Coez e Frah Quintale: amali o fanno un casino

Ecco cosa ne pensiamo dopo aver ascoltato “Lovebars”, il joint album dei due pezzi grossi dell’urban pop di casa nostra. Coez ricomincia a rappare, Frah ci va giù col nu soul. Suoni e arrangiamenti sono di classe e l’atmosfera old school piace parecchio, le parole invece un po’ mancano

Coez e Frah, foto di Tommaso Biagetti
Coez e Frah, foto di Tommaso Biagetti

L'8 settembre è uscito Lovebars, il joint album di Coez e Frah Quintale, dove joint non sta per sigaretta truccata ma per disco a nome collettivo, fatto insieme, che figurerà nella discografia dell'uno e dell'altro artista. Prima di addentrarci nell'ascolto, parliamo di questa forma collaborativa di album, che sempre più spesso prende piede anche in Italia - mentre nel resto del mondo è una prassi consolidata. Abbiamo già visto il mostro finale moltiplicastream di Irama e Rkomi, negli anni scorsi i vari Fedez e J-AX, Marracash e Guè, Emis Killa e Jack La Furia, Fabri Fibra e Clementino e ovviamente Carl Brave X Franco126... insomma, nell'urban è quasi un passo obbligato di carriera. Diversa è la posizione di Nek e Renga che continuano a fare tpur e annunciano l'album insieme, viene da sospettare perché non sono più in grado di riempire un palasport singolarmente, ma questo è voler essere cattivi.

Torniamo ai nostri: Coez viene da Volare, album del 2021 andato piuttosto bene, che non ha raggiunto l'Everest di Faccio un casino del 2017 e È sempre bello del 2019, ma comunque i suoi milioni di stream li ha portati a casa. Frah arriva da Banzai del 2022, disco infinito che ne contiene due e che ha fatto scoprire agli ascoltatori i suoi lati inediti, che non erano usciti fuori dal fortunatissimo Regardez Moi del 2017. È proprio il '17 l'anno in cui i due hanno avuto più fortuna commerciale: Coez abbracciava il graffiti pop (ovvero il pop urbano) senza rappare troppo, diventando un cantante prodotto da Niccolò Contessa (I Cani) mentre Frah Quintale faceva il suo esordio solista con un notevole successo di pubblico e critica. Erano gli anni dell'itpop, dell'indie italiano, di quel mix spacca playlist di Spotify che si prendeva le classifiche prima del monopolio della trap.

 

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Un monopolio, quello, che ha particolarmente frustrato Coez, che pochi mesi fa ha reagito con un post social particolarmente acido: "Mainstream (album di Calcutta), Regardez moi (di Frah Quintale), Superbattito (Gazzelle), L’ultima festa (Cosmo), Polaroid (Carl Brave X Franco126), ci metto anche Faccio un casino (Coez)... c’è stato un gran momento per la musica italiana, guardando la classifica mi chiedo se stiamo sbagliando noi qualcosa o non state capendo più un cazzo voi". Una morganata contro il pubblico reo di non stare più premiando quella scena, abbastanza miope per la verità perché nel frattempo, dal 2017 al 2023 una nuova generazione di ascoltatori si è fatta avanti con nuove scelte e nuovi riferimenti, che piacciano o meno.

Andiamo al disco, a questo Lovebars che parte già bene con il singolo Alta marea, bello pompato in radio, di sicura impronta pop urban che mixa gli stili dei due, non  troppo diversi già di partenza, per una canzone che fa tornare indietro di qualche anno e che grazie a dio ha più stile di un tormentone estivo. Il disco inizia con Era già scritto, in cui base e rap di Coez  e Frah sono super old school, poi i due lasciano alle spalle il passato duro e parlano d'amore, proprio come suggerisce il titolo, con  nu soul, chitarrine ai limiti della psichedelia, beat che sanno più di anni Novanta che di oggi, suoni che vanno da Frank Ocean all'età d'oro dell'hip hop italiano.

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Vetri fumè fighissima, stile da vendere e la voce di Frah che funziona al 100% quando va sulle note alte, mentre Che colpa ne ho sembra un compendio su come scrivere una canzone commerciale in levare senza sembrare i Boomdabash, e questo è un complimento. Una luce alle 3:00 inizia così: "Anche se dici di no io lo so che lo vuoi". Non c'entra niente con il maschio alpha di alcune produzioni dozzinali né con il testo che poi parla d'amore e di introspezione light, ma nell'epoca del Tik Tok e della frase che viene estrapolata dalla canzone per poi prendere vita propria, sarei stato più attento a un ritornello catchy di quel tipo.

Ecco, se c'è un difetto in questo disco che per certi versi è sorprendente, basti ascoltare l'ultimo pezzo Aspettative che sa di mediterraneo come di influenze americane e ha un groove dolcissimo quasi lo fi smooth jazz, sono proprio i testi che sono fin troppo in linea con le smielate dell'indie pop e a volte troppo sessocentrici come nella tipica tradizione dell'hip hop poco impegnato. Ovvio, nessuno si aspetta da Coez e Frah dei trattati di filosofia, ma dopo la raggiunta maturità artistica e anagrafica, 40 anni tondi per il primo e 34 per il secondo, andare oltre il rapporto uomo donna per tracciare una linea più netta tra l'adolescenza e l'età adulta, ma non tutti usano il rap per psicanalizzarsi come fa Marracash. Coez e Frah hanno comunque fatto un bel disco, migliore delle aspettative per suoni e arrangiamenti di classe, di sicuro sarà una festa vederli dal vivo insieme.

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L'articolo Coez e Frah Quintale: amali o fanno un casino di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2023-09-08 15:55:00

Tag: album

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