Concerto Pro Tibet - Milano



Ha l'aria di essere un evento. Se non altro perché Maisha mi chiama al telefono chiedendomi di accompagnarla… Milano. Domenica 24 ottobre. Palalido. Concerto in onore di Sua Santità il Dalai Lama a sostegno della causa tibetana. Molto radical chic non trovate? Suoneranno anche i CSI, l'ultimo concerto prima della dipartita in terra di Germania del duo Ferretti-Zamboni… Cado nella trappola. Ok, ci sono. Perfetto: biglietto 20 carte (incasso interamente devoluto ai giovani monaci di non mi ricordo che monastero…).

Le mie finanze e il mio senso etico traballano.

Vi risparmio tutte le peripezie pre-concerto. Un unico appunto, anzi due.

Primo. Non si poteva fare diversamente, quindi io e Maisha si è mangiato al McDonalds, (menù medio £ 7.900) con conseguenze disastrose per il proseguo della serata (sapete benissimo cosa intendo… qualcosa chiamata "pesantezza di stomaco" associata a "concerto paccoso", sono un mix letale per qualsiasi volenteroso spettatore in circolazione…).

Secondo. Il farci aspettare fuori dai cancelli, sotto la pioggia, per mezz'ora oltre l'orario fissato è stato un regalone non particolarmente apprezzato. Meditino gli organizzatori su questa infelice decisione. Capisco il desiderio di forgiare le nostre coscienze alle interperie della vita, però la prossima volta avvertite per tempo. Così magari mi porto l'ombrello…

Dentro. E' tutto molto ovattato (un salotto lo definirà poi Ferretti). La pista ricoperta da moquette bordeaux (a un concerto la moquette???). Le poltroncine tutte colorate. L'enorme bandiera del Tibet che capeggia sotto il palco…sotto il palco??…ma??…ma come cazzo l'hanno messo il palco??? Non ci credo…il palco è sopraelevato da terra (ok, fin qui è normale). Ma sarà alto 8 metri !!!! (l'Himalaya dei palchi per dirla come quel simpaticone del Lorenzo Nazionale). Roba da non credersi. Volevano riproporre la significativa distanza tra Sua Santità e il pueblo? Ci sono riusciti. Altrochè. Chiaro che per sperare di veder qualcosa bisogna trovare posto nelle file alte. Chiaro che sono già tutte occupate. Chiaro che non ho nessun posto riservato per la stampa (Maisha: "non conti proprio un cazzo…"). Finisce che troviamo posto nel "secondo anello", in alto. Alla fine non è nemmeno malaccio. Ci si siede. Si appoggiano i giubbotti. Relax. E sia. Fra un po' inizierà…Intanto nelle file dietro c'è chi costruisce un qualcosa con cartina-filtro-paglia-fumo. Meno male.

Maisha: " …voglio troppo un cane, lo chiamo Sansone…"
Fiz: "I cani puzzano"
Maisha: "Anche tu puzzi ma ti porto in giro lo stesso…"

Dalle retrovie, nel frattempo, oltre a inconfondibile zaffate di ben identificato pakistano, arrivano puntuali e spiazzanti anche i commenti de L'Opinionista di turno. La profondità delle cui osservazioni avrebbe davvero meritato un approfondimento (nota: ho scritto "profondo" 2 volte in una frase. È davvero il clima di profonda spiritualità che regna, o piuttosto le prime avvisaglie del profondo dormiveglia in cui, da qui a poco, finirò? Troppe domande senza risposta. Il cammino verso la luce è impervio e faticoso…)

L'Opinionista: "però ce n'è di figosità sparpagliate…"

E poi si inizia.

Una ragazza sul palco. Che suona un marchingegno simile a un incrocio tra un'arpa e un contrabbasso. Musica tradizionale tibetana. Odore di cassettine New Age in offerta speciale. Mioddio, signore degli annoiati salvaci tu! Va avanti per un po', tra sleppate e arpeggi, poi per nostra fortuna decide che ne abbiamo avuto abbastanza. Si alza. Mani giunte, abbassa il capo: saluto tipico buddista (leit motiv della serata).

Un semi boato accoglie l'arrivo del profeta di casa nostra (sì, lo so: "non fare di me un idolo mi brucerò, se divento un megafono mi incepperò"). Tocca infatti a Ferretti accompagnare l'organizzatore (mi perdoni ma non ne ricordo il nome) nella presentazione della serata. E' il solito magnetismo che sprigiona Giolindo, il solito spessore delle sue parole a farmi riavere dall'acuto attacco interno causato dal mix letale hamburger-musica tibetana. Tensione Orientale batte Fiacchezza Occidentale 1 a 0. Non esultate. La partita prenderà poi la direzione opposta…Già. Ci pensa subito una (spero) incolpevole Mara Redeghieri (in libera uscita dagli Ustmamò). La Dolcissima esordisce con un bel sorrisone, movenze sinuose, accomodanti segni d'intesa. Si scusa per l'assenza dei suoi compagni. Porta come a scuola la giustificazione. Il pubblico si commuove e si acquieta. La Mara in versione maestrina (Ferretti dixit) leggerà alcuni poemi tratti da non so che libro antico mongolo…ho un fremito…ti prego, non può essere…e invece: con voce suadente e perfetta intonazione inizia la litania di parole lontane e oscure. Perdonate la mia ignoranza, ma a noi cosa mai ce ne può fregare di quelle cose? A parte il fatto che sono di un ostico che fa paura, non le trovo certo adatte per essere lette in un microfono davanti a mille persone. Semmai sono per una dimensione privata, meditativa, motivata e concentrata. Perché allora questa "lezione" ? Il dubbio è forte. Povera Mara. Non si sapeva come infilarla in scaletta? "tò tieni qui, leggi un po' di 'ste cose qui…". Ma dai… non ci si può accontentare (o ridurre) ad essere solo un Nome da mettere sul tabellone. Sarà, la sua, una sensibilità per i problemi umanitari comunque più forte di qualsiasi malignità? Boh. Di sicuro così com'è arrivata, scompare. Senza lasciare nessuna traccia significativa nel tessuto neuronico dei presenti…
E' il momento di Alberto Fortis (non vale dire: "e chi è??")….già… e chi è?? La mia ignoranza sta iniziando ad assumere picchi sdegnosi. Comunque. Il ragazzo ci delizia con una straziante e sofferta canzone/preghiera tutta voce e tastiera (bella voce però…). Impeccabile nel suo giubbottone trendyssimo e completo pantaloni felpa all-white.

Scosse di inadeguatezza pervadono l'intera comunità che si è riunita stasera qui al Palalido.

Ma è così difficile essere pro-tibet?

La risposta arriva subito, e ha la voce di Romina, cioè la cantante degli Estasia. Fra musica orientaleggiante e vocalismi arditi la platea crede di cedere a una sorta di "rapimento mistico e sensuale". Sarà perché non è facile distinguere bocche aperte dallo stupore da bocche aperte dagli sbadigli? Boh ?! Indescrivibile il vestito blu elettrico di Romina: un misto tra una mise da pattinatrice sul ghiaccio bulgara e un abito da sera da pochi spicci e grandissime pretese. Imbelletata è dire poco. Grottesca è dire troppo. Una imbarazzante via di mezzo.

Troppo cattivo? Uno sguardo altrettanto perplesso di Maisha mi consola.

Arriva Jovanotti. Ci mancava solo lui… Solite movenze da primate ritardato e facilonerie assortite. Ci regala un po' di quelle che dovrebbero essere vibrazioni postive. A me sembrano solo i capricci di un bambinone cresciuto. Le tipe però sballano (pure Maisha). Vabbeh. Saluta e se ne va. Suonerà dopo.

Dopo un'altra mezz'ora di tibetanismi vari.

Prima tocca a un cantante musicista mongolo che passa l'intero tempo dell'esibizione ad accordare lo strumento (o forse era quella la sua performance…) e che lascia il palco dopo aver lanciato un urlo totalmente incomprensibile (speriamo non sia qualche strana maledizione..). Poi è il turno di uno dei più antichi cori tibetani. 16 monaci bordeaux-vestiti e col caratteristico copricapo (a canarino) giallo che deliziano i convenuti con una mezz'oretta buona di gargarismi e colpi di tosse. Non c'è difesa. Le banalità si susseguono con disarmante e pragmatica cadenza. Sono troppo ignorante e poco spirituale, lo ammetto. Però questo tipo di esibizioni (di certo straordinarie se vissute in solitudine, per caso, in qualche angolo sperduto del tibet) decontestualizzate dal loro ambiente e snaturate sia nella forma che nel messaggio, mi fanno letteralmente vomitare. Esibizioni da cartolina per illusi. Siamo a Milano. Occidente. Queste icone vengono stritolate, si ridicolizzano da sole proposte così. Mi spiace. Non ditemi che c'è stato qualcuno che andando a casa ha detto: "che roba! Ho visto questo e quello! Mi sento molto spirituale! Mi sento meglio! O ma che bello! Il tibet è così! W il tibet!" . Bleah!!!

Beh. Io ho mollato. Sto cadendo tra le braccia di Morfeo.

"Maisha ci diamo un bacio?"
"No"

E' finalmente il turno dei Csi. In fondo sono qui per questo.

Arrivano sul palco. Ovazione. Iniziano le prime note di Cupe Vampe . E chi conosce la canzone sa cosa vuol dire cantarla a sostegno della causa per la liberazione del Tibet (e soprattutto CONTRO l'oppressione cinese!). Tutti i presenti sono inchiodati in un unico sospiro. Sul palco però qualcosa non gira come dovrebbe. Canali si guarda in giro spaesato. Problemi alla chitarra. Per tutto il pezzo non suonerà nessuna nota, se non qualche sgocciolo alla fine. Peccato. Maroccolo sono sicuro sta ridendo sotto i baffi. Ginevra è concentrata. Affascinante come sempre. Magnelli impeccabile, gran signore. Ferretti sembra un ragazzino punk anni '80. Con quei jeans neri sdruciti e stretti e corti a mezzo polpaccio. Anfibio in bella mostra. Felpa con cappuccio nera. Certo però che quando apre bocca ha un carisma…Ok. Tutto molto toccante….Ma Zamboni dov'è???? Sul palco io non l'ho visto. Maisha nemmeno. I vicini di posto neppure. Ma Zamboni non è mica un elemento cardine dei Csi? E allora? Perché Giolindo non si è scusato per l'assenza, nemmeno l'ha salutato o cose così??….boh?! Il mistero della presunta divisione del gruppo si infittisce. La canzone arriva alla fine. Straziante quando intona: "bella la vita dentro a un catino, bersaglio mobile di ogni cecchino" oppure "viaggiano i perdenti, più adatti ai mutamenti". Poi lunga coda strumentale. Ipnotica. Applausi. Canali si riprende dall'inconveniente tecnico (se poi nel backstage non ha strozzato nessuno è solo perché è un'iniziativa all'insegna "della non violenza" ). Sono un po' perplesso per l'assenza di Zamboni. Solo poco però. Una goccia sola di perplessità che se ne scivola via sulle note di Ongi e nella lunga preghiera finale inedita di Ferretti che si chiude con un verso splendido, caritatevole, emilianissimo, grandioso: "prosciutto cotto e vino rosso per tutti. Nei secoli dei secoli dei secoli. Amen !" (superlativa immagine per descrivere la Felicità. Elogio della Semplicità. Per tutti. Per tutti. Per tutti). Io non ho parole. Mi friggono i pensieri. Sono rapito a dire poco. Poi arrivano Irata : "per un'errata sensazione di peggioramento" (ma come si fa a saper usare così bene le parole?? Insegnatelo anche a me. Vi prego!!!), A tratti e Brace . Insomma miniconcerto acustico. Molto In Quiete Tour. Ovattato ma vibrante, senza cadere nello stucchevole. Magnelli che supporta Ginevra ai cori, Ferretti al solito inarrivabile. Canali e Maroccolo, sigaretta in bocca, che sembrano i due discoli indisciplinati, strafottenti e scazzati nell'ora di religione. Bravi tutti! Cazzo è così si fa….

Dopo tocca ai Nomadi. Che ovviamente iniziano con L'atomica cinese . Ovviamente ricevono mille applausi. Ovviamente giocano ai rocker vecchio stampo (e, da buoni vecchietti, ci riescono pure bene…). Insomma: ovviamente niente di nuovo per una band che ha fatto della "replicantezza" (cioè l'essere replicanti di se stessi nel tempo) il suo punto di forza. Il palco lo sanno tenere e ci mancherebbe. Suonano sanguigni e innocenti. La loro semplicità e ingenuità è per certi versi disarmante, ma cosa volete farci? I fans vogliono questo. Solo e sempre Nomadi. Così sia. Ovviamente quindi vanno a chiudere la loro esibizione con Io vagabondo . Inno mandato a memoria dalla platea più del padrenostro…Oh yes. (aperta parentesi. certo che a volte fa ridere vedere tanti figli di papà cantare "io, soldi in tasca non ne ho….". chiusa parentesi.).

A volte penso di essere davvero scemo.

Ci pensa Jovanotti a rincuorarmi. Se io sono scemo, lui cos'è? "Figo!". Direbbero all'unisono mille sbavanti ragazzine tra cui Maisha. "Sì un po' anch'io però…" mi permetterei di replicare. Ma nessuna mi sentirebbe tra le risa. Non c'è giustizia a questo mondo. Come si fa a dare del "figo" a uno che esordisce così: "una volta ho visto il Dalai Lama… e avevo la febbre quel giorno…38 e mezzo…beh…ti giuro…mi è passata…non ci ho nemmeno parlato assieme…l'ho solo intravisto a 3-4 metri...e sono guarito" . Già. Come si fa?????

Mi salva dall'impasse l'Opinionista: "Sì, il Dalai Lama è un'aspirina…"

E comunque per fortuna il Molleggiato di fine millennio non si spreca più di tanto. Un quarto d'ora di live e via… Canta Questa è la mia casa , con la band in gran sfoggio. Davvero. Questo è da dire. Cazzo che bravi che sono i suoi soci… Affiatati e generosi. Insieme smaliziati e pronti a emozionarsi per un passaggio particolarmente riuscito. A fare il bello e il cattivo tempo con gli strumenti…Peccato ci si metta Jovanotti di mezzo a improvvisarsi direttore d'orchestra… Poi, tra cori a squarciagola e balli liberatori dei presenti (io sono andato in bagno a fare pipì), c'è posto anche per Piove . Mentre fuori diluvia. Originale no?

Tralascio di citare la baggianata che ha detto Lorè sull' 8 per mille, perché poi sembrerebbe che mi stia accanendo contro di lui poverino.

Dovrebbero chiudere i Timoria. Dico dovrebbero, perché quando Omar e gli altri conquistano come fiammeggianti guerrieri bresciani il palco, io sono letteralmente arrotolato sullo scomodissimo seggiolino. A un passo dal vortice dei sogni. Lontano anni luce da una minimo di parvenza di professionalità.

E infatti.

Maisha: "Ce ne andiamo? A me non interessano i Timoria…"
Fiz: "ok"

C'è tempo solo per l'ultima frase dell'Opinionista: "Timoria, tutti i mali porta via…".

....

Poi siamo fuori.

In mezzo alla pioggia.

In mezzo alla notte.

Milano.

Gli occhi di Maisha guardano da tutt'altra parte. Mille kilometri da qui.

E io?

Già, e io?

Vaffanculo.

In fondo cosa vuoi che sia?



Concerto Pro Tibet: CSI, Jovanotti, Estasia, Nomadi, Timoria

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L'articolo Concerto Pro Tibet - Milano di Stefano 'Fiz' Bottura è apparso su Rockit.it il 1999-10-24 00:00:00

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