La prima volta al cinema dei metallari milanesi

È possibile assistere a un concerto death metal seduti composti in poltrona? Secondo i Fulci sì, come dimostra la prima proiezione del loro film horror-comedy “Tropical Sun” al Cinema Mexico di Milano. Ecco com’è andata, e che effetto fa vedere 14enni con i nonni a fare headbanging

I Fulci al Cinema Mexico di Milano - tutte le foto sono di Luca Secchi
I Fulci al Cinema Mexico di Milano - tutte le foto sono di Luca Secchi

Tra tutte le situazioni in cui ci aspettavamo di sentire risuonare il tormentone metal di circostanza “fate i Nabat!”, la sala di un cinema era la meno quotata. Oltre a, forse, un funerale, ma eccoci qua. Abbiamo visto un concerto death metal al cinema, insieme ad un tot di altri spettatori a cui la regola del silenzio assoluto sta molto stretta.

Nel pieno della Fashion Week, tra gucciate moleste, gin tonic da mille euro ed eventi pettinati di cui veniamo a sapere tutto e tutto contro la nostra volontà, Love You After Death è l’unica serata mirata a spettinare: l’evento è un connubio tra street style, arti visive e musica estrema, con il live del quintetto Caserta-splatter-death Fulci, fresco di tournée americana.

I Fulci visti dalla platea - foto di Luca Secchi
I Fulci visti dalla platea - foto di Luca Secchi

È nel contesto art deco del Cinema Mexico di Lorenteggio (la cui unica sala è solita proiettare periodicamente il Rocky Horror Picture Show) che prende luogo una delle serate più surreali del metal italiano. Accolti e provvisti di bustina per il vomito targata Fulci assistiamo alla proiezione del loro corto horror-comedy Tropical Sun, girato in Galles. Se la band che lo ha co-ideato e ne ha composto la soundtrack si chiama Fulci, il mini-film non può che essere uno zombiegore.

E mentre la proiezione si conclude con il pubblico ad inneggiare il protagonista (“BRUNO! BRUNO!”), che accende un’ultima siga mentre i morti viventi divorano le sue interiora, il main event deve ancora iniziare: un concerto. Un concerto dei Fulci, dunque un concerto metal, con la sua tifoseria fedele, gli usi e costumi sottoculturali di sempre, il tutto trasportato dentro una sala di proiezione e prontamente reso un avvenimento milanese da primato.

Il sacchetto del vomito dell'evento - foto di Luca Secchi
Il sacchetto del vomito dell'evento - foto di Luca Secchi

La band, oltre ad essersi distinta negli anni a colpi di groove punitivi, gutturali provenienti dai profondi inferi del tuo tubo di scarico e quell’inarrestabile drum machine a rendere il tutto un po’ più gabber, è maestra di stile. Docente di swag, oserei aggiungere di mio pugno dopo averli visti salire sul palco. Le file di poltrone sono ricolme di metallari in delirio come se stessero assistendo a L'arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat ed i Fulci fossero i fratelli Lumiere. La verità è che i fratelli Lumiere quell’accostamento tra chitarra del demonio BC Rich ed occhiali da snowboard specchiati Pit Viper del chitarrista Dome se lo sognavano, nel 1896. 

I giovanissimi fan Lord Morgoth, Torto e Khamul - foto di Luca Secchi
I giovanissimi fan Lord Morgoth, Torto e Khamul - foto di Luca Secchi

Se prima dell’esibizione si era sollevato un interrogativo generale sull’assenza di un pit, sul divieto di pogo, sulla potenza che può garantire l’impianto di un cinema, durante la serata ci siamo potuti cimentare in un esercizio collettivo a volte difficile per chi rimane incastonato nella visione primordiale di questo genere: realizzare che il metal può, deve avere molteplici linguaggi. Deve continuare a disturbare chi si oppone al cambio della guardia e allo svecchiamento dell’estetica, chi detesta le grandi feste e la gente nuova, e rivolgersi a chi invece nella novità si tuffa dentro.

Nonna con nipotina death metal - foto di Luca Secchi
Nonna con nipotina death metal - foto di Luca Secchi

A Love You After Death ho scoperto che il death metal al cinema non è decontestualizzato se rimane il death metal di Lord Morgoth, Torto e Khamul, i tre quattordicenni che partecipano alla serata con lo stesso entusiasmo che dimostrerebbero al Dissonance Festival. Mi sono anche ricordata che il metal è cross-generazionale e non va recintato, ma tramandato, come ogni altra eredità, ai figli e poi ai nipoti. E vedere una coppia nonno-nipotina di 15 anni abbracciati a fare headbanging durante la hit Tropical Sun, seduti su due poltroncine rosse piccole piccole, dovrebbe ricordare a chiunque che il metal è per chiunque, dovunque.

---
L'articolo La prima volta al cinema dei metallari milanesi di Vittoria Brandoni è apparso su Rockit.it il 2023-10-03 16:10:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia