I'm a Fish, la colonna sonora perfetta per un romanzo di Aldous Huxley

Lorenzo Faini produce musica al computer con il moniker I'm a Fish (I love water): viene da Monza, è giovane e ha messo le 4 tracce del suo EP su Soundcloud. E noi abbiamo viaggiato tra utopie e distopie letterarie

Lorenzo Faini aka I'm a Fish (I love water)
Lorenzo Faini aka I'm a Fish (I love water)

Un edificio grigio e pesante di soli trentaquattro piani. Sopra l'entrata principale le parole: "Centro di incubazione e di condizionamento di Londra Centrale" e in uno stemma il motto dello Stato mondiale: "Comunità, Identità, Stabilità". Questo è l’incipt della storica edizione Mondadori del 1946 del Mondo Nuovo di Aldous Huxley. Quelle parole di fatto introducevano il concetto – oggi abusato – di distopia nella cultura novecentesca. Quelle parole ci sono balenate nella mente quando abbiamo ascoltato WM, l’enigmatico EP d’esordio di I'm a Fish (I love water) aka Lorenzo Faini, un ragazzo della provincia di Monza al quinto anno della Bocconi, che ha suonato in diversi gruppi e gruppetti, passando dalla musica anni ‘70 ad una specie di post rock ed un duo acustico.

Gli echi e la costruzioni dei quattro pezzi che compongono WM, ascoltabile su SoundCloud e “nati per passatempo”, come dice lo stesso  I'm a Fish (I love water), richiamano quasi in automatico all’atmosfera pesante, ansiogena e oppressiva dei romanzi dello stesso Huxley. Ed ecco allora questo bizzarro “gioco delle coppie” in salsa distopica tra i brani e i libri del grande scrittore britannico. Per altro, il fatto che tutte e quattro le tracce dell’ep siano nate a Mosca, durante uno scambio universitario, aggiunge uno sfondo, se volete, tra il romantico e il post-sovietico ancora più affascinante. 

Kaido/Il Mondo Nuovo

Il primo pezzo dell’EP ti lascia trafitto e gelato. Il rimando è a certi pezzi di Chet Faker, Devonwho e Shlomo, tra gli ascolti preferiti, almeno negli ultimi anni, dello stesso I'm a Fish (I love water)/Lorenzo. Kaido inizia nello stesso modo del Mondo Nuovo, come se la speranza, intesa sia come sentimento assoluto che come possibilità privata, sia scomparsa dalla faccia della Terra. I suoni profondi come tombe e disumani del pezzo di I'm a Fish (I love water) si abbinano molto bene alle immagino del regime totalitario che governa, con giogo di ferro, l’intero Pianeta nel volume di Huxley.

Certo, avere ascoltato Kaido in un periodo come questo, non ha giocato a rendere più sereno il nostro orizzonte. Però, in fondo, che forza questo pezzo, che inizia un po’ in sordina e poi esplode, come quelle bombe verdi fosforescenti che, anni fa, vedevamo piovere su Baghdad in fiamme: parevano stelle filanti dallo schermo dei nostri televisori e invece erano traccianti di morte. Terrificante.  

Woscom/Giallo Cromo

La seconda traccia di WM, sta a Kaido proprio come Giallo Cromo sta al Mondo Nuovo, sono l’uno l’anticipazione dell’altro. Ah, Giallo Cromo non è un libro molto conosciuto di Huxley, tanto è vero che chi scrive l'ha letto in una versione di una quindicina di anni fa di Mattioli, trovata per puro caso su una bancarella a Genova, poco distante la stazione di Brignole. Giallo Cromo è una critica degli usi e dei costumi, e anche delle miserie, della società del tempo, ovvero l’Inghilterra dei primi anni Venti. La cosa interessante di questo libro è lo stile: caustico, corrode dall’interno le pochezze intellettuali della bigotta società dell’epoca, ma non è brutale. È leggiadro, elegante, sinuoso.

Allo stesso modo è realizzato Woscom: è un pezzo dove i silenzi sono in maggioranza, dove è più importante ciò che non si sente e dove perciò ogni suono ha un peso specifico estremo. Alla nostra domanda “che ne pensi di libri o film e serie a tema distopico”, Lorenzo ci ha risposto: “Tendenzialmente mi gasano un sacco. Primi fra tutti Blade Runner e Black Mirror. Per quanto riguarda i libri, mentre ero a Mosca non ho letto libri dispotici, ma ho letto Guerra e Pace di Tolstoj, che credo mi abbia influenzato a suo modo. Non credo sia distopico, ma mi ha molto affascinato quel senso di caos su cui Tolstoj insiste e che già avevo trovato in altri libri che rientrano nei miei top, tra cui Non è un Paese per vecchi di McCarthy. Credo che questo curiosità per quel concetto di disordine mi abbia spinto a divertirmi in alcune tracce, ad esempio nel nel vociare in Woscom e nei tempi dispari in 7 e in Chiho”.

7/Dopo molte estati

7 è un ascolto dirompente, che pare quasi stornante rispetto agli altri tre pezzi di WM. A tratti sembra avere un mood troppo sbilenco, con un tappeto quasi jazzy che ci lascia all'inizio interdetti. Poi, ascolto dopo ascolto, concentrandoci sugli arpeggi a metà del brano, ecco l’illuminazione: non è un pezzo sbilenco, è semplicemente malinconico. Malinconico come il verso, l’immortale verso, di Tennyson, “After Many a Summer Dies the Swan” che dà il titolo a Dopo molte estati di Huxley.

Questo libro è un’approfondita indagine della rampante cultura americana degli anni Trenta, a proposito della quale lo scrittore inglese, da poco trasferitosi in California, racconta in modo disincantato i suoi aspetti più biechi, l’arrivismo a tutti i costi e la vena narcisistica imperante. “Una volta tornato, mi aspettava un altro semestre di lontananza dalla mia ragazza, che sarebbe dovuta partire per Shanghai fino all'estate, e vedevo queste cose con un misto di paura ed entusiasmo. Ovviamente con il Covid é saltato tutto, ma ai tempi non lo sapevo ed in parte é finito dentro la musica credo”: ecco confermata dalle parole di Lorenzo quella carica malinconica del pezzo.

Chiho (Чихo)/L’Isola

Chiho (Чихo), con quei suoni di digitali e retrò, rimandano a L’Isola di Huxley. Entrambe sono una sorta di manifesto programmatico del concetto di utopia:qualcosa di irrealizzabile che, però, nel momento stesso in cui si compie (o pare compiersi), cessa di fatto di esistere. In fondo qui musica e biografia si fondono, come dice Lorenzo: “Ho inserito il cirillico perché Chiho é una tavola calda di cucina cinese a Mosca, dove talvolta andavamo a mangiare. Chiho, la traccia e il locale, é la chiusura dell'EP perché è un po' la finestra sulla Cina, cioé il capitolo (non musicale ma temporale) che sarebbe arrivato dopo la fine del semestre a Mosca. Quindi ho inserito il nome Chiho sia i caratteri latini, in modo che fosse leggibile, che in cirillico, come in realtà sia. Riassumendo credo che l'EP sia diventato una istantanea du quel periodo a Mosca. Non tanto autobiografico, quanto piû di feels che ho provato trovandomi in un posto specifico, Mosca, che si trova a metá tra Europa ed Asia”.

La parte centrale di Chiho (Чихo), con quei coretti ossessivi, ricorda l’ossessione di Will Farnaby, il protagonista del libro di Huxley, nei confronti del petrolio. Perché non importa se sulla Terra esista una società apparentemente perfetta, anche solo dal punto di vista ipotetico: saremo sempre noi umani a ucciderci l’un l’altro con le nostre stesse mani. 

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L'articolo I'm a Fish, la colonna sonora perfetta per un romanzo di Aldous Huxley di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2020-04-17 11:14:00

Tag: album

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