Chi vive disturba: affinità & divergenze tra Giacomo Spazio e Marco Philopat

Affinità & Divergenze tra Giacomo Spazio e Marco Philopat.

(Cox 18, Foto di Paolo Proserpio)

 



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Affinità & Divergenze tra Giacomo Spazio e Marco Philopat.

Fiz: tu Marco sei legato a quest'immagine "da centri sociali", mentre Giacomo è meno immediatamente classificabile, si è sempre mosso per non essere "infilato" in nessuna "casella". Eppure entrambi, se siamo qui adesso e ho voluto intervistarvi, siete un pò dei modelli, per il vostro percorso, come agitatori culturali e figure importanti nei cosiddetti circuiti culturali alternativi e underground milanesi.

Spazio: se c'è una differenza, che comunque si è assottigliata molto negli anni tra me e Marco, è che a me interessa molto di più il termine "cultura underground", nel senso proprio culturale, che calza a pennello con il mio stile di vita e per quello da cui provengo, che è una classe sottoproletaria, mentre Marco è stato da sempre più "militante"

Philopat: si, visto che sono stato tra i fondatori del Virus, il primo centro sociale come li consideriamo adesso, sono considerato un po' il filologo dei centri sociali. Ma io mi voglio staccare da questa immagine qui, non voglio più saperne, perchè a me piace e interessa fare un'opera artistica alla militanza semmai, e già la parola "militante" a me non piace tantissimo, preferisco agitatore, quello sì, mi piacciono gli incroci, le storie, le azioni. Al di là dei centri sociali fini a se stessi. E non è che adesso devo criticare i centri sociali perchè già quando l'ho fatto una volta su Il Manifesto mi è arrivato dietro di tutto, robe allucinanti tipo "ci hai tradito" e queste roba qua, io sono stato parte integrante della storia di un determinato ambiente legato (anche) ai centri sociali e non lo rinnego. E' chiaro che se mi toccano Conchetta (c.s. Cox 18, recentemente sgomberato, e poi riaperto, Ndfiz) mi ci butto anima e corpo nel difenderlo: è la mia storia, la mia vita, dove sono andato a studiare... ma non voglio più farmi individuare (e limitare) come "quello dei centri sociali" e basta.





(Bulk, Foto di Marco Becker)

Milano e i Centri Sociali.

Fiz: ok, parliamo subito di questo argomento controverso e forse imprescindibile se vogliamo parlare di Milano e la cultura: i centri sociali. Negli anni '90 c'era questo sentimento (nuovo) nell'aria che era un "sembrare possibile"... con un minimo di distacco storico e senza mitizzare l'epoca che coincide con i miei 20 anni e quindi è facile farsi abbagliare dalla propria giovinezza, ma insomma, negli anni 90 restando a Milano... il Bulk, il Vittoria, il Torchiera, il Leonkavallo stesso che girava a mille e proponeva un sacco di iniziative e concerti interessanti. Insomma quell'onda all'inizio è stata esplosiva, davvero un cortocircuito: luoghi nuovi per gente nuova, gente che non c'entra nulla con la militanza i partiti etc, quindi la politica sì ma non solo, punti di socialità e diffusione culturale densissimi, concerti a pochissimo prezzo, fanzine e pubblicazioni...

Spazio: io dico questo, ovviamente dal mio punto di vista, penso che un determinato stile di vita legato a una sinistra sociale non abbia mai fatto chiarezza sull'uso del denaro e questo ha fatto implodere tutto quanto. E' stata persa la possibilità di crescere culturalmente legandola all'uso del denaro. Come al contrario ha funzionato e funziona in molti posti al di fuori dell'Italia, crescita sociale e culturale, con una logica "tu lavori/tu vieni pagato", senza tutta questa "paura" del denaro. Altrimenti poi si arriva a situazioni contraddittorie e imbarazzanti tipo quel grande troiaio legato al Pac e a Sgarbi, dove tutto avrei pensato tranne che una sinistra legata ai centri sociali e soprattutto al Leonkavallo vendesse letteralmente il culo a Telemarket (canale televisivo di aste d'arte, NdA)... è vergognoso, però vabbè, tutti adulti e vaccinati, facciano le loro scelte e, per il tipo di mentalità che ho, meglio che si guadagnino dei soldi così che...

Philopat: ...che in un call center

Spazio: sì ecco.

Philopat: riguardo alla questione denaro... il fatto è che noi punk, i gestori dei centri sociali di adesso, veniamo da una tradizione antagonista, radicale. Eravamo molto moralisti rispetto alla questione del denaro ed è ancora una questione aperta, cioè per capirsi io non credo nella proprietà privata, chi occupa un centro sociale non crede nella proprietà privata, la loro e la mia è una prospettiva verso un mondo completamente diverso da questo, quindi non ha motivazioni economiche che lo spingono.

Spazio: personalmente, non ho grossi problemi a rapportarmi con i soldi, ho sempre cercato di guadagnarli e di rimetterne una parte nelle cose che mi piacciono, delle volte ne butti via un casino, delle volte ritornano. ma questo è il normale excursus dell'economia. diciamo che ha anticipato per me nella mia testa il modello con cui ho condotto la mia famiglia cioè quando pensi al business devi fare "zero", semplicemente nel senso che cerchi di capire le spese che ci sono e quanto serve per coprirle, tutto quello che c'è in più è grasso che cola.


Tra il (troppo) dire e il (poco) fare di molti, voi che modelli avete?

Spazio: C'è una differenza sostanziale tra il "parlare" e il "fare", e allo stesso tempo una differenza sottile e non spiegabile tra il parlare delle cose fatte e il farle, che cogli nel momento in cui tu sei impiegato come forza lavoro per creare qualcosa che poi gli altri possono usufruire.

Philopat: creare situazioni, quelle sono un modello. per quello mi piace avere un posto aperto sulla strada (la sede dell'Agenzia X, la sua casa editrice, NdR), di piazza, pubblica, ecco questo modello di casa editrice aperto sulla strada l'ho preso a Barcellona, dove ci sono 2 case editrici di nostri amici fatte così, con la vetrina e la porta direttamente sulla strada dove la gente entra esce curiosa domanda interagisce rompe i coglioni, lontana dall'idea di casa editrice chiusa e imbalsamata e che parla solo a se stessa.

Spazio: anch'io preferisco una situazione del genere, e infatti con lo spazio che avevo prima mi capitava che entrasse anche il professore di numismatica che mi raccontava delle cose pazzesche. così, dove sto adesso (la LimitedNoArtGallery, NdR) è una situazione diversa, dove la gente va e viene, alternandosi, dove alcune volte è pienissimo e alcune volte non viene nessuno... Ecco, la differenza sostanziale che trovo è che nei momenti di aggregazione diciamo fino alla fine degli anni 90, forse per quella spinta, anche per il lavoro fatto dai e nei centro sociali, dove la componente partecipativa era più accentuata, un luogo era frequentato perchè era il "tuo" luogo in qualche maniera. oggi non è più così. e quindi anche se tu fai un'attività di ricerca, di valore, in termine culturali, c'è gente che se la prima volta in cui va in un posto (es. in galleria) lì non c'è qualcuno di un po' hype, alla moda, quella persona non viene più la volta dopo, nemmeno per curiosità, e questa è una perdita di conoscenza culturale enorme. Perchè se frequenti un posto "a prescindere", ti possono capitare situazioni molto più interessanti di quanto ti aspetti, puoi parlare con gli artisti, vedere i materiali con cui sono fatte le cose, trovare spunti, suggestioni, link.


Viva la provincia, la provincia è viva. E Milano?

Spazio: i modelli culturali che si sviluppano poi ormai sono in provincia. perchè chi ha studiato fuori dalla sua piccola cittadina poi quando torna ce la fa alla grande, perchè si è fatto un culo così, qui a Milano, quando torni ce la fai a muovere, a muoverti... davvero mi stupisco, in tanti campi, da una decina d'anni quanto è prolifica quantitativamente e qualitativamente la provincia, e io non sono un filo-bucolico...

Philopat: già perchè poi in provincia uno ha anche magari la possibilità di studiare, qui a Milano tra i deliri della privatizzazione e della sicurezza le scuole stanno diventando una merda, mentre magari in provincia resistono un po'. In più c'è questo fatto che da Milano la gente poi va via. Uno sta qui, 4-5 anni, poi i più bravi se ne vanno a Londra, New York o qualche altra città più "lanciata", mentre molti altri tornano alle loro province dopo aver appreso il know-how qui.

Fiz: 'Milano usa&getta', un concetto molto in voga ultimamente... anche Alioscia dei Casino Royale in un'intervista l'aveva sottolineata questa anomalia tutta milanese: arrivano tutti a Milano e l'unica cosa che sanno fare è lamentarsi, tutti, a tutti i livelli, senza voler immaginare niente per la città in cui vivono. E' una cosa che personalmente inizio a trovare insopportabile, ma scusa ma se Milano ti fa tanto schifo allora perchè non te ne ritorni da dove sei venuto? Nessuno pensa a coltivare qualcosa qui, a dare in cambio a questa città, solo venire usare prendere e andare via (e lamentarsi).

Philopat: la Milano di adesso non ha niente a che vedere con la Milano degli anni 70, forse negli anni 80 possiamo già rintracciare le radici di quello che diventerà questa città.

Spazio: son cambiate alcune caratteristiche. banalmente, gli anni 70 erano dominati dalla componente politica. ma soprattutto c'è un fatto che è significativo: fino alla fine degli anni 70 e i primissimi anni 80 la borghesia milanese per i suoi figli metteva i soldi per le "cose alternative", dall'83-84 in poi...

Philopat: li hanno dati ai socialisti.

Spazio: sì, diciamo che hanno giocato tutto tra di loro. e la situazione è ancora questa. Per esempio questa zona (P.ta Genova), oppure la zona Lambretto a Lambrate, è nelle mani di queste sciure borghesotte che fanno tutte le loro puttanate tipo che ne so... la "settimana del design", la "settimana dell'arte", che sono grandi eventi di business e stop, che con la Cultura in fondo non c'entrano nulla.





(Popolazione milanese e rivendicazioni, Foto di Fiz)

L'amministrazione comunale: il problema della cultura e la cultura come un problema.

Spazio: ma la cosa pazzesca, assurda, è che eventi come il vostro festival di Rockit o qualche anno fa quando c'era lo HIU (al Leonkavallo), o anche la Settimana del Design toh ti metto dentro pure quella, sono sporadici, cioè fanno per un attimo brillare le pupille della gente e fanno dire "cacchio che bella Milano potrebbe essere sempre così". E invece no. Ma perchè non può esserlo così? Perchè? Non è tanto un problema di amministrazione... perchè se a un certo punto la "parte economica" della città puntasse alla tempia dell'amministrazione, allora quella non potrebbe che calare le braghe. Cosa ci vuole a far usare le piazze o altri spazi comunali ad esempio? Come succede in qualsiasi altra città d'Europa. Perchè tutti giriamo, tutti vediamo com'è fuori, anche loro girano e visitano.

Fiz: mah... io di questo però non son molto sicuro, magari i loro figli, ma gli amministratori, quelli che ho incontrato io, non li vedo per nulla così curiosi, ricettivi e viaggiatori...

Philopat: sì ma il problema dell'amministrazione di adesso è che ha le pezze al culo, non ha più un soldo, così ha tagliato tutti i fondi partendo proprio dalla cultura.

Fiz: sì han finito i soldi... però quelli che hanno in Cultura li danno tutti alla Scala e all'Orchestra Verdi, e quando vai a parlarci ti dicono che "loro sono l'Assessorato alla Cultura, che tu fai un'iniziativa che... insomma, no non è che non è culturale, figuriamoci... è che... no non vogliamo dire che l'unica musica culturale è quella classica o la lirica.... eh! no, non sia mai... però ecco, non siamo il tuo assessorato di riferimento, prova allo Sport e Giovani...", per la serie Milano è una Città Giovane (e Nuova e all'Avanguardia), che poi a Milano non esiste più un Assessorato ai Giovani! (quello che era l'Ass. Sport&Giovani è diventato Ass. Tempo Libero, emblematico no?)... bene, dicevo, l'Ass. al Tempo Libero Giovanni Terzi, che fra l'altro è 4 anni che cerchiamo di incontrare di persona e non ci ha mai concesso la grazia di un'udienza, i (molti) soldi li dà a Red Ronnie che per i giovani fa un mostra di cimeli del rock in piazza del Duomo (giovane! moderno!) Red Ronnie che si permette di dire in conferenza stampa che "bisogna aiutare i giovani, il futuro sono i giovani, se non si aiutano le iniziative dei giovani si muore", con Terzi che di fianco sorride e annuisce... quando per il MI AMI ci ha giusto elemosinato 5000 euro nel 2007 e stop (!)... questo è il bel quadretto in cui ci muoviamo... a tal proposito, vi è mai capitato di chiedere fondi al Comune per qualche vostro progetto? Secondo voi è una cosa giusta chiedere fondi?

Spazio: Io non l'ho mai fatto, ma lo dico solo perchè sono vecchio. Però non è una cosa che dico quando investo il mio ruolo di insegnante in Università, anzi, mi lamento perchè i giovani non lo fanno. Io voglio che le nuove generazioni chiedano quello che i propri genitori pagano: le tasse. Io pago le tasse ma non ho in cambio un cazzo. E' così. Che servizi funzionano a Milano? E poi mancano quelle piccole idee di impresa che fanno "l'idea di cultura generale". Un esempio: se tu fai una fanzine e la fai bilingue, tu DEVI avere i soldi dall'amministrazione. Poi tu ti devi impegnare a dire che questa roba è pagata dalla Regione Lombardia, Comune, Provincia, quello che è insomma, comunque ci metti il marchio sopra, di modo che quando tu esporti la fanzine, esporti cultura, esporti l'idea della cultura... comunque, indipendentemente dallo schieramento politico. la cultura è qualcosa che va fuori, è quello che (ancora) non hanno capito gli italiani è questo: nell'altro Paese esisti in quanto produttore di idee, che non devono essere per forza pro o contro. E' per questo che poi fuori le cose si muovono molto più celermente. Non è possibile che io vado a Barcellona nell'84 porto un mio portfolio e 1 mese dopo faccio una mostra al Trasformados, poi divenuto il CCCB (Centro Comunale di Cultura di Barcellona), mentre qui a Milano ho fatto una mostra in uno spazio del Comune solo perchè a una curatrice piacevano le mie opere, sembrava un colpo di culo insomma.

Philopat: Si ma figurati in una città come è adesso Milano... la cultura... pensa allo sgombero di Conchetta, che il Comune ha dato la colpa al questore, ma io ricordo benissimo le facce dei poliziotti quando sono entrati dentro all'archivio Primo Moroni... erano i primi a dire "ma qui non si può fare niente, non si può toccare nulla", per dire, erano più vicini alla cultura gli sbirri che i funzionari comunali ed è questa la verità e quel giorno si è vista. è un'amministrazione di criminali questa, purtroppo è la verità. Sgarbi è stato giusto uno specchietto per le allodole. La cultura a Milano non interessa. Davvero solo pensare alla proposta musicale che ha avuto in tutti questi anni Conchetta... è stato un vero delitto lo sgombero.


Comune di Milano hai finito i soldi? Allora dacci gli spazi!

Spazio: Ho avuto modo di avere a che fare con un'amministrazione, di recente, e ho avuto l'evidenza di come siano vecchi mentalmente, l'ho toccato con mano. L'ultima mostra collettiva che ho organizzato in uno spazio del Comune di Bergamo ho capito che ha creato più problemi che altro. Ma non per chissà che cosa, era semplicemente andata troppo bene. Avevo dimostrato che quello spazio poteva funzionare. Un sacco di giovani, tutti contenti. Mentre prima si facevano i cazzi loro, facevano girare i soldi, ogni tanto facevano qualcosa ma con pochissimo seguito o attrattiva. Insomma quando mi sono riproposto per organizzare un seguito... mi è stato detto "aspettiamo, l'anno prossimo magari"... Comunque c'è poco da girarci intorno, lo ripeto: le attività andrebbero sostenute semplicemente perchè la gente paga le tasse, che se non sono capaci a gestirle loro si tolgano dalle palle, non c'è nessun problema, lo facciamo noi.

Philopat: Per quanto riguarda i miei rapporti con le istituzioni, un po' perchè adesso mi conoscono e dicono "è Philopat allora è quella roba lì", però io ho collaborato con diverse amministrazioni comunali fuori da Milano, parecchie. Per esempio Cosenza ha sovvenzionato tantissimo la nostra attività, idem a Roma, a Bologna, a Ferrara, a Torino. A Milano proprio è impossibile, proprio No. No. No. Non c'è niente da fare. Forse quando c'era Tognoli, ma io allora ero troppo piccolo ed ero troppo radicale per poter pensare di farlo. Ma dopo Tognoli, a parte cose provocatorie per spaccare l'opposizione, tipo le cose di Sgabri...

Spazio: cazzo Sgarbi... io non critico chi ha esposto al Pac, ma che tu hai permesso a un personaggio come Sgarbi, che non gliene fregava un cazzo di quella roba lì, che non gliene è mai fregato un cazzo, di usarti come un boomerang, per poter di nuovo dire "sono Io Io Io, Io Sgarbi, Io". è quello che non approvo. tutto il resto chi se ne fotte. La cultura dev'essere qualcosa che va aldilà. se c'è una produzione vuol dire che c'è un referente e quindi va sostenuto. Fine.

Fiz: Però non è così, ti assicuro che non è così. Noi ci abbiamo provato in tutti i modi ad allacciare un rapporto serio con questi personaggi ma non c'è stato niente da fare.

Philopat: ma poi il Comune di Milano non ha proprio più soldi, con la storia dei derivati ci è andata sotto di brutto la Moratti come Albertini. non c'è più un euro.

Spazio: Se non hanno i soldi allora ci diano a noi il Pac (!) che lo facciamo funzionare, lo facciamo rendere (!). Io sono di questa teoria qui. Noi siamo capaci (!) A me fa troppo girare i coglioni questa cosa, come all'Università, dove laurei della gente nella grafica e nel design... e non sai sfruttare tutta questa potenzialità. Al Politecnico di Milano, dove insegno, si è laureato TvBoy, che adesso può piacere o meno ma è un artista comunque conosciuto, perchè non fare una linea di tshirt del Poli disegnate da TvBoy? Diventa qualcosa che produce cultura, che fa girare la cultura e l'immagine del Politecnico, che funziona. Invece niente, son vecchi, non gliene frega un cazzo, hanno i loro i soldi e li fanno sparire nelle loro cose. Ma poi il Pac... ma è vero che han cancellato il murales esterno che aveva fatto Blu? Non ho controllato, m'han detto così... no ma se è vero sono degli idioti, cioè Blu l'han chiamato a dipingere il muro esterno della Tate Gallery di Londra e noi a Milano cosa facciamo? Lo cancelliamo?

Philopat: Comunque giusta questa cosa. Il Comune non ha i soldi? Allora ci dia gli spazi. Punto.

Fiz: il punto secondo me è che non ci sono proprio gli spazi, fisicamente intendo, pseudo-locali o capannoni sfitti, non ci sono... iniziano a vedersi adesso, grazie alla crisi, un po' di cartelli affittasi fuori da alcuni negozi...

Philopat: ma alcuni spazi ci sarebbero, ce n'è anche uno qui in ticinese che è il mio sogno da sempre, che non lo prende nessuno perchè il problema è che lo apri, fai un minimo di proposta alternativa, e nel giro di due giorni si riempie e te lo fanno chiudere subito. Guarda La Scighera ad esempio, che è un altro bellissimo posto, sono in paranoia poveracci tutto il tempo fuori "per favore in silenzio, per favore non urlate", gli vengono i capelli bianchi perchè sono anarchici sostanzialmente e non ce la fanno a fare i guardiani però gli tocca farlo se no arriva la Annonaria, arrivano i vigili, arriva questo quell'altro... che il Comune di Milano al posto che favorire queste iniziative ti mette il bastone tra le ruote (!) Senza parlare dei comitati di quartiere... che sono veramente la rovina. Vogliono "un quartiere pulito"... ma qui, in Ticinese, da secoli non è mai stato pulito, però a un certo punto han comprato gli architetti... che prima eran di sinistra, adesso son tutti forzaitalioti e finisce così...

Spazio: partiamo da un po' più indietro, a me piace sempre citare una frase tedesca che dice "chi vive disturba", mi piace molto perchè è insita nell'attività dell'umano: quando fai aggregazione, quando ti trovi in più persone in un luogo, automaticamente rompi i coglioni. E bisognerebbe semplicemente attrezzarsi per questo. A Milano invece, quello che noi vediamo è totalmente una contraddizione temporale, tutti i dati dimostrano che in futuro le città saranno sempre più dei poli di aggregazione di persone... quindi non puoi pensare che più gente ci sia più silenzio ci sia...





(Work in progress?, Foto di Fiz)

Milano e l'Expo:

Fiz: Milano Expo 2015. A parte tutto quello che di sicuro ruberanno, come farne un'opportunità? è possibile?

Spazio: A me non me ne frega un cazzo di quello che ruberanno, a me piace l'idea della città che cambia. Non mi importa se bene o male. Mi piace che cambi sia dal punto di vista architettonico che sociale. Il cambiamento è l'unica cosa che vedo costante nella vita... tutto muta, senza scampo e inesorabilmente. Insomma ai cambiamenti non sono mai contro... sono sempre contro al potere quando diventa invadente, questo sì, sempre.

Philopat: Per me no. Non c'è nessuna possibilità perchè l'Expo sia un'opportunità. Visto come è messa l'amministrazione adesso no assolutamente. Cioè visto che la "coperta" era troppo corta, allora hanno pensato di cartolarizzare e quindi di vendere le proprietà demaniali come il Conchetta, l'Arci Bellezza, la sede dell'Anpi, che comunque con tutto quello che gli puoi criticare sono dei luoghi vivi, dove la gente passa. e sono 400 immobili, in cui ci sono altre associazioni o situazioni che non conosco, ma 400... quindi questo Expo per la collettività milanese presumo che sarà un disastro punto e basta. Spero che non si farà, quello sì, ci spero, confido molto nelle parole dell'arch. Gregotti, che dice che non c'è più tempo ormai, che per scrivere un progetto ci vogliono almeno 2 anni e altrettanti per realizzarlo, e non hanno ancora iniziato a scriverlo il progetto, quindi o si fa una roba di cartapesta o non si fa più... io lo spero per Milano... ne gioverebbe, ci sarebbe una spinta dal basso ad esempio nella di richiesta di spazi, di possibilità, perchè poi la produzione culturale parte sempre dal basso, e non voglio sempre ritornare al punk, però si basa parecchio sul concetto punk del DIY, molto, perchè se sei dentro un'azienda sappiamo che sei lì e ti spremono come un limone, davvero se lavori in uno di quei posti che producono "industria culturale", ti succhiano tutto, e quindi l'unica possibilità a mio parere per dare delle innovazioni in campo culturale parte dal basso, da fuori, e poi dagli spazi certo e dalla possibilità di utilizzarli

Spazio: quello che potrei suggerire all'amministrazione è attuare un piano che avevo visto attuato anni fa in Belgio che prevedeva che tutti i negozi vadano aperti, se i negozi sono chiusi il Comune li rileva li da in affitto per un anno a prezzi simbolici a chi ne fa richiesta, a qualsiasi persona, perchè se i negozi stanno aperti creano flusso di gente, e quindi sicurezza, quella "sicurezza" che sta tanto cara all'amministrazione comunale... Comunque io sono possibilista, penso che la città dovrebbe essere divisa in microcittà nei quartieri, perchè ogni quartiere ha la sua identità culturale forte che dovrebbe essere messa in risalto.

P: il Giambellino ha delle enormi possibilità in questo senso, anche solo per il fatto di essere stato costruito per metterci dentro tutti i pazzi oppositori al regime fascista, quindi di tutti i colori, dagli anarchici alle tribù del sud. Ma al Comune non interessa un cazzo, quello che manda è polizia e basta.





(Tram, Foto di Marco Becker)

Questa è la città in cui viviamo. Esempio ATM: vi sembra un'azienda seria?

Spazio: Per esempio, la prima cosa che dovrebbe fare un'amministrazione comunale è preoccuparsi dell'infrastruttura, seriamente, dei mezzi di trasporto, non puoi avere un'ATM (Azienda Trasporti Milanese) che in caso di sciopero o maltempo non sappia tenere la popolazione, garantire i servizi minimi. E' una questione di avere un minimo di intelligenza.

Fiz: Sì l'ATM ... Noi è da 3 mesi che ci parliamo, che cerchiamo di organizzare un servizio navette per il MI AMI, eravamo anche disposti a pagare di tasca nostra il servizio, proprio per dare un segnale forte, di sensibilità al problema ambientale, della mobilità, della sicurezza stradale... niente, non c'è stato niente da fare. Ci abbiamo provato in tutti i modi, parlando dal dirigente al responsabile marketing... niente... non c'è stato verso di avere un servizio di navette che collegasse regolarmente il festival alla città. Una cosa ridicola... Ma vi rendete conto in che città viviamo? Dove vogliamo andare in queste condizioni?

Philopat: Ma davvero ma non ci credo, ma scusa ma uno che viene da Mantova allora viene in macchina, se invece si trova la navetta in stazione centrale viene col treno. ma è una roba da fuori di testa. ma dovete dirlo, dovete farlo sapere. è una cosa gravissima.

Spazio: ma è allucinante questa cosa, una stronzata totale. sono ridicoli, perchè comunque le attività di questo livello, che sono attività ludico educativo culturali che funzionano devono essere sostenute. sono totalmente dei folli, non riesco a credere alle parole che stai dicendo.

Fiz: e invece vi assicuro che è così. andiamo a parlarci insieme se volete.

Philopat: alla fine bisognerebbe ragionare secondo le vecchie idee dei nostri vecchi amici pazzi di Potere Operaio secondo cui la città è diventata una grande fabbrica per cui tutti quanti, io te Giacomo, siamo gli operai. E all'inizio del secolo nella 1° industrializzazione gli operai non sapevano che potevano fare un corteo interno, organizzarsi in sindacati, e adesso la città è quello, le cose sono cambiate, per questo voi di Rockit siete gli operatori/operai del nuovo millennio che dovete provocare degli urti, dovete protestare.


Milano, sei sicura?

Spazio: la cosa che non capisco della zona dove abito io (via Porpora) è che al confine con 2 zone "importanti" per diversi aspetti, uno è il Lambretto, quello che era la zona produttiva del quartiere Lambrate, ora in mano a una fascia culturale ricca, più o meno, e dall'altra parte viale Padova e viale Monza (immigrati, violenza, degrado) in un senso o nell'altro non riesco a capire perchè un comune non abbia la capacità di creare un Centro Culturale "Altro", di diverse culture (arabo cinese indiano sudamericano). Automaticamente ci sarebbe quello che cercano e vogliono: pulizia e sicurezza. Come la 'Casa Asia' a Barcellona. A me piacerebbe un casino andarmi a vedere film stranieri e guardarmi mostre. Mi piacerebbe che si sviluppasse tutta un'area, anche di là in via Padova, dove la gente possa vivere decorosamente. Invece quei posti sono vuoti e lasciati a se stessi.

Philopat: Torino da questo punto di vista è più avanti, a livello di integrazione e cultura e centri di aggregazione. qui a Milano i centri di aggregazione sono i call center e i kebbabari se va bene... A Barcellona, l'ho visto su Report, c'è un piano regolatore che tiene conto della concentrazione di immigrati e dove vede che non c'è un luogo di aggregazione lo installa a forza. E a Milano siamo alle cancellate contro i Rom... è allucinante... poi quelli del Pd fanno il loro gioco, che mettono in giro i manifesti elettorali più guardie, più polizia, più sicurezza...


(Amare) Conclusioni

Philopat: guarda io sono un combattente che gli piace combattere per questa città, ma uno che se la vuole un po' vivere tranquillamente non può che andarsene ormai.

Spazio: ma anche tutto questo produrre senza avere indietro niente è una cosa disarmante, delle volte dici cazzo abbiamo fatto un casino di cose e cosa abbiamo ottenuto? sì, a livello personale, in termini di soddisfazioni ok... ma poi? Il punto è che questo tran tran funziona in fondo, e quindi perchè cambiare? per farlo funzionare meglio? non interessa, nessuno ha voglia di cambiare le cose. ci vuole uno sforzo minimo in fondo. a un certo punto diventa una questione di vita o di morte, lo è stato anche per te e i tuoi soci di Rockit no? nel senso: provarci e andare avanti o no? come lo è stato per me e i miei soci, senza di loro la galleria non ci sarebbe stata, e delle volte è dura capire perchè lo facciamo.


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L'articolo Chi vive disturba: affinità & divergenze tra Giacomo Spazio e Marco Philopat di Stefano 'Fiz' Bottura è apparso su Rockit.it il 2009-05-04 00:00:00

Tag: milano

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