Cosa è successo davvero al Burning Man raccontato da chi c'era

Si è parlato a lungo di quanto successo al festival americano, con 70mila persone bloccate da pioggia e fango nel deserto del Nevada. C'erano, come ogni anno, anche i "burner" italiani, così gli abbiamo chiesto la loro versione, e come l'evento sia diventato uno stile di vita

Un'immagine dall'edizione 2023 del Burning Man - frame via YouTube Mud and Glory
Un'immagine dall'edizione 2023 del Burning Man - frame via YouTube Mud and Glory
18/09/2023 - 14:16 Scritto da Dario Falcini

Qualche giorno fa le immagini del Burning Man, uno dei più noti festival – ma non proprio nell'accezione cui siamo soliti intendere la parola qua su Rockit – del pianeta, erano su tutti i tg nazionali. Il motivo, questa volta, non erano le scenografie incredibilmente suggestive che da sempre caratterizzano l'evento americano, ma la situazione un po' così in cui si sono ritrovati i partecipanti, bloccati da piogge torrenziali e conseguente "infangata" generale dell'area.

Un po' di informazioni, per chi ne fosse a digiuno. Il Burning Man è un evento annuale che si svolge fin dagli anni '80 tra agosto e settembre, ed è stato creato da due amici che per festeggiare la fine dell'estate avevano dato fuoco a una statua di due metri e mezzo su una spiaggia di San Francisco. Oggi la statua è molto più alta, più di 30 metri, e si trova nel deserto del Nevada, teatro della manifestazione: il suo falò rappresenta ancora il momento clou del festival.

Che ha delle specificità e delle "regole" tutte sue. Le persone giungono nel deserto con mezzi propri, spesso formando vere e proprie carovane di auto. L'effetto che si crea è quello di uno scenario alla Mad Max. Sul posto danno vita a una città (quest'anno era da 70mila abitanti, quindi tipo Varese o Caserta...) temporanea, che dopo otto giorni leva le tende (o i camper) e si chiama Black Rock City. A quel punto tutto quanto dovrà essere rimosso, come se il Burning Man non ci fosse mai stato.

I biglietti, il cui costo è in aumentato negli anni, si trovano da alcune centinaia di dollari in su. Dentro al perimetro del festival bisogna essere completamente autosufficienti: portarsi l'acqua necessaria per 8 giorni e cibo facile da preparare, quello che serve per affrontare il sole (ce n'è parecchio di solito) e per l'igiene personale. Essere autosufficienti, e in pace con il contesto, è requisito fondamentale.

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Un tempo non c'era connessione, oggi sì, ma chi va lì per postare ogni secondo non è affatto ben visto. Non ci sono grandi eventi, l'evento è la stessa presenza delle persone lì. Unito alla loro voglia di vivere quelle giornate in maniera diversa, più libera e "primordiale". C'è molta musica (ma non maxi concerti), e grande spazio viene riservato all'arte oltre che agli incontri. 

Il pubblico è composto da curiosi e "occasionali", ma soprattutto da gente che condivide la "filosofia" burner, un mix (sono certo che qualcuno si offenderà, nel caso sorry) tra new age, survivalismo, tecnottimismo. Il Burning Man è un evento immancabile per una larga parte della classe dirigente del settore tech americano e della Silicon Valley. Allo stesso tempo attira grandi imprenditori di altri settori (se non è per forza di cose un appuntamento esclusivo, di certo non è low cost) e artisti.

Anche all'estero, dove ci sono una serie di eventi "collaterali" tra i "seguagi" del BM. Anche in Italia, dove c'è una comunità di burner molto forte e coesa, che si tiene regolarmente in contatto via social, organizza momenti di incontro e che si becca ogni anno in Nevada. La curiosità di sapere com'è andata questa edizione, quanto quelle scene definite come "apocalittiche" e "infernali" dai tg, mi ha spinto a contattare alcuni di loro. Per sapere com'è andata e per capire le ragioni che li spingono a sentirsi parte di questa comunità. Quelle che leggete sono le parole di due di loro, che per loro richiesta indichiamo solo con le iniziali. 

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Chi sei, cosa fai nella vita, come ti sei avvicinato al Burning Man?

E: Sono nato a Roma e ho 52 anni. Sono un chimico che ha lavorato per oltre due decenni nell'industria farmaceutica e nell'editoria medico-scientifica. Ma oltre a questo nella vita sono sempre stato uno studioso e un divulgatore di discipline esoteriche e spirituali. Mi sono avvicinato al Burning Man nel 2007, grazie a un caro amico che ne era venuto a conoscenza durante un viaggio a San Francisco, nell'estate di quello stesso anno. Da quel momento mi sono avvicinato sempre di più, prima a dei micro-eventi ed eventi regionali europei, fino ad arrivare al mio primo vero Burn nell'estate del 2009.

A: Sono originario della provincia di Firenze. Vivo a Tokyo, dove dipingo, metto musica, organizzo eventi e lavoro nel legal team di un'azienda americana. Il mio primo contatto con la community del BM è stato nel 2010, quando ho partecipato all'Italian Burning Man (uno dei regional event).

Tutte le foto qua sotto per gentile concessione degli intervistati
Tutte le foto qua sotto per gentile concessione degli intervistati

Che edizione è per te, e perché ci vai?

E: Questo è stato il mio quarto "big burn" in quasi sedici anni, ma ho partecipato a circa altri nove eventi maggiori europei e circa quindici micro-eventi in Europa. Burning Man è una cultura che ispira persone in tutto il mondo, a tutte le longitudini e a tutte le latitudini. Non esistono solo gli eventi "ufficiali", ma una miriade in tutto il pianeta, più o meno grandi, più o meno riconosciuti. Ciò che importa è l'adesione interiore a certi principi: espressione personale, radicale fiducia nelle proprie capacità, partecipazione, dono agli altri, responsabilità civile, impatto ambientale iper-cosciente, immediatezza dell'esperienza umana, de-mercificazione, inclusione e sforzo comune. Ecco perché partecipo e non semplicemente "vado". Perché mi ha fatto riscoprire la fiducia in me, nell'umanità e in certi valori che ci legano tutti, indistintamente, gli uni agli altri.

A: Quest'anno è stata la quinta volta in cui sono stato al burn in Nevada. I motivi per cui torno ogni anno sono molteplici, ad esempio: conoscere persone incredibili, avere la sensazione di essere presente "qui e ora" in ogni momento, essere costantemente ispirato da ciò che si vede e che succede intorno a te, partecipare attivamente all'evento. Ogni volta, ne esco più ricco e contento di come ci entro.

Qual è la cosa più incredibile cui hai assistito nelle edizioni passate?

E: La riscoperta della mia umanità e della mia vera natura interiore. La libertà di poterla riconoscere e di poterla esprimere. E questo è valido per chiunque di noi, qualunque sia la sua forma di creatività o di espressione personale. Se dovessi ricordare ora un evento in particolare, un'opera d'arte, un seminario o un aneddoto che porto nel cuore, sarebbe davvero difficile scegliere. Sono così tanti che riempiono gli ultimi sedici anni della mia vita.

A: Ci sono molti aneddoti che posso raccontare, ma penso servirebbe uno spazio adatto. Sicuramente ricordo molto bene la prima volta che mi sono affacciato sulla playa di notte: ho sentito uno tsunami di energia arrivarmi addosso insieme ad una bellissima sensazione di "essere a casa".

Com'è la musica al Burning Man?

E: La musica rappresenta una parte fondamentale della cultura burner, anche nell'ottica dell'espressione personale e radicale. È ovviamente un fenomeno trasversale, nel senso che spazia su orizzonti davvero differenti, anche all'interno dello stesso evento: sia questo un big-burn o un micro-burn. Al Burning Man si può incontrare la Black Rock City Philharmonic Orchestra suonare la mattina presto al tempio, ascoltare session dal vivo spontanee in cui i musicisti salgono spontaneamente sul palco, dandosi il cambio per ore, ci sono diversi cori, tantissima musica etnica, fino ad arrivare ovviamente alla techno, alla house, alla psy-trance e alle loro infinite variazioni che la fanno da padrone soprattutto dal tramonto in poi, sia sui palchi dei principali campi, sia nei sound system delle art-car. Insomma la musica è parte integrante della cultura burner, qualsiasi sia la sua provenienza.

A: La musica è una delle tante componenti dell'evento ma non l'unica. BM è incessantemente pervaso dalla musica e puoi trovare qualsiasi cosa tu cerchi. Un'impressione classica dall'esterno è quella che ci sia solo musica techno, ma non è vero. E' una visione limitata di ciò che accade dal punto di vista musicale. Ogni anno c'è almeno un concerto (classico) dell'orchestra, ci sono diversi palchi dove suonano band (quest'anno ad esempio si è esibito il sassofonista originale dei Pink Floyd che ha suonato live Dark Side of The Moon), ci sono posti punk e via dicendo. Allo stesso tempo, un determinato tipo di musica (deep house et simile) va per la maggiore e molti dei soundsystem della playa la propongono. E' semplicemente una trasposizione di quello che succede nel default world.

Che ci dici di questa edizione, su cui si è molto scritto? Com'è andata?

E: Questa volta sono entrato alla mezzanotte tra sabato e domenica, alla prima apertura del gate. Sono ripartito dieci giorni dopo, mercoledì scorso. Se dovessi descrivere questa esperienza non potrei altro che dire unica, visto che è la prima volta che accade in trenta e passa anni. Un'esperienza comunque bellissima: a parte i due giorni di pioggia e maltempo, intesi come banale impedimento fisico, mi ha fatto riscoprire e messo di fronte ancora una volta al mio approccio umano alla vita. E questo credo che valga per tutti coloro che hanno partecipato, collettivamente, a questa esperienza. Il ritrovarsi bloccati per quarantotto ore nell'argilla fangosa, affidandoci a noi stessi e agli altri, ci pone di fronte nella nostra interiorità. a delle prospettive che non siamo abituati quotidianamente ad avere. E sono esperienze che successivamente ci portiamo nella vita quotidiana.

A: Ho fatto una settimana piena, da domenica a lunedì. L'esperienza è stata bella e intensa come sempre, seppur diversa per via della pioggia (era la prima volta in cui l'ho vista).

Quando hai iniziato a capire che le cose si mettevano male?

E: In realtà le cose non si sono mai messe male. Credo sia stata una percezione esteriore creata dal sensazionalismo dei media, legato a quella mis-comunicazione planetaria che esiste riguardo alla reale natura di questo evento. Una comunicazione fallace, che nasce forse dal fatto che a questo evento in particolare hanno anche partecipato personaggi "famosi" e che non hanno granché a che fare con la cultura burner, ma che partecipano più per una questione di followers o di cultura "social". Tante volte negli ultimi sedici anni sono rimasto bloccato nel fango o con la tenda allagata in qualche evento europeo. Ma eravamo solo cinquemila, o cinquecento, e non c'erano "celebrities”: ergo mai nessuno ha scritto una riga o si è interessato della cultura burner in quei particolari frangenti. Ha solo piovuto per circa dieci ore su un fondo sabbioso e argilloso. Ovviamente il risultato è stato la creazione di uno strato di fango che impediva gli spostamenti, ma che è scomparso in meno di quarantotto ore con la venuta del sole. Tutti a Black Rock City sapevano che dal lunedì sarebbe tornato a splendere il sole e che in poche ore tutto sarebbe stato nuovamente solo una finissima e compatta polvere alcalina. L'organizzazione ha aperto i ponti di comunicazione di emergenza e la prima cosa di cui mi sono reso conto era che "fuori" si parlava di uragani e morti (queste le parole usate su alcuni media) mentre dentro la percezione era di natura diametralmente opposta e in linea con lo spirito dell'evento. 

A: C'erano già delle voci che avrebbe piovuto, le previsioni lo dicevano. Una mattina, mentre tornavo verso il mio camp, ho visto il cielo e la playa di un colore diverso, come non avevo mai visto prima. Ho capito che stava succedendo qualcosa. Poco dopo, non appena sono andato a dormire, ha iniziato a piovere e una persona del mio camp ha urlato "it's officially a shitshow". Ahahah. Tutti ridevano. Mi sono addormentato con quelle risate e il suono della pioggia. Li ho capito che sarebbe stato un burn diverso dagli altri, ma non ho pensato che le cose "si stessero mettendo male", solo che avremmo dovuto avere a che fare con qualcosa di nuovo. Uno dei principi del BM è la Radical Self Reliance, quindi fondamentalmente devi essere pronto a tutto. Se piove, ok, lo accetti e vai avanti. Ti adatti, e così abbiamo fatto.

Qual è stato il momento più difficile?

E: Il momento più difficile è stato separarmi dal mio tabacco (battuta ironica) che ho regalato a un ragazzo rimasto bloccato a centinaia di metri dalla sua tenda durante la pioggia. Oppure separarmi dagli amici di Cosmic Casbah che ci hanno ospitato quell'unica notte in cui la nostra tenda era bagnata. Ho trovato un divano asciutto e un luogo pieno di persone meravigliose che mi hanno accolto, nonostante non conoscessero me o i miei amici. Caffè caldo, cibo e tante risate fino al mezzogiorno del giorno seguente.

A: Non direi che ci sia stato un momento difficile. Piuttosto un momento di adattamento al nuovo contesto. Senz'altro molti degli eventi programmati hanno subito un contraccolpo (i veicoli non potevano muoversi, alcuni equipaggiamenti hanno subito danni...), quindi in tanti hanno dovuto aggiustare i propri programmi, ma in generale la community ha mantenuto lo stesso mindset di sempre e le cose sono proseguite - con le dovute differenze del caso - normalmente. Per esempio, il mio camp ha come caratteristica quella di offrire un bar e questo non si è letteralmente mai fermato durante la settimana. Ha accolto una sessantina di persone mentre la pioggia ha iniziato a venire giù e ha continuato il proprio servizio a oltranza giorno e notte 24/7. Ho letto alcuni articoli che hanno usato termini catastrofici per descrivere quello che è successo, ma di fatto dall'interno tutta questa tragedia non è stata mai percepita. Ovviamente non posso parlare per tutti i 60 mila che erano all'evento (tra cui sicuramente ci sono alcuni che sono stati particolarmente disturbati dalla situazione), ma perlomeno nel mio camp e intorno a me non ho percepito nessun drama. Mi sento di dire che per i burner che sono davvero burner (ossia che abbracciano i principi), sia stata una edizione come le altre, in cui semplicemente ha piovuto.

In Italia si è detto: piove così nel deserto, è un segno del cambiamento climatico. Cosa ne pensi?

E: Questa è una domanda a cui non posso personalmente rispondere, perché non ho nessuna competenza in merito.

A: Non lo so. Questo è fuori dalla mia area di competenza e non ho gli elementi per dare una risposta oggettiva.

C'è stata solidarietà tra le persone?

E: Sì, tantissima. E lo posso dire come uno dei beneficiari di tale solidarietà: i nostri vicini ed altri cari amici ci hanno aiutato tanto, soprattutto nel primo giorno di pioggia, proprio perché avevamo problemi con la tenda e l'acqua entrava da tutte le parti. Nello stesso modo in cui mi sono trovato io ad aiutare altri che avevano bisogno nei giorni successivi. E sono nate così tante belle connessioni umane. Se penso che questa esperienza è stata replicata da decine di migliaia di persone sia nel dare che nell'avere, personalmente penso che sia stata una profonda esperienza di vita per tante persone.

A: Certo. Un altro dei principi del BM è quello del Communal Effort e questa situazione inusuale lo ha probabilmente esaltato. Persone che si sono ritrovate bloccate in camp/aree lontane dalle loro basi sono state "adottate" da coloro che si trovavano vicini. Persone a cui la pioggia era entrata dentro la tenda sono state accolte negli RV dei propri compagni di camp. Chi aveva connessione wi-fi satellitare l'ha messa a disposizione per far si che si potessero informare e rassicurare i propri cari. Questi sono solo alcuni esempi, che però non devono sorprendere, perché, come detto, non sono altro che manifestazioni dei principi alla base della community.

Come e quando sei tornato?

E: Sono uscito da Black Rock City all'alba di mercoledì. Avrei potuto uscire anche ventiquattro ore prima, ma la fila era particolarmente lunga. Ho assistito a tutti e due i “big burn” assieme a tutti gli amici e poi sono andato via in macchina molto agevolmente. Era tutto di nuovo compatto e asciutto ed era un'alba con dei colori incredibili. In ventiquattro ore abbiamo sistemato e lavato tutte le nostre cose e il giovedì pomeriggio ero sull'aereo per Roma. Sono stato fortunato, perché so che molta gente è stata costretta a cambiare i voli.

A: Non appena ha smesso di piovere, soprattutto dopo che è uscito il sole, il terreno si è solidificato molto velocemente e i gate sono stati ufficialmente riaperti. Era lunedì pomeriggio. La mia partenza era programmata per domenica notte, quindi solo alcune ore prima. Sono atterrato a Tokyo giovedì mattina invece di mercoledì, quindi con un solo giorno di ritardo rispetto al previsto.

Ci tornerai?

E: Hai un biglietto? L’uomo brucia tra cinquantuno settimane.

A: Assolutamente si. Non vedo l'ora.

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L'articolo Cosa è successo davvero al Burning Man raccontato da chi c'era di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2023-09-18 14:16:00

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