Marco Castello, in 12 ore da Hercules a Battisti

18 mini-live nell'arco di una giornata: questa la folle impresa del cantautore siciliano per il lancio del suo ultimo singolo, "Dopamina". Tra richieste improbabili dei fan, l'improvvisata di Colapesce e un "attacco hacker", ecco tutto quello che è successo

Marco Castello sulla copertina di Dopamina
Marco Castello sulla copertina di Dopamina

Per chi soffre di dipendenza da concerti, i live in streaming nel corso della pandemia sono stati una sorta di palliativo: rinunciare agli spettacoli dal vivo è un sacrificio grosso da fare, connettersi per vedere qualcuno suonare online è meglio che niente. Una necessità sentita, anche se la dimensione dello show dalla cameretta lascia un po’ il tempo che trova. Marco Castello, qualche giorno fa, ha pensato di prendere questo format e dargli una svolta più intima: se il concerto in streaming con tanti spettatori collegati diventa un qualcosa di impersonale, privo di contatto con chi si esibisce, un live ad personam è la maniera più diretta per relazionarsi con i propri fan in un momento come questo.

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Nel corso del 3 dicembre scorso, è così che Marco ha deciso di lanciare il suo ultimo singolo – caratterizzato dal solito piglio irriverente e scanzonato – Dopamina: una maratona di più 12 ore fatta di mini concerti di un quarto d'ora l'uno, in cui suonare 3-4 brani – tra cui l’inedito – per pochissimi utenti collegati alla volta. Mi sono infiltrato anch’io in qualcuno di questi live, nei buchi che riuscivo a trovare durante la giornata. Tra il timore di rompere la magia del concerto privato e la curiosità di capirci qualcosa di più su queste esibizioni ad hoc, ho avuto l’opportunità di vedere un po’ di tutto quello che è successo nell’arco della maratona musicale di Marco. Spoiler: ne è valsa assolutamente la pena.

Marco salta di videochiamata in videochiamata, come se si materializzasse sul divano del salotto per suonare un pezzo al volo e scambiare due parole con i fan. I quali hanno un compito infame dalla loro: metterlo in difficoltà facendogli le richieste più improbabili, per vedere fin dove Marco riesce a spingersi con le sue reinterpretazioni.

 

Marco durante un mini-live
Marco durante un mini-live

C’è chi, come Elisa, che chiede a Marco un pezzo qualsiasi di Battisti. Lui non si tira indietro e improvvisa al volo La collina dei ciliegi: cantata così, solo chitarra e voce, con la connessione traballante e il microfono del computer che fa quello che può, si è trattata comunque di un’esperienza da brividi, soprattutto per la somiglianza del timbro della voce. E poi è proprio la dimensione artigianale da falò in spiaggia che rende questi live così genuini.

Nel corso della giornata le richieste sono le più disparate: Marco va in crisi quando gli chiedono ABBA, Culture Club e pure i Judas Priest, ma riesce a risollevarsi con i Vulfpeck, Mario Venuti e con le immancabili colonne sonore Disney – nello specifico, Hercules e Il re leone. Il colpo di scena arriva alla richiesta di un brano di Colapesce: quelli della 42 Records, organizzatori dell’evento, tirano dentro la videochiamata – all’insaputa di tutti, pure di Marco – il diretto interessato: Colapesce si connette mentre sta cucinando i broccoli e si ferma qualche minuto ad ascoltare e a chiacchierare con il pubblico. Scena impagabile.

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Pubblicato da 42Records su Lunedì 30 novembre 2020

Un altro fuori programma degno di nota arriva nel pomeriggio: decine di persone entrano tutte insieme nella chiamata su Zoom, con meme in loop che vanno sullo schermo, immagini porno, gente che suona, di tutto di più. Un casino inimmaginabile. Un rischio calcolato, in realtà, visto che bastava farsi girare il link su Zoom per connettersi, che ha reso ancora più assurda la maratona musicale di Marco.

La chicca vera è all’ultimo live di giornata, pochi minuti prima che Dopamina venga pubblicata ovunque. È il turno di Antonio, connesso con qualche amico, che a un certo punto nomina i Kings of Convenience. Marco sorride e fa: “Be’, se volete vi chiamo Erlend". Erlend Øye, come sappiamo, vive da anni a Siracusa e Marco lo conosce bene, avendo girato in tour con lui. Erlend si presenta con La comitiva – la sua band di supporto – al completo e assieme suonano Fence Me In, un brano di Erlend. Dalle finestre col microfono spento degli altri utenti connessi, si vedono sorrisoni e sguardi increduli.

Marco Castello con Erlend Øye e il resto de La comitiva
Marco Castello con Erlend Øye e il resto de La comitiva

A fine esibizione, Marco ci saluta, sfinito ma contento: “Ragazzi, grazie, ma non ce la faccio più”. Erlend ne approfitta per ringraziare anche lui: "Questo è il gioiello più prezioso che abbiamo!. "Sarà che bolle il sangue, o è solo per la dopamina", sarà che il disco di Marco Castello sta venendo rinviato nell’uscita più di Cyberpunk 2077 – "qua lo aspettano da 2 anni", ci aveva raccontato Marco qualche mese fa – e noi non vediamo l’ora di ascoltarlo, ma è difficile dargli torto.

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L'articolo Marco Castello, in 12 ore da Hercules a Battisti di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2020-12-11 15:42:00

Tag: singolo

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