Ci hanno offerto una cena stellata all'Arena di Verona Opera Festival

Prima i piatti dello chef Perbellini, poi i tumulti del Nabucco di Verdi dalla prima fila, in mezzo il caldo torrido e la sindrome dell'impostore di chi pensava di non c'entrare nulla in questo posto. Le domande (e le risposte) esistenziali di un ex punk di merda di fronte alla Poesia della musica

Prima ci sono le domande esistenziali, la cui risposta -come sempre- la scopriremo solo vivendo:

Ma cosa vuol dire l'Opera nel 2022? Ha ancora senso? Ma oltre ai vecchi tedeschi russi e americani ci sarà qualche giovane tra il pubblico? Ma il Nabucco è quello del 'Va pensiero sulle ali dorate'? La gente canterà tipo concerto rock o starà in religioso silenzio? Potrò uscire prima o sarò obbligato a non alzarmi dal mio posto tipo Cura Ludovico di Arancia Meccanica? Ma cosa racconterò poi su Rockit di una serata così, cosa c'entra con una linea (editoriale) a cui restare fedeli anche quando non c'è? 

Poi ci sono le questione pratiche:

Come facciamo con le bambine?
Come ci si veste per andare all'Opera in una sera d'estate devastata dal cambiamento climatico con 32°C a mezzanotte e un'umidità che la Malesia in confronto è il Polo Nord? (la risposta, oltre ad essere dentro di te, è nell'invito che ci ha mandato L'Opera Festival ed è meravigliosa: “L’Arena ha conservato nei secoli la sua natura di luogo di spettacolo democratico, pertanto l’abbigliamento elegante non è obbligatorio ma sarà sicuramente apprezzato e La farà sentire a Suo agio nei posti a Lei riservati. Gli unici capi d’abbigliamento proibiti in platea per Signori uomini sono i pantaloni corti. Alle Signore, in Arena così come nella vita, tutto è concesso”.)

Poi ci sono gli immancabili e non richiesti consigli dei genitori (già, anche a 50 anni) “eh il Nabucco forse è un po' pesante però vedrai che bello sarà l'Arena noi ci siamo andati prima del Covid con la gita organizzata dal Centro Anziani a vedere l'Aida. Vedi di vestirti bene per una volta eh non farci fare brutta figura” 

Ok.
Insomma le solite cose.
Perchè comunque è normale dai, capita tutti i giorni di essere invitato all’ARENA DI VERONA OPERA FESTIVAL STAR ROOF EXPERIENCE: una cena a cura di Giancarlo Perbellini, chef 2 stelle Michelin e poi posti in prima fila per il Nabucco di Giuseppe Verdi nella regia di Arnaud Bernard.

Non c'è bisogno di aggiungere altro. Quindi procediamo.
E' sabato pomeriggio, avete salutato bambine e babysitter con un sorriso grande così, avete lasciato una Milano torrida e deserta, schiacciato a tavoletta in Autostrada e siete arrivati a Verona in perfetto orario dove avete parcheggiato il più vicino possibile all'Arena perchè la vostra signora ha i tacchi e con questo caldo camminaci tu con i tacchi. 

Alle 18.55 da ottimi milanesi imbruttiti siamo alla Priority Line cancello 1 dove ci viene detto di aspettare -giustamente- le 19.00. Dopodichè si entra, veniamo accompagnati “attraverso la scala originale in pietra, la cui ripida salita rappresenta la promessa di quella sorpresa” e, dopo 3 rampe di scale della pendenza dell'ultimo tratto del Monte Bianco, una volta arrivati al rooftop (la cui bellezza è raddoppiata dalla fatica per raggiungerlo, anzi userei la parola 'mozzafiato' per i cultori dei giochi di parole) la mia signora chiede “fantastico, dov'è il bagno?”, la risposta è tanto lapidaria quanto ovvia “signora il bagno è giù”. 

Stacco. Dopo 6 rampe di scale il rooftop è ancora più “mozzafiato” e la mia elegantissima camicia bianca è probabilmente diventata una tavola di Rorschach ma tutti hanno il buon gusto e l'eleganza di non farlo notare (anche perchè comunque la mia signora è davvero bellissima e si prende meritatamente tutta la scena).

La cena è come deve essere una cena di uno chef stellato, ottima&curiosa: 

 

Menu:

Assaggini di benvenuto
Pomodoro fondente, crema di squacquerone e spuma di verdure e basilico
Mezza manica cremosa all'olio e peperoncino, emulsione di scampi e pane al prezzemolo
Petto di faraona, riduzione di mela verde e crema di ceci
Croccante di frutta e crema di vaniglia

Non posso improvvisarmi anche food journalist (già sto facendo il giornalista rock imbucato all'Opera). Quindi non farò la scena pietosa di giudicare o commentare le varie portate, anche perchè non saprei minimamente da dove partire se non "mi piace" "mi piace un sacco" "cazzo mega buono" "va bene ok questo è spaziale". L'unica cosa che posso fare è ringraziare moltissimo per la cena offerta, per l'ottimo servizio e gli ottimi vini. (Le mezze maniche me le sogno ancora adesso).

Finita la cena veniamo accompagnati alle nostre poltronissime in prima fila. Per tutto il tragitto sono la “sindrome dell'impostore” fatta persona, ma va bene ed è giusto&bello così. In realtà a nessuno frega niente, anzi fa colore, anzi “Deve” essere così: l'Arena della vita dove il 99% della popolazione sta sugli spalti e paga perchè “The Show Must Go On” e l'1% dei privilegiati per lo più scrocca senza merito alcuno. Solo, questa volta, sono palesemente dalla parte sbagliata della barricata. 

Barricate che, oltre che nella mia testa, sono allestite anche in scena, insieme a una riproduzione in scala leggermente ridotta della Scala di Milano. Questo è presto spiegato (cioè basta aprire Google e farsi un giro su Wikipedia):

Nabucco è la terza opera lirica di Giuseppe Verdi e quella che ne decretò il successo. Composta su libretto di Temistocle Solera, Nabucco fece il suo debutto con successo il 9 marzo 1842 al Teatro alla Scala di Milano. (...)  È stata spesso letta come l'opera più risorgimentale di Verdi, poiché gli spettatori italiani dell'epoca potevano tracciare paralleli tra la loro condizione politica e quella degli ebrei soggetti al dominio babilonese.

Bello, mi piace. Un po' di sani Riots in scena e un po' di ribellione verso l'invasor.

In tutto questo ci sono alcuni minuti in cui ci guardiamo attorno come i Turisti del Bello quali in fondo siamo. In cui registro la presenza di un pubblico numeroso, vario e variopinto, in cui i turisti stranieri sono comunque la maggioranza, ma non ci sono solo teste bianche o pelate anzi, molti bambini, molte famiglie, molte compagnie di ragazzi in vacanza in Italia con la camicia bella messa in valigia per l'occasione, molte moltissime coppie di tutte le età con l'aria ancora trasognata (Verona è pur sempre la città di Romeo&Giulietta no?). Ci saranno non meno di 15mila persone a guardar gli spalti. Insomma un bellissimo colpo d'occhio per usare un luogo comune che mi piace sempre tanto.

Comparse a cavallo nel backstage
Comparse a cavallo nel backstage

Poi. Buio in scena, Arriva il direttore d'orchestra Daniel Oren illuminato dall'occhio di bue, tutta l'orchestra in piedi a prendersi gli applausi, Silenzio, e.

Quando tutto inizia, l'istante esatto in cui un gruppetto di bambini vestiti da soldatini attraversa il palco e l'orchestra di 100 elementi inizia a suonare, beh, devo essere sincero, lì scatta la Magia. Sento i brividi lungo la schiena e con gli occhi lucidi mi giro verso la mia signora e dico “ma è bellissimo, mi viene da piangere” al che lei mi da due pacchette sul braccio come si fa con i bambini scemi e mi dice “sì sì ma abbassa la voce”, io tutto contento torno a guardare il palco, che nel frattempo si è riempito di un centinaio di attori/figuranti vestiti come nella Milano dell'800: il popolo cencioso, le crocerossine, i soldati, i ricchi , i preti, i politici e non smette di entrare gente in scena con gli austriaci e poi i vari protagonisti e il tenore e la soprano e tutte ste 300 persone iniziano tutti a cantare ed è oggettivamente potente e quando sulla scena entrano pure 3 guardie a cavallo quasi salto sulla poltroncina deluxe. “Si ma chiudi la bocca almeno” si premura di segnalarmi la mia signora (che in realtà è più divertita e rapita di me dallo spettacolo, ma ok ricordiamo che “Alle Signore, in Arena così come nella vita, tutto è concesso”).

Le 3 ore d'Opera scorrono via tutto sommato bene, con colpi di scena e cali d'attenzione fisiologici nei momenti di solo cantato. La mia signora è incredula quanto colpita dallo sforzo fisico che devono fare i cantanti sul palco con questo caldo con i costumi di scena pesantissimi. Un'impresa titanica se io con una semplice camicia maniche lunghe sto maledicendo qualsiasi negazionista climatico e qualsiasi politico incapace ignorante inetto. Si arriva alla fine e gli applausi sono tanti. Non abbiamo la finezza né l'esperienza per dire se i cantanti sono stati bravi e all'altezza di un Monumento simile, ma non abbiamo rilevato stecche particolari (detto da uno a cui piace Vasco Brondi questa frase fa ridere).


Di certo in 3 ore di spettacolo c'è stato tempo per elaborare parecchi pensieri.

Così le risposte alle domande esistenziali iniziali si sovrappongono veloci una sulle altre.

È una bellissima esperienza questa dell'Opera, anche nel 2022. Sì, la risposta è sì, ne vale la pena, è bello che ci sia ancora. Anche se non hai 200 anni e un conto in banca che gronda pensioni d'oro che i tuoi nipoti non avranno mai. Anche se non sei uno straniero col mito sfalsato dell'Italia da cartolina che poi te ne torni in albergo la sera con la schiena distrutta e le gambe gonfie maledicendo il ristoratore che ti ha fatto pagare un piatto di linguine alla bologhnese come l'abbonamento annuale dei mezzi pubblici di Bohnn. Anche senza capire molto di quanto cantato (d'altronde quando si va a vedere un'artista straniero non sono certi i testi la prima cosa che si segue). Anche se il prezzo del biglietto è probabilmente più alto di quanto sei abituato a spendere normalmente per uscire la sera (ma dopo una certa età c'è ancora qualcuno che esce, la sera?). Anche se puoi avere e tenerti tutti i dubbi che vuoi che tanto fa lo stesso, c'è posto per tutti ed è giusto/bello così. Penso alla macchina produttiva che c'è dietro uno spettacolo del genere, a quanto lavoro dà l'Opera di Verona, dagli artisti ai musicisti ai tecnici alle maschere alla produzione agli scenografi costumisti all'ufficio stampa etc etc etc e poi -soprattutto- all'indotto sulla città: alberghi, ristoranti, bar, negozi etc etc etc.

Sempre pensare ai soldi insomma. E la Poesia? 

La poesia c'è stata anche quella, altrochè, ce n'è sempre ovunque di poesia, e spero di averne trasmessa un po' con queste parole. E soprattutto penso a quante ce ne potrebbe essere di nuova, come questa cosa che è l'Opera potrebbe infilarsi nel futuro. (“Certo che sei proprio fatto male che non riesci mai a goderti il presente e sei sempre lì proiettato nel futuro, ma non ti annoi mai?”). 

Il pensiero vola vertiginoso verso un'opera scritta pensata immaginata da nuovi giovani autori che trattano di tematiche attuali con allestimenti contemporanei o futuribili. La mia signora mi fa ulteriormente presente che il teatro contemporaneo esiste già e -solitamente- mi fa schifo, ma io non mi faccio tarpare le ali dorate e continuo a immaginarmi produzioni future con file di ragazzi fuori dall'arena di Verona che hanno pagato un biglietto con un prezzo sensato (magari pagato con un reddito universale, che non è quella pagliacciata del reddito di cittadinanza).

Al che la mia signora mi fa presente che il concerto dei Gorillaz che c'è stato qui all'Arena 2 settimane fa è esattamente questo, un'Opera contemporanea. Io non ho molto da replicare perchè in effetti ha ragione, è così, già da anni l'Arena ospita concerti e spettacoli contemporanei, non devono certo aspettare i miei deliri, ma io pensavo a qualcosa di nuovo, un'Opera nuova, un modo di raccontare che non esiste ancora nel mondo (esattamente com'è stato quando nacque l'Opera Lirica alla fine del '500). Basta così. Fa caldo. Fa caldissimo. Non ci si può mettere a discutere per queste quisquille nella città dell'Amore, vieni qui a darmi un bacio dico alla mia signora che sorride e si avvicina.

Che bella serata.

 

Amartuvshin Enkhbat nel ruolo di Nabucco
Amartuvshin Enkhbat nel ruolo di Nabucco

Ed è così che un ex punk di merda contro il sistema ormai distinto imprenditore 50enne cammina a braccetto sull'acciottolato antistante l'Arena, con una ex freakkettona ufficio stampa dell'okkupazione della Statale ormai stimata libera professionista, dopo essere stati invitati di gala all'Opera. 

Un altro mondo è possibile, si diceva all'epoca (anche quello dove ogni forma di resistenza è inutile e verrà inglobata dal sistema, viene da aggiungere).

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L'articolo Ci hanno offerto una cena stellata all'Arena di Verona Opera Festival di Stefano 'Fiz' Bottura è apparso su Rockit.it il 2022-07-26 12:24:00

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