Emma Nolde e Generic Animal: sopra un palco, dentro uno specchio

Un tour originale, coraggioso e parecchio emiliano. Siamo saliti su un furgone con i due artisti, direzione Modena e poi Bologna, per scoprire qual è il punto di fusione di due talenti e per ritrovare la fatica e la magia della musica live. Il nostro racconto in esclusiva

Generic Animal ed Emma Nolde coi vermi gommosi nel backstage dell'Off di Modena - tutte le foto sono di Marco Previdi
Generic Animal ed Emma Nolde coi vermi gommosi nel backstage dell'Off di Modena - tutte le foto sono di Marco Previdi

Sono le 2:42 di lunedì 8 novembre quando inizio a buttare giù queste parole. Sono nella mia stanza d’hotel a Bologna, dopo aver passato due giorni pienissimi come ospite del tour di Generic Animal ed Emma Nolde, che hanno attraversato l’Emilia Romagna suonando insieme per 4 date consecutive. Con loro Leonardo Fontanelli, tour manager di Emma, Carmelo “Meme” Gerace, fonico di Generic Animal, e Marco “Pizza” Martinelli, batterista di Emma. Dovrei dormire, lo so, visto che domani c’è anche un treno da prendere per tornare a Milano, ma ho l’urgenza di avere qualcosa di bello da condividere, frenata dalla costante percezione di non avere le parole giuste per farlo, perciò spero almeno di restituire la genuinità di questi giorni. In ogni caso, per fortuna, ci sono le foto di Marco Previdi, che diranno ben più di quanto io possa fare. Le trovate nella gallery qua sotto e sparse in questo articolo.

Cartolina di fine tour. Sul palco, da sinistra a destra: Meme Gerace, Leonardo Fontanelli, Marco Pizza Martinelli, Emma Nolde, Generic Animal

Cartolina di fine tour. Sul palco, da sinistra a destra: Meme Gerace, Leonardo Fontanelli, Marco Pizza Martinelli, Emma Nolde, Generic Animal

Emma Nolde e Generic Animal abbracciati a fine live

Emma Nolde e Generic Animal abbracciati a fine live

Emma Nolde

Emma Nolde

Generic Animal

Generic Animal

Emma Nolde

Emma Nolde

Generic Animal

Generic Animal

Emma Nolde

Emma Nolde

Generic Animal

Generic Animal

Emma Nolde

Emma Nolde

Soundcheck a Modena

Soundcheck a Modena

Marco "Pizza" Martinelli

Marco "Pizza" Martinelli

Generic Animal

Generic Animal

Leonardo Fontanelli e Emma Nolde che si tappano le orecchie

Leonardo Fontanelli e Emma Nolde che si tappano le orecchie

Generic Animal ed Emma Nolde coi vermi gommosi

Generic Animal ed Emma Nolde coi vermi gommosi

Meme Gerace prepara il palco dell'Off

Meme Gerace prepara il palco dell'Off

Emma Nolde

Emma Nolde

Backstage del Locomotiv

Backstage del Locomotiv

Il pubblico del Locomotiv di Bologna

Il pubblico del Locomotiv di Bologna

Emma Nolde e Generic Animal

Emma Nolde e Generic Animal

Emma Nolde durante il soundcheck

Emma Nolde durante il soundcheck

Generic Animal steso a terra

Generic Animal steso a terra

Generic Animal e Emma Nolde in un magazzino del Locomotiv

Generic Animal e Emma Nolde in un magazzino del Locomotiv

Edoardo Vilella, Emma Nolde, Nico Arezzo

Edoardo Vilella, Emma Nolde, Nico Arezzo

Meme Gerace al lavoro

Meme Gerace al lavoro

Sorrisi a fine concerto

Sorrisi a fine concerto

Giorno 1

“Quando sto con loro mi sento come un omino Lego di fronte a due action figure”. Dice bene Luca Galizia, aka Generic Animal, prima di cominciare il suo set da solo all’Off di Modena, riferendosi a Emma Nolde e Pizza, il batterista, che sono appena scesi dal palco. È un sentimento abbastanza comune, visto che i due sono delle belle stanghe, ma che rende anche l’idea del clima giocoso di questo mini tour di quattro date consecutive in giro per l’Emilia Romagna. Un tour così circoscritto perché realizzato dal circuito Biglia di ATER Fondazione con l'intento di fare rete con alcuni dei principali centri culturali della regione, ragionando quindi in termini di cooperazione, invece che di concorrenza, e nato come risposta alla pandemia per rimettere al centro la performance dal vivo. Modena è la terza tappa, anticipata dal live al Kessel di Cavriago e a quello del Bronson di Ravenna, mentre al Locomotiv di Bologna si chiuderà il tutto, come una sorta di residenza artistica condivisa.

“Finora è andata molto bene”, mi racconta Luca prima del soundcheck, quando io e Marco li raggiungiamo alla venue. “Alla prima data ci siamo resi conto che, per come avevamo impostato il live, l’effetto era un po’ troppo saggio della scuola di musica, nel senso che avevamo le parti troppo staccate, quindi abbiamo deciso di mischiare un po’ la scaletta”. L’idea del tour, d’altronde, è proprio questa, come ci avevano raccontato gli stessi Luca e Emma quando sono passati a trovarci in redazione:suonare assieme i loro pezzi, con qualche momento solista nel mezzo. Un’idea partita nel backstage del MI MANCHI da un’intuizione di Luca Del Muratore di Locusta, management di Emma. In quell'occasione Generic Animal doveva presentarsi sul palco con lei per suonare assieme, in anteprima, il loro lancinante singolo Un mazzo di chiavi, un ombrello, lì in mezzo, prima che un diluvio devastante lo impedisse.

Arriviamo all’Off in contemporanea col furgone di Emma, guidato da Leo, capo della spedizione assieme a Meme. Entriamo in questo stanzone nero accolti da Filippo Stanzani, tra i responsabili del locale, che si mette subito a sistemare il palco insieme a Meme e Leo. In un angolo mi accorgo di una fila di una sessantina di sedie arancioni impilate. Rimarranno là, dove è giusto che stiano: oggi, come nelle date precedenti, si suona in piedi. “Non ne potevo più delle sedie”, sbuffa Leo mentre prepara le scalette. “È il quarto concerto che facciamo dopo un anno e mezzo”, mi rivelerà invece a fine concerto il promoter dell’Off Valerio Gilioli. “Fa strano perché mi rendo conto di quante facce nuove ci siano: noi ci rivolgiamo a un pubblico abbastanza giovane, per cui questo lasso di tempo ha bloccato quel ricambio che abbiamo avuto periodicamente in questi 12 anni che siamo aperti”.

Basta davvero poco per rendersi conto dell’alchimia che si è creata tra Luca ed Emma nel corso di questo tour, probabilmente partita ancora al momento della scrittura del brano insieme. Già in quell’oretta sul nostro divano in redazione mi ero reso conto che ci fosse un bel rapporto, ma è come mettono piede sul palco per il soundcheck – dopo che si è scaricato e montato la mole incredibile di attrezzatura del furgone e della macchina di Meme – che l’intesa diventa davvero evidente. “Ma come, anche te ascoltavi gli One Direction?”, chiede Emma sorpresa rivolta a Luca mentre, improvvisando una mini jam, si mettono a suonare What Makes You Beautiful, rivelando un guilty pleasure manco troppo guilty. In camerino, invece, troneggia la scritta sul muro “Troverai l’amore disperato”, come un augurio da parte di Nada stessa sulla cover di un altro suo brano, Senza un perché, che i due suonano assieme, solo chitarre e voci, sul finire del live.

Il soundcheck a Modena
Il soundcheck a Modena

Si inizia con Bastone e il rullo di Marco, tanto timido mentre suona quanto simpatico dietro le quinte, che ha fatto in tempo a riscaldarsi picchiettando con le bacchette su tutta la superficie del locale. Emma sale vestita in completo, Luca con un cappello di lana e un felpone dei Prozac+. “Ciao!”, fa Emma a fine brano, nel continuo contrasto tra la serietà delle canzoni, così intensi e intimi, e gli sguardi d’intesa, i mezzi sorrisi, le battute che si scambiano tra una pausa e l’altra. “Mi sembra quasi di conoscerti”, replica Luca. Proseguono con Sfiorare, dove Emma si accende davvero, con questo ululato selvaggio a far esplodere la canzone in un dialogo tra la batteria di Pizza e il djembe di lei. Incrocio Leo che continua a far avanti indietro per il locale, mentre Meme è fisso al mixer, così concentrato che non oso avvicinarmi per paura di distrarlo. Ed è quasi più bello vedere la quotidianità di tutto questo, con la gente di nuovo in piedi, che il live stesso.

Il concerto procede senza intoppi, con il set di Emma che conquista anche chi si trova ad ascoltarla per la prima volta. “Tanto so che siete tutti qua per Generic Animal”, scherza Emma. Resta, (male), Nero ardesia e Toccaterra, suonate in fila, con chitarre ardenti ad avvolgere la voce di Emma, tanto che il fumo che si infittisce sul palco sembra uscire da lì. Torna Luca per il clou del live: Un mazzo di chiavi, un ombrello, lì in mezzo. Le armonizzazioni vocali di Luca ed Emma sono ancora più penetranti dal vivo, al punto che sento un filo di pelle d’oca. Tocca poi a un brano inedito di Emma: Cerco qualcuno che venda il tempo. È un pezzo che sembra sfogare una rabbia sana, dettata dalla frustrazione, per rifarsi di chi ci ha illuso e ci ha lasciato con un pugno di mosche in mano. Emma accende la miccia nel ritornello con un sussurro, per fare esplodere queste scariche di chitarra, basso e percussioni. Folgorante.

È poi il turno di Luca, che in una manciata di brani mostra quel suopezzo di cuore aperto e luccicante salendo con acuti di accennato soul, senza mai spezzare la voce. Anche per lui 4 brani: Sorry, Lifevest, Broncio, Aeroplani. Qualche occhio lucido si riesce a cogliere anche nel buio della sala. Risale sul palco Emma per la già citata Senza un perché, leggermente rallentata, con un gioco di incastri tra chitarre dilatate. Torna anche Pizza per il gran finale con Berlino, con il botta e risposta con il pubblico, mentre Emma è incontenibile quando si lancia nel flusso di coscienza a fine brano. I tre scendono dal palco, la gente ne vuole ancora: chiusura con Un mazzo– come viene sintetizzato in scaletta – fatta solo piano e voce, commovente.

Abbraccio a fine concerto a Modena
Abbraccio a fine concerto a Modena

Finisce la serata, Emma e Luca si mettono a chiacchierare con i fan, Meme schizza sul palco a iniziare a sistemare, aiutato da Leo e Pizza. Necessario agire in fretta, vista la quantità di strumenti che hanno sul palco: 4 chitarre, un basso, tastiera, synth, batteria, eccetera. Molti tendono a non farci caso, ma vederli all’opera dà l’idea di quanto sia faticoso mettere in piedi uno spettacolo del genere, di quanto ci sia davvero da fare, di come il live sia solo la punta di un delicato iceberg che potrebbe affondare da un momento all’altro. O, ancora meglio, uno spettacolo di magia, di cui ignoriamo i trucchi per paura di non essere più sorpresi. In realtà è il contrario: sono questi dettagli che rendono un concerto così ancora più affascinante, soprattutto dopo che abbiamo passato quello che abbiamo passato.

Giorno 2

Fa strano sentire dire da un palco esattamente quello che si sta pensando in quel preciso momento. Emma è appena riapparsa dopo che Luca, da solo, ha suonato Aeroplani, uno dei brani più spaccacuore del suo repertorio, quando dice: “Questa canzone mi fa malissimo, stasera più delle altre sere”. D’altronde siamo all’ultima data di questo mini tour, lecito lasciarsi prendere dalla malinconia di una cosa bella che finisce. Per me la cosa è ancora più sentita: dopo aver bevuto una birra, appena prima del live, con una persona importante, ma incrociata in un momento sbagliato della vita, con dei “se” pesanti come macigni a lasciare curva la schiena, il concerto è un continuo ritrovarsi nei testi di Luca ed Emma. Da “quello che tiene l’ombrello e che comunque si bagna” di Broncio all’incapacità di agire di Toccaterra, fino a, ovviamente, il perdersi lì in mezzo con chiavi e ombrelli, non riesco a non specchiarmici. Tutto questo amplificato ancora di più dal fatto di trovarsi, casualmente, al Locomotiv di Bologna, posto in cui avevo visto questa persona per l’ultima volta prima di oggi, come se il treno fuori dal locale fosse lì per ricordarmi unacoincidenza persa col destino.

Luca e Emma al Locomotiv
Luca e Emma al Locomotiv

Fermo restando che condividere, per quanto in maniera vaga, i cazzi miei non è che mi faccia proprio impazzire – e che, a chi legge, dubito freghi (giustamente) qualcosa –, non posso spiegare altrimenti quello che sto vivendo. Provo un coinvolgimento diverso nella data di oggi, che parte soprattutto dal mio stato emotivo disorientato, ma in cui influisce molto l’essersi sentiti accolti come parte della crew, essere saliti a bordo del furgone di Leo, aver visto il lavoro chirurgico di Meme al soundcheck, essere rimasti ipnotizzati dal riscaldamento sul pad di Pizza pre live, parlare di musica con Luca ed Emma. Insomma, aver vissuto un assaggio di tour, eppure ritrovarsi come se non si fosse mai andati da nessuna parte.

Poi così non è davvero, per fortuna, e non è tutto un magone, così c’è il tempo perché il talento di Emma e Luca distolga la mente dallo sconforto. Della bravura di Emma, in particolare, avevo fatto in tempo a parlarne con Leo, durante il viaggio da Modena a Bologna. “Lei quando suona proprio s’illumina, è un qualcosa a cui non si può rimanere indifferenti”, mi dice. Si vede che lui è stato tra i primi a crederci, ma è quando gli chiedo della difficoltà di mettere in piedi una rassegna così, coinvolgendo due progetti diversi che a loro volta hanno delle sovrastrutture diverse, che vedo nei suoi occhi il come viva lui il girare su e giù per l’Italia, farsi tutti questi chilometri, bere litri di caffè, montare e smontare, caricare, scaricare e ricaricare il furgone, per giorni: “È una vita per cui vale la pena se scegli che ne valga”.

Non dubito che sia così anche per la gente del Locomotiv, mentre guardo con il direttore artistico del locale, Giovanni Gandolfi, le locandine dei vecchi concerti appese in giro. “Sarebbe il caso di rinnovarle un po’”, dice con un sorriso, quando coglie la mia sorpresa nel vedere quella dei Suicide. Anche qua è uno dei primi concerti di nuovo in piedi, con pochissimi biglietti rimasti a disposizione. La sala inizia a riempirsi abbastanza presto, sembra esserci ancora più aspettativa, forse perché è l’ultima occasione per vederli suonare insieme e va colta adesso. Questo, unito all’affiatamento creatosi in questi 4 giorni di fuoco, fa sì che ci sia un’elettricità speciale nell’aria.

Pizza, Emma Nolde e Generic Animal, sorridenti a chiusura del tour
Pizza, Emma Nolde e Generic Animal, sorridenti a chiusura del tour

Il live va avanti in maniera analoga a quello di Modena. La sorpresa grossa la porta Emma, quando fa salire sul palco due amici – il pianista Edoardo Vilella e il cantante Nico Arezzo – per suonare un inedito. Si tratta di un brano con una grande spinta r’n’b, trainato dal groove di Pizza, con un ritornello da potenziale hit: “Ho cambiato forma come se fossi sabbia”, urlato a pieni polmoni da Emma, che saltella impazzita sul palco. Tutto liscio fino all’assolo di piano di Edoardo, che proprio sul più bello si trova con la tastiera spenta. Niente panico: dopo un paio di secondi di silenzio, eccolo che riprende come nulla fosse con i bassi del synth, passando dai virtuosismi di puro jazz a linee melodiche super funkeggianti.

È Luca, nel finale, a sciogliere il pubblico. Tanti cantano con lui, ondeggiano, chiudono gli occhi, fanno qualche timido video col telefono, ma per lo più è un rimanere incantati con mezzo fiato sospeso. È il preludio del vero finale, sempre conUn mazzo di chiavi, un ombrello lì in mezzo, suonata insieme. Questa volta le voci di Luca ed Emma scompaiono pian piano, lasciando che sia il pubblico a cantare il ritornello. Quel “posto delle mille cose che ho perso” sembra prendere forma, c’è una forza evocativa in questo coro sommesso da essere doloroso e terapeutico al tempo stesso. “Ti guardo e sto meglio”, davvero.

Cartolina di fine tour. Sul palco, da sinistra a destra: Meme Gerace, Leonardo Fontanelli, Marco Pizza Martinelli, Emma Nolde, Generic Animal
Cartolina di fine tour. Sul palco, da sinistra a destra: Meme Gerace, Leonardo Fontanelli, Marco Pizza Martinelli, Emma Nolde, Generic Animal

A fine concerto, in camerino, Luca salta in braccio a Emma. Nessuna lacrima, solo risate. Penso quanto sia raro che in un contesto pop ci sia la capacità di supportarsi a vicenda, suonare insieme i propri brani senza pestarsi i piedi, condividere un pezzo di strada insieme così, in maniera sana. Una comunione di intenti resa ancora più forte da un momento in cui ogni data chiusa sembra una conquista, per cui ancora meno scontata. E in cui viene data la possibilità a me e Marco di stare lì, come se fossimo parte del gruppo da una vita.

Meme e Leo sbaraccano, infaticabili, io continuo a gironzolare cercando di mettere in ordine in pensieri. Incrocio qualche volto amico fuori dal posto, il che mi permette di riprendere un attimo il respiro, uscire dalla bolla in cui mi hanno catapultato questi giorni, ma tempo di salutarli e sono già proiettato là dentro di nuovo. La verità è che non vorrei finisse qua. Questo tour dovrebbero portarlo ovunque, lasciarlo così lo rende sì speciale, ma il bisogno di condividerlo supera la meraviglia di averne preso parte. Per fortuna riesco a conquistarmi un cimelio, prima di andarmene: una bacchetta abbandonata che trovo sul palco. “Tienila”, mi dice Pizza sorridendo, “tanto è rotta non me ne faccio niente”. “Ci vuole un bastone”, canticchio tra me e me, rigilandola tra le mani. “Ora me ne vado e vi dico ciao”. Ciao.

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L'articolo Emma Nolde e Generic Animal: sopra un palco, dentro uno specchio di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2021-11-09 11:30:00

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