"È lui o non è lui?". La domanda di greggiana memoria serpeggia nel tavolo dei giornalisti durante la cena, quando un anonimo signore con berretto e maglia nera attraversa in prospettiva una forchettata di penne al pesto. Siamo a Firenze, all'Anfiteatro delle Cascine, per il primo giorno diEl Galactico Festival, evento prodotto e organizzato da Vivo Concerti per celebrare i 25 anni di carriera dei Baustelle. La band toscana, tra le più importanti di questo ultimo quarto di secolo per la scena italiana, ha preparato due concerti diversi per le due serate, con qualche ospite segreto che non verrà annunciato. Ecco, quello più a sorpresa è proprio quello che è appena passato davanti ai nostri occhi (e no, non stiamo parlando di Iacchetti): Niccolò Contessa, aka I Cani.
Prima di vederlo sul palco, però, c'è tutto un programma bello ricco in cui tuffarsi. Nel contesto bucolico dell'anfiteatro ci si trova ammantati da un'aura hippie che porta subito a un'immagine idealizzata di festival, come se una piccola propaggine del Woodstock che fu si fosse depositata in questo spiazzo appena fuori Firenze. È qua che la selecta di Giulia Cavaliere accoglie gli spettatori che entrano, mentre scendendo le scale in direzione del palco ci si trova di fronte al primo appuntamento curato da il Post, partner della rassegna, con il talk di Matteo Bordone e Daniela Collu. A seguire i Neoprimitivi, collettivo romano che ha fatto dello svarione tra kraut rock e Velvet Underground una scelta di vita, ed Emma Nolde, che con il suo disco NUOVOSPAZIOTEMPO ha confermato di essere una delle più luminose cantautrici della nuova generazione. Il giorno dopo toccherà alla preziosa voce di Marta Del Grandi, alle vibes dei Delicatoni e, in apertura dell'evento, il live podcast che fa ciò che gli riesce meglio: parlare di morti ammazzati.
L'idea di riservare questo spazio ad artisti che stanno crescendo è una presa di posizione chiara: "Volevamo coinvolgere musicisti con un talento che sta nascendo e, soprattutto con un'attitudine simile a quella che animava i Baustelle quando si sono formati", spiega Bianconi durante il pranzo di presentazione dell'evento. "È uno spirito che vedo un po' mancare nel rock contemporaneo, quindi ci siamo detti che serviva ribadire il concetto che si può fare musica senza dover passare per i soliti canali e per la solita formula di comunicazione". Questo emerge soprattutto con due degli ospiti a sorpresa di El Galactico: Carlo Corbellini dei Post Nebbia e Coca Puma, che non intervengono per interpretare un brano dei Baustelle ma uno loro - rispettivamente Piramide e Tardi -, come a sottolineare una sorta di passaggio di consegna. A livello simbolico sono alcuni dei momenti più interessanti di tutto il festival.
Al centro di tutto però ci sono sicuramente loro, i Baustelle. Sul palco nessun visual, ma una gigantografia della copertina di El Galactico come fondale, mentre un immenso gong troneggia al centro dello scenario, per un'iconografia che richiama immediatamente il live a Pompei dei Pink Floyd. Il gong stesso è in qualche modo il punto focale dello show: Bianconi lo suona per introdurre l'inizio del live e l'arrivo degli ospiti, senza dire niente. A differenza di una voce nel pubblico che, con una frequenza stoica, urla un "GRAZIE!" rasposo ogni volta che gli si presenta l'occasione.
Il live, anzi i live, sono pensati proprio per attraversare la discografia della band senza che sia una sorta di greatest hits, ma ripescando anche parecchie chicche meno inflazionate del loro repertorio. Oltre a classiconi come Le rane - fatta come medley acustico con Contro il mondo -, Charlie fa surf e La guerra è finita c'è spazio per brani come La settimana bianca, perla nascosta dal loro disco del 2003 La moda del lento. Una buona fetta della scaletta è occupata anche da brani di El Galactico: "E adesso una canzone politica", dirà Bianconi presentando Canzone verde amore tossico, ripetendo la stessa formula anche per la successiva Filosofia di Moana. "Ne abbiamo solo di così", aggiunge Bianconi, prima di lasciare che la voce di Rachele Bastreghi riempia l'anfiteatro.
Il concerto vola in questo attraversare 25 anni, che dopo una partenza un po' in sordina e qualche fisiologico problema di audio diventa una celebrazione per chi ama questa band. Figurarsi la reazione, quindi, quando al suono del gong parte Nabucodonosor, uno dei due brani realizzati per lo split con I Cani. Ed è qui, a metà canzone, che Niccolò Contessa entra in punta di piedi, come se non fosse stato assente dai palchi per 9 anni, ritornando proprio sullo stesso dove si era visto l'ultima volta. È un frammento di culto che nulla toglie ai festeggiamenti baustelliani, anche se per molti si tratta di qualcosa di talmente enorme che è difficile pensare ad altro. Un "grazie" sussurrato a fine esibizione, l'abbraccio con Bianconi e poi di nuovo via, nel buio del lato del palco, mentre il pubblico deve ancora metabolizzare che questa apparizione è successa veramente.
Nella seconda serata Contessa segue l'esempio di Paganini e non ripete, ma al suo posto arrivano Irene Grandi con Bruci la città, brano scritto da Bianconi, e Amalfitano con Fosforo, che invece è stato pubblicato come feat. proprio col frontman della band. Anche se manca l'aura di manifestazione miracolosa da Madonna di Fatima, si tratta di due esibizioni notevoli.
Mentre si affonda nella notte, il vulcano di Fuerteventura che si staglia alle spalle del gruppo assume dei tratti alieni, come se fosse qualche protuberanza lunare proiettata dal gong-disco volante. Arriva il momento di Andarsene così, che chiude un live ricco, prezioso, che non basta a chiudere 25 anni che in pochi possono dire di aver vissuto così. E resta in bocca quel grido sguaiato che ha intervallato il concerto, di cui sembra ancora di sentire l'eco nell'aria: "GRAZIE!".
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L'articolo El Galactico Festival: i Baustelle sono capaci pure di far apparire I Cani di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2025-06-03 09:45:00
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