F4, basiti dalla bossa nova

Un nome rubato da Boris e dalle cartiere di Fabriano, un genere che prende tanto dal Midwest americano quanto dal Brasile e un'ossessione quasi malsana per il Varnelli: ecco il trio lombardo-marchigiano che ha portato la saudade in To Lose La Track con la sua bossa emo

Pietro, Riccardo e Giuseppe: gli F4
Pietro, Riccardo e Giuseppe: gli F4

F4, come il tasto che i tre sceneggiatori di Boris premono ripetutamente mentre sono alle prese con la stesura dei dialoghi de Gli occhi del cuore. Ma F4 anche come i fogli della Fabriano, cartiera omonima alla città da cui provengono Pietro Giorgetti – che da anni vive ormai a Milano – e Riccardo Teodori, chitarra e voce il primo, basso il secondo, della band. A loro va aggiunto il batterista – e "vibemaster", come lo definiscono i suoi compagni di band – Giuseppe Molinari, che invece è lombardo e che potreste aver visto in giro anche assieme a Beetamax o Marco Castello, tra gli altri. F4, il primo trio bossa emo a girare per i palchi italiani.

 

Gli F4 live a Bologna
Gli F4 live a Bologna

Lo scorso anno, la band ha pubblicato il suo primo disco, Camaò, per l’etichetta To Lose La Track. Camaò è un termine molto legato alle origini marchigiane dei 2/3 del gruppo: “Camaò letteralmente è la crasi di un’imprecazione, ma qui a Fabriano è usata come intercalare: “che sorpresa”, “evviva”, “mannaggia”... Camaò è un po’ la chiave della marchigianità”, ci ha spiegato Riccardo, mentre per Pietro Camaò “è il modo con cui abbiamo imparato ad affrontare la vita”.

Gli F4 fanno bossa emo, come l’ha battezzata “l’ex puttana del pank, ovvero Franek Windy. Noi pe non sbagliacce ce mettemo dentro anche un goccetto de Varnelli, l’anice secco speciale dal gusto inconfondibile”, racconta Pietro. E in effetti il termine è azzeccatissimo: su ritmiche sudamericane appannate, fatte di fruscii, colpi di spazzola e piatti sfiorati, si appoggiano chitarra e basso sporchi e malinconici, in una sorta di sgangherata bossa nova con tanto di effetto sabbietta, nel tocco dato dal mix e master realizzato da Giuseppe. La fusione di punti di contatto – che, a pensarci bene, sono del tutto naturali – tra il Brasile degli anni ’60, il Midwest americano degli anni ’90 e la provincia di Senigallia di oggi porta a questo inedito esperimento, tanto spontaneo quanto ipnotico.

Nonostante Camaò sia stato pubblicato solo nel 2020, il disco ha una storia ben più lunga. “F4 nasce più o meno a fine 2014, le canzoni di Camaò sono state scritte nell’arco dei cinque anni successivi. Ho fatto dei concerti in quegli anni senza aver nulla di registrato, chitarra e voce, dove capitava, come andava andava. Man mano che registravo le cose su GarageBand le condividevo con Riccardo, perché abbiamo sempre fatto così, suonando insieme da una decina d’anni. A un certo punto ci siamo detti di provare ad arrangiare il tutto, intanto col basso. Poi abbiamo conosciuto Moli”, spiega Pietro.

Qua interviene Giuseppe: “Ho conosciuto Pietro nel 2019 durante un paio di date dei DAGS!. Era in apertura già all'epoca come F4 e mi è parso un bravo raga sincero con la sua musica. Chiunque serva onestamente madonna Musica è mio alleato”. Così, in questa congiunzione astrale, si forma definitivamente il trio.

Camaò è composto da 6 tracce originali, struggenti e nostalgiche, a cui si aggiunge la cover di Vi roscio de morro dei Kurnalcool, band marchigiana nata negli anni ’80 che ha coniato il termine vi metal per descrivere la propria musica: storie alcoliche realmente accadute ai componenti del gruppo, raccontate con un linguaggio comune, tra termini in slang e dialetto. Una versione totalmente stravolta, dove l’hard rock dei Kurnalcool cede il posto alla distintiva formula degli F4.

Discorso simile vale per I migliori anni, cover dell’omonima canzone di Renato Zero, pubblicata all’inizio del 2021 all’interno dell’ep Lato A/lato B, in cui compare anche il brano 25-26: l’arrangiamento intenso dell’originale viene ridotto a una dimensione essenziale da cameretta, su cui Pietro quasi sussurra le parole del testo. Un bel salto rispetto alla potenza della voce di Zero, ma è proprio in questo approccio intimista che il brano trova un nuovo modo di splendere.

25-26, invece, è una canzone sul trovarsi a diventare adulti, quell’avvicinarsi inesorabilmente ai 30 anni che spaventa chiunque debba ancora raggiungere quel traguardo “L’anno del primo life check assoluto”, come lo descrive Giuseppe. “Ci sembrava che il pezzo si discostasse da Camaò (in un senso buono) e l’idea di mettere in mostra questo cambiamento nel sound con un 7’’ immaginario ci piaceva. Non c’è meglio o peggio”, racconta Riccardo. “Non riuscivo a trovare un titolo per questo testo, che fosse significativo rispetto alle parole. ho riascoltato 24-25 dei Kings of Convenience e da lì ho fatto un collegamento”, aggiunge Pietro.

 

F4 a Milano
F4 a Milano

Dopo aver esordito in piena pandemia, ora gli F4 stanno pian piano trovando gli spazi giusto per suonare assieme, anche se occasionalmente si trovano a dover rinunciare al loro batterista. “Quando non c’è lo sostituisce Tommaso, un altro ragazzo Fabriano wave”, è il commento di Pietro. Anche se il sogno proibito per un live è solo uno: “Vogliamo fare un concerto in doubledrums con campanelli tintinnii saudade a rotella e birre corrette Varnelli per tutti”. Speriamo di esserci (chiaramente basiti).

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L'articolo F4, basiti dalla bossa nova di Redazione è apparso su Rockit.it il 2021-09-02 15:33:00

Tag: ep album emo

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