Dal Festivalbar a Tricky: storia di Flavio Ferri

Il suo nuovo progetto si chiama Jean Paul Agambi Quartet ed è irresistibile. Un altro capitolo dell’artista e producer milanese, che con i Delta V ha toccato con mano gloria e dispiaceri del mainstream e poi è “fuggito” a Barcellona. Ora questa nuova avventura assieme all’ex Massive Attack

Flavio Ferri live, foto di Marco Pacini  2023
Flavio Ferri live, foto di Marco Pacini 2023

Flavio Ferri è un produttore, musicista, cantante, sound engineer, scopritore di talenti e co- fondatore dei Delta V, una realtà pop di classe con grande attenzione ai suoni internazionali e alla melodia mai banale. Benedetto con bagni di folla tra la fine dei Novanta e l'inizio dei Duemila, ai tempi di Un'estate fa e Il mondo visto dallo spazio, da un po' di tempo ha cambiato vita e casa, da Milano a Barcellona, per continuare a vivere di musica senza sentirsi troppo a disagio.

Quando telefoni a Flavio Ferri non sai mai da dove ti risponde. Può essere in Spagna (Catalogna per la precisione), può essere che stia passando dall'Italia per produrre una band o un progetto nuovo, o per suonare con qualche amico. Stavolta è in Scozia e, da catalano acquisito, si lamenta del clima ma poi non sai mai quanto sia serio perché il suo è un eloquio gentile e divertente pure mentre bestemmia il Signore o quando si incazza. "Sono sul balcone a fumare e vedo l'oceano, è bello fresco. 10 gradi, il vento a seicento chilometri l'ora, piove sempre... capisci perché i britannici fanno sempre musiche depresse. Prova a fare la salsa qua, non ti può venire", dice ridendo. È lì per fare le prove con il suo nuovo progetto, Jean Paul Agambi Quartet che mischia hip hop, jazz, attitudine punk e stranezze psicotrope tipiche del trip hop di Bristol. Ascoltate l'EP Atomic Urban Extravaganza per capire meglio, non è un caso che sia stato pubblicato per l'etichetta di Tricky, False Idols. Il video qui sotto, come tutto l'artwork, è stato curato dalla figlia di Flavio, Mia. 

 

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Una roba decisamente intrigante e fresca che unisce le vibes dei Novanta alla tecnologia di oggi: "Abbiamo tre date: Glasgow, Manchester e Londra, ci stiamo divertendo come matti a fare le prove. Abbiamo un trombettista molto giovane bravissimo che ha fatto il conservatorio a Boston con la borsa di studio, per dire, alla batteria un ragazzo spagnolo che suona sempre con me, io al basso ed Elle, ossia Luciano, l'altro vero Agambi che canta scratcha, suona l'oud. Insieme facciamo una cosa piuttosto originale".

Com'è nata questa connessione?: "Conosco Elle da tantissimi anni, dai tempi di Milano. Ora abita a Glasgow e ci siamo incontrati per fare musica di recente, ma la cosa incredibile è che in quattro giorni abbiamo fatto dieci pezzi, scritti, mixati e masterizzati, perché comunque siam veloci. Abbiamo mandato la nostra roba a tutte le etichette e ci hanno risposto cose tipo 'Andate affanculo, siete dei drogati' (ride, ndr). Riconoscevano che era bella musica ma non sapevano dove piazzarla. Allora Luciano si è preso 15 giorni per segnarsi tutte le etichette del mondo che gli piacevano e ha mandato il link al progetto. Un giorno lo chiama per telefono la manager di Tricky che gli offre di pubblicare i pezzi con la sua etichetta. Oggi Tricky ci scrive tutti i giorni e abbiamo intenzione di fare l'album".

Una storia di quelle da film: "Lui era il mio idolo trent'anni fa, se penso che stiamo collaborando a una roba in cui la grafica e il video è fatto da mia figlia mi dico wow, ma è anche il culo di averlo beccato, altrimenti probabilmente il progetto sarebbe rimasto lì nel cassetto. Per loro questa roba è figa, quindi è una specie di conferma che il culo ci vuole nella vita! Appena possiamo andremo a trovare Tricky a Berlino, il JP Agambi Quartet è appena partito, quando faremo l'album probabilmente prenderemo una booking e andremo in giro per l'Europa. All'inizio Tricky avrebbe voluto pure cantare in un pezzo, poi non siamo riusciti a beccarci perché era in tour, ma chissà mai che nel disco non ci sarà pure lui. Tra l'altro è molto carino, ci scrive che è orgoglioso che facciamo il primo disco con lui. Vedi come funziona? In Italia il primo pirla crede di essere Gesù Cristo, mentre questi qua che un po' sono Gesù Cristo non gliene frega un cazzo di esserlo".

 

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Ecco, questo è un punto bello grosso, capire perché sia scappato da Milano ed abbia eletto Barcellona la sua nuova casa: "Non ce la facevo più a stare in Italia, mi era venuta l'ansia. La cosa divertente è che da quando sto in Spagna (anche se Barcellona non è Spagna) sono diventato esotico. La mentalità italiana è strana, quando sei lì sei un coglione, quando vai da un'altra parte sei come una papaya, diventi un frutto esotico, invece lì eri una semplice pera. A Barcellona si vive meglio, tutto funziona, vedo ai miei figli ha svoltato la vita, puoi fare mille cose in più e la gente sorride, non esiste l'imbruttimento italiano, non c'è il razzismo. In Italia spesso senti il peso della gente che ha perso la speranza, una rassegnazione terrificante, in cui ognuno sta per sé e non riesce a fare comunità". 

Parliamo un po' delle cose che sono cambiate in Italia negli ultimi anni, quelli in cui la discografia è morta e band famose come i Delta V hanno iniziato a faticare. "Ai tempi, quando facevi musica, avevi chiaro chi era il tuo pubblico perché usciva allo scoperto", dice Flavio. "Non essendoci ancora lo streaming c'erano molti più concerti e circuiti in cui suonare. Oggi, dov'è passata la destra li ha cancellati tutti. Io figurati, ho iniziato a suonare in prima liceo con Carlo Bertotti già a 14 anni. Andavamo alla sala prove Free Sound con gli strumenti in mano a strimpellare e trovavamo la cosa pazzesca. Da piccolo, verso i 10 anni, ascoltavo la musica progressive ma per quanto bella era insuonabile, difficilissima, poi arrivò il punk e scoprimmo di poter suonare anche noi. Ci aprì il cervello. Il primo concerto l'abbiamo fatto nel teatrino del paese e siamo entrati nel circuito locale per tutti gli anni Ottanta, poi verso la fine abbiamo capito che potevamo tentare di vivere con la musica".

 

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Gli anni Ottanta-Novanta italiani, prima che tutto cambiasse: la tv era presente in ogni casa, film e programmi registravano ascolti inverosimili e le pubblicità venivano guardate con attenzione. "Iniziammo a fare musica per le pubblicità e quella fu una scuola gigantesca. Eravamo pischelli ma per 5 o 6 anni abbiamo fatto musiche per Parmalat, Audi, un sacco di brand famosissimi e i nostri concorrenti erano musicisti come Mauro Pagani, Flavio Premoli. Quando avevi modo di confrontarti con loro ci imparavi un sacco di cose, anche solo parlando. Nel 1996 io e Carlo abbiamo deciso di rimettere su una banda e abbiamo fatto i Delta. Siamo stati molto fortunati perché con i soldi della pubblicità ci siamo potuti permettere due anni di tour gratis, nel senso che pagavamo noi gli altri musicisti, e abbiamo tenuto viva la band finché non era molto conosciuta. Quando è stata l'ora di dare il primo stop è perché ci siamo accorti che le cose stavano incominciando a diventare schifose e anche noi stavamo iniziando ad autocensurarsi. Sai, quando dici: 'mettiamo il ritornello qua perché è più radiofonico', è il momento che devi smettere".

Niente più Festivalbar per la band di Un'estate fa, ma nuovi percorsi musicali e personali, una nuova collaborazione con la cantante Marti e poi di nuovo una pausa dal gruppo. In questo periodo Flavio produce un sacco di musica e di band (ascoltate l'album Aura di Talea, un ottimo esempio del suo lavoro), gira l'Europa con amici vecchi e nuovi, sembra soddisfatto di stare fuori dal mainstream e dalle radio commerciali: "Sono molto fortunato: faccio più o meno quello che voglio, campo di musica senza grandi vizi ma anche senza troppe rinunce, lo faccio da un sacco di anni e poi ogni tanto mi capitano queste soddisfazioni. Bene, no?"

 

 

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L'articolo Dal Festivalbar a Tricky: storia di Flavio Ferri di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2023-10-04 10:34:00

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