Afterhours - Frequenze Disturbate - Urbino



Settima edizione del Festival “Frequenze Disturbate” a Urbino e tocca agli Afterhours fare da principale attrazione della serata inaugurale della manifestazione, che comprendeva anche gli One Dimensional Man e i Giant Sand di Howe Gelb. Con ormai qualche mese di concerti alle spalle c’è da verificare definitivamente l’efficienza (ritrovata?) del gruppo milanese nella dimensione live, dopo il tempo necessario a metabolizzare l’addio di Xabier Iriondo ed i nuovi pezzi in versione da palco.

Ebbene, sin dalle prime note si capisce che il gruppo, dal sound più compatto dei precedenti tour, gira a dovere: appoggiandosi sul nuovo album, il concerto parte con Quello che non c’è, Bye bye Bombay, e Bungee Jumping. Proprio quest’ultima viene eseguita con l’ormai “classico” televisore acceso: questa sera Manuel si sofferma su un servizio del telegiornale sul “legittimo sospetto”, argomento politico clou di questi giorni. Quasi scontato che il pezzo riprenda con – se possibile - maggiore rabbia…Il poker dei primi pezzi estratti dall’ultima produzione viene poi completato da una grintosa Varanasy Baby. Quindi è la volta di un paio di canzoni dal precedente Non è per sempre: se Milano circonvallazione esterna non si discosta particolarmente dalle versioni ufficiali, la successiva La verità che ricordavo (“Un vecchio pezzo degli After”, come la presente ironicamente Manuel) è impressionante: il front-man è in versione Roger Daltrey degli Who, si fa roteare il microfono sulla testa, e l’impatto sonoro è da pugno nello stomaco. Di sicuro uno dei migliori momenti del concerto, concerto che prosegue ormai in modo sempre più convincente: Male di miele, Non sono immaginario, 1.9.9.6 (nel nuovo arrangiamento elettrico, più veloce e quasi “eretico” con 3 chitarre e senza archi), Non è per sempre, Rapace, Tutto fa un po’ male e Dentro Marilyn, con quest’ultima che chiude la prima parte del live come una dichiarazione di quello che sono ora gli After: intro stravolta da Manuel e Andrea Viti, il bassista, e pezzo che per la velocità ricorda più la versione inglese di quella italiana. Sono questi i nuovi After: voglia di cambiare anche canzoni che per loro sono un manifesto, pezzi vecchi resi nuovi da un gruppo che non si vuole fermare su posizioni acquisite.

Il primo bis regala invece l’unico momento un po’ debole del concerto, una versione di La gente sta male che sembra insicura tra mantenere il sostanziale intimismo giocato sugli arpeggi, come eseguita dell’album, o convertirsi anch’essa a ritmi da ballata più rockeggiante per essere meglio inserita nel contesto “dal vivo”, con il risultato di passare quasi inosservata. Si ritorna invece sui “soliti” livelli con la classica Pelle e una soddisfacente Ritorno a casa, anch’essa testimonianza dell’ormai acquisita confidenza degli After e, nel caso specifico, di Manuel (qui eccellente allievo di Mimì Clementi dei Massimo Volume) con linguaggi musicali in precedenza lontani dal loro.

Il secondo e conclusivo bis parte invece con Televisione, ripescata per questo Tour da quel piccolo gioiello che era l’EP di Male di miele, per proseguire con Non si esce vivi dagli anni 80 e concludersi con l’immancabile Vorrei una pelle splendida, chiusa sugli applausi ritmati di un pubblico decisamente soddisfatto.

Giudizio finale? Gli After convincono praticamente al 100%: certo i momenti troppo “celebrativi” sono sempre dietro l’angolo ma pare che anche i fan abbiamo nel complesso assimilato la nuova direzione dell’ensemble milanese. Non è stato quindi un caso che Manuel, in una chiacchierata avvenuta nel pomeriggio precedente il concerto, avesse confessato come dopo un inizio non completamente soddisfacente la resa live del gruppo fosse decisamente cresciuta durante l’estate. Si è visto benissimo.

Unica annotazione negativa? Qualche problema, specie all’inizio, di mixaggio, un po’ forse perché si suonava all’aperto (la fortezza d’Albornoz è praticamente nel punto più alto di Urbino) e un po’ forse perché sul palco si erano susseguiti tre gruppi, con relativi problemi di strumentazione. In ogni caso questo non ha pregiudicato particolarmente la resa di una serata da promuovere a pieni voti.



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L'articolo Afterhours - Frequenze Disturbate - Urbino di Federico Ferri è apparso su Rockit.it il 2002-08-01 00:00:00

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