Esiste un'età giusta per fare musica?

Fino a che età "provarci" con la musica? Esiste una "data di scadenza"? La risposta immediata a tutte queste domande è no, ed ovviamente è quella giusta. Ma la verità è che, dall'età degli artisti a quella di chi ascolta, la questione anagrafica è fondamentale per tutti gli addetti ai lavori

Il posto più rock di uno dei club più rock di Milano - foto Quadronno District
Il posto più rock di uno dei club più rock di Milano - foto Quadronno District

Se avete superato i 30 anni e pensate che la musica possa rimanere solamente una passione beh, tutto sommato, fate bene. Per chi vuole lavorare nel settore come musicista o professionista, l'età è uno scoglio complesso d'affrontare ed è inutile nascondercelo. Ne abbiamo parlato anche durante quest'incontro che abbiamo realizzato dal vivo a Milano e ci siamo resi conto di come la musica sia un vero e proprio lavoro, una professione con delle regole e un percorso da seguire. Non siamo qui a elencarvi le università migliori per poter lavorare nel settore e nemmeno a dirvi che dopo una certa età la musica è meglio ascoltarla che inciderla, niente di tutto ciò, ma vogliamo aprire un dibattito sul rapporto che c'è tra età e musica, attraverso una panoramica di chi produce, lavora e ascolta. 

Ha senso pubblicare musica?

Lo pubblichi. O meglio, ti metti in tutte le condizioni possibili per farlo: ufficio stampo, etichetta indipedente, distribuzione e qualcuno che possa trovarti dei concerti. Ci provi, perchè le grandi case discografiche non sappiamo se ti ascolteranno anche se ci sono molti fattori da tenere in considerazione quando si cerca di emergere con la propria musica dopo una certa soglia d'età. 10 anni fa l'età media dei 20 artisti più venduti in Italia era di 36 anni, negli ultimi anni però è scesa a 25 anni, un record rispetto a paesi come Stati Uniti e Inghilterra. La tendenza è dovuta ovviamente al genere di riferimento degli ascolatori ovvero l'urban, che trova sempre più spazio nei media tradizionali (televisione, radio, stampa) e si può considerare, soprattutto in Italia, il genere più popolare nel target principale di ascoltatori e consumatori di musica (16-30 anni). 

E allora come faccio?

Il mercato dei supporti fisici è molto vivo. Già, e questo cosa significa? Prima di tutto è giusto andarsi a leggere questa panoramica sulle royalties nei confronti degli artisti, per capire come il supporto fisico sia una possibile entrata sicuramente maggiore rispetto ai servizi di streaming. Poi, c'è tutto un mercato crescente del diy negli ultimi mesi e un pubblico, che noi chiameremo cluster, molto legato all'idea di conservare la musica su supporto, anche perchè negli ultimi tempi per via delle innumeravoli battaglie legali non sempre la musica resta disponibile su tutte le piattaforme. La consapevolezza di un certo tipo di pubblico, aumenta le possibilità per un progetto musicale di finanziarsi non solo tramite l'industria canonica, ma utilizzando bene altre strade, quindi in sostanza se ti senti troppo vecchio per fare musica, ti basterà capire che il mercato non sarà dalla tua parte, ma le persone per sostenerti ci sono quindi ok, pubblichiamo questa musica. 

Chi ascolta?

Fondamentale nel capire come funziona il mercato discografico è sicuramente quello di comprendere come cambiano i gusti delle persone, ma soprattutto a che età cambiano. Abbiamo trovato uno studio di qualche anno fa, molto interessante, creato da una raccolta di dati tratti da Spotify e da una specie d'indicatore di popolarità molto conosciuto negli Stati Uniti (ora offline). Lo studio parte da una considerazione legata agli ospiti del Super Bowl, infatti è stato analizzato come l'età media degli spettatori della manifestazione sia di poco superiore ai 40 anni, di conseguenza la scelta artistica per il famoso half time tende a inserire artisti per un pubblico più giovane con qualcuno di più adulto in modo tale che la media, sia proprio vicino all'età degli spettatori. 

Quando le persone invecchiano, seguendo le esigenze della genitorialità e della carriere, c'è sempre meno spazio da dedicare alla cultura pop. In sostanza a una certà età, i gusti musicali possono considerarsi "maturi" e non più schiavi della frenesia delle nuove uscite. Avete presente l'espressione la "musica era meglio ai miei tempi"? Ecco, una battaglia infinita che non è solo una considerazione comune ma ha una base antropologica di come cresce una persona all'interno di una società ricca di stimoli e fin troppo veloce. Da questo report, si possono evincere tre grosse analisi, vi agevoliamo anche qualche schema che abbiamo trovato, piuttosto semplice.

I gusti musicali degli adolescenti sono dominati da musica contemporanea/pop fino ai 30 anni, soglia considerata di "maturazione" musicale e culturale secondo lo studio:

 

Uomini e donne ascoltano in modo simile durante l'adolescenza, ma in seguito l'ascolto di musica mainstream da parte degli uomini diminuisce molto più rapidamente rispetto alle donne.

 

A qualsiasi età, le persone che hanno figli (in base alle abitudini di ascolto) ascoltano una quantità minore di musica attualmente in voga rispetto all'ascoltatore medio di quell'età.

 

Quindi?

Il profilo dell'ascoltatore di musica pop/contemporanea/mainstream è tendenzialmente sotto i 30 anni, crescendo si ricerca meno musica ma si affina il proprio gusto a generi diversi, sempre più lontani da ciò che sta funzionando qui e ora. Tutto questo è importante, nella comprensione e il lancio di un progetto musicale: sapere a chi stai parlando, chi vuoi rappresentare e il perchè può farvi capire che c'è sempre un pubblico a cui rivolgersi. 

Lavorare nella musica invece?

Le grandi case discografiche, hanno dichiarato che cercano persone giovani. Dove inizia o finisce l'età considerata "giovane" non lo sappiamo, ma è evidente che la regola dell’abbassamento dell’età media non vale poi soltanto per il segmento digital e tutte le professioni che ne scaturiscono, ma anche per gli A&R, i profili più classici del lavoro in discografia: quelle professionalità che fanno scouting, gestiscono artisti e repertorio. Quindi, dietro ai dirigenti c'è una folta primavera, per quella che è una crescita orizzontale della professione e sempre meno verticale

Segui il cluster!

Nella musica il tema dell'età esiste, l'abbiamo visto quando vi ponete la domanda se ha senso o meno pubblicare una canzone, ma anche se volete avvicinarvi ai lavori legati alla discografia, senza dimenticare che l'ascoltatore e consumatore di musica ha un profilo piuttosto delineato in questo momento storico. Esistono per fortuna, davanti a un mercato che guarda in una direzione ossessiva di rinnovamento, una serie di realtà capaci di lavorare attorno, dove probabilmente non ci sarà la possibilità immediata di diventare milionari, ma tutte le condizioni per mantenersi nel tempo ci sono. Occorre però capire, come in tutte le cose che hanno un mercato, quello che si vuole farlo e specializzarsi nel farlo. Fateci ascoltare il disco grunge indimenticabile del 2024, noi lo stiamo aspettando.

 

Questo contenuto è tratto dalla nostra newsletter dedicata agli artisti, che si chiama Ghost Track ed esce ogni mercoledì. Se vuoi rimanere aggiornato su tutte le nostre novità per chi suona, iscriviti alla nostra newsletter Ghost Track.

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L'articolo Esiste un'età giusta per fare musica? di Teo Filippo Cremonini è apparso su Rockit.it il 2024-04-08 12:10:00

COMMENTI (2)

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  • ilmionomesimone 17 giorni fa Rispondi

    Dopo "ufficio stampo" e "ascolotatori" ho smesso di leggere.
    Coraggio: potete fare meglio di così.

  • PaulPieretto 21 giorni fa Rispondi

    Tutto quello che citate in questo articolo è il male assoluto per gli artisti, senza dover scomodare il TCB imposto a Elvis e altre amenità utopiche, un artista non può partire dalla sua età, da quanto venderà, da che gente ascolta.... i capolavori partono da un'urgenza, da qualcosa che va detto, raccontato, gridato al mondo... tutto il pop stile lattina di coca-cola può fare soldi oggi, ma non passerà mai alla storia, verrà dimenticato piano piano. Riprendetevi: meno Zampetti più Girasoli