Chi non salta Rhove è

Il trapper della provincia di Milano se l’è presa con i suoi stessi fan, colpevoli di non aver saltato e fatto casino durante il suo live. Una logica ultras, performativa della musica dal vivo, che secondo i Pinguini Tattici Nucleari è dovuta alla mancanza di una gavetta. Chi avrà ragione?

Uno screen amatoriale di Rhove che interrompe il concerto
Uno screen amatoriale di Rhove che interrompe il concerto

Prima i fatti, come sempre: sta circolando un video già diventato virale in cui il trapper Rhove, visto di recente nel pomeriggio soleggiato del Love MI cantare la sua hit Shakerando col piumino e il marsupio (facendo verosimilmente storcere la bocca ad Ivano l'addetto alla security diventato celebre per le smorfie), ha interrotto una sua esibizione live deluso dai suoi stessi fan: "Mi sono fermato perché un quarto di voi era fermo a fine concerto e non esiste che all’ultima canzone stiate fermi. Non esiste ragazzi! Il concerto è finito adesso e non avete ancora saltato un cazzo!”.

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Su Instagram, l'artista della provincia milanese ha poi scritto: “Purtroppo pretendo tanto da me e vedendo un gruppo di persone che sotto al palco non mi dava segnali, mi sono demoralizzato e ho detto quelle cose. Grazie a chi capisce e bella per tutto il resto dei ragazzi che stavano spaccando tutto. Ripeto, mi spiace per la gente che in prima fila sta col muso come se fosse un funerale. Shallatevi!”

L'immagine è stata talmente poco edificante da far scrivere a Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari una storia Instagram sull'accaduto: "Siamo finalmente tornati alla musica dal vivo e mi è capitato in questi giorni di vedere video aberranti di cantanti che sul palco insultano il proprio pubblico perché non canta o non salta. Mo' chi glielo spiega che farli cantare e saltare è compito loro? /.../ Quando si parla di gavetta si parla anche di questo: le serate con davanti 50 persone disinteressate che ti devi conquistare da solo ti insegnano prima di tutto il rispetto. E poi il mestiere. Fare i concerti e fare le hit son due cose diverse, e questi mesi strani ce lo dimostrano ampiamente".

Riccardo, da persona intelligente qual è, mette in luce un aspetto fondamentale della questione: la mancanza di gavetta. Dicesi gavetta quel tempo infinito per alcuni musicisti, durato qualche anno per altri, in cui le band, i solisti, i progetti paralleli, le jam session, le improvvisate, si ritrovano su un palco in una piazza di una città di provincia tra un prestigiatore e Miss Romanticismo 2003, in uno scantinato abusivo pieno di gente, incastrati tra i tavoli di una pizzeria risto pub, nel salone parrocchiale, nel martedì deserto di un centro sociale, alla festa del santo patrono, di spalla ai Meganoidi a Fucecchio, in una festa privata in piscina, in discoteca mentre tutti aspettano solo di ballare, al MI AMI alle 16.30, in città per la prima volta e in qualche modo devono portare a casa il concerto di fronte ad un pubblico che definire disattento è poco. 

In questo caso viene sempre in mente quel video ormai diventato mitologia dei Fine Before You Came che iniziano un concerto al Lido Adriano di Ravenna con una platea di soli anziani seduti a cinquanta metri di distanza, che dopo un'apertura di humor caustico ("Ci troviamo in una situazione strana, siamo sicuri che non vorremmo essere in voi stasera, ma vi assicuriamo che neanche voi vorreste essere in noi, per cui più o meno ci troviamo sulla stessa barca"), iniziano il concerto dando tutto nonostante il disagio. 

 

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È assolutamente logico d'altro canto non incolpare Rhove se si deprime di fronte ad un pubblico non troppo partecipativo al punto da fare la scena alla Axl Rose e abbandonare il palco: dove avrebbe potuto fare gavetta un ragazzo affacciatosi alla discografia da poco se negli ultimi due anni non c'è mai stata possibilità di suonare a causa del covid? Diciamocelo pure, anche negli ultimi cinque anni non è che i piccoli club o le occasioni di musica live fossero così tante. 

Si parla di una generazione di artisti e performer passati direttamente dallo studio in casa alla hit da milioni di stream senza passare assolutamente dal concerto, che si stanno approcciando ai primi live pensando che tutto gli sia dovuto, pensando di poter trattare a pesci in faccia il pubblico se non si diverte tipo spring break americano, perché fa tutto parte della naturale aggressività provinciale, del messaggio in cui vince sempre chi la dura, il più forte. Un'attitudine e un'estetica probabilmente figlie più della cultura del calcio che di quella dei live, in cui fai l'ultrà e te la prendi con chi non canta e non fa le coreografie.

E il pubblico di questi artisti, quando mai l'ha fatta "la gavetta di pubblico", che due anni fa i più avevano 11-12 anni e col cazzo che i genitori li mandavano a vedere Rhove? Cosa vogliamo che ne sappia uno Zennial, un nato dopo il 2000, di come si sta a un concerto? È inutile fare la ramanzina "Eh ai miei tempi non c'erano i cellulari e ci si divertiva ai live". Ai nostri tempi non c'era nemmeno una pandemia mentre eravamo nel pieno del teenagerato, mentre ai tempi dei nostri nonni o bisnonni non c'erano i concerti perché c'erano i nazisti, quelli veri. Quella logica lì non funziona. 

 

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Ci vorrà del tempo ai nuovi frequentatori dei concerti, quelli formati da under 20, per capire il loro modo migliore di vivere un concerto, così come ci vorrà del tempo ai trapperini nuovi di zecca per capire come si sta su un palco, e per rendersi conto che anche se si hanno mille milioni di visualizzazioni in rete, poi davanti alla gente vera la storia è tutta un'altra. Che capita che la gente balli da impazzire come in piazza a Milano, oppure che non si senta così coinvolta e scelga di non ballare, e se fai la drama queen ti becchi pure dello scemo, com'è successo in quel video. Tutto fa esperienza.

Occorre sempre ricordare una regola universale: tu artista sei lì perché qualcuno di quelli che hai davanti ai live ha ascoltato il tuo pezzo e ha fatto salire le tue quotazioni in questo pazzo pazzo mondo capitalista. Loro sono i tuoi azionisti, i tuoi investitori, gli amministratori delegati della tua azienda. Puoi fare arte senza il pubblico, ma è grazie al pubblico se vieni pagato per fare la tua esibizione, se non ti tocca di suonare solo per passione, dopo il lavoro, montando e smontando pure l'impianto, per tre ore nei ristoranti e poi di corsa a casa che la mattina dopo tocca lavorare di nuovo. Un po' di gratitudine a questo pubblico giovane, inesperto e pure disattento la si può pure mostrare, no?

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L'articolo Chi non salta Rhove è di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-07-13 16:09:00

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