Il prima e il dopo dei Giardini di Mirò e di tutti noi

"Del tutto illusorio" è il nuovo disco della storica band post rock di Cavriago, che prende il titolo da un discorso di Enrico Berlinguer e fa da colonna sonora al nostro bisogno di andare avanti nel periodo pandemico. Ne abbiamo parlato con Jukka Reverberi

I Giardini di Mirò, foto di Simone Mizzotti
I Giardini di Mirò, foto di Simone Mizzotti

L'impatto con la copertina è di sicuro invitante: sostanzialmente bicroma, raffigura un tunnel, in un tempo sospeso, metafisico, tra la percezione del tunnel stesso e il suo superamento che, a seconda di come la si vuole percepire, potrebbe essere appena avvenuto e lo sguardo sarebbe volto alle spalle o lo si starebbe per affrontare, in visione frontale. Il tutto presumibilmente da una vettura.

Lo scatto è di Simone Mizzotti (già autore della copertina di Different Times) e questo (che non è un) dettaglio aggiunge un'ulteriore idea di continuità rispetto al disco del novembre 2018 la cui intuizione grafica si basava sulla vita sociale all'aperto (rappresentata da una partita a pallone) in contrapposizione col peso schiacciante della società, del mondo moderno, della vita adulta, a seconda di come la si vuole vedere (rappresentato dai grattacieli sullo sfondo). Entrambi gli scatti sembrano stampe ma sono vere e proprie foto in quadricromia che descrivono, come neanche i migliori sceneggiatori alla corte di Netflix riuscirebbero a fare, il prima e il dopo 2019 dei Giardini Di Mirò e di tutti noi.

La copertina di
La copertina di

Gli unici a poter fare meglio sono i diretti interessati. Apprendiamo così dai post apparsi in queste ore in rete (le note di copertina ancora non c'è dato sapere che cosa dicono: l’album fisico è in pre-order e uscirà anche in vinile trasparente, inciso solo in un lato, in edizione limitata di 500 copie) che Del Tutto Illusorio, questo il titolo, è una traccia scritta prima del marzo del 2020, e soltanto successivamente registrata e mixata, durante i mesi di stop, in una maniera del tutto inedita per la band di Cavriago, ossia senza mai essere tutti quanti assieme nel medesimo studio di registrazione, ovvero il Vacuum Studio di Bologna. Ad aiutarli nell'impresa Bruno Germano e Carl David Saff. Il primo, uomo dietro 2/3 dei capolavori di Iosonouncane e l'altro indie-weirdo music hero che non ha bisogno di presentazioni (e comunque ha contribuito, tra i mille, al culto totale Tutti A Pezzi dei La Crisi). Ne viene da sé la garanzia di un registrato totalmente in analogico, senza “trattamenti” e overdubs per rimpolpare la qualità tecnica o del suono. 

Si immagina di aprire delicatamente il cellophane che protegge il disco, in attesa di poterlo fare sul serio. Si preme play: Del Tutto Illusorio è ancora una volta - e come potrebbe essere altrimenti data anche la sua durata - un brano grandioso, teso e sfuggente nella sua alternanza di rabbia e (illusoria o meno) rilassatezza. Terminati i 20 minuti, più che alla solita manfrina post-rock, che semmai abbraccia gli sperimentalismi di alcuni, i Giardini per questa uscita sembrano rifarsi ai lunghi brani strumentali del progressive italiano degli anni Settanta, e mi tornano in mente signori come Claudio Rocchi o il primo Battiato di Sequenze e Frequenze, laddove il concetto di “prog” non fa rima con “tralla” ma con alternanza di meditazioni malinconiche ai confini con la Kosmische  tedesca e la musica da film, senza perdere di vista i crescendo di chitarre in godimento. Il brano pare abbia subito diverse modifiche, di pari passo agli eventi personali e/o nazionali che si susseguivano, creando così un sotto-testo altro, in una sorta di “performance” non voluta o di sicuro non cercata. 

Una cosa non troppo divertente ma curiosa che è accaduta me la racconta lo stesso Jukka Reverberi, che con Emanuele Reverberi, Luca di Mira, Lorenzo Cattalani, Andrea Scarfone e Corrado Nuccini fa parte del gruppo: “In sintesi sono andato a registrare le guide per il pezzo sette giorni dopo esser stato operato ad un braccio rotto in dieci pezzi. Così mi sono fatto fare un video da girare poi al chirurgo che mi aveva chiesto espressamente di farlo, se fossi davvero riuscito a registrare. Quando lo ha ricevuto è stato molto felice e si è sentito in un qualche modo una parte della registrazione. Quando sono tornato in ospedale agli altri medici mi presentava come quello del video con la chitarra e il tutore”. Di sicuro senza tutore, il nuovo brano verrà presentato per la prima volta dal vivo il 10 ottobre al festival Il Rumore del Lutto, al Teatro Farnese di Parma, ma Jukka non si sbilancia: “Sulla presentazione posso solo dire che sarà una scaletta tutta strumentale e che ripercorre la nostra storia di gruppo”. 

 

Di speculazioni artistiche (più o meno) sfacciate legate alla pandemia ne abbiamo viste d'ogni tipo negli ultimi due anni ma sono servite a farci le ossa, meglio, le orecchie davanti a chi invece riesce a creare rarità degne d'attenzione. Ascoltando Del Tutto Illusorio riesce difficile non credere che i cinque emiliani facciano parte (scusate se è poco...) della seconda metà. Quella che prima di aprire bocca o attaccare il jack capisce bene cosa sta succedendo senza bisogno di buttarsi subito nel mezzo con scorciatoie e ovvietà dozzinali. Del resto il titolo riprende una frase di Enrico Berlinguer durante gli anni (Settanta pure quelli) del Compromesso Storico che recita: “Sarebbe del tutto illusorio pensare che, anche se i partiti e le forze di sinistra riuscissero a raggiungere il 51 per cento dei voti e della rappresentanza parlamentare, questo fatto garantirebbe la sopravvivenza e l'opera di un governo che fosse l'espressione di tale 51 per cento”. Che rende bene ciò che stiamo vivendo. Che cosa si prova a non sbagliarne una, Jukka?

E' un tempo in cui meglio non guardarsi alle spalle - mi risponde inaspettatamente lui stesso -  ma cercare di andare avanti. Sotto il pelo dell'acqua, ma avanti. L'ambiente musicale soffoca, allora l'unica cosa per continuare a fare quella roba meravigliosa e necessaria che si chiama musica è farla nel modo più onesto possibile. Dove onesto non una categoria universale ma solo fare le cose che ti fanno stare bene e come le sai fare. I Giardini di Mirò sono quella roba li, che ci piaccia o meno”.

 

 

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L'articolo Il prima e il dopo dei Giardini di Mirò e di tutti noi di giorgiomoltisanti è apparso su Rockit.it il 2021-09-30 10:25:00

Tag: album

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