anni nella chiesa del suo quartiere a Pozzuoli, a 7 entra nel coro delle voci bianche del Teatro San Carlo di Napoli, dove rimane per 11 anni, partecipando appunto a opere e concerti al fianco di artisti di rilievo mondiale.
Dopo aver studiato oboe, nel 2019 si sposta sul canto jazz al Conservatorio. Collabora come corista con LIBERATO e LA NIÑA nell’album Furèsta, ma anche Ciccio Merolla e Fabiana Martone (Nu Genea). Nell’estate del 2024 si esibisce agli Scavi di Pompei all’evento organizzato per i 66 anni di Madonna. Negli ultimi due anni ha scritto, composto e curato in ogni dettaglio il suo primo disco, Gioielli Neri, uscito per peermusic ITALY.
Tutto si regge sul pianoforte e una voce unica, è un album di esplorazione, minimalista eppure quasi esorbitante, operistico eppure pop. Insomma, Ecco i nostri Gioielli.
Tresca Y Tigre

Da una parte Sicala, rapper italo colombiana, dall'altra il duo di producer Trampa.
Insieme sono Tresca y Tigre, progetto dove elettronica e hip hop si mescolano in un fluido sensuale, qualcosa che prende quel 2022 segnato da Motomami di Rosalia e da Un verano sin ti di Bad Bunny e ne cerca una terza via, dove sensualità e politica si muovono nella stessa direzione, su un binario fatto di ritmi latini e richiami al clubbing.
Il primo assaggio di ciò è Cascara, ep pubblicato lo scorso maggio che sa rendersi conto delle storture sociali che ci circondano senza per questo trovare una chiave per strappare la gioia ai giorni futuri, come diceva qualcuno in luoghi e tempi completamente diversi.
Hanno da poco suonato a C2C, in uno dei festival più importanti d'Italia (del mondo?) nella loro Torino. Per dire, hanno condiviso il palco con Floating Points, Four Tet, A. G. Cooks oppure Los Thuthanaka, da poco votati disco dell'anno per Pitchfork.
Non ci sono all'orizzonte altre grandi occasioni per beccare questo trio live: che La Notte dei CBCR di Rockit sia solo un primo passo fuori dal buio.
Satantango

Neanche il tempo di pubblicare il primo disco e già hanno vinto il Premio Nobel.
Pazzesco il tempismo dei Satantango, duo nato tra la nebbia e i prefabbricati della provincia cremonese. Il nome è un omaggio all’omonimo film e al libro da cui è tratto (il cui autore, László Krasznahorkai, ha appunto vinto l’ultimo Nobel per la Letteratura), che descrive la fangosa e immobile campagna ungherese, per molti versi simile a quella in cui sono cresciuti Valentina Ottoboni e Gianmarco Soldi.
Il loro primo disco,Satantango, è da poco uscito per Dischi Sotterranei e Sony, e descrive molto bene chi sono e da dove vengono. La loro scrittura è immaginifica e ipnotica, le atmosfere dark, dilatate, struggenti, l’approccio realmente DIY, il suono tra lo shoegaze e il progressive.
Se anche voi ogni tanto vi sentite fuori tempo in un mondo che corre troppo veloce, venite a farvi un giro in queste lande.
Visino Bianco
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Cosa vorrà mai fare con quel visino lì?
Ecco, non ditelo mai. Non pensatelo nemmeno. Perché rischiate di ritrovarvi in mezzo a un pit selvaggio, mentre lui grida tutto il suo amore e la sua disperazione.
Classe 2001, da Cinisello, si è fatto conoscere con l’epPortando il peso. Dal vivo sembra “nato per questo” e forse un po’ lo è (come dimostra uno show “adulto” e potente, con tanto di ballerini jerk sul palco). Di certo la musica per lui è terapia e shock allo stesso tempo, il suo rap da un altro pianeta suscita reazioni di pancia e cuore.
Urlando sui beat ci accompagna negli abissi e nel caos, la sua voce è una scarica di energia che passa attraverso il microfondo e raggiunge chi ascolta. La sua musica emoziona e sorprende, angoscia quando è il momento di farlo.
Non sono i tempi di dirsi che va tutto bene. E Visino non è certo qui per farlo.
Aka5ha

Ok, in questo caso avere padre bolognese e madre sarda potrebbe essere stato un vantaggio. Ma non basta, nel modo più assoluto, per convincere uno dei più bravi artisti che ci sia in questo Paese, Iosonouncane, a pubblicarti e produrti il disco.
Infatti non è la bio di AKA5HA (si legge Akasha, ma aveva piacere a complicarci un po' la vita) a colpire, quanto la tensione autoriale e la pulsione dell'elettronica che emerge dal suo Rifiorirai, uscito poche settimane fa per Tanca Records. Pianista di formazione, il suo percorso artistico parte dalla produzione: per anni crea beat urban e trap, lavora in studio come fonico e al mix and mastering. Nel 2022 fonda il collettivo artistico “Matching Criteria vol.1”, poi pubblica in autoproduzione Incanto eDisperazione.
Innamorato dei Radiohead ma anche di Bon Iver e Floating Points o Aphex Twin, costruisce man mano il suo mondo, dove il folk convive con l'autotune, i synth con la techno. E poi un uso quasi maniacale della voce come strumento musicale, i campioni, l'indeterminatezza del tutto.
Musica che si fa carico del vuoto che tutti abbiamo dentro e attorno e anzi ambisce a dargli una forma. Per gettare un seme e attendere che germogli.
Victoria Maria

"Sangre latino, no soy tu princesa". Se siete assidui frequentatori dei concerti milanesi, è probabile che nell'ultimo anno vi si sia parata di fronte questa giovane cantante con un bandierone del Venezuela in mano.
Lei è Victoria Maria, classe '99 e una laurea in canto jazz al Conservatorio, ma da qualche tempo ha cercato la sua strada in sonorità ben diverse (complice l'aiuto del producer Marco Fugazza): brani tra lo spagnolo e l'italiano dove si incrociano reggaeton, afrobeat e drill, tutto funzionale a farvi muovere il culo, che voi lo vogliate o no.
Tra pochissimo esce il suo primo singolo, Carajo, che riassume alla grande la sua estetica in meno di due minuti e inizio di un percorso che vi ribalterà. Consideratelo un avvertimento.
Agenda dei buoni propositi

Dietro a questo nome perfetto per il momento dell'anno si cela Tiziano Parente (classe 2002), nuova scoperta della coraggiosa e ambiziosa label pugliese Dischi Uappissimi.
Giovanissimo, Tiziano è un producer di grande livello, che fa parte della nostra community Rockit PRO. Con la sua musica eplora sonorità elettroniche, che per lui sono anzitutto un veicolo di ricerca. Ne è piena il suo primo disco, uscito quest'anno con il titolo Prima Danza. È incentrato sul racconto in musica della biografia di Ellen West, uno dei principali casi dell'analisi antropoanalitica legato ai disturbi alimentari (DCA).
Le sue tracce oscillano tra intimità e disordine, in cerca di una forma di bellezza nell’imperfezione. Una sorta di diario emotivo che cresce come creatura sonora autonoma, grezza e visionaria. Un viaggio fragile e rumoroso, in cui ogni brano è un piccolo rito di sopravvivenza.
Il progetto è stato presentato dal vivo in anteprima negli scorsi mesi anche al FARM Festival, a Linecheck e al Changeover Festival di Belgrado (Serbia) con ottimi riscontri del pubblico. Ora tocca a voi con i buoni propositi.
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L'articolo CBCR 2026: il futuro della musica italiana in 18 nomi di Dario Falcini, Vittorio Comand, T.F. Cremonini è apparso su Rockit.it il 2025-12-04 09:06:00

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