Classic Rock: se vi piacciono le chitarre, imparate a cercarle

Il rock non è morto, affatto. Resiste nelle canzoni e pure in edicola, come dimostra la storia della rivista, giunta al numero 100. Il direttore della testata musicale racconta una doppia opera di resistenza (di successo), artistica ed editoriale

Dettaglio della copertina del centesimo numero di Classic Rock
Dettaglio della copertina del centesimo numero di Classic Rock
03/03/2021 - 19:00 Scritto da Redazione

C’è chi sostiene, e non sono pochi, che il rock e l’editoria siano morti. E poi c’è chi si ostina ad andare controcorrente e a dimostrare quanto questo pensiero sia in realtà superficiale: Classic Rock, sezione dedicata ai classici del rock di Stone Music e portata in Italia a partire da dicembre 2012, si è ritagliato un ruolo di punta nel giornalismo musicale italiano, diventando la rivista più venduta del settore con più di 10.000 copie vendute al mese. Il 26 febbraio scorso, Classic Rock ha raggiunto il suo centesimo numero, celebrato con una copertina in stile glam rock, su cui troneggiano alcune icone come Jimi Hendrix, Jim Morrison e Freddie Mercury, una testata placcata in oro a caldo e un restyling grafico.

 

La copertina del numero 100 di Classic Rock
La copertina del numero 100 di Classic Rock

"Per una rivista mensile, il centesimo numero significa essere stati presenti continuativamente nella vita dei lettori per più di otto anni. Oggi la fedeltà a una rivista di carta è un fatto molto raro, per questo considero il risultato particolarmente esaltante", ha commentato Francesco Coniglio, direttore della testata. "Per questo numero, abbiamo lavorato per la visibilità della rivista, aumentando la tiratura e contemporaneamente investendo un po’ in un lancio promozionale. L’edicola è talmente scesa nella classifica dei fornitori di cultura ed emozioni che ci sono ancora potenziali lettori di Classic Rock che non sanno che la rivista esiste".

Ma chi sono i lettori di Classic Rock? "La maggioranza è composta over 50, ma ci sono anche dei giovani illuminati", risponde Francesco, spiegando poi cosa questo comporti nel medio-lungo periodo: "In Sprea (editore della rivista, ndr) siamo molto realisti e non si fanno progetti a lungo termine per l’edicola, non è più un porto sicuro per la comunicazione culturale, non è più un punto di riferimento, è una delle numerosi sinapsi che si stanno delineando nell’universo della comunicazione, e neppure tra le più importanti. Noi lavoriamo sempre di più sviluppando idee di comunicazione".

 

Francesco Coniglio tra i suoi dischi
Francesco Coniglio tra i suoi dischi

Ha perfettamente senso per Classic Rock stare anche in edicola: "L’edicola è stata dall’inizio del secolo scorso fino ai primi anni '70 il terminale della cultura più importante. Ha alfabetizzato il Paese insieme alla radio, alla televisione e al cinema. Poi è iniziata una china discendente e oggi i periodici sono acquistati e letti solo da una fascia molto ridotta della popolazione, per la maggioranza la carta stampata è un mezzo di comunicazione superato e vecchio, obsoleto. I giovani non frequentano l’edicola", spiega Francesco. E continua: "Il nostro è un progetto editoriale attivo, che produce lavoro e reddito. E mettere in moto lavoro e denaro vendendo dei contenuti intellettuali, perché parole e fotografie questo sono, in questo Paese oggi così culturalmente distratto e arretrato, è una specie di miracolo".

Tra i tanti ricordi di questi 100 numeri di Classic Rock, per Francesco il momento più bello è stato l’organizzare la redazione: "Da una parte andando a cercare uno per uno i più grandi critici specializzati, spesso rimasti orfani delle riviste storiche di musica degli anni '70, '80 e '90, dall’altra cercare quegli scrittori più giovani che continuano a trovare emozioni forti nel rock classico. Il momento più difficile, invece, è stato l’unico aumento del prezzo di copertina che abbiamo fatto in otto anni, da 5 € a 5,90 €".

 
 
 
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Come dicevamo in apertura, sono in tanti a dare il rock per morto, ma per Francesco è, ovviamente, tutto il contrario: "Andate su Spotify, digitate Francesco Luz, andate sull’album Extraordinary Men e ascoltatevelo tutto. È un disco del 2019 e ditemi se il rock è moribondo! Il rock non morirà più, è diventato immortale come la lirica, il jazz, la musica sinfonica, la musica da camera, la canzone popolare. La musica è immortale e primordiale come l’acqua e il sole, le chitarre ci sono ancora, basta cercarle".

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L'articolo Classic Rock: se vi piacciono le chitarre, imparate a cercarle di Redazione è apparso su Rockit.it il 2021-03-03 19:00:00

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