Sorpresa: gli mp3 e gli ebook che hai comprato non sono davvero tuoi

Che cosa succede ai vostri file se il sito dal quale avete acquistato musica o libri chiude i battenti? Niente di buono.

smartphone ebook
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09/03/2016 - 14:08 Scritto da Manfredi Lamartina

Il concetto di possesso nell’era degli mp3, degli ebook e dello streaming è diventato elastico rispetto al passato, ma probabilmente non tutti hanno compreso la portata del cambiamento in atto: la faccenda gira intorno al Drm (Digital Rights Management, gestione dei diritti digitali), ovvero quel sistema incluso in ogni file regolarmente acquistato (libri, film, musica) che ne impedisce la duplicazione per tutelare chi ne detiene il diritto d'autore. L’intento è quello di porre un freno alla pirateria (anche se non serve essere Mr Robot per eliminare illegalmente il Drm), ma che cosa succede se un giorno il sito dal quale hai comprato i tuoi ebook, le tue app o i tuoi mp3 chiude i battenti? La risposta ce la fornisce il caso Nook, ebook reader concorrente dei più noti Kindle e Kobo.

Barnes & Noble ha reso noto che dal 15 marzo Nook non venderà più contenuti digitali nel Regno Unito. Inoltre, il Nook Store non funzionerà più né attraverso i dispositivi Nook venduti in Uk, né attraverso l’app Android di Nook (sempre per il mercato britannico). Game over anche per il sito nook.com/gb. Che cosa significa? Lo spiega lo stesso comunicato: ”To meet your digital reading needs going forward, NOOK has partnered with award-winning Sainsbury’s Entertainment on Demand to ensure that you have continued access to the vast majority of your purchased NOOK Books at no new cost to you”. Il passaggio chiave è lì: Nook sta stringendo un accordo con un’altra società per consentire ai propri (ormai ex) utenti di poter continuare ad accedere alla maggior parte dei libri acquistati. Dunque, si cerca di salvare il salvabile, ma non c’è certezza che chi ha un ereader Nook possa continuare a possedere tutti i libri digitali che aveva legalmente scaricato. In sostanza, i file nel dispositivo restano, ma diventa praticamente impossibile leggerli su altri ereader o tablet. Inoltre non è chiaro se questi file, che sono concessi in licenza, resteranno “legali” per gli utenti britannici anche dopo che l’azienda cesserà di operare nel Regno Unito.



Alla base di tutto ciò c’è proprio il Drm, che lega le mani agli utenti impedendo loro di usufruire dei file in più di una piattaforma o dispositivo. È una questione che riguarda tutti, non solo chi ha un e-reader Nook e non soltanto chi compra ebook. Al di fuori di alcune eccezioni come per esempio Bandcamp, il Drm è ovunque. Chiunque abbia effettuato un acquisto su una delle tante piattaforme online (da iTunes a Google Play) non possiede un bel nulla: si pagano soldi veri per ottenere un file in prestito, che ci può essere tolto senza tanti complimenti. Qualche anno fa Amazon ha rimosso “La fattoria degli animali” e “1984” di George Orwell non soltanto dal proprio negozio online ma anche dai Kindle degli utenti che avevano scaricato legalmente i due libri. Nel 2012 Bruce Willis ha posto un problema (qualcuno ha poi messo in dubbio la veridicità della vicenda, ma comunque il caso in sé è interessante): è possibile lasciare in eredità ai figli la propria collezione di canzoni regolarmente comprate su iTunes? La risposta all’epoca è stata no, ma più di recente Apple ha concesso agli utenti del suo store online la possibilità di condividere gli acquisti tra i membri della propria famiglia. Un primo passo nella giusta direzione, ma non basta. Anche perché il problema della proprietà dei file acquistati resta: se un utente iOS vuole passare ad Android (o viceversa), perderà tutte le app, i libri, i giornali, le riviste e le canzoni che ha comprato, anche se nella nuova piattaforma troverà gli stessi identici prodotti. Il trucchetto è palese: costringere l’utente a non andare dalla concorrenza.

Il problema del possesso si presenta anche nel caso in cui una persona deliberatamente rinuncia alla proprietà in cambio di un abbonamento. Spotify e Apple Music permettono di ascoltare tutta - o quasi - la musica esistente. Il rischio però è che non c’è sicurezza sulla reperibilità degli album: gli artisti possono ottenere la rimozione dei loro album in qualsiasi momento, oppure possono rendere disponibili le nuove canzoni solo in una piattaforma (vedi il caso Kanye West con Tidal). A creare confusione a volte si mettono gli stessi servizi streaming: se per esempio vi trasferite in America e passate da un account Spotify italiano a uno statunitense, non sarete in grado di ascoltare molti tra gli artisti nostrani più popolari. Neppure pagando. È un po’ quello che sta succedendo su un altro fronte, quello dei diritti online delle serie tv, che in Italia sono ostaggio di bizantinismi che lasciano sconcertati gli utenti.

Ma forse la questione è più profonda. La tendenza sembra essere di colpevolizzare chi preferisce il digitale legale al cd o al libro, trattandolo nel migliore dei casi come uno scroccone e nel peggiore come un pirata a prescindere, pronto a masterizzare in maniera compulsiva il tormentone pop del momento. Considerando che ora si comincia a discutere anche del concetto di proprietà applicato alle automobili moderne, quelle con sistema operativo a bordo, si capisce che la questione è complessa e ancora tutta da scrivere.

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