Consorzio Suonatori Indipendenti (CSI) - Estate 2001 - Montesole



Ex Consorzio Suonatori Indipendenti, estate 2001: un anno dopo il transitorio minitour 2000, senza Zamboni ed ancora con la vecchia ragione sociale, che aveva proposto spettacoli formalmente impeccabili, pur lasciando senza soddisfacenti risposte vari (legittimi) interrogativi, e che aveva rappresentato l'ultimo atto publico prima dello scioglimento, poi ratificato dalla pubblicazione dei due volumi di "Noi non ci saremo", i cinque membri superstiti sono tornati sul palco per un'occasione speciale, intorno alla quale hanno preso forma altri incroci più o meno organizzati. Senza pretese di onnicomprensività (agli appuntamenti citati potrebbero essere aggiunte le polaroid di Canali che guarda i Tre allegri ragazzi morti sul palco di "Arezzo Wave" poco prima di entrare in studio con loro, di Ferretti che balla con Mara e presenta gli Ustmamò alla fine del loro concerto a Castelnovo ne' Monti, ancora di Ferretti che, a Sassuolo, legge di apocalissi e utopie al "FestivalFilosofia sulla Felicità"), di seguito qualche riga su un evento unico, un incontro tra parole ed immagini e tre live act sparsi nelle terre emiliane tra la fine di giugno e l'inizio di agosto.

"Per grazia ricevuta", Parco storico di Montesole, 29.06.01

"Una serata della Memoria, per la memoria. Il secolo, quello breve, appena terminato.

Un secolo di storia, di vita, di innumerevoli vite.

Il fascismo, la guerra, la Resistenza, la ricostruzione, noi.

Noi che solo per essere arrivati dopo abbiamo già ricevuto una grazia."

Questo l'incipit dell'introduzione scritta da Ferretti per l'occasione.

Quello che ora è il Parco storico di Montesole, triangolo di Appennino intorno alla cima omonima, stretto tra l'Autosole e la Porrettana, nell'autunno del 1944, dopo dodici mesi di guerriglia partigiana, fu teatro del maggiore eccidio nazista ad eccezione dei campi di concentramento (per approfondire o per colmare lacune poco presentabili http://www.cosea.org/comuni/marzabotto/memoria.htm), e, successivamente, è stato scelto da Don Dossetti come insediamento per la sua comunità. Luoghi incantevoli, assolutamente. E non c'è bisogno di sottolineare come la Resistenza e Dossetti siano riferimenti fondamentali per ciò che è stato il Consorzio Suonatori Indipendenti.

Un grande prato lievemente in discesa, un palco senza transenne collocato a soli cinquanta centimetri da terra, circondato da fiaccole e costellato di candele, mentre la luce artificiale 'elettrica' è limitata a qualche raro e discreto faretto, stelle e luna 'perfette': questo è ciò che si trovano davanti gli ultimi arrivati tra i tanti che, automobili o navetta, hanno imboccato già dal tardo pomeriggio le stradine che portano a Montesole, lasciandosi alle spalle caldo, traffico, inquinamento, rumori e tutto quanto motivati luoghi comuni sono soliti collocare in pianura. "Svanisce la città sfuma il traffico/ sfuma/ s'impone la poesia: s'alza la luna e/ sale/ decolla": il testo di "Campestre", posta in apertura dopo il benvenuto dei sindaci dei comuni che fanno parte del Parco, sembra scritto appositamente.

Sul palco Ferretti e Ginevra sono seduti dietro i rispettivi microfoni, Magnelli si divide tra un pianoforte a mezzacoda (che, immerso nell'umidità della serata, in mezzo ad un prato, dà l'impressione di essere piovuto dal cielo) e le tastiere, Canali alterna rumorismi discreti con le chitarre elettriche a qualche passaggio in acustico, mentre Maroccolo, che praticamente non tocca le corde, si dedica quasi continuativamente ai campioni che, in più di una circostanza, fanno da base. Difficile comunque che tutti gli strumenti citati suonino insieme: dietro alle voci, infatti, le strutture sonore sono prevalentemente scarne, minimali, cupe, solo in rari passaggi organiche e/o composite.

La scaletta è densissima, priva di qualsiasi minimo fuoritema, di qualsiasi digressione: l'attinenza ai temi dichiarati, assoluta, è ottenuta con un'attenta selezione del materiale, che esclude ogni passaggio anche solo vagamente 'pop' (il 'pop' dei C.S.I., s'intende...), mescolando invece le tematiche partigiane ("Guardali negli occhi", "Linea Gotica"), quelle religiose ("Madre", "Libera me domine"), i frequenti richiami alle guerre ("Cupe vampe", "Memorie di una testa tagliata") ad una manciata di altri pezzi 'pesanti' ("Morire", declamata con il megafono, "Finisterre", "Irata", "Unità di produzione", "Brace") e qualche frammento strumentale.

Il risultato è un set estremamente coeso, con la musica scarnificata, ben più di quanto i C.S.I. abbiano mai prodotto anche nelle situazioni più 'estreme', che fa da tappeto per parole note che in questo caso vanno ad acquistare ulteriore peso, diventando a tratti quasi impietose, e producono un risultato granitico, che rende sostanzialmente inutile spendere parole per i singoli pezzi; l'ntensità comunicativa è, comunque, costantemente ai livelli massimi.

La parte centrale della serata è dedicata a due lunghe letture di discorsi di Don Dossetti, radicalmente diversi tra loro per destinatario (il clero di una diocesi friulana nel primo caso e gli abitanti di Cavriago, paese della provincia reggiana abitualmente classificato come "il più comunista d'Italia", nel secondo), temi e modi, che si guadagnano l'attento ascolto della platea e ripropongono l'attualità (in alcuni passaggi tanto lucida da risultare quasi inquietante...) di uno dei protagonisti della Politica italiana nella seconda metà del secolo da poco archiviato.

Il pubblico, seduto o sdrajato, stretto al palco, a tentare di difendersi dal freddo e dall'umidità continuando a sovrapporre vestiti o infilandosi nei sacchi a pelo, è reattivo, partecipe e piuttosto incline all'ascolto assolutamente silenzioso; fa clamorosa eccezione il finale di "Guardali negli occhi", che travolge tutti i presenti e diventa un coro che ha qualcosa di assolutamente irripetibile: come può chi non c'era immaginare quei versi cantati da tanti, insieme, a Montesole?

"Il partigiano ne ha nessuna e sta sui monti a guerreggiar".

"Ma se venisse anche l'inferno il partigiano rimane là".

"Perchè se libero un uomo muore non importa di morire".

A Montesole. Appunto.

Tra parole e musica si superano le tre ore e, mentre la luna si prepara a tramontare, sul finire della serata una fluida "Ederlezi", con Canali all'acustica e la voce di Ginevra in primo piano, riporta finalmente un po' di luminosità e calore, prima della chiusura con tantissimi applausi, ringraziamenti reciproci e la laboriosa ma sorridente e socievole ridiscesa a valle: indipendentemente dal ruolo dichiaratamente fondamentale della serata per la nascita dell'ormai avviato nuovo progetto (che si chiamerà proprio "Per grazia ricevuta"), con non trascurabili indicazioni sulle probabili direzioni sonore e tematiche, a Montesole la notte è stata davvero straordinaria.

Ginevra Di Marco, festival "Per te", Piazza Verdi, Bologna, 13.07.001

L'apertura della rassegna "Per te", di cui Giovanni Lindo Ferretti è, per il secondo anno, sbandierato direttore artistico, è affidata al concerto di Ginevra Di Marco: affluenza di pubblico all'inizio discreta e successivamente generosa, con tanti tra ritardatari e passanti che si aggiungono in platea a concerto iniziato, si parte con "Canto di accoglienza", per poi mettere in fila altri sei pezzi, tutti riarrangiati, tratti da "Trama tenue", tra cui una nuova saltellante versione di "3", l'inedito (ormai ancora per poco, vista la prossima pubblicazione sul live "Smodato Temperante") "Luce appare" e "Where the wild roses grow" da "Murder ballads" di Nick Cave, impressionante sfoggio di abilità canora, con Ginevra che, con inquietante efficacia, affronta sia le strofe interpretate da Cave sia quelle di Kylie Minogue, arrivando a dare l'impressione di cambiare timbro di volta in volta.

Il concerto è gradevole, la band impeccabile (con Magnelli, abbastanza defilato, Eu, Massimilano Gambinossi e i due fratelli Della Monica, con particolare menzione per il drumming insieme rigoroso e molto 'musicale' di Cristiano), anche se qualche perplessità è legittima, in un live che, rispetto al tour precedente, tende ad annullare le estremizzazioni, sciogliendo sia i passaggi più mossi sia quelli minimali in un equilibrio elettro-acustico un po' troppo lineare, forse non sempre ideeale per valorizzare i singoli pezzi.

Sfumano le note di "Le grandi scoperte", Ginevra presenta un ospite, Ferretti tra gli applausi prende posto al suo fianco e parte "Brace". Ma è un'incipit fuorviante: tra l'intensità del primo pezzo e la maestosa classicità conclusiva di "Annarella", prende invece forma un 'concerto nel concerto' assolutamente folle e giocoso, vera e propria 'altra faccia della medaglia' (la stessa medaglia...) di Montesole. Si parte con una freschissima versione di "Forma e sostanza" che, se non fosse un'assurdità, si potrebbe quasi etichettare come 'asian-underground' (!), con le tastiere orientaleggianti di Magnelli sull'incedere incalzante del taom di Cristiano, mentre le voci dei due cantanti sorridenti si rincorrono rapidissime. Pubblico a bocca aperta, ma non c'è tempo nè per indugiare nello stupore nè per respirare, che si prosegue con "Fuochi nella notte", altrettanto solare e danzerina: quando il "chi c'è c'è chi non c'è non c'è" a voci multiple si interrompe improvvisamente e Giovanni e Ginevra attaccano all'unisono, a cappella, una generosa porzione di "Rollamaffi", giojosa filastrocca antiproibizionista in dialetto reggiano-montanaro scritta dagli Ustmamò nel 1993 (ed uno dei rarissimi pezzi davvero riusciti sull'argomento...), resa ancora più esplosiva dall'essere proposta nella 'piazza bolognese dei drogati' per antonomasia, è davvero difficile credere ad occhi e orecchie. Ma, di nuovo, a tutti è cortesemente consigliato di adeguarsi, che, passato anche il "quanto è alto l'universo quanto è profondo l'universo" di "Gobi", Ferretti, con la collaborazione del solo Magnelli, si invola nelle rime baciate a ritmo di tango di quel capolavoro che è "Oh! Battagliero", seguito, nel ritornello, dall'urlo a squarciagola di tutta la piazza. Semplicemente bellissimo. Poi è la volta di "Ederlezi", qui presentata in una versione molto più marziale, quasi 'bandistica-anche-se-senza-banda', e, come è giusto che sia, in questo caso è Ginevra a condurre e Giovanni a fare il corista. Rapida discesa e risalita sul palco, c'è ancora spazio per un'incantevole rilettura di "Matrilineare" che, rigorosamente acustica, non perde nemmeno una briciola dell'irruenza che contraddistingue la traccia originale presente su "Tabula rasa elettrificata" e, di nuovo, merita il massimo dei voti, per poi chiudere con "Annarella" per sole voci e piano.

Bene, passato anche l'ultimo applauso si può tirare finalmente il fiato, e Ginevra si riprende il palco con una straordinaria interpretazione di "Khorakhanè" di De Andrè, che le vale una lunghissima e meritata standing ovation.

Non è finita: la rassegna "Per te" prevede un post-concerto all'interno del chiostro di S. Martino, con il protagonista della serata impegnato in pezzi proposti come ninne-nanne. Ginevra, accompagnata dalla discreta chitarra di Davide e da qualche minimo colpo di tamburo di Cristiano, fa seguire a "Campestre" la riproposizione acustica di Cave, "Sidun" di De Andrè e "Gracias a la vida" della cantante cilena Violeta Parra, che, nell'atmosfera sospesa del chiostro -strapieno, attento e silenzioso-, sono la degna conclusione di un'altra serata da ricordare.

"Linea di confine", Piazzale della Rosa, Sassuolo, 20.07.001

"Linea di confine, in viaggio per Mostar" è una combinazione di letture ed immagini, di volta in volta alternate o sovrapposte: i testi sono letti da Massimo Zamboni e da Davide Ferrario (storicamente legato al mondo del Consorzio, con, tra gli altri, "Materiale Resistente", "Tutti giù per terra", "Sul 45° parallelo", "Guardami"), che è anche regista e montatore della parte cinematografica.

Le immagini, per le quali viene rifiutata la qualifica di 'documentario', sono state filmate durante la trasferta bosniaca dei C.S.I. nel giugno 1998, ed alternano sequenze relative alla 'spedizione' (dall'organizzazione, costellata da continue difficoltà logistiche e meteorologiche, fino ai concerti nelle due metà di Mostar) a quelle della città e delle zone circostanti, martoriate dalle successive fasi del confilitto, mentre anche i testi incrociano riflessioni e passaggi più simili a 'diari'. "Linea di confine" non è il film di un concerto (anche se non manca la musica, spesso in sottofondo ed a tratti in primo piano) e non è certo questo il luogo appropriato per cercare di raccontarlo (e, anche volendo, sarebbe piuttosto improbabile riuscire a farlo anche solo dignitosamente), ma in un pezzo che tenta di mettere in fila frammenti del post C.S.I. reclama il suo spazio. Ed il consiglio, nitido, è quello di andare a vederlo.

Ginevra Di Marco, festival "Mundus", Palazzo Magnani, Reggio Emilia, 29.07.001

Il concerto di Ginevra, nella degna cornice del cortile interno di Palazzo Magnani, è un'efficace risposta alle critiche fatte sopra: davanti a un pubblico estremamente attento, la scaletta, in questo caso non 'contaminata' dalla presenza di Ferretti, allinea a "Canto di accoglienza", "3", "Luce appare", "Trama tenue", "Neretva", "Le grandi scoperte" e le varie cover già proposte a Bologna, anche "Terraluna" da "Matrilineare", l'incalzante "Eclissi" e una versione incattivita di "Lilith", guadagnando, con una maggiore varietà di forme, in efficacia. Intorno una band ancora una volta ottima, con Massimiliano che presenta un pezzo del suo prossimo album (sempre a nome Ci s'ha?) tra i brani acustici che, prima del bis di "Ederlezi" (con Ginevra che invita il pubblico dicendo "Cantate con noi!" e qualcuno che, ben consapevole dell'inevitabile gap a livello di possibilità canore, risponde con un ironico e sconsolato "Magari..."), chiudono il concerto. La sensazione (anche se in questo caso affievolita) è nuovamente che un'ulteriore differenziazione dei singoli pezzi, estremizzabili nell'uno o nell'altro senso, arricchirebbe il risultato, ma non è proprio il caso di lamentarsi. Proprio no.

"Concerto dedicato alla luna", festival "Mundus", Correggio, 04.08.001

A Correggio va in scena il "Concerto dedicato alla luna", inizialmente concepito come un unicum per la rassegna fiorentina "Stazioni lunari" (con Magnelli nella veste di direttore artistico e, tra gli altri, i Marlene Kuntz), poi replicato in due date estive. Sul palco Ferretti, Ginevra, Magnelli e Cristiano Della Monica, in questa occasione a tratti rafforzati dal basso di Eu. Rispetto ai concerti descritti in precedenza questo live risulta un po' un 'riassunto' ordinato, che mescola suggestioni dai diversi appuntamenti precedenti, andando a rielaborare quasi esclusivamente i pezzi proposti a Montesole ed inserendo qualche novità.

"Campestre" è nuovamente posizionata in apertura: diversa la valenza, questa volta suona come invocazione per la luna che, a lungo attesa, comparirà sopra al palco solo verso la conclusione del concerto. La scaletta è molto equilibrata, con una prima parte prevalentemente pacata che lascia successivamente spazio a ritmi un po' più sostenuti, ed intervallata dalle letture di Ferretti (tra le quali il prevedibile Leopardi di "Alla luna" e di "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia") puntualmente seguite dal solo Magnelli al piano o da pezzi solisti di Ginevra.

Rispetto alle esibizioni precedenti è tutto un po' più controllato -verrebbe da dire, ingenerosamente, 'buonista'- con parte della 'responsabilità' indubbiamente dovuta ad un pubblico estremamente eterogeneo, che mescola 'fedeli alla linea' di nuovo, medio o lungo corso con gli spettatori più 'colti, maturi e posati' della rassegna "Mundus" (già netta maggioranza a Palazzo Magnani); intanto, Ferretti omaggia l'accezione 'world' del festival (e contemporaneamente ironizza sulla propria ignoranza riguardo alle lingue) ringraziando a tratti in inglese o portoghese.

C'è spazio per un'inedita "Bolormaa" che si scioglie con indubbia efficacia nella seconda parte di "Inquieto" e, dopo che "Oh! Battagliero", sempre ottima anche se certo non paragonabile a quella presentata a Bologna, ha irreversibilmente cambiato il tono della serata, per la prima parte di "A tratti", per "In viaggio", che riprende in maniera calligrafica la versione fotografata su "In quiete", e per il gran finale con "Forma e sostanza" seguita da "Fuochi nella notte", nuovamente chimerizzata con "Rollamaffi".

I bis sotto la luna sono di nuovo raccolti, con una versione praticamente solo voce (di Ginevra) di "Gracias a la vida", che regala brividi e strappa un lunghissimo applauso, e la 'solita' "Annarella" che chiude, dolce e perentoria.

Poi, a sorpresa, la sera si allunga con lo spettacolo -non annunciato- de The Mighty Zulu Nation, provenienti dal Natal, in tour nei dintorni ed ormai amiconi di Ferretti (che allieta il pubblico durante il rapidissimo cambio di palco con un'introduzione storico-culturale unita ad un pajo di assoli vocali), che, tra costumi colorati, click palatali, gradevoli canzoni tradizionali ed improbabili simil-gospel sulla fratellanza universale (tipo cerimonia inaugurale delle olimpiadi...), allungano di un'altra inattesa ora lo spettacolo.

Mini bilancio in soggettiva

Adattando il celebre incipit di "Maciste contro tutti", si potrebbe dire "Come tutti quanti sapete C.S.I. non esiste più".

L'estate 2001 ha però ripresentato cinque 'suonatori indipendenti' ancora più o meno 'consorziati', con progetti solisti vitali e di qualità (per Ginevra è in uscita il live, per Canali non dovrebbe tardare ancora molto il seguito di "Che fine ha fatto Lazlotoz? "), con la consueta moltitudine di attività parallele (produzioni, collaborazioni, direzioni artistiche, etc.), con l'acquisita piena consapevolezza della fine della storia precedente, con la volontà di fare cose insieme, magari appoggiandosi ad un'ideea forte come quella di Montesole, magari giocando con il recente passato con tranquillità, rispetto, leggerezza ed efficacia insieme come a Bologna (in netta contrapposizione con i concerti dell'anno scorso, profondamente cupi e sofferti): ovviamente niente di tutto questo offre garanzie assolute sul livello qualitativo delle future produzioni collettive, attualmente in fase di realizzazione, ma sicuramente riassesta i blocchi di partenza su basi decisamente migliori di quelli di dodici mesi fa, lasciando più spazio ad un non ingiustificato ottimismo.

Detto questo, di nuovo, non resta che aspettare, tenendosi intanto stretti i ricordi delle preziose serate estive.



-intro
-campestre
-brace
-bolormaa / inquieto
-linea gotica

-lettura -neretva
-cupe vampe
-oh! battagliero
-ederlezi
-matrilineare

-lettura -lilith
-a tratti
-in viaggio
-forma e sostanza
-fuochi nella notte / rollamaffi / gobi

-lettura -gracias a la vida
-annarella

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L'articolo Consorzio Suonatori Indipendenti (CSI) - Estate 2001 - Montesole di teo è apparso su Rockit.it il 2001-06-29 00:00:00

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