CRU e il nulla del Wisconsin nella Pianura Padana

Il progetto di Niccolò Cruciani (C+C=Maxigross) è di quelli che non ti aspetti: potrebbe venir fuori dagli Stati Uniti degli studi persi nel deserto o nel bosco. Lo-fi, indie, folk, con un'attitudine DIY rara e preziosa, per un ep che si trova solo su Bandcamp

CRU, foto di Noemi Trezzi
CRU, foto di Noemi Trezzi

Sarà la sovrapproduzione di questi anni, sarà che l'indie oramai è diventato mainstream a quasi tutti gli effetti, sarà che di questi tempi ci si ingegna un po' tutti per non passare inosservati e trovare nuove maniere di vendere musica: al giorno d'oggi, se il tuo disco dietro di sé non ha una storia non sei praticamente nessuno.

O quanto meno, i tuoi addetti stampa e pubblicisti dovranno sudarsi la pagnotta inventandosi qualcosa di interessante. Se invece c'è già qualcosa di insolito o abbastanza inedito da raccontare metà fatica sarà già fatta. Se un tempo era giusto Bon Iver con la capanna nel bosco, Micah P. Hinson con le dark lady ispiratrici o le sorelle Coco e Rosie Casady quelle dei ricongiungimenti che nemmeno a C'è Posta Per Te, oggi non sono solo i Sunn O))) che registrano dentro le bare o Sufjan Stevens ad avere l'amico prete, c'è gente che alza storie simili a Pinerolo.

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Prendete CRU, fresco di stampa del suo primo ep, Cruel, la cui genesi descritta nel comunicato stampa parla di una camera in mezzo a un bosco, uno scantinato buio e uno studio disperso nel nulla. Wisconsin? Quasi: Verona. E non dite grazie al cazzo lo avevo fatto anche io quando la mia ex mi ha mollato, perché tanto è arrivato prima lui. Con un'idea essenziale o, meglio, non calcolata; questo progetto personale non nasce come side-project dei C+C Maxigross, quanto più è sempre stato un progetto esistente ma nascosto nei meandri della sua testa e anche dei suoi hard disk. Mi dice:

"eCRU nasce da un'intenzione semplice, nuda e cruda, coincidente con l’intento di catturare un momento creativo, ma anche personale e di crescita. Alla fine i testi sono dei flussi di coscienza che trattano di cose che vivo e penso quotidianamente, e scriverli non è altro che un processo pragmatico per visualizzarli, è benefico per me metterli su carta e iniziare a distaccarmici, analizzarli e assimilarli per poterli poi comprendere appieno”. CRU, il nome scelto, non è niente più e niente meno del soprannome di Niccolò Cruciani (“L’alternativa era Crucianus, ovvero l’origine medioevale del mio cognome, tipico del Lazio e dell’Umbria ma oggettivamente sarebbe stato imbarazzante”), e Cara Amica! il titolo del primo singolo uscito nel 2020.

La V4V gradisce, ma invece di tenere la cosa per sé incoraggia subito la diffusione a mezzo Bandcamp, anche quella piattaforma viene conquistata da una canzone scarna, quasi anemica ma, stando alle premesse, dal sentimento assolutamente autentico come potrebbe esserlo quello di un novello Syd  Barrett. "Essenzialmente perché Bandcamp al momento è l’unico trampolino che garantisce un sostegno degno e reale agli artisti. Da quando è iniziata la pandemia è stata promossa l’iniziativa del Bandcamp Friday, dove il primo venerdì del mese, tutti gli introiti ricavati dalle vendite dei dischi sono concessi agli artisti in persona”.

CRU giunge adesso il primo mini album, Cruel appunto, di nuovo su Bandcamp con V4V come unico store, che aggiunge a quella altri sei brani (anche in versione su YouTube con annesse delle animazioni di Celine Roberti per ciascun brano). Una azzeccata cover di Ragazzo Triste di Patty Pravo e un inedita piccola cantilena di appena un minuto (Amica, “Daniel Johnston a Verona” scrive qualcuno) solo in video concludono la discografia attuale. Fosse un cocktail, potremmo dire tre parti di lo-fi e una di indie e una folk.

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Il tocco di Tim Kinsella, il romanticismo senza ritegno di Beck (e qualcosa dei suoi testi), un pizzico di Arthur Russell, forse di più: "Ovviamente c’è anche l’aspetto più musicale e tecnico, da quel che ricordo ho sempre avuto l’interesse di sperimentare con registrazioni casalinghe, fatte con quel che trovavo e imbastite nella mia cameretta, penso al mio registratore a cassetta trovato ad un mercatino dell’usato, microfoni anni 50 con la capsula mezza rotta, percussioni etniche provenienti dal nord Africa, chitarre, batterie e gingilli vari. Così con quel che ho trovato nel corso degli anni ho sempre provato ad arrangiare canzoni, far risuonare droni, stratificare ritmi percussivi”.

E' febbraio, ma ve lo diciamo sin da ora: prendetelo adesso CRU, perché le classifiche di fine anno non vi rinfrescheranno mai la memoria sugli ep, e non certo sempre per lo scarso valore del loro contenuto, come nel caso di Cruel.  

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L'articolo CRU e il nulla del Wisconsin nella Pianura Padana di giorgiomoltisanti è apparso su Rockit.it il 2021-02-17 16:55:00

Tag: album

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