Franchino e la terra senza più magia

Con le sue favole e il volto da caratterista, è stato il vocalist più iconico della generazione dell'after. Dai club dell'Isola d'Elba nei '70 alla "magia dei 90s", ora ripercorre la sua carriera e parla di ricerca artistica, astinenza da discoteche, viaggi in sé e giardinaggio

Franchino alla ricerca della magia, foto: 16DEE
Franchino alla ricerca della magia, foto: 16DEE
02/08/2021 - 09:11 Scritto da Simone Stefanini

Negli anni '90 i giovani italiani di dividevano in due categorie: chi andava in discoteca e chi suonava. Gli appartenenti alle fazioni non entravano granché in contatto e si guardavano in cagnesco. Oggi fortunatamente i confini sono del tutto saltati e un sacco di artisti mischiano la musica dance con il cantautorato e con la musica pop, per creare nuovi ibridi. In questo senso, uno dei precursori del genere è senza dubbio Franchino, pseudonimo di Francesco Principato, un vocalist unico che dopo aver esordito fin dagli anni '70 come dj ha contribuito a cambiare radicalmente il modo di stare dietro la consolle raccontando le favole alle persone in pista mentre la musica saliva. Ne avrete sentito parlare sicuramente, le cassettine con le sue performance hanno fatto il giro d'Italia e le sue fiabe allucinogene mandavano in trance gli amanti della progressive. Ha collaborato coi dj più interessanti di 40 anni di clubbing, testimoniando cambiamenti e adattandosi ai nuovi stili conservando il proprio, alla ricerca della magia (ma ce ne parlerà lui stesso più avanti). 

Personaggio incredibile, è tornato prestando la sua voce a Mike Dem, producer definito la nuova promessa della house italiana nel pezzo All'improvviso, un'ode a un certo periodo storico, che i due descrivono così: "All’improvviso è un brano che racconta e accompagna i momenti difficili nei quali non si riesce a vedere la fine. La bacchetta è il simbolo di una speranza che prende forma, una forma fantastica che lascia spazio all’immaginazione. Si può rimediare agli errori del passato o proiettarsi in un futuro migliore, esaudire i desideri o realizzare i nostri sogni. La scelta degli elementi e i riferimenti alla musica elettronica centroeuropea rendono All’improvviso un brano che parla un linguaggio universale, una poesia che ognuno può fare sua. La voce e la musica si uniscono in un tutt’uno di forti emozioni. Si dice spesso: “.. Se io potessi avere, una bacchetta magica, chissà che cosa ne farei ..”. E tu, cosa ne faresti?"

foto: 16DEE
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Un pezzo che fa ballare con un bel po' di malinconia, che guarda al futuro ma che parla a suo modo del periodo più buio per il clubbing, con le discoteche chiuse da un anno e mezzo senza grosse prospettive per la stagione che sta giungendo al suo culmine proprio in questi giorni. Ne abbiamo parlato proprio con Franchino che ci ha raccontato la sua vita alla ricerca del mana, nel dancefloor come nel giardino di casa sua, che ama curare quasi come fosse una meditazione.

 

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Come si fa a stare un anno e mezzo senza ballare?

Sembra ormai un’eternità, ho un piccolo studio a casa e mai come in questo periodo ci trascorro molto tempo, mi permette di sentirmi lì, dove amo stare, dietro una console, in mezzo al pubblico a raccontare favole. Inoltre ho la fortuna di avere un bellissimo giardino che richiede molte cure: alterno la musica, la magia, al giardinaggio, mi aiuta molto. È un viaggio trascendentale, l’immaginazione contribuisce a guidarmi tra i ricordi, ma soprattutto a progettare ciò che sarà. Spero che tutto questo finisca presto e si possa tornare a danzare e a condividere la passione per la musica tutti insieme.

Parlaci dei tuoi esordi, delle prime discoteche in cui ti sei esibito, di come hai iniziato a fare questo mestiere.

Tutto è iniziato al Seven Eleven di Montelupo Fiorentino all’inizio degli anni’70 poi Capo Nord, sull’ Isola d’Elba, negli anni ’80. È li che conobbi Miki Il Delfino, un famoso dj italiano che, appena terminata la stagione all’Elba, venne chiamato all’Imperiale di Tirrenia a lavorare, dove mi chiamò e disse: 'Secondo me, l’Imperiale è proprio il tuo locale'. Allora decisi di provare e non appena arrivato in console presi il microfono ed iniziai un po' a “cazzeggiare”. Dopo 10 anni trascorsi in Brasile, al mio ritorno in Italia dal 1995 al 2000 incominciai ad esibirmi all'Insomnia Disco Acropoli d'Italia di Ponsacco: con i dj dell'Imperiale di allora Joy Kitikonti, Zicky, Leonardo Brogi, Ricky Le Roy e Mario Più, con i quali fondai, nel 1997 l'etichetta discografica Metempsicosi. Da lì, ebbi la fortuna di iniziare un percorso per me nuovo, molti club in Italia e non solo, ma anche Giappone e Brasile, iniziarono a contattarci per tour che mi portarono a vedere posti incredibili e in Italia, in particolare, alcuni di questi, diventarono la mia casa: il Matrix di Brescia, il Bolgia a Bergamo passando per il Jaiss a Empoli e Firenze.

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Gli anni della magia e delle favole, i 90s. Che ricordi hai di quel periodo?

Dalla fine degli anni ‘80 ci furono grandi cambiamenti, il pop funk rock iniziava ad essere contaminato dall’elettronica, il digitale stava definitivamente prendendo piede. Nell’88 andando a Ibiza mi è partita la bambola, stavo smettendo di fare il dj e il cantante era ciò che volevo essere, mi accorsi subito che dovevo interagire con la musica dell’epoca, mi venne un "Flash", il famoso "Flash" di Franchino, vidi tanti bambini truccarsi, divertirsi. Era divertimento pur, una tendenza magica che mi ha immediatamente affascinato e da li ho detto “Bambini, ora vi racconto io una favola”.

Le tue favole erano famosissime, senza social e senza dischi facevano il giro dell’Italia e oltre. Come te lo spieghi quel successo? Oggi sarebbe possibile?

Le mie favole erano note perché le cassettine giravano forte, negli anni ’80 e ‘90 tutta la gente passava dai club in cui mi esibivo, acquistava la cassetta e le portava via con sé. Ci si recava ai nostri eventi senza sapere mai cosa aspettarsi, ogni notte diventava unica e irripetibile. Era fondamentale conservare qualcosa che potesse far rivivere quell’esperienza, il passaparola era necessario per rimanere a galla e Franchino era sulla bocca di tutti.

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Com’è cambiato il clubbing in questi anni?

Personalmente, mi sento fortunato ad aver vissuto il primo periodo, quello più underground, dove il club rappresentava un ritrovo per i cultori della progressive prima e dell’elettronica poi. Si cercava di distinguersi in ogni modo e di non uniformarsi, proponendo ogni volta qualcosa di stupefacente. Oggi, i contenuti distribuiti sulle piattaforme online hanno preso il sopravvento ed è facile realizzare e trovare testimonianze video che lasciano pensare all’impossibile. Posso solo immaginare la delusione di un giovane che si reca ad un evento non all’altezza dei grandi brand internazionali.


Anche il pubblico è cambiato quindi. Cosa cerca l'utente di oggi da una serata in un club?

Oggi non è facile stupire il pubblico. La discoteca per come la intendiamo non può essere la stessa, le nuove generazioni si stancano in fretta. Con la diffusione dei social e la necessità degli organi di stampa di rimanere al passo con i tempi, abbiamo tutti la possibilità di conoscere e studiare ciò che accade a livello internazionale, ma la realtà, ahimè, è che sappiamo molto degli artisti stranieri e poco di quelli nostrani. Se sei bravo ed hai modo di farti apprezzare dal pubblico, resisti, ma se sei scarso o copi gli altri, vieni smascherato subito e dimenticato facilmente.

Oggi alcuni artisti come Cosmo o Cmqmartina mischiano la musica dance/techno con il cantautorato. Conosci la scena? Ti senti un precursore in questo senso?

Credo che la musica sia il miglior modo per esprimersi in libertà, senza limiti, questa è la vera magia. Grazie alla collaborazione con Mike Dem e l’etichetta “Individual”, ho avuto modo di notare l’approccio delle nuove generazioni al processo produttivo ed artistico di un progetto discografico. Non conosco personalmente gli artisti sopra citati ma sarà mia premura approfondire l’argomento e perché no, magari un giorno, raccontare una favola insieme a loro.

foto: 16DEE
foto: 16DEE

Sarà possibile tornare alle serate infinite, agli after e alla magia?

L’arte e l’artista si incontrano in un determinato momento in un determinato luogo, dove, appunto, nasce la magia. Non dimenticherò mai gli anni '90 e quelle lunghe notti trascorse insieme, il pubblico, i colleghi che ringrazio per avermi fatto prendere parte a questa fantastica Favola che è la mia vita. Ma il tempo non può essere fermato, la magia si manifesterà sotto una nuova forma.

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L'articolo Franchino e la terra senza più magia di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2021-08-02 09:11:00

Tag: discoteca

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