Baustelle - CRONACA VERA: Io, il Corvo Joe e Joan Lui

(Un baobab e il fuoco sacro dell'arte - Foto da Internet)

Nasce una nuova rubrica. Per la prima volta su queste pagine, un nuovo modo di fare cronaca vera: "Cron@c@ Ver@". Una sorta di scambio e-pistolare fra "pistolini" (come si dice a Milano). Praticamente un inusitato report di alcune giornate immaginarie. La firma, per la seconda volta su queste colonne, è quella di Huyhnhnm. Pseudonimo impronunciabile che sta davanti alla penna veterana di Ivano Rebustini, già con Rockol e già direttore responsabile di Sentire Ascoltare. Benvenuti nel giardino.



Caro Huy (ti posso chiamare Huy, vero?), sono molto onorato di essere stato scelto per rompere il ghiaccio: un uomo di ghiaccio per rompere il ghiaccio, ih ih ih. Scusa.

Mi chiedi di rivelare a te e ai tuoi trenta lettori (cit. Manzoni, quello falso) tutti i retroscena di un episodio della mia carriera artistica o giù di lì... In un primo tempo avevo pensato a quel servizio fotografico di moda - abito cangiante effetto dorato o giacca gessata vintage? -, ma avrei dovuto raccontare qualche bugia a fin di bene (mio), e ho preferito di no. E se fosse la firma del contratto con la major? Troppo banale...

Poi l'illuminazione: quell'incontro che avrebbe potuto cambiare, se non la mia vita, il mio conto in banca. Allora: sono seduto alla scrivania nella redazione di "Fiori del male", la rivista di giardinaggio che mi paga per vivisezionare i giardini dei Vip, come li chiamano gli sfigati, quando mi si para davanti la direttora, occhiali tartaruga rossa e gonna stretta (un po' troppo stretta, dovrebbe perdere almeno un paio di chili).

"Ho un buon motivo per scuoterti dal tuo torpore", mi fa. Io zitto. "Ha telefonato Lui, vuole che ci vai adesso". Io: "Cazzo", biascico. "Dai, spicciati, che non è dietro l'angolo". "Va bene, va bene, vado", e metto in tasca il Moleskine 9 x 14 a righe. Mi piace girare per Milano al volante della mia Mazda decappottabile: con tre boccate fai il pieno di merda, e quando arrivi mettiamo a Brugherio, ti sembra quasi di essere in Toscana.

"Sono atteso, mi aspettano, insomma, dai, apritemi per favore", dico al videocitofono. Mi viene incontro una sessantenne grassoccia con i capelli corvini, che una volta forse doveva essere molto bella; dico forse, perché è il trucco preferito delle vecchie racchie, far credere che da giovani erano uno schianto. "Su, andiamo, non essere timido", e mi prende per mano: "Lui è fuori, sotto il baobab".

Lui, Joan Lui, mi sorride, e un po' mi spavento, ma è solo un attimo. Il mio sguardo è irresistibilmente attratto dalla sua pettinatura, che mi ha sempre ricordato un nido di rondine nel giorno libero della colf: "Ué, sei forte, tu neanche un capello fuori posto, ma come fai?". Gli dico la marca della mia schiuma, e 'fa miracoli', aggiungo pensando che un miracolo è proprio quello che gli servirebbe.

"La vuoi chiara o scura, la spuma?", mi ordina, e non so rispondergli, ignoro se è una cosa che si mangia, si beve o magari si passa sui ciuffi ribelli. Intanto mi do un'occhiata intorno: c'è anche l'oleandro, ma a parte questo è il giardino più assurdo che abbia mai visto. Scribacchio qualcosa sul taccuino - qualche nome di pianta in latinorum, un primo schizzo che tanto dovrò tornare col fotografo - e poi butto lì: "Qual è stata la fonte d'ispirazione?". "Il Paradiso terrestre", risponde. Già, ci sarei potuto arrivare da solo.

"Bellicapelli" - ricomincia a parlare -, "la tua capa mi ha detto che scrivi canzoni, non ne avresti mica una anche per me?". "Adesso subito?" . "Ué, sei forte, puoi anche lasciarla alla mia manager quando torni per le foto" .

Quando sono tornato, Lui ovviamente non c'era. In cucina, però, un ragazzo a Lui molto somigliante stava mangiando un panino con la fame di un reduce. Mio fratello gnocco (il fotografo) crede che sia il figlio scemo, non ho capito se perché è scemo e più scemo, o perché ci siano fratelli e/o sorelle intelligenti ("le donne sono più intelligenti degli uomini, e anche più belle", sostiene a ragione una mia amica). Be', comunque ho lasciato sul frigorifero side by side lo spartito del "Corvo Joe", il testo e una cassetta come si usava una volta, per fargli sentire bene il cantato.

Qualche settimana dopo, la direttora mi chiama in ufficio e mi domanda: "Ma che cazzo gli hai fatto a Lui?". "Io? Niente, perché?". "Perché mi ha diffidato dal pubblicare il tuo servizio sul suo parco delle meraviglie: non gli piace farsi prendere per il culo dall'ultimo arrivato". "Ma io non ho preso per il culo nessuno...".

La sera, al bar, mio fratello ha un'intuizione: "Sai quel verso ...Mamma, guardalo, che bestiaccia è?..., metterei la mano sul fuoco che è stata colpa di quel verso lì". Sarà, ma cosa ci posso fare se Lui ha la coda di paglia? Adesso sai com'è andata veramente, Huy, altro che manager, e case discografiche a caccia di nuovi pezzi, e piccola burocrazia delle edizioni.

Per essere me stesso fino in fondo, ho dato un calcio a un mucchio di quattrini. Ma Lui lo perdono, perché in fondo porta nel cuore sangue che è destinato a seccare. A chissà quando, tuo F.B.



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L'articolo Baustelle - CRONACA VERA: Io, il Corvo Joe e Joan Lui di Huyhnhnm è apparso su Rockit.it il 2006-12-04 00:00:00

Tag: speciale

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