I DPCM, al servizio di MYSS KETA e del cambiamento radicale

Tra tante nuove backing band ce n'è una pazzesca: i DPCM, che in estate ha accompagnato la star di Porta Venezia in giro per l'Italia. A tu per tu con Giungla, L I M e Danila Guglielmi per capire cosa significa fare i turnisti e perché il live sia la forma d'espressione più libera e "politica"

MYSS KETA live al Carroponte con i DPCM - tutte le foto Nicola Braga per Rockit
MYSS KETA live al Carroponte con i DPCM - tutte le foto Nicola Braga per Rockit

Negli ultimi anni (diciamo da Salmo in poi, ma solo per comodità) decine di band sono state concepite, si sono formate, deformate, ricomposte. Merito della volontà, o meglio dell'esigenza, di numerosi artisti e promoter di rendere più piacevoli e solidi i tour di rapper, trapper e altri musicisti che fino a quel momento mai avrebbero pensato di necessitare di basso, chitarra, batteria (e tastiere etc etc) per riempire un palco.

Parliamo di generi ormai egemoni o quasi che, però, alla prova del live spesso non reggevano i paragoni e che ora invece stanno costruendo qualcosa di loro e non di rado interessante. E poi c'è MYSS KETA, che, vabbè rapper non è, ma che soprattutto è MYSS KETA, e quindi lei questa intuizione dei nostri tempi l'ha trasformato in qualcosa di "pazzesco".

Così sono nati i DPCM, la band che l'ha accompagnata durante quest'estate nell'L 02 E TOUR, con cui si è esibita, tra gli altri, l'Auditorium Parco della Musica a Roma, il Locus Festival e il Nova a Bologna. I (futuri) DPCM avevano già suonato in Miriam, il brano contenuto nell'ultimo disco dell'artista, IL CIELO NON È UN LIMITE - LATO B e a MYSS, visto anche il contesto di show pandemico con le sedute e le distanze, sono subito sembrate la soluzione migliore per portare il suo live fuori dall'abituale dimensione da club (in cui si è esibita fino allo stop del febbraio 2020). E così prova dopo prova, trovando man mano nuovi chiavi per i pezzi storici della cantante, hanno costruito un act completo. L'ultima tappa poche ore fa, celebrata dalla MYSS con un po' di doveroso champagne. 

Da sinistra L I M e MYSS KETA
Da sinistra L I M e MYSS KETA

I DPCM sono Giungla alla chitarra, Danila Guglielmi alla batteria e L I M al basso. Hanno già percorsi importanti nella musica in Italia e fuori, e portano avanti i loro progetti assieme a quello della "nuova band". GIUNGLA è Emanuela Drei, vive a Milano e, come dimostra il suo Turbulence EP uscito a giugno 2020 per Factory Flaws, il suo è un alternative pop in cui parti suonate ed elettronica trovano il modo di fondersi. Emanuela ha da anni anche un'importante attività live e ha diviso il palco con The xx, Foals, Grimes e Battles, partecipando ad alcuni tra i più importanti appuntamenti mondiali come SXSW in Texas, Sziget Festival a Budapest e The Great Escape a Brighton.

Viene da Milano come L I M, che assieme al produttore RIVA ha debuttato con l’EP Comet, uscito per la Tempesta International nel 2016. Il singolo omonimo ha avuto un notevole successo ed è stato ripreso più volte in tv, poi è arrivato il secondo EP Higher Living. Sempre assieme a RIVA chiuderà il prossimo disco, Glowing, entro fine anno. Danila Guglielmi – attitudine post punk e un amore folle per la NY degli anni '60 – oltre che musicista fa la tour manager, la booker e la dj. Così rispondono alle nostre domande, dopo la data al Carroponte di Milano cui abbiamo (con nostro grande divertimento) assistito e che abbiamo fotografato.

Giungla
Giungla

Iniziamo dalle definizioni: turnista o no?

GIUNGLA: Qualche anno fa ho registrato per M¥SS le chitarre di Main Bitch e da lì mi ha invitata diverse volte a salire sul palco con lei per accompagnare qualche pezzo o fare quasi delle performance e sono state tutte esperienze bellissime. Ci siamo conosciute personalmente il giorno in cui lei era opening act di Cosmo al Forum di Assago e mi aveva chiesto di suonare un intro solo chitarra come parte iniziale del suo live ed è stato davvero emozionante iniziare una collaborazione così. Non è la prima volta che suono “per altri”, ma lei ed il suo team mi hanno sempre dato una fiducia incredibile e salire sul palco insieme per un tour intero è stato davvero speciale e ancora di più dopo questo periodo in cui sentivo molto bisogno di incontro e contatto con altri musicisti.

DANILA: Direi di si, sono anche una turnista. È una sensazione un po’ strana perché da un lato ti inorgoglisce pensare che un artista abbia scelto te e dall’altro ti mette una responsabilità maggiore sulle spalle perché devi performare al meglio non solo per te stessa ma soprattutto per l’artista che ha scelto di portarti su quel palco.

L I M: È la mia prima volta! Non ero mai stato turnista ancora per nessuno ma per M¥SS sono stato onorato di poterlo fare, sono anni che conosco da vicino M¥SS  e il progetto. Avevo già registrato per lei delle linee di basso e sono felice di averle potute suonare dal vivo.

Come, quando e grazie a chi è stato il primo approccio allo strumento?

GIUNGLA: Ho iniziato a suonare la chitarra a 12 anni, dopo alcuni anni passati a studiare pianoforte classico.  Forse il motivo per cui l'ho scelta è perché sentivo l'esigenza di provare a scrivere cose mie, anche se non sapevo bene cosa volesse dire poi farlo nella pratica, e mi è sembrato uno strumento perfetto per accompagnarmi. Poi un po’ dopo ho scoperto che suonare i riff è una delle cose più belle che si possano fare con una chitarra. Devo molto ai miei genitori che mi hanno sempre incoraggiata a seguire le mie passioni e al mio insegnante che man mano mi passò letteralmente la sua intera collezione di cd. C'era dentro di tutto, dagli Anthrax fino a Prince e Velvet Underground, e quindi grazie a lui ho ascoltato un sacco di cose diverse.

DANILA: Avrei voluto iniziare da piccolina, intorno ai sei anni, ma ero già una bambina che svolgeva troppe attività contemporaneamente perché sono sempre stata molto curiosa e iperattiva. I miei genitori mi dissero di no a quei tempi proprio per questo motivo. Arrivata però a 15 anni sentivo ancora la necessità di avvicinarmi alla batteria e così ho inIziato a studiare con un maestro.

L I M: Ho iniziato a suonare il basso quando suonavo negli Iori's Eyes. E da lì sono passato a suonarlo come L I M e per produzioni di altri artisti.

L I M al basso
L I M al basso

Tre punti di riferimenti nel tuo strumento?

GIUNGLA: Sono cresciuta con Tom Morello dei Rage Against The Machine e John Frusciante dei Red Hot Chili Peppers. Mettevo su i soliti due album e saltando sul letto ci suonavo sopra dall'inizio alla fine cercando di impararli. Poi tra i miei preferiti c'è anche Nick Zinner degli Yeah Yeah Yeahs. Non mi interessano molto i virtuosismi o la versatilità a tutti i costi, ho sempre ammirato molto chi ha uno stile unico.

DANILA: Facevo le scuole elementari e guardavo spesso MTV una volta tornata a casa. La prima volta che vidi il video di Smells like teen spirit guardai Dave Grohl e pensai “vorrei essere come lui!”. Il batterista che mi ha influenzata maggiormente nello stile è Chad Smith invece, mi porto ancora dietro quel groove funky-rock che lo contraddistingue. Un altro grande storico batterista che porto sempre nel cuore è Ringo Starr. La sua musicalità è un qualcosa che va oltre qualsiasi tecnicismo.

L I M: Nasco come chitarrista e sono diventato bassista da autodidatta attraversando parecchi generi musicali per arrivare allo stato attuale. Sono partito dai primi amori come Nirvana, Sigur Ros, Verdena, Beatles, passando da Lee Scratch Perry, Talking Heads, Fleetwood Mac, Curtis Mayfield, Isaac Hayes per approdare su linee di synth bass più attinenti alla musica elettronica.

Danila Gugliemi
Danila Gugliemi

Qual è il pezzo più divertente da suonare in tour?

GIUNGLA: Due e Una Donna Che Conta sono forse ufficialmente le mie preferite, perché mi fanno letteralmente saltare dall’inizio alla fine.

DANILA: Ti direi Hit or M¥SS perché ha un portamento lento, ma non troppo, e super pestato, che mi gasa da morire.

L I M: Una donna che conta, UDCC in scaletta, perché il giro di basso è esplosivo e come si incastra con la ritmica per me è perfezione. L'arrangiamento di batteria di Danila è incredibile e potrebbe continuare all'infinito. Una volta entrati nel loop difficile uscirne.

Danila Guglielmi again
Danila Guglielmi again

In che modo hai cercato di mettere il tuo suono al servizio di una band nel tour?

GIUNGLA: Quando suono la chitarra non penso mai al “rock classico”, ma cerco di intenderla anche come texture, glitch, noise… cerco dei modi di tradurre alcuni suoni o atmosfere più elettroniche che ho in mente e mi piace non farla suonare necessariamente sempre come una chitarra. Per il resto ho un approccio molto diretto, non importa quanto una cosa sia semplice, ma deve avere dinamica ed il suono giusto. I brani di M¥SS sono camaleontici e pieni di riferimenti inaspettati e suonare con lei mi ha dato la possibilità di trasformarmi allo stesso modo.

DANILA: Tutti e tre noi DPCM in realtà abbiamo voluto portare un sound che rievocasse le band anni ‘90. Il suono scelto è molto “grosso”, le pelli della batteria sono tirate a malapena proprio per ricreare una certa potenza e profondità. L’attitudine che mixo con questo tipo di suono è molto punk, basata non troppo sul tecnicismo ma sull’impatto potente che vorrei che lo show avesse. 

L I M: Credo di aver interpretato come possibile dei brani che non sono nati per essere suonati dal vivo, ma che ne avevano tutta la possibilità e diritto di esserlo. Lo spirito di M¥SS fin dai suoi primi esordi per me è sempre stato “punk”, e quindi mi e' piaciuto interpretare questa attitudine che ci ho sempre sentito dentro. Le linee di basso più elettroniche una volta suonate dal vivo ammiccano a territori in parte molto groovy in parte molto dritti, serrati e distorti. Davvero molto divertenti da suonare.

Com'è stata quest'estate strana in giro a suonare?

GIUNGLA: Quest'estate ho visto tantissimi sorrisi di gente che era contenta perfino di stare seduta, e decisamente è questa l'immagine che porterò con me; nell'attesa che si possa ritornare a stare tutti vicini in un bel club con il volume a palla e a fare piani e sogni un po’ più a lungo termine. Speriamo sia molto presto e che il settore culturale e dell'intrattenimento non venga mai più lasciato così a sé stesso, come purtroppo a volte è sembrato.

DANILA: Di sicuro quello che ho visto è che la gente ha voglia di divertirsi e che ha bisogno della musica tanto quanto ne abbiamo bisogno noi musicisti. Mi aspetto che questo possa essere un segnale che serva a far capire quanto l’arte sia importante sia a livello culturale che sociale, e che il nostro settore venga riconosciuto e tutelato come tutti gli altri.

L I M: Personalmente questo tour mi ha rigenerato a livello vitale, essendo fermo da un po' non credevo di essere più in grado di stare su un palco, non ricordavo più il calore che un pubblico in carne ed ossa, urlante seppur seduto, potesse dare. Ti restituisce una energia fortissima che credo sia un'esperienza fondamentale per molte persone che suonano. A me ha ridato senso e ricordato molte cose che tra streaming e rapporti digitali erano andate perse.

MYSS KETA al Carroponte
MYSS KETA al Carroponte

Siete una band di femmine, una band femminile, una band di genere, una band senza generi? O nulla di tutto ciò?

DPCM: L’unica cosa che sappiamo è che siamo una “banda” di persone prima ancora che di musicisti, ognuna con la propria identità e sensibilità, dal cui incontro è nata questa bellissima esperienza. E pensiamo che il live trasmetta in parte anche questo. Siamo una band che accoglie tutte le identità, femminili, non binarie, trans, maschili, froche, siamo sostanzialmente uman*. Liam è una persona non binaria che preferisce il pronome “lui” in italiano, ma al di là di qualsiasi etichetta, tra noi si è creato un “safe space” in cui poter esprimerci totalmente. Nella musica troviamo un vero canale di espressione rispetto a molte forme di definizione che nella vita quotidiana sorreggono le norme sociali e di interazione. Un modo di riprendersi lo spazio, buttare fuori, affermarsi, validarsi, unico, raro e prezioso. Pensiamo che sia una dichiarazione forte: circondarsi del cambiamento che vogliamo vedere partendo dalle piccole cose. Come ad esempio scegliere con chi condividere un viaggio. Questo tour ci ha insegnato anche questo.

---
L'articolo I DPCM, al servizio di MYSS KETA e del cambiamento radicale di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2021-09-20 12:18:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia