Tutto è palco per Giò Forma

Dal “piccolo” Ariston, dove hanno ricreato i portici di Bologna per Cremonini, alla Scala, da Expo al Jova Beach Party o i tour di Vasco. In Italia c’è un’eccellenza mondiale delle scenografie: lo studio milanese di designer. Che ora ci racconta come riesce a “fare vedere” la musica a tutti

Il palco immenso del Jova Beach Party 2019
Il palco immenso del Jova Beach Party 2019

L'albero della vita a Expo 2015, la festa di Radio Deejay, la prima a La Scala, MTV, gli stadi di Tiziano Ferro, Cesare Cremonini, Vasco Rossi, Laura Pausini, Negramaro, il Jova Beach Party, le sfilate di Versace e un sacco di altri eventi hanno un unico comune denominatore: Giò Forma. È uno studio milanese di architetti, designer e artisti fondato da Cristiana Picco, milanese diplomata in pittura all’Accademia di Brera; Claudio Santucci, architetto di Firenze (nato a Livorno); Florian Boje, designer tedesco (di Amburgo), studi fatti anche lui a Brera e marito di Cristiana, con cui ha una figlia teenager.

Da sinistra: Claudio, Cristiana e Florjan
Da sinistra: Claudio, Cristiana e Florjan

Abbiamo contattato Claudio dopo aver visto la messa in scena di Cremonini a Sanremo curata da loro (che avevano fatto anche quella per i Måneskin all'Eurovision), per farci spiegare qualcosa in più su che significa creare palchi e scenografie per i grandi della musica italiana. Che, come avrete capito, dipende praticamente tutta da loro.

Negramaro negli stadi, Tour 2018
Negramaro negli stadi, Tour 2018

 

Come funziona il vostro lavoro?

Giò Forma è uno studio che si occupa di creatività nel senso più ampio del termine. È fondato da Cristiana, che si occupa principalmente della parte teatrale,  Florian che si occupa di quella architettonica e me , che mi occupo più di quella musicale. Spaziamo in tantissimi campi, da eventi a spettacoli, come quelli musicali, in cui passiamo dal rock all'opera lirica. Quest'anno abbiamo fatto per la terza volta consecutiva la Prima de La Scala, ma il nostro lavoro non si ferma agli eventi: facciamo anche architettura vera e propria. Abbiamo appena vinto un'importante gara in Arabia Saudita per fare la Biennale d'Arte Islamica. Questo per dire che la nostra attitudine non è limitata né limitante, il nostro motto è: Tutto è palco. Cerchiamo di non fare mai un disegno fine a se stesso ma di raccontare una storia, di portare lo spettatore all'interno della storia. Questo si può fare a un concerto, in un teatro ma anche in una mostra o un'architettura.

Marco Mengoni, Atlantico Tour
Marco Mengoni, Atlantico Tour

Quando avete iniziato a lavorare con la musica?

Fin dalla nascita dello studio praticamente, abbiamo lavorato fin dall'inizio con MTV, quando aveva gli studi a Londra di 4 metri per 3, contemporaneamente con alcuni artisti italiani mai il primo vero grande è stato Vasco Rossi. Facciamo i palchi di Vasco fin dal 1998. Tutto quello che avete visto di Vasco o di MTV Italia lo abbiamo fatto noi. 

Progettare un palco in epoca covid è diverso?

Purtroppo in questo ambiente o si riescono a fare le cose senza restrizioni o non si fanno per niente, tutte le produzioni musicali sono state sospese. Ci sono state delle cose in streaming ma non hanno attecchito né in Italia né all'estero, se pensi che lo show online che  andato meglio e ha venduto 70mila biglietti in tutto il mondo è stato quello di Dua Lipa, roba che se fai un San Siro fai gli stessi numeri. Gli show veri e propri sono stati letteralmente fermi, non abbiamo potuto fare molto.

Qual è il palco più assurdo che avete progettato?

Domanda difficile! Il Jova Beach Party e Vasco Rossi sono senz'altro due esempi. Il primo era un terreno inesplorato, fare degli happening in spiaggia è stato per tutti quanti un esperimento, c'ha stuzzicato la creatività, abbiamo dovuto ripartire quasi da zero con le conoscenze e alla fine abbiamo ottenuto un risultato davvero interessante, tra un Burning Man Festival e un film di Fellini. Ci sono state molto difficoltà nell'andare su una spiaggia, decisamente diverse da quelle che si incontrano quando si progetta per uno stadio. Vasco Rossi al Modena Park ha avuto un palco molto imponente e complesso, ci ha soddisfatto moltissimo, ma non solo: nel 2011 per Vasco abbiamo fatto un palco verticale, basato sul concetto di vertigine, concetto espresso  con un funambolo ma soprattutto col palco alto 50 metri. Purtroppo di quel palco non se ne parla molto anche se per noi è stato molto importante, perché quell'anno Vasco ha avuto dei problemi e il tour è stato interrotto. 

Vasco Rossi, Modena Park
Vasco Rossi, Modena Park

Come funziona progettare un palco? Collaborate con l'artista da subito o presentate un progetto?

Non c'è una regola, ogni artista è diverso, ci sono quelli che partecipano di più e ti danno un brief, con cui parliamo costantemente e che entrano a far parte in un certo senso del gruppo creativo per arrivare insieme a una concatenazione musica-spettacolo molto unita, in cui la parte musicale incide su quella visiva ma anche viceversa. 

Vasco partecipa o si fida?

Vasco si fida molto di noi anche se con il suo manager siamo sempre in stretto contatto, ma è l'attitudine che possiamo avere tutti in qualsiasi campo: c'è chi per un appartamento chiama un architetto di fama o meno e si fa fare la casa dando pochissime indicazioni e chi invece interviene molto per capire materiali, rifiniture e tutto il resto. Gli artisti fanno la stessa cosa. 

Macbeth, Prima de La Scala 2021
Macbeth, Prima de La Scala 2021

Lavorare a La Scala è molto diverso dal palco rock, immagino...

La Scala deve sottostare ad ambiti pratici totalmente diversi rispetto a un tour. Se nei live devi montare e smontare, trasportare gli elementi e le strutture che compongono il palco, al teatro dev'essere progettato in modo che possa convivere con altre opere, perché nell'arco della settimana si susseguono 3 o 4 opere e tutte quante sono montate nel backstage e nel graticcio, a seconda dell'opera che va in scena, cali la scenografia. A livello creativo la drammaturgia con le proprie evidenti diversità è anche simile a quella di un concerto, anche in un concerto si racconta una storia. Quando lavoriamo con gli artisti cerchiamo di capire come portare lo spettatore nei sali e scendi giusti, così come accade nell'opera.

Com'è stato lavorare A Sanremo con Cesare Cremonini? 

Molto bello. Quest'anno abbiamo studiato insieme a lui tutta la messa in scena sanremese con Cremonini a livello artistico e visivo. L'avevamo fatto anche nel 2019 con Ghali ma la nostra esperienza sanremese si è limitata a questi due avvenimenti, purtroppo non abbiamo mai fatto la scenografia del Festival. Ci piacerebbe.

Cesare Cremonini, tour 2018
Cesare Cremonini, tour 2018

Ti sei immaginato come potrebbe essere un palco di Sanremo fatto da Giò Forma?

Guarda, andiamo ancora più in là, non credo sia più il momento di una scenografia anziché di un'altra, credo sia arrivato il tempo che Sanremo diventi un grande show, come si può fare all'Eurovision o in tutti i talent, cogliere l'occasione di avere molti artisti in gara e riuscire a fare uno spettacolo, ogni canzone con la sua messa in scena. La scenografia verrebbe di conseguenza: raccontiamo una storia, facciamo uno spettacolo come fanno a tutti gli Awards musicali internazionali. Oggi c'è un palco, ci sono delle luci, dei video, si entra in scena, si canta e poi si cambiano le luci. Si potrebbe osare di più, per rendere più dinamico lo show. Chiaro, dovremmo arrivarci un passo alla volta.

La notte di Andrea Bocelli, Arena di Verona
La notte di Andrea Bocelli, Arena di Verona

Incrociando le dita, quali sono i vostri prossimi show estivi?

Adesso c'è fiducia per la ripartenza, stiamo lavorando a tutte le produzioni e tutte le agenzie credono sul serio che il 31 marzo finisca lo stato d''emergenza e si possa riprendere la vita. Faremo gli stadi per Cremonini e Vasco e il nuovo Jova Beach. In più c'è un'altra cosa che non posso svelare ma che sarà molto importante!

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L'articolo Tutto è palco per Giò Forma di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-02-15 16:01:00

Tag: live

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