Quello che siamo (e dove stiamo andando)

Il nuovo Rockit nell'editoriale della redazione

Il nuovo logo di Rockit
Il nuovo logo di Rockit
22/05/2019 - 10:41 Scritto da Redazione

A tutti piace parlare di se stessi, anche ad un’entità astratta come uno stato, un’azienda, una squadra di calcio, un sito in questo caso. Se dietro ci sono le persone, se comunque credono in quello che fanno, cercheranno di vendertela come la cosa più importante del mondo. Ci sono momenti però dove parlare di se stessi è funzionale, forse necessario, sicuramente uno slancio. Momenti in cui il fine non è trasmettere una versione migliore di se stessi agli altri ma fare un punto. Su cosa? Su chi siamo e chi siamo stati, cosa stiamo facendo e dove abbiamo intenzione di andare, così puoi decidere se venire con noi. Dire ad alta voce chi sei ti aiuta a capirlo, o almeno capire cosa non vuoi essere.

Abbiamo un sito nuovo, vedi? Forse non ti piace, nemmeno a tutti noi all’inizio, è che dovevamo farci l’abitudine. Quando hai sotto gli occhi qualcosa, tutti i giorni e per diversi anni, cambiare è come minimo strano. Questo ci è successo con il nostro sito, ma è solo il riflesso di quello che è successo alla musica. Sì, certo, noi eravamo quelli di Rockit, delle piccole band e delle realtà di provincia, il megafono di una realtà che (r)esisteva sommersa da un marea di merda e che, pat-pat, abbiamo aiutato a tirare fuori. Ma oggi è un mondo diverso, e non vuol dire sia peggio di ieri.

Negli ultimi anni, e siamo convinti non sia solo nella nostra bolla di piccoli nerd milanesi, è successo qualcosa di importante alla musica italiana. Che poi è il riflesso di internet, del mondo nuovo in cui viviamo, di uno dei momenti di più grande cambiamento che l’umanità abbia visto, ma non sta a noi parlare di questo. Parliamo di musica. Non intendiamo ricordare solo e ancora come gli artisti che portavamo negli scantinati e al MI AMI e che ascoltavamo insieme per primi ora sono quelli che passano in radio, che tua madre conosce a volte più di te, che vanno a Sanremo. È cambiato il modo di fare e vedere la musica. La trap, l’elettronica, l’avant pop sono il nuovo che avanza, e come gran parte delle cose nuove sono imperfetti. Nemmeno a noi piace tutto, e certe cose non sono ancora mature. Ma non possiamo smettere di guardare dove c’è gioventù, freschezza, forza vitale, urgenza e slancio. Tutte cose che alla fine hanno sempre creato qualcosa di buono. Non vogliamo tradire ciò che siamo stati tutti, continueremo a portarci dietro un mondo nella tasca sinistra dei pantaloni, nelle felpe dell’armadio, cucito sullo zaino. Saremo sempre quel Rockit. Ma, in parallelo, saremo anche questo nuovo Rockit, per scoprire nuovi universi di contaminazioni e riferimenti, senza nessun pregiudizio verso nulla cercando le pietre preziose in mezzo ai sassi, come abbiamo sempre fatto.

Siamo persone nuove qua dietro: chi perché non ha mai scelto di crescere, chi perché ancora non ha avuto il tempo di farlo. Alla fine lo facciamo solo per buttare alle ortiche un mare di altre infinite possibilità. Siamo una squadra di teste e cuori e gambe e culi e mani che hanno scelto di fare questa cosa qui, senza una multinazionale alle spalle, caricando tutto sulla consapevolezza che una ventina di persone che credono in qualcosa troveranno sempre il modo per farlo. E ci scusiamo se perderemo dei pezzi, o se non saremo i primi a uscire con una notizia. Vorrà dire che abbiamo scelto di pensarci due volte prima di scriverla, perché non crediamo sia giusto nei vostri confronti e in quelli degli artisti cambiare tre parole a un comunicato stampa e spacciarlo per un articolo. Oppure scrivere qualcosa solo per cavalcare una tendenza senza aver prima ragionato su come poter aggiungere davvero qualcosa di buono a una conversazione. O anche solo perché la sera prima abbiamo scelto di fare le quattro per sentire una band del cazzo in un locale sudato insieme a un’altra ventina di persone, anche se era un martedì sera. Queste cose te le racconterò tutte (ogni volta che ne varrà la pena), e forse non tutte ti piaceranno. Come è giusto che sia. Ma dietro ogni cosa che vedrai qui ci sarà la volontà di raccontare qualcosa di importante, bello o nuovo.

Avrai i dischi, ancora di più, tutta la musica italiana che non avevi nemmeno immaginato esistesse. Lo sai che noi facciamo le recensioni di tutti? Se ora prendi una chitarra, tuo zio che batte le mani e ci rantoli sopra, se mandi tutto qui, noi ti recensiamo (ma solo se ci piaci). E saremo critici, il più possibile, ma non ci sentirai tirar merda su qualcuno. Perché crediamo nella critica costruttiva ma non nella sterile polemica. Perché crediamo ci sia già abbastanza bullismo in giro e se proprio non avremo nulla di edificante da dire su qualcosa preferiremo sempre non dirlo, e ognuno per la sua. E comunque usare i gusti musicali per riconoscersi tra simili è un conto, ma farlo per colmare dei vuoti di personalità è sempre stato un po’ da sfigati. Ci piace usare la parola sfigati, ma non vuol dire, per come la intendiamo noi, non essere i ragazzi cool. Vuol dire non guardarsi intorno, seguire il gregge senza scegliere di farlo, aver scelto di non raccogliere gli strumenti per scambiare con gli altri, non cercare di realizzare quello che si ha in testa.

Ah, ultima cosa, forse la più importante. Non ci siamo mai chiamati "Rock.it". Non è il sito del rock italiano,  né il fan club di vecchi musicisti imbolsiti che inseguono il fantasma di una giovinezza che c’è stata. Certo, ci sono i grandi maestri che continuano a raccontarci le storie, e ogni tanto piace anche a noi voltare lo sguardo lì. Ma se pensi che il passato sia meglio del presente, che la musica sia finita è che i giovani di oggi non siano all’altezza delle vecchie glorie, forse ci sono altri siti in cui starai più comodo. Noi invece crediamo che il presente sia sempre più interessante, che se le tue vecchie glorie nascessero oggi farebbero qualcosa di profondamente diverso da quello che è stato, è che per ogni pioniere nella musica c’è sempre stato qualcuno come te. Se non avete realizzato di esservi trasformati nei vostri genitori non è colpa nostra. Il rock è bello ma non è la migliore musica del mondo. Forse è il momento di cominciare a pensare che quel genere ha detto tutto quello che doveva dire, e che sono in pochi a potersi permettere di farlo bene e in modo nuovo. Tutto il resto è forma e manierismo, e preferiamo lasciarlo lì.

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L'articolo Quello che siamo (e dove stiamo andando) di Redazione è apparso su Rockit.it il 2019-05-22 10:41:00

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