10 canzoni italiane per celebrare il #pridemonth

Giugno è il mese del pride, sin dal 1970: ecco 10 canzoni che cantano l'amore, solo l'amore

Mentre in Parlamento un Ministro afferma che la famiglia sia solo quella fatta da mamma e papà (“perché tutto il resto è schifezza”) e che i gay non esistano, le strade di tutta Italia si riempiono di colori e di speranza nelle diverse Pride Parade.
Giugno, infatti, è stato scelto come Pride Month per commemorare i Moti di Stonewall, una serie di scontri iniziati il 28 giugno 1969 quando la polizia ha fatto l’ennesima irruzione nello Stonewall Inn, locale gay di New York. Quella mattina, tuttavia, qualcosa è cambiato e i membri della comunità gay hanno deciso di rispondere agli attacchi. A questo evento viene simbolicamente fatta risalire la nascita del movimento di liberazione omosessuale moderno in tutto il mondo: gli scontri sono durati 6 giorni e hanno coinvolto migliaia di persone, diventando un simbolo di resistenza alla discriminazione sociale e politica della comunità LGBT.
Un anno dopo, il 28 giugno 1970, il primo gay pride ha sfilato per le strade di New York, dal Greenwich Village a Central Park, nella giornata che è passata alla storia come il Christopher Street Gay Liberation Day (dal nome della via dov’era ubicato lo Stonewall Inn). Da allora le sfilate celebrano l’orgoglio LGBT popolando i centri delle maggiori città del mondo.
A Rockit crediamo che ogni persona abbia il diritto di esistere e di amare senza condizioni. Crediamo che l’amore sia come la musica, non conosce limiti e non è esclusivo di un genere, orientamento sessuale o di un credo. È una forma di libertà della quale tutti dovrebbero poter godere.
Qui di seguito troverete quindi una lista di 10 canzoni di artisti italiani a tematica LGBT per celebrare il mese del Pride.

Andrea, Fabrizio De Andrè (1978)

“Andrea aveva un amore riccioli neri 
see'era scritto sul foglio che era morto sulla bandiera
see'era scritto sul foglio e la firma era d'oro era firma di re
Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia”

Nel panorama esteso della musica italiana, pochi vantano la considerazione che tocca a Fabrizio De Andrè, un’autentica colonna portante della canzone italiana, elevato al rango di icona culturale oltre che artistica. Perché De Andrè non è solo musica. De Andrè, attraverso la sua opera, si è fatto portatore di battaglie sociali che pochi altri, al tempo, hanno avuto il coraggio di affrontare e portare avanti. Alla base della straordinaria fantasia poetica di De André troviamo infatti una profonda indignazione morale e una solidarietà, a volte strettamente personale, nei confronti delle minoranze oppresse che vengono da lui colte e dipinte nel loro lato più umano.

"Andrea" è una canzone antimilitarista scritta nel 1978 che affronta il tema dell'amore omosessuale. I riferimenti a quest'ultimo sono velati, ma De Andrè non ne fa mistero introducendo la canzone durante un concerto del 1992 al Teatro Smeraldo di Milano. In quell’occasione affermò:"Questa canzone la dedichiamo a quelli che Platone chiamava, in modo addirittura poetico, i 'figli della luna'; quelle persone che noi continuiamo a chiamare 'gay' oppure, per una strana forma di compiacimento, 'diversi', se non addirittura 'culi'. Ecco, mi fa piacere cantare questa canzone, che per altro è stata scritta per loro una dozzina di anni fa, così a luci accese, anche a dimostrare che oggi, almeno in Europa, si può essere semplicemente se stessi senza più bisogno di vergognarsene”.

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Brillantini, Tricarico (2002)

“E voglio truccare i miei occhi e con gli orecchini e poi passeggiare 
Così vestito da donna e mi accorgo che io sono la donna più bella 
La donna più bella, la donna che voglio e sogno io nella mia testa”

In questo brano del 2002 di Francesco Tricarico, viene affrontato con delicatezza e disinvoltura il tema della transessualità. Brillantini racconta infatti del coraggio di un uomo di sentirsi finalmente donna, di una presa di coscienza circa il poter diventare ciò che si vuole diventare a prescindere dal giudizio altrui. Emerge quindi un invito a sperimentare per ritrovarsi, “a giocare e cambiare i propri vestiti per capire sé stessi”.

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Eva-Eva, Subsonica (2002)

“Come Eva incontra Eva
Incidentalmente. O come
Forse un gancio teso al cuore.
Come Eva sfiora Eva
Scioglie un pomeriggio e si scopre
Labile, Vortice, Complice, Vanità.”

In un’atmosfera particolare e fortemente evocativa data dal combinarsi di suoni elettronici e acustici ed un testo breve ad alto contenuto metaforico, i Subsonica celebrano in "Eva-Eva" un momento di intimità tra due donne. Se la trattazione di un amore lesbico e, nello specifico, del momento di consumazione di tale amore è affidata a degli uomini, si potrebbe correre il rischio di cadere (e scadere) in una descrizione di tipo maschilistico-erotica dello stesso. Qui, invece, i Subsonica danno ulteriore prova della loro raffinatezza ed intelligenza presentandoci, attraverso un uso attento di metafore poetiche, niente di più e niente di meno che la celebrazione di un tenero atto d’amore tra donne.

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Gino e l’Alfetta, Daniele Silvestri (2007)

“Preferisci pensare che un gay sia una sorta di errore
una cosa immorale o nel caso migliore
un giullare, un fenomeno da baraccone
e lo tollererai solo in quanto eccezione
e lo tollererai solo in televisione”

“Gino e l’Alfetta” tratta con molta leggerezza e ironia, ma non per questo con meno incisività, il tema dell’omosessualità vista dal punto di vista di un uomo che, pur avendo una compagna, preferisce la compagnia di un certo Gino, perché di lui “si fida un po’ di più”. Andando oltre la già citata ironia insita nel testo, quella che viene espressa è la confusione nella testa del protagonista che inizia ad accettare il suo orientamento sessuale e la sua lotta contro il giudizio altrui: “ ‘Sei diverso da noi!’ Ma che vuoi? Sono gay, fatti miei. Che disturbo ne hai? Quale enorme disagio ne trai?”

Il brano fu adottato come inno ufficiale del Gay Pride 2007 tenutosi a Roma, dove partecipò lo stesso Silvestri voluto dagli organizzatori dell’evento a bordo di un’Alfetta per seguire il corteo.

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Da quando sono morto, Immanuel Casto (2013)

“Da quando son sparito 
Tutti l’han capito
che questa era la cura
per la mia natura”

Siamo abituati ad ascoltare brani di Immanuel Casto nei quali si raccontano scomode realtà della società contemporanea senza la minima censura o a cantarne altri che non sono altro che veri e propri inni dedicati all’atto sessuale. Tra i titoli più famosi troviamo brani come "Tropicanal", "Zero Carboidrati", "Da Grande Sarai Frocio" etc. etc..
Non tutti però conoscono l’altra faccia del Casto Divo, quella meno goliardica e più intimista.

Nella canzone “Da quando sono morto”, che si pone a conclusione del disco “Freak & Chic”, viene descritta l’ascesa dello spirito dello stesso cantante, ormai libero da ogni forma di oppressione, che si eleva sopra a una società viziata dal pregiudizio. Pare infatti che l’unica via concessa al cantante per meritare l'amore di una persona dello stesso sesso, sia quella della morte. Questo brano denuncia il fenomeno sempre più preoccupante che vede una crescita del numero di suicidi all’interno della comunità LGBT come conseguenza alla sottoposizione a vessazioni continue, alla paura di essere rifiutati, alla convinzione di essere sbagliati e alla relativa solitudine. Ad oggi, il 25% dei suicidi tra i ragazzi europei dai 16 ai 25 anni è dovuto proprio all’omo-transfobia.

C’è bisogno di parlarne e Casto, a modo suo, l’ha fatto.

Mario ti amo, UNA (Marzia Stano) (2014)

“Mario dammi tutte le parole d'amore
delle canzoni francesi e italiane d'autore
Mario, cura tutti i miei attacchi di panico”

Quella raccontata in “Mario ti amo” è la storia di due anime, una volta timidamente legate, che si ritrovano. I protagonisti sono ormai grandi: uno è diventato un banchiere, l’altro ha aperto un piccolo bar. Quelli che si alternano nel corso della canzone sono piccoli quadretti nostalgici dei tempi passati, fatti di squarci di vita studentesca e occupazioni, di sigarette fumate di nascosto, di canzoni dei Nirvana che passavano alla radio e di un amore verso un altro uomo soffocato e rifiutato per paura del giudizio altrui. (Grazie agli amici di Indie Pride per averci segnalato questo brano, ndr)

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Le ragazze stanno bene, Le Luci Della Centrale Elettrica (2014)

"Chiara celebra la sensazione della primavera
finalmente in arrivo e del suo treno al binario uno.
E pensa: Sara sei ancora più bella la sera quando sei stanchissima,
sei l’interpretazione dei sogni che non riesco a ricordarmi.”

“Le Ragazze Stanno Bene”, con i suoi giri di chitarra acustica ad accompagnare un testo ad alto contenuto poetico, si configura come uno dei brani più commoventi di “Costellazioni”, quarto disco deLe Luci Della Centrale Elettrica. L’amore è il filo conduttore dell’intera canzone. C’è Sara, di ritorno da un lungo viaggio, che pensa a quanto Chiara sia bella mentre sfiorisce. Poi c’è Chiara, che pensa a quanto Sara sia ancora più bella la sera quando è stanchissima. Se questo non è amore…

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Ottobre, Carmen Consoli (2015)

“Il paradiso poteva anche attendere
Fosse stato il prezzo della libertà
Lasciare tutto e accontentarsi di niente
Già bastava il fatto in sé di esistere”

La canzone estratta dall’album “L’abitudine di tornare”, è un ritratto adolescenziale nel quale due ragazze sono costrette a vivere il loro amore segretamente, sottolineando la situazione di un’Italia che, ad oggi, continua a trascinarsi dietro il tabù dell’omosessualità portando milioni di ragazze e ragazzi a nascondersi.
In un periodo così ostile verso le diversità, un brano come "Ottobre" porta una ventata di umanità che troppo spesso riesce a trovar voce solo nell’arte e poco nella quotidianità sociale, aiutando con le sue parole e la sua musica a spronare le coscienze, a svegliarle dal torpore dei preconcetti spingendole verso la strada dell’accettazione.

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Sei bella davvero, Motta (2016)

“Vuoi regalare il tuo cuore
Per andare a dormire per pochissime ore
Ma sei bella davvero”

Se mai vi capitasse di andare a qualche concerto di Motta, vedrete come questi non si stanchi mai di ribadire il fatto che “Sei bella davvero” sia dedicata a una donna trans. Questo brano, scritto a quattro mani con Riccardo Sinigallia, ci dona una canzone romantica e struggente nella quale vengono regalate parole di conforto a una persona che, forse, mai ne aveva ricevute e delle quali aveva un estremo bisogno.

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Santa Rosalia, Levante (2017)

“Rosa o blu, rosa o blu, dai un bacio a chi vuoi tu.”

Levante è riuscita a ritagliarsi a colpi di penna, sudore e tour interminabili un posto di primo piano nel panorama musicale italiano. A una maggiore fama, si sa, corrispondono maggiori responsabilità e maggiori poteri. Nel suo ultimo disco, “Nel Caos Di Stanze Stupefacenti”, la cantante ha deciso quindi di farsi portatrice di importanti battaglie sociali tra le quali quella contro la violenza sulle donne (“Gesù Cristo sono io”) e quella per il riconoscimento dei diritti della comunità LGBT. “Santa Rosalia” è il manifesto di quest’ultima battaglia. La canzone tratta il tema dell’omosessualità, con particolare riferimento a quella femminile, come se la si dovesse spiegare ad un bambino. Infatti, le atmosfere sognanti e l’andamento a filastrocca si rivelano perfette per illustrare questo argomento ai più piccoli.
L’idea del brano trae ispirazione e viene dedicato a un’amica omosessuale della cantante e nasce proprio dal fatto che, secondo le voci popolari, Santa Rosalia, patrona di Palermo, si fosse innamorata di un’altra donna. Con parole semplici, quanto delicate, Levante rivendica qui il libero amore oltre ogni pregiudizio.

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L'articolo 10 canzoni italiane per celebrare il #pridemonth di Davide Lotto è apparso su Rockit.it il 2018-06-18 13:00:00

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