Gaspare Pellegatta, i mille volti della distanza emotiva

Il musicista varesino parte dalla sua macchina fotografica scassata per realizzare il suo nuovo singolo "Yashica". Ad accompagnarlo, al posto dei soliti videoclip, c'è una fanzine in edizione limitata, in cui 18 artisti interpretano a modo loro quel distacco nei rapporti proprio dell'era digitale

Gaspare Pellegatta - foto di Federica Vismara
Gaspare Pellegatta - foto di Federica Vismara

In un mercatino vintage per le strade di Toronto, qualche tempo fa, il musicista e pittore Gaspare Pellegatta si imbatte in una bellissima macchina fotografica analogica. Costo: 35 dollari canadesi, circa 22 euro secondo l’attuale tasso di cambio. Gaspare se ne innamora subito: "Mi sembrava l’affare naif della mia vita", ci ha detto. "Col tempo ho scoperto che invece era tutta scassata. Era un'ottima premessa per fare delle foto bianche e bruciacchiate. Invece è stato proprio questo a farmi venir voglia di sfruttarla ad ogni viaggio in giro per il mondo e immortalare le persone a cui voglio bene".

video frame placeholder

Questa fotocamera così malridotta e così affascinante è una Yashica, proprio come il titolo del nuovo singolo di Gaspare, pubblicato il 2 ottobre scorso. "Ho composto Yashica ispirandomi al mood amarcord in cui sprofondo quando riguardo le foto scattate con quella macchina fotografica", ha raccontato il musicista varesino. "Ho una sorella e due fratelli più grandi e mia madre in passato ha creato per ognuno di noi degli album di fotografie. Di questi album amo il fatto che non sono 'noiosamente perfetti', ma ogni fotografia porta con sé imperfezioni date dalla grana della pellicola, la sovra o sottoesposizione. I loro pregi e difetti lasciano spazio all’interpretazione. Osservarle mi porta lentamente in un loop meditativo".

Yashica è un brano strumentale di appena un minuto e mezzo, la cui melodia orientaleggiante fotografa un’immagine sbiadita e splendida e basato sul concetto di distanza emotiva tra le persone nell’era digitale. Concetto reinterpretato da tanti artisti in una fanzine in edizione limitata – e il cui ricavato sarà donato alla Croce Rossa Italiana – per accompagnare il pezzo, con il contributo di 18 artisti e con la supervisione della designer e fotografa – sono sue le foto in questo articolo – Federica Vismara, aka Tentacoli. La "partner in crime perfetta", come l'ha definita Gaspare: "Va ai concerti per pogare, è assetata di eventi ed iniziative da scoprire o organizzare, ha a cuore il mondo DIY ed ha la mente da designer”.

La fanzine
La fanzine

Gli artisti coinvolti all'interno di Yashica sono professionisti che operano in diversi campi artistici e con diversi stili, dall’illustrazione digitale alla scrittura alla produzione di musica elettronica. E che, come ci ha spiegato Gaspare, si sono avvicinati al progetto in maniere diverse: "Alcuni di loro sono amici da tempo, come Vaps, Elasi, Gli Animali Fantastici del Sudamerica e Fuzilli. Altri invece sono creativi che non conoscevamo di persona ma che seguiamo tramite i social e abbiamo provato a contattarli, come nel caso di Cranico. Altri ancora, come Wzar e Hot Hearts, invece, si sono piacevolmente proposti di partecipare in modo spontaneo, gasati dall'idea".

La reinterpretazione di Yashica è stata anche musicale, con quattro versioni diverse oltre all’originale. Si va dalle atmosfere eteree dei suoni elettronici di Nowhen X Alceae alla melodia lo-fi de Gli Animali Fantastici del Sudamerica, passando per la filosofia 8 bit di Fabrizio Carrieri e il viaggio nello spazio tra i suoni anni Ottanta di Ferrè. "La chicca è stata inserire nella fanza un QR code per poter leggere le interviste a ognuno e poi spararsi i pezzi", ha aggiunto Gaspare.

All’interno della fanzine sono presenti le interviste con tutti gli artisti coinvolti all’interno del progetto, sviluppato in parallelo ai mesi di lockdown e quelli successivi. La scelta della fanzine, per Gaspare, è stata una conseguenza della necessità di esprimersi con un linguaggio diverso da quello di un videoclip: "Quello è un mezzo di cui siamo abbastanza saturi. Una rivista ha un sapore diverso: la tocchi, la sporchi e se la vuoi leggere è perché t’interessa. La acquisti e la fai tua. Ora che quasi tutto ciò che viviamo è digitale, pubblicare una rivista cartacea mi è sembrato l’atto più genuino e piratesco per raccontare questo nuovo brano".

Il progetto grafico della fanzine ce l’ha spiegato la stessa Federica: "È stata una sintesi di tre elementi: un’attività di ricerca delle reference stilistiche, una mia estetica funzionale che ho sviluppato e lo stile comunicativo che ho costruito assieme a Gaspare per valorizzare al meglio la sua produzione musicale e creativa. Il ritmo narrativo della fanzine è dettato dalla griglia costruttiva delle pagine e delle sue varianti con un gioco di incastri rigorosamente geometrico tra gli titoli, testi e immagini. Anche lo spazio bianco è protagonista per dare respiro alle pagine e rendere il progetto digeribile e armonico. I colori che legano le pagine sono il giallo, il rosso, e il blu: sono le cromie adottate dal movimento Bauhaus, storiche ma mai fuori moda".

Sfogliando la fanzine, una delle cose che salta subito all’occhio è la particolarità dei font. Per Federica è stata una scelta conseguente al cercare di evadere da quella che lei definisce "sindrome da designer". "Sono tra quelle che, prima di iniziare a scrivere o a fare un progetto, spende ore e ore a scegliere e scaricare decine di font dalla rete ma alla fine finisce sempre per utilizzare il preferito di sempre: proprio lui, l’Helvetica", ci ha confessato. "Qua ho provato a scardinare le regole, utilizzando, col giusto equilibrio, una decina di font diversi. Ho quindi mescolato l’Helvetica con font originali e poco conosciuti, progettati da Type Designers indipendenti. Nella pagina dedicata a Wzar, ad esempio, ho scelto un font poco leggibile ma che acquista forza in originalità".

La pubblicazione della fanzine, però, non sarà un caso unico, visto che è segnata come "numero zero" in copertina. "Ne faremo delle altre, la prossima non sappiamo ancora dirvi a quale tematica o contesto sarà legata né quanti numeri faremo in futuro", ha concluso Gaspare. "L'aspirazione è quella di creare una serie di contenitori creativi che ad ogni numero diano spazio a professionisti di diversi settori artistici, creando di volta in volta collaborazioni nuove e stimolanti".

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L'articolo Gaspare Pellegatta, i mille volti della distanza emotiva di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2020-10-05 18:15:00

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